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L’ultimo libro (Best sellers)


Harris Shaw “Cristo aveva dei followers, non è finita bene per lui”.

Chi è Harris? 

È uno scrittore che odia il mondo, odia tutto e tutti tranne sua moglie alla quale ancora si rivolge anche se non c’è più.

Harris è l’autore che con Autunno atomico ha reso famosa la casa editrice che lo ha pubblicato e Lucy, la figlia dell’editore ormai malato, tenta di rilanciarla e come? Cercando quell’autore la cui pubblicazione dell’unico libro, ha reso quella del padre, la giornata più bella della sua vita.

Dopo il rifiuto iniziale, Harris esce dalla casa nella quale è praticamente seppellito, l’unica cosa a tenerlo vivo, oltre al ricordo è la scrittura.

Il futuro a luci rosse è pronto ma sarà necessario un tour promozionale e la location ideale sarà il bar, a partire da quello in cui il suo unico editore lo conobbe.

Michael Caine è Harris, ha 88 anni, è bevitore ed eccessivo che regala nelle pagine del suo libro perle di saggezza e riflessioni davvero commoventi che non sarà lui a leggere ma i lettori presenti alle presentazioni, tutti molto giovani.

I contrasti tra Harris e Lucy (Audrey Plaza) si trasformeranno in amore e Lina Roessler, la regista, ci regalerà un bel finale che renderà questa dramedy on the road davvero indimenticabile.

Una splendida prima visione su Sky ❤️ e pare che questo non sia il suo ultimo film per Caine alla soglia dei 90 anni!

Il castello di vetro


 Rex “Non abbiamo costruito il castello di vetro”

Jeannette “No, ma è stato bello progettarlo!”.

Sono due delle frasi più emblematiche del film in programmazione su Sky, tratto dal best seller della giornalista Jeannette Walls, incentrato sulla figura del padre, l’uomo più sognatore del mondo che senza mezzi e possibilità, progetta un vero e proprio castello interamente in vetro per la sua amata famiglia alla quale non riesce a garantire una casa stabile e dignitosa o i pasti quotidiani e un’istruzione adeguata ma una vita itinerante, promettendo loro di “trovare il posto perfetto e lì costruiremo il castello”.

Rex è un alcolizzato eppure insegna ai figli l’amore per la natura, le leggi che governano il mondo e a diventare persone meravigliose come lui non ha saputo essere inseguito dai suoi demoni interiori probabilmente per via di una carenza affettiva molto forte cresciuto con una mamma insensibile e crudele.

La figura di Rex nel film diretto da Destin Daniel Cretton, è magistralmente interpretata da Woody Harrelson, intenso e struggente come soltanto lui sa essere e che trovo sottovalutato, come questo film che merita di essere visto e rivisto per la valanga di emozioni che porta con se.

Molto brava anche Brie Larson nei panni della Jeannette adulta e Naomy Watts in quelli di Rose Mary, la moglie di Rex e la mamma di tre ragazzi meravigliosi con cui vive la vita con coraggio all’insegna dell’avventura e della sua arte. 

“I ricchi di città vivono in case stupende, ma l'aria è così inquinata che non vedono nemmeno le stelle.” Woody Harrelson - Rex.

Alice


 Questa sera ho scelto un film in lingua originale su Prime video e ho visto la pellicola francese diretta da Josephine Mackerras intitolata “Alice”.

È la storia di una moglie e madre giovane e bella abbandonata da un giorno all’altro da suo marito Francois che ha ipotecato la casa per spendere i suoi soldi con le escort. 

L’amara scoperta di Alice, la sconvolge e le spezza il cuore e dopo aver verificato i debiti in banca e il rischio imminente di perdere tutto, sceglie a malincuore di entrare in un giro di prostituzione per poter riavere la casa.

Il marito tornerà dalla sua famiglia ma troverà una donna diversa che vuole iniziare una nuova vita e che ha imparato a conoscere se stessa e le sue priorità.

È molto bella l’amicizia tra Alice e una ragazza che la aiuta a salvare la casa diventando per un breve periodo, una escort proprio come lei.

Nonostante l’argomento delicato, il tema è trattato con sobrietà e garbo.

Il cast è straordinario da Emilie Piponnier, a Martin Swabey a Chloe Boreham.

Anche il linguaggio è adeguato e la storia è molto attuale e fa riflettere sulla natura dell’amore, sul rapporto di coppia e sulle amicizie nate nei momenti peggiori della vita. 

È un film che consiglio e che potrete vedere con i sottotitoli se non conoscete il francese.


Ce soir j'ai choisi un film en langue originale sur Prime vidéo et j'ai vu le film français réalisé par Joséphine Mackerras intitulé "Alice".

C'est l'histoire d'une jeune et belle épouse et mère abandonnée du jour au lendemain par son mari François qui a hypothéqué sa maison pour dépenser son argent en escortes.

L'amère découverte d'Alice la bouleverse et lui brise le cœur et après avoir vérifié ses dettes à la banque et le risque imminent de tout perdre, elle choisit à contrecœur d'entrer dans un réseau de prostitution afin de récupérer sa maison.

Le mari retournera dans sa famille mais trouvera une femme différente qui veut commencer une nouvelle vie et qui a appris à se connaître et à connaître ses priorités.

L'amitié entre Alice et une fille qui l'aide à sauver la maison en devenant, pour un court instant, une escorte comme elle est très belle.

Malgré le sujet délicat, le sujet est traité avec sobriété et grâce.

Le casting est extraordinaire d'Emilie Piponnier, à Martin Swabey en passant par Chloe Boreham.

Le langage est également adéquat et l'histoire est très actuelle et nous fait réfléchir sur la nature de l'amour, sur la relation de couple et sur les amitiés nées dans les pires moments de la vie.

C'est un film que je recommande et que vous pouvez voir avec des sous-titres si vous ne connaissez pas le français.


Il bambino nascosto


Gabriele Santoro ripete a memoria  i versi della poesia Itaca del poeta greco Konstantinos Kavafis mentre intinge il pennello al sapone da barba davanti allo specchio in bagno, per iniziare la sua giornata e la quotidiana attività di maestro di pianoforte a scuola.

Ma non sarà un giorno come gli altri perché un bambino è all’ingresso di casa, entrato quando la porta è stata aperta per il postino.

Ciro è il figlio dei vicini di casa che chiede aiuto al ‘maestro’ come lo chiamano a Forcella, per salvarsi la vita.

Così il maestro solo, mai sposato e senza figli, entra nell’universo interiore di un bambino che neanche i genitori sanno difendere e di cui diventerà il padre putativo e un vero e proprio maestro di vita per Ciro che sarà per Gabriele un buon compagno di viaggio.

Il film è l’adattamento dell’omonimo romanzo di Roberto Andò e mostra la Napoli e i napoletani colti, giusti e buoni come Gabriele che è interpretato da Silvio Orlando, il fratello magistrato Renato di cui veste i panni  Gianfelice Imparato e il padre Massimo ossia Roberto Herlitzka, oppure Vittorio e Biagio interpretati da Enzo Casertano e Francesco Di Leva e la Napoli dei cattivi come Diego interpretato da Lino Musella e quelli senza educazione come Ciro, il bravissimo Giuseppe Pirozzi che hanno bisogno di distinguere il bene dal male. 

È un viaggio umano e sociale pieno di ostacoli e qualche inaspettata sorpresa come lo spettacolo del mare straniero sul finale. 

“Quando ti metterai in viaggio per Itaca, devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze…” Itaca K. Kavafis

Un altro esempio di bel libro che diventa un bel film.

Da vedere!

Palma d’Oro onoraria a Cannes e Bird




Cannes (Francia), 18 mag. (askanews) - Forest Whitaker, 60anni, attore, produttore e regista americano, ha ricevuto la Palma d'Oro onoraria alla cerimonia d'apertura del 75esimo Festival di Cannes.

Vincitore dell'Oscar per "L'ultimo re di Scozia", interprete di film come "Ghost Dog", ha sfilato sul red carpet e in conferenza stampa, emozionato, ha raccontato di come Cannes gli abbia cambiato la vita. Nel 1988 proprio sulla Croisette venne premiato per il ruolo della leggenda del jazz Charlie Parker nel film "Bird" di Clint Eastwood.

"Quando sono venuto a Cannes sono stato riconosciuto come artista per la prima volta a livello internazionale. Per certi versi ha davvero cambiato la mia vita e la traiettoria della mia carriera, mi ha permesso di essere visto come un artista e non solo come un attore".

Allora aveva meno di 30 anni, era solo agli inizi. "É stato un regalo. Il più grande regalo che potessi immaginare all'epoca, no? Ricordo che la sera prima ero nella mia stanza e mio fratello era con me, avevo portato mio fratello, e mi disse: 'Ehi, dicono che è possibile che tu vinca qualcosa'. E io ho pensato: 'Dici sul serio? Non credo proprio'. Lui mi ha risposto: sì, dovresti provare a pensarci'".

Whitaker è ambasciatore Unesco, filantropo, attivista per gli animali e l'ambiente e a Cannes in veste di produttore ha portato anche un documentario girato nel Sudan del Sud.

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Ho voluto riportare la notizia di oggi sulla Palma d’Oro consegnata a Whitaker durante la cerimonia d’apertura del 75esimo Festival di Cannes e forse per l’occasione Sky ha ritrasmesso questo pomeriggio un film che mi ha rapito, sto parlando di “Bird” dove mister Whitaker è lo straordinario sassofonista scomparso prematuramente ma che riuscì a ispirare generazioni di musicisti.

Il film prodotto e diretto da Clint Eastwood e scritto da Joel Oliansky, è un tributo alla vita e alla musica jazz del sassofonista nero Charlie Parker, chiamato confidenzialmente Bird.

Il titolo racchiude tutto il calore, l’umanità e l’amore che Parker diffuse attraverso il suo carattere cordiale e la sua incantevole musica.

Il meritatissimo Oscar per la colonna sonora davvero straordinaria, è stato un bel modo per omaggiare un film eccezionale come questo dove il regista mostra il grande cuore dell’artista e dell’uomo di colore che infonde la sua arte in giro, con umiltà ed estrema dedizione, suonando in locali famosi e persino in una cerimonia di nozze, al  culmine del successo.

Ha un grande amore per le donne, per una in particolare che sposa e alla quale da figli e pensieri e preoccupazioni.

La signora Parker è stata il suo sostegno più grande anche quando condividono la perdita dell’amata figlia.

Le dipendenze da droga e alcol, finiranno per stroncare la giovane vita di un artista che continuerà a brillare per sempre, essendo stato uno dei fondatori del movimento musicale chiamato bebop.

Il film arricchisce ed emoziona e consente d’innamorarsi di Forest Whitaker e del jazz.

Cercatelo su Netflix! 


A Chiara


 Dopo aver seguito l’ultima edizione dei David di Donatello, mi ha incuriosito il David come Miglior Attrice Protagonista alla giovane promessa del cinema Swamy Rotolo per il film A Chiara, scritto e diretto da Jonas Carpignano.

La prima visione su Sky questa sera ha soddisfatto la mia curiosità.

Swamy è Chiara, un’adolescente spensierata, come è normale essere a quell’età, innamorata della vita, della sua famiglia con una particolare predilezione per il padre Claudio,  uomo affettuoso e amorevole verso le figlie  al punto da organizzare una festa fantastica per i 18 anni della sorella di Chiara, Giulia che è in procinto di prendere la patente e di spiccare il volo.  

Chiara si accorge dell’esplosione dell’automobile di suo padre, a cui segue la sua sparizione.

Lei chiede ma nessuno vuole dirle la verità.

Sarà lei a scoprire tutto, nel buio e angusto rifugio sotto casa.

Inizia così il suo percorso di crescita alla ricerca di una verità che sarà il padre stesso a spiegarle, dopo aver visto con i suoi grandi e profondi occhi cose che non avrebbe mai immaginato.

Nel film che è l’ultimo della trilogia ambientata tra Gioia Tauro e Rosarno dopo Mediterranea e A Ciambra, il dialetto si alterna all’italiano soprattutto in alcuni passaggi anche se è tutto molto chiaro.

Il lasso temporale scandito nel film, è da compleanno a compleanno. 

Ma c’è poco da festeggiare.

La necessità è quella di diventare grandi il prima possibile ed essere consapevoli che spesso la vita fuori è ben diversa da quella che appare dentro le mura domestiche.

Con la macchina da presa a mano, il regista entra dentro le cose, nel cellulare di Chiara e in fondo ai suoi occhi vivaci, poi curiosi e smarriti.

Una storia coraggiosa e per certi versi mai raccontata prima.

A Chiara è in programmazione su Sky.

Un altro giro


 
Incontri tra ‘bevitori’, sembrano essere la soluzione per i protagonisti di un film davvero meraviglioso come questo.

Martin e amici, insegnanti demotivati e annoiati, iniziano un esperimento. La teoria di base è quella del norvegese Finn Skårderud, che sostiene che ogni essere umano nasca con una piccola quantità di alcol in corpo. La loro idea è dunque bere alcolici in quantità tale da mantenere un leggero stato di ebbrezza. In questo modo, oltre ad aiutare la scienza, torneranno ad essere i brillanti insegnanti di un tempo. Ad appoggiare la loro tesi ci sono anche fatti storici e letterari, con Churchill che vinse la Seconda guerra mondiale sempre ubriaco e le abitudini di Hemingway.   

È una danza di anime perse, dove la colonna sonora è la percentuale di alcol che questi quattro amici decidono di aggiungere alle loro giornate apparentemente vuote, nonostante il lavoro, la famiglia e i figli che forse hanno spento quel battito vitale che cercano di riconquistare ispirati da una festa di giovani.

Mads Mikkelsen esegue il ballo più importante sul finale, danzando magnificamente, essendo stato un ballerino professionista e la sua danza è lucidamente folle, perdendosi nel vorticoso tempo della vita che passa, perché no, beatamente.

Chiusura perfetta per un film da pelle d’oca che è valso al regista danese Thomas Vinterberg un Oscar come Miglior film straniero nel 2021.

Il bere come metafora di festa e gioia, non come dipendenza, è un bel modo di considerare il rapporto benefico dell’alcol assunto in quantità moderate.

Scoprite se non lo avete ancora fatto, la storia di questi quattro bohémiens contemporanei, in cui ci si riconosce.

Sulla giostra


 Passano incredibilmente gli anni, i genitori invecchiano come le case di famiglia. 
Ce n’è una grande in Salento, che la mamma di Irene vuole vendere.

In quella casa vive Ada, una donna operosa e schiva a tratti affettuosa ma solo con chi sceglie di aprirsi.

Claudia Gerini è Irene e Lucia Sardo è Ada.

L’una separata con un figlio, gestisce una casa di produzione e l’altra saggia e anziana è la custode di una memoria collettiva e familiare preziosa.

L’agente immobiliare che si sta occupando della vendita della casa è Alessio Vassallo ancora giovane per ricordare e abbastanza maturo per comprendere (forse) la complessità e la solitudine di una madre e di una donna come Irene, che vive una crisi e una rinascita in quel paesino dove è nata e dal quale era fuggita.

Come Irene anche il figlio vuole fuggire, andare a Milano.

Nella casa si riunisce la famiglia, persino Filippo (Paolo Sassanelli) l’ex marito di Irene.

Nel paese sul mare il tempo sì dilata e le emozioni tornano a fluire come il senso di comunità, che nella città è scomparso.

Il film diretto da Giulia Cecere, in prima visione su Sky, fa riflettere. 

Iris Un amore vero


 Adattato da Elegie per Iris di John Bayley, questo meraviglioso film ripercorre i 40 anni d’amore e di vita stravagante di John professore di letteratura e la scrittrice Iris Murdoch tra timidezze iniziali di lui e socievolezza di lei, amante della vita e delle parole che la renderanno autrice di più di venti romanzi di successo.

Quelle parole che Iris ama, un giorno svaniranno per colpa dell’Alzheimer che il regista Richard Eyre ha rappresentato usando oltre ai dialoghi le immagini di una casa disordinata come i pensieri di colei che fu una scrittrice famosa, che amava nuotare, ballare, oltre che scrivere.

La Iris giovane è rappresentata magnificamente da Kate Winslet e il giovane John dall’altrettanto bravo Houg Bonneville mentre l’anziana Iris sarà interpretata da Judi Dench struggente nella malattia e l’anziano John è Jim Broadbent che per la sua fantastica performance vince il Premio Oscar come Miglior Attore Non Protagonista.

In questo film, attraverso il ricordo di Iris, è rappresentato come dovrebbe essere l’amore che dura una vita intera: libero

Ho apprezzato immensamente il film visto su Prime video e lo consiglio a tutti.

The tomorrow man


 Sarà disponibile ancora per sette giorni su Raiplay, io l'ho visto questa sera e ve ne voglio parlare.

Ed e Ronnie sono i protagonisti di questa storia.

Sono anziani, soli eppure pieni di curiosità per la vita e per particolari ossessioni e manie che li rendono simili.

Lui nota lei in un piccolo supermercato dove vanno a fare la spesa, lei lo lascia entrare nel suo tempo, si lascia incantare dalle storie che racconta durante i loro incontri e senza rendersene conto, iniziano una nuova vita insieme fatta di sogni, risate, progetti, ricordi e tanto altro.

Ed è separato con un figlio, Ronnie è vedova ed ha perso la figlia per colpa di una malattia rara.

Essendo un survivalista apocalittico, Ed crede la fine sia vicina e per questo ha investito tutti i soldi della pensione in un rifugio efficiente e funzionale nel suo seminterrato, vuole mostrarlo a Ronnie per non avere con lei alcun segreto.

Ronnie ha sviluppato la mania di collezionare qualunque oggetto e ha la casa piena di chincaglieria.

Nobel Jones dirige magnificamente John Lithgow e Blythe Danner, fa comunicare le loro anime, mostrandone la purezza incontaminata nonostante i tragici eventi che hanno dovuto affrontare.

C'è una tenerezza che li unisce ed è quel tipo di tenerezza che dovrebbe unire ogni coppia.

E' un film sulla speranza, sull'amore, sul bisogno di avere una persona accanto con cui condividere l'esistenza, non conta a quale età ciò accada.

Cercate il film e vedetelo, poi fatemi sapere se vi è piaciuto.



Mollo tutto e apro un chiringuito

 Finalmente sono riuscita a vedere il film girato nella mia Sardegna con Pino e gli anticorpi, Benito Urgu e quello splendido e amatissimo mare blu.

Durante le vacanze estive in Sardegna, ho sempre sentito espressioni tipo ‘in continente’ riferito all’Italia e ritrovarle nel film mi ha quasi commosso.

Di che parla il film e chi è il protagonista? Apparentemente il cosiddetto ‘milanese imbruttito’ incarnato magnificamente da Germano Lanzoni, schiavo a tal punto del suo lavoro e dei ritmi forsennati nella city da portarlo al collasso e a un radicale cambiamento di vita, scegliendo non un’isola qualunque ma la Sardegna che non ha nulla da invidiare alle località Caraibiche.

Il paesino immaginario dove giunge il milanese, si chiama Garroneddu, è una comunità molto piccola sul mare, dove le pecore e i pastori convivono pacificamente.

È un luogo incontaminato dove non è affatto concepita la presenza dei turisti che distruggerebbero la quiete e la bellezza del luogo.

Eppure, nonostante le difficoltà iniziali, compresa l’assenza di segnale per poter parlare al cellulare, il signor imbruttito riuscirà a creare il suo locale sul mare e a convivere serenamente con il parroco, i pastori, la donna chiamata Nunzia, la bella e dolce Melissa (Simonetta Columbu) che apprezzai nel film “Io sono Tempesta” con Marco Giallini e con i gestori dell’unica trattoria del luogo, fino a quando non si sa. 

I nuraghi diventeranno non solo attrattiva turistica ma ci si potrà persino dormire avendo come tetto le stelle e come acqua quella del mare.

Personalmente mi è piaciuto molto il film corale con Paolo Calabresi nei panni di un imprenditore green e impegnato per la salvaguardia dell’ambiente, Claudio Bisio in quelli del Boss e Alessandro Betti in quelli di Brera.

 Ne Consiglio la visione con animo sereno.

Potrete trovarlo su Prime video. 



 

I met a girl - La ragazza dei sogni


 Brenton Thwaites è Devon, un musicista e un ragazzo pieno di vita, generoso e buono.

Un giorno incontra Lucy, si sente pervaso d’amore nei suoi confronti, così le apre il suo cuore appassionatamente, le dice d’amarla ma lei svanisce…

Il fratello che gli sta sempre accanto, si prende cura di lui tenendogli persino la mano mentre fa la doccia, gli ricorda di prendere le medicine per tenere sotto controllo la schizofrenia, non gli crede mentre si esalta parlando di Lucy che è andata a Sidney.

Così parte, segnando sul polso le tappe del viaggio che lo condurrà a Sidney.

Viaggia in treno, a piedi, in autostop traversando l’Australia finché giunge finalmente a destinazione ma di Lucy neanche l’ombra.

Così crede sia il frutto delle sue allucinazioni che lo perseguitano e si fa convincere dal fratello che lo ha raggiunto a Sidney e salvato, a tornare a casa e ad essere ricoverato.

Devon scappa dalla casa di cura e torna dal fratello che vive con la moglie e un figlio in arrivo.

Cerca lavoro e lo trova in un negozio di dischi ed è lì che rivedrà Lucy, come una visione, un’immagine del suo passato.

Ed è così che l’amore guarisce tutto.

Film toccante e straordinario, sul senso della vita.

Visto su Sky.

Da vedere 

Ammonite Sopra un’onda del mare



Kate Winslet la Rose del Titanic dalla folta chioma rossa e dalla bellezza irresistibile tanto da essere ritratta in un dipinto senza veli e indossando solo il ciondolo blu, noto come il cuore dell’oceano, nel film diretto da Francis Lee e ambientato a metà ‘800, è Mary, una paleontologa sciatta e castana, che vive con Molly la mamma malata, la straordinaria Gemma Jones in un’ umile casa inglese sul Dorset, dove lavora come cercatrice di fossili, vendendo ai turisti, ammoniti ossia molluschi estinti scoperti in ore e ore di ricerca, estrazione e pulizia degli stessi.

Le giornata di Mary si consumano in ogni stagione sulle spiagge ventose dove scova tra i sassi marini, preziosi reperti che vende a poco anche se il British Museum espone un teschio di Ittosauro, scoperto proprio da lei.

È una donna schiva, taciturna e solitaria anche se le sue doti sorprendenti e la sua abilità nella ricerca di fossili, attrae nella sua area di lavoro diversi scienziati tra cui un certo Roderich Murchison che oltre ad ammirarla, la paga per accudire sua moglie malata di malinconia.

Mary e Charlotte (Saoirse Ronan) sono distanti per la classe sociale a cui appartengono ma nel momento stesso in cui Mary si prenderà cura della fragile ragazza che cade malata, tra le due nascerà una passione e forse l’amore.

Come due fossili scalfiti dalla roccia, le due donne si scoprono e le loro anime si fondono in una sola.

Una fugace felicità strappata a una quotidianità priva di emozioni se non le scoperte che per Mary restano il suo più grande amore.

Il film è molto bello.

Lo consiglio! 

Buongiorno, notte

Ricordando Aldo Moro 


 Questa sera Sky ricorda il rapimento di Aldo Moro dal punto di vista di una brigatista, nel film di Marco Bellocchio liberamente ispirato al libro di Anna Laura Braghetti e Paola Tavella Il prigioniero.

I 55 giorni di prigionia di Moro fino all’assassinio il 9 maggio del 1978, lo spazio buio e cupo dove ha vissuto, mangiato e scritto numerose lettere di stima anche al Santo Padre e di addio all’amata moglie Eleonora Chiavarelli alla quale fa la solenne promessa che si riameranno, sono la cornice drammatica e reale di un politico, di un uomo magistralmente interpretato da Roberto Herlitzka, un uomo che si rassegna gradualmente a un’ingiusta condanna a morte che lo separerà sia dagli impegni terreni che dagli affetti più cari.

Maya Sansa e Luigi Lo Cascio, interpretano due dei brigatisti che tengono recluso Aldo Moro, il cui corpo senza vita verrà trovato a Via Caetani.


America Latina

 Inonda e travolge l’inquietudine  come in Favolacce, il nuovo film dei fratelli d’Innocenzo e mentre Elio Germano era un’anima disperata e ai margini della società, 

in America Latina è un professionista affermato, un dentista apprezzato e serio con moglie e due figlie con le quali vive serenamente in una lussuosa villa con piscina.

Sotto la meravigliosa abitazione del dentista e l’apparente tranquillità domestica, c’è una cantina molto ampia dalla quale ha origine la terrificante vicenda che coinvolge una bambina, forse rapita, o violentata e legata al tubo dell’acqua e imbavagliata da chi e perché forse si scoprirà nel corso del film o forse no.

È costante il turbamento anche negli occhi della moglie e delle figlie, inquiete, per certi versi terrificanti come il temuto arnese del dentista usato per togliere il tartaro o per rimuovere la carie. 

Sono molto forti le tonalità del rosso all’intento della casa, nelle penombre e nel vomito.

Il costante lamento della bambina che è in cantina è insopportabile e lacerante.

È ormai tutto tinto di rosso.

Non c’è più distinzione tra follia e realtà e tutto annega irrimediabilmente.

Oltre a Elio Germano, superbo anche in questo ruolo, ho apprezzato Sara Ciocca la straziata bambina relegata in cantina e Massimo Wertmuller nei panni del padre di Massimo il dentista, con cui ha un rapporto conflittuale.

Film molto interessante in prima visione su Sky. 


Rinascere



Un incidente che cambia la vita è un argomento che conosco molto bene perciò ho seguito con curiosità ed empatia il film ispirato alla vera storia di Manuel Bortuzzo, la promessa del nuoto italiano che a un passo dalle Olimpiadi, viene colpito per errore da due colpi di pistola che gli provocano una lesione midollare completa  che compromette l’uso delle gambe.
L’amore e la vicinanza della fidanzata Martina e di un affettuoso Alfonso incontrato al S.Camillo di Roma, sostengono Manuel nel percorso di riabilitazione che lo porterà a cambiare idea sulle Paralimpiadi e sulla sua partecipazione alle prossime di Parigi 2024.
Ho conosciuto Manuel attraverso il Grande Fratello Vip e questo film tratto dal suo libro, mi ha permesso di comprendere il suo dramma e la sua forza d’animo necessaria per rinascere.
Giancarlo Commare è stato magnifico nella parte di Manuel. Ho amato molto anche la figura di Alfonso interpretata da Salvatore Nicolella.
Deliziosa anche Gea dall’Orto nei panni di Martina Rossi la fidanzata che gli è stata accanto durante e dopo l’incidente e che ha assistito alla sua rinascita.
È un film da vedere sicuramente e i miei complementi al regista Umberto Marino per la sensibilità dimostrata.
Potrete trovare il film su Raiplay. 


Ariaferma



 È un carcere fatiscente il microcosmo in cui s’incrociano i destini delle guardie e dei detenuti che saranno a breve trasferiti altrove perché questa struttura decadente è stata dismessa.


Il regista e sceneggiatore  Leonardo di Costanzo, ricostruisce minuziosamente l’atmosfera di un carcere diroccato, che somiglia a luoghi come la Rocca di San Leo nel Montefeltro dove nel passato erano esiliati e condannati a morte personaggi come Cagliostro e che Dante Alighieri cita nella Divina Commedia.

È in questo luogo angusto e deprimente che si consumano i giorni di detenuti vecchi e giovani, italiani e stranieri che tentano di sopravvivere in quello spazio senza ossigeno e che nel tempo le abili guardie trasformeranno per necessità in un ambiente vivibile persino colloquiale dove poter mangiare gomito a gomito, gli uomini in divisa con i carcerati.

La crudeltà del crimini commessi sì confonde con le avversità della vita che alcuni dei detenuti hanno affrontato in particolar modo un giovane cresciuto in una casa famiglia.

Nel toccante lavoro collettivo dove ogni interprete completa il quadro, spiccano le figure di Gaetano Gargiulo/Toni Servillo nei panni della guardia che tenta di tenere le redini di questa situazione precaria e Carmine Lagioia/Silvio Orlando il detenuto che per la sua performance vince un David di Donatello, l’altro va alla miglior sceneggiatura originale.

Applausi anche a Fabrizio Ferracane.

Se non lo avete visto, recuperate il film su Prime video.



N io e Napoleone


“𝐍” 𝐝𝐢 𝐄𝐫𝐧𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐅𝐞𝐫𝐫𝐞𝐫𝐨 è il libro che ha ispirato il regista Paolo Virzì.

Questo film con l’immenso  Daniel Auteil nella parte di Napoleone esiliato all’Elba ed Elio Germano in quella del suo bibliotecario, il maestro Martino Papucci, rivoluzionario e intenzionato a uccidere colui che è divenuto il re dell’Isola, è uno splendido affresco dell’Elba ai tempi di Napoleone, uomo magnetico e affabile, persino nostalgico e incantevole, che conquista con le sue parole colui che lo vuole uccidere.

Lo rivedo con piacere e coinvolgimento, ammirando immensamente Daniel Auteil che recita in italiano con accento corso nei panni del carismatico generale e imperatore dei francesi tanto odiato quanto amabile.

Ancora una volta la letteratura è fonte d’ispirazione per Virzì e Bruni che ricostruiscono la vicenda del bibliotecario ribelle descritto nel libro.

Un film immensamente bello e toccante.

“I soli momenti felici sono quelli dell’infanzia”


The Wife. Vivere nell’ombra



 Joseph Castleman è uno scrittore di successo che riceve nel corso della notte una telefonata nella quale gli viene comunicato di aver vinto il Premio Nobel per la Letteratura, notizia che condivide all’altro telefono con la devota moglie Joan, da quarant’anni al suo fianco, nell’ombra.

I due coniugi si preparano per un lungo viaggio in Europa, a Stoccolma, dove fervono i preparativi per la cerimonia di consegna dei Premi Nobel.

Joan è pronta ad affrontare il viaggio, senza trascurare tutte le esigenze del marito cardiopatico e costantemente in cerca di dolci e di cibo.
 

Sembra una coppia serena e innamorata ma il passato s’insinua nel presente e scopriamo che lei era una studentessa e lui l’insegnante sposato con una figlia, di cui s’innamora, assecondando la sua brama di scrittore senza talento, offrendosi di scrivere al suo posto.

Sono soci di scrittura come lui ama dire, ma l’incontro di Joan con un biografo, un certo Nathalian (Christian Slater) che ha scoperto il suo segreto, la scuote al punto da ribellarsi a suo marito.
Tutto accade il giorno della consegna del Premio Nobel.
Joan è stanca di vivere nell’ombra e sceglie di lasciare suo marito.
Le conseguenze saranno irreparabili.

Il film diretto da Björn Runge con due giganti come Glenn Close e Jonathan Pryce, è l’adattamento del romanzo The Wife di Meg Wolitzer, e contiene una storia vera in parte, sulla madre della scrittrice.

Gli sguardi di Glenn, definita “la ragazza con il tocco magico” comunicano  il suo segreto, il suo dolore, la sua condizione di scrittrice al servizio di un marito egocentrico e privo di talento, che riceve un premio come il Nobel senza meritarlo.

Gabriele Lavia e Ludovica Modugno prestano le voci ai due attori che sanno scuotere gli animi interpretando in fondo il ruolo della vittima e del carnefice, oscillando tra verità e finzione, tra ragione e sentimento.

C’è una pagina bianca sul finale che Miss Close accarezza, determinata a iniziare un nuovo capitolo della sua vita.

E pensare che Glenn Close non ha mai vinto un Premio Oscar pur avendo trascorso la vita intera a emozionarci e dotata di un talento immenso.
È un film straordinario quello rivisto questa sera e che consiglio di cercare su Prime Video o su Netflix. 

Diabolik



Che l’inseguimento abbia inizio.


L’ispettore Ginko è calmo, meditabondo, sente che l’arresto è sempre più vicino, Diabolik non può fuggire per sempre, sfrecciando sulla sua Jaguar Coupe nera come la notte, nera come il mistero che avvolge un distinto Walter Dorian di giorno, sposato con Elisabeth (Serena Rossi) una donna ansiosa e in trepidante attesa dell’amato. Questa è la prima identità falsa usata da Diabolik che verrà smascherata… 

Lo sguardo di Marinelli è più amabile e pacifico rispetto a quello del noto personaggio del fumetto firmato Angela Giussani, il ladro giusto che ruba agli ingiusti ossia a coloro che si sono arricchiti in modo sporco e che per questo devono essere privati delle loro ricchezze. Ma come? Solo Diabolik ha la velocità di pensiero e di azione per riuscire nel suo intento ma nulla sarebbe possibile (anche se non lo ammetterebbe mai) senza la sua amata complice, Lady Kant, che i Manetti Bros fanno apparire in questo film.


È un momento cruciale quello mostrato nel film ispirato alle rocambolesche fughe e rapine di Diabolik. Sta per incontrare colei che amerà per sempre: Eva, per rubarle il prezioso diamante rosa. 

Gli anni ‘60 ossia il magico periodo in cui questo fumetto prese forma dalla fervida penna di Angela, direttrice della casa editrice Astorina, precisamente Clerville e i suoi palazzi di vetro e le stanze lussuose del Grand Hotel Excelsior dove soggiorna la bellissima ereditiera che ben presto conoscerà mister Diabolik, rivivono nel film dove le immagini scorrono velocissime come se si sfogliasse il numero cartaceo del fumetto, tra primi piani, occhi sbarrati, porte chiuse, tuffi pericolosissimi e stratagemmi adottati per stordire Giorgio Caron (Alessandro Roja) e travestirsi da lui per poter uscire dal carcere e depistare le ricerche dell’ instancabile Ginko, interpretato con metodo e sapienza da un Valerio Mastandrea concentrato e apprezzabile.

Un adattamento davvero bellissimo quello apprezzato su Sky del numero 3 del fumetto della Giussani del ‘63 “L’arresto di Diabolik” e de L’arresto di Diabolik il remake” di Mario Gomboli e Tito Faraci.

Ieri ai Premi David di Donatello a Cinecittà, ha vinto Manuel Agnelli il David per La Miglior canzone originale con La profondità degli abissi, che emoziona in questo film da non perdere! 

Il film è dedicato a Enzo Facciolo, un fumettista e disegnatore italiano. Nel 1963 entra nello staff dei disegnatori della serie a fumetti di Diabolik, caratterizzandone graficamente i personaggi ideati dalle sorelle Giussani in modo definitivo, dando quindi un fondamentale contributo al successo del personaggio.

PennadorodiTania CroceDesign byIole