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I nostri cuori chimici (Chemical Hearts)


 L’amore lascia cicatrici indelebili, segni che non possono essere cancellati. 

È ciò che scopre Henry, all’ultimo anno del liceo, a cui giunge con il grande desiderio di dirigere il giornale della scuola e da inguaribile romantico, d’innamorarsi.

Accanto a Henry, siede una nuova e misteriosa studentessa di nome Grace, avvolta da una tristezza che attira il giovane e inesperto studente.

Grace conduce Henry, nel suo universo interiore rotto da un immenso dolore, camminando  con un bastone perché è reduce di un incidente.

Tra i due nasce un’intesa tenera, ma il cuore di Grace è pieno di ferite che né Henry né altri riusciranno a rimarginare.

Splendido il film diretto da Richard Tanne tratto dall’omonimo romanzo di Krystal Sutherland, che è possibile vedere su Prime video e che consiglio. 


È nata una stella (A star is born)


Per fare gli auguri a Barbra Streisand che oggi soffia 80 candeline sulla sua torta, Sky ripropone un film degli anni ‘70, del ‘76 precisamente, è il secondo remake del musical È nata una stella del ‘37, dopo quello nel ‘54 e il più recente nel 2018 è con Bradkey Cooper e Lady Gaga.

Barbra è Esther Hoffmann in questo delizioso film diretto da Frank Pierson, scoperta in un locale da un cantante di successo ribelle e sul viale del tramonto John Howard (Kris Kristofferson) di cui s’innamorerà fino a sposarlo.

Esther ha una voce meravigliosa che le consentirà molto presto di diventare una star ma il compagno alcolizzato si perderà totalmente e lei perderà per sempre il suo amore.

Questa magnifica interpretazione valse alla Streisand un Oscar nel 1977 per il pezzo interpretato nel film e molti furono i premi ottenuti e meritatissimi.

L’artista meravigliosa e piena di talento, bellezza e semplicità, ha incantato e ispirato generazioni di artisti e di donne insicure.

Tanti auguri Barbra!

La famiglia Belier

 


Dopo aver visto Codahttps://www.pennadoroilteatrodelleemozioni.info/2022/03/i-segni-del-cuore-coda.html?m=1 il remake de La Famiglia Bélier, questa sera ho apprezzato il film ispirato al libro di Véronique Poulain ("Les Mots qu'on ne me dit pas"), che non ha vinto 3 Oscar come il suo remake quest’anno, ma che ha sensibilizzato il pubblico educandolo attraverso il linguaggio dei segni, a sentire ben oltre le parole.
L’ambientazione francese mi è più congeniale, precisamente la campagna in Normandia è il luogo dove la famiglia di sordo muti tutti tranne Paula, vive e lavora la terra, allevando mucche e producendo formaggi squisiti come il Camembert e il Brie.
Paula si sveglia presto per aiutare i genitori nel duro lavoro e per comunicare con il veterinario, oppure con le persone al mercato che apprezzano e vogliono acquistare i formaggi prodotti dalla mamma.

Eric Lartigau, il regista, mostra attraverso l’attrice rivelazione  Louane Emera che a sedici anni si può essere ancora illibata eppure matura e responsabile. Louane/Paula non ha ancora il ciclo e rispetto alla sua amica, è vergine.

Il maestro di canto insegnerà a Paula a credere in se stessa e a spiccare il volo. Infatti il tema principale del film è Je vole.
Ho amato molto Karin Viard nei panni di Gigi, la mamma di Paula, più affettuosa rispetto a quella del film Coda e protettiva nei confronti della figlia.


Il film è su Prime Video e su Netflix ed è un bel modo per passare il tempo.
Buona visione!

La befana vien di notte II Le origini



La trama 

Siamo nel XVIII secolo e in un fiume (potrebbe essere il Tevere) viene abbandonata una bambina dalla propria mamma e trasportata dalle acque del fiume verso una vita da ragazzina schiva, anaffettiva e ladruncola.

La ragazzina è Paola (Zoe Massenti), la quale  si trova inavvertitamente a intralciare i piani del terribile Barone De Michelis (Fabio De Luigi), un omuncolo zoppo sempre scortato dal fidato e bistrattato Marmotta (Herbert Ballerina), con una sconfinata sete di potere e uno smisurato odio verso le streghe e i bambini. 

L’intervento della dolce e potentissima Dolores (Monica Bellucci), una strega buona che dedica la sua vita ai bambini, salva Paola da un rogo già acceso. Tra un magico apprendistato, inseguimenti, incredibili trasformazioni e molti, molti, guai, Paola scoprirà che il destino ha in serbo per lei qualcosa di davvero speciale.

La recensione 

Paola si esprime in romano.

In fondo la befana è romana e la grande leggenda della befana è raccontata in modo favolistico e dalle sue origini, da quando cioè, era una ragazzina.

Il viaggio inedito alla scoperta della vera storia della befana personaggio da me amatissimo, mi ha fatto scoprire una Monica Bellucci tenerissima e commovente che ho molto apprezzato.

Bellissima la sceneggiatura di Guaglianone  e Menotti e impeccabile la regia di Paola Randi

Fabio De Luigi nei panni del cattivo è una vera scoperta e vedere il film natalizio dopo la Pasqua è stato piacevole e inaspettato.

Questa prima visione su Sky è stato un bel regalo oggi.


Notre Dame in fiamme


 Jean Jacques Annaud ha diretto un capolavoro che incendia gli animi e li placa come la preghiera collettiva che unì i cuori di tutto il mondo nella speranza che le fiamme fossero domate e spente.

È così accade dopo 24 lunghe ore a partire dalle 18:17 di quell’indimenticabile aprile di tre anni fa dove forse a causa di un corto circuito la cattedrale di Notre Dame, uno dei simboli della capitale francese, s’incendiò.

Al vociare delle guide turistiche e dei fedeli che pregano all’interno della cattedrale, si alternano i primi allarmi sottovalutati a causa di un sistema probabilmente difettoso.

Il fumo  che proviene dal sottotetto della Navata della sagrestia, e che è visibile all’esterno dal tetto di Notre Dame,  si trasforma in fiamme che la prima squadra dei pompieri dall’interno non riesce a spegnere.

Lava incandescente cade dall’alto.

I fedeli in preghiera vengono fatti evacuare dalla cattedrale, dove si cerca di salvare reliquie preziose tra cui la corona di spine di Gesù, un pezzo della vera croce su cui morì e un chiodo della croce.

Molto suggestive le scene in cui si cerca tra le centinaia di chiavi quella giusta che aprirà con un codice segreto la cassaforte che conserva la preziosa reliquia.

È emblematica la candela accesa da una bambina  che resta accesa come a rappresentare la preghiera di un’anima pura che ha salvato la cattedrale dei fedeli, la più visitata al mondo.

È stato un bel modo di pregare questo venerdì santo attraverso un film documentario d’immensa bellezza, in prima visione e in programmazione su Sky dove sono stati usati circa 20.000 video che i francesi hanno girato quel giorno.



La cuoca del presidente


Questa è la storia di Hortense Laborie (Catherine Frot) che ho scoperto sul canale Sky W la France Collection grazie al quale potrò vedere i miei adorati film francesi.
il film visto questa sera s’intitola “La cuoca del presidente”, diretto da Christian Vincent, è ispirato alla vera storia di Danièle Mazet-Delpeuch e al libro Mes carnets de cuisine. Du Périgord à l'Elysées da lei pubblicato nel 1997. Mai tradotto in italiano, il libro non è soltanto una raccolta di deliziose ricette, ma è ricco di citazioni autobiografiche.
La protagonista della storia è la donna chef che per due anni, dal 1988 al 1990, ha lavorato nella cucina privata dell’Eliseo in qualità di cuoco personale del Presidente delle Repubblica Francese Francois Mitterand, sinora unica donna e rivestire questo ruolo. In modo elegante e delicatamente divertente, “alla francese”, si descrive nel film la vita di palazzo e il suo rigido protocollo che la protagonista trova spesso alquanto scomodo.
Il regista ha potuto girare le scene del film all’interno del palazzo nell’arco di tempo in cui il Presidente Sarkozy si trovava a Cannes per il G20. Danièle Delpeuch, il cui nome nel film è Hortence Laborie, è una cuoca specializzata nelle cucina tradizionale francese che viene contattata da un funzionario della Prefettura di Parigi per assumere il prestigioso incarico lasciando la sua fattoria nel Périgord, dove coltiva tartufi.
È stato un vero e proprio viaggio tra le ricette di questa cuoca che non ama essere definita Chef, nemmeno Madame du Barry se è per questo.
Però Hortense era la preferita del presidente francese che amava la semplicità dei suoi piatti, la tradizione e la genuinità delle materie prime usate che lo riportavano alla sua infanzia, esaltando la bellezza della sua Francia.
Le condizioni di salute del Presidente portano alla prescrizione da parte dei medici di una dieta povera di grassi, il capo dell’amministrazione lamenta i costi elevati della cucina di Hortence e le cattiverie e l’insolente ironia dei 30 componenti dello staff di cucina la inducono a mollare. Cucinare in Antartide, all’età di 60 anni, per il personale di una missione scientifica è il rimedio per cancellare le amarezze dal suo cuore e non finisce qui. L’ultima destinazione di questa donna curiosa intraprendente e sicura del proprio talento e del pregio dei propri menu è la Nuova Zelanda dove spera di poter coltivare i tartufi della sua terra e preparare ancora quei gustosi piatti che piacevano tanto al Presidente.
È un film meraviglioso che consiglio!

Madame Hyde


 Isabelle Huppert è Madame Gequil, insegnante di fisica in una classe di ragazzi problematici, ed è felicemente sposata con un uomo casalingo, mentre lei lavora in una scuola dove il gelo scende con il preside egocentrico e indisponente. 

L’atmosfera glaciale sia tra la prof e i ragazzi che con il preside, si surriscalda in una notte di pioggia.

Tutto accade nel laboratorio scolastico dove in seguito a una scarica elettrica l’insegnante  algida e metodica si trasforma in Madame Hyde.

La trasposizione al femminile del capolavoro di Stevenson, la trovo geniale e la Huppert mi ha lasciato col fiato sospeso fino alla fine. 

Fare paragoni con Il dottor Jekill e mister Hyde ha poco senso.

Il regista sul doppio Stevensoniano costruisce una lezione pedagogica. Torna molte volte nel film la necessità di un corso pedagogico che Madame Gequil riesce a creare, trasformando una classe di indisciplinati, in un gruppo di ragazzi attenti e desiderosi d’imparare.

Tutto questo non sarà indolore e solo vedendo il film che potrete trovare su Prime video, potrete scoprirlo. 

Tonya

Struggente, appassionante, coraggioso questo film sportivo e biografico sulla pattinatrice Tonya Harding interpretata da Margot Robbie, che mostra la storia di una donna instancabile e abituata a crescere e a convivere con la violenza domestica dalla quale ha tratto la sua forza per spiccare il volo anche se per poco.

E pensare che è stata la seconda donna ad eseguire un triplo axel in una competizione ufficiale e tuttora una delle pochissime ad averne avuto il coraggio, tanto che il film di Gillespie che racconta la sua ascesa e la sua caduta, ripercorrendo la sua biografia dai 4 ai 44 anni, ha dovuto supplire con effetti speciali, non trovando nessuna controfigura disposta o capace di farlo.
Me lo sono domandata per tutto il tempo chi potesse pattinare nel suo modo spettacolare e ho potuto apprezzarlo alla fine del film quanto fosse bello vederla volteggiare anche se la giuria non è mai stata conquistata da Tonya.
Avrebbe dovuto amarla sia perché lo meritava tecnicamente sia perché si allenava tra le violenze del primo marito Jeff e di una madre che continuava a farle male senza riuscire a provare del bene per sua figlia.
Come se non bastasse, la povera Tonya che scalpitando era riuscita a conquistarsi un posto nel suo amato mondo del pattinaggio artistico, venne coinvolta alla vigilia delle Olimpiadi nell’aggressione di una sua rivale e condannata e fatta fuori da ciò che l’aveva salvata: il pattinaggio.
Il film commuove e sconcerta, la regia è perfetta.
Ho assistito alla visione di Tonya con la sensazione di sentire sulla pelle del mio viso gli schiaffi partiti dalla mano del marito, un uomo inetto che ha contribuito al declino di una grande pattinatrice.
Non conoscevo questa vicenda.
Film meraviglioso da vedere e rivedere!

Tutti i santi giorni


Il principe azzurro si materializza nella favola dolce amara di Virzì che ho rivisto su Sky cinema due questa sera con lo stesso entusiasmo e ammirazione, considerandolo il mio preferito.

Guido, il principe azzurro, è colto, premuroso, innamorato, carino, serio e devoto, è il ragazzo giusto, il fidanzato ideale, l’uomo della vita che lavora come portiere di notte in un grande hotel della Capitale e ama Antonia, la bella aspirante musicista desiderosa di essere madre.

Luca Marinelli veste magnificamente i panni di Guido, che è un esperto di martiri paleocristiani e ogni mattina al ritorno dal suo turno notturno, sveglia la sua Antonia/Thony, la Federica Caiozzo aiutrice e interprete della meravigliosa colonna sonora del film, con il santo del giorno, le prepara la colazione e i due ogni giorno fanno l’amore.

L’ho definita favola dolce amara perché anche per Guido e Antonia, nonostante l’immenso amore che lì lega, le cose non saranno semplici, la vita non lo è mai per nessuno.

Tutti i santi giorni contiene una storia meravigliosa, attuale e romantica, come piace a me.

Tra i pezzi di Thony ho tanto amato Flowers Blossom e se non lo avete ancora visto, cercatelo e amatelo così come l’ho amato e lo amo io.

Madres paralelas



Il tema della famiglia e delle origini è centrale nel nuovo film di Pedro Almodóvar Madres paralelas il cui titolo contiene la natura umana dei destini e delle storie che s’intrecciano nella pellicola che ha aperto quest’anno la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ed in cui è stata premiata con la Coppa Volpi Penélope Cruz proprio per il ruolo di Janis, una fotografa di moda sulla quarantina che sceglie di portare avanti la sua gravidanza, pur essendo single e che incontra Ana (Milena Smit) una ragazza single che sta per partorire nello stesso reparto e con la quale stringerà un’amicizia speciale.
Oltre alla maternità, alla nascita e alla morte, il regista ricorda la storia dei decaparecidos morti in buche che loro stessi hanno dovuto scavarsi e costretti a salutare questo mondo senza una degna sepoltura.


Non esiste la storia muta. Per quanto le diano fuoco, per quanto la frantumino, per quanto la falsifichino, la storia umana si rifiuta di tacere 
(Galeano)

Il film in prima visione su Sky con due nomination agli Oscar 2022 è consigliatissimo!

I segni del cuore - Coda


L’Oscar 2022 come Miglior film se lo è aggiudicato I segni del cuore - Coda, di Sian Heder.
E così il remake del francese “La famiglia Bélier” ha vinto l’Oscar per la Migliore sceneggiatura non originale e per il Miglior attore non protagonista andato a Troy Kotsur, il primo attore sordo a sollevare una statuetta dell’Academy.
Tutto questo successo è meritatissimo perché la storia emana amore, il collante di una famiglia sordo muta eccetto Ruby, la diciassettenne che sostiene i suoi cari, aiutandoli a comunicare con il mondo esterno, a vendere il pescato, a sopravvivere.
La sveglia suona alle 3 del mattino per tutta la famiglia.
 La giovane e coraggiosa ragazza interpretata dalla bravissima Emilia Jones, ha un sogno: desidera cantare.
Trova un insegnante  che la esorta a credere nel suo talento e la aiuta a spiccare il volo.
Ho apprezzato immensamente Eugenio Derbez nei panni dell’insegnante severo, metodico e anche un po’ psicologo. 
È davvero fantastica la scena dell’audizione in cui mentre Ruby canta, la sua famiglia impossibilità a sentire, si gira intorno per osservare il pubblico che canticchia e balla.
La giovane talentosa indossando il vestito rosso regalatole dalla madre, continua a cantare  ma a un certo punto  non c’è l’audio, solo il silenzio assoluto ossia lo stesso percepito dalla famiglia di Ruby, ed è possibile comprendere attraverso questa scelta registica, la dimensione dei Sordo muti.
Straordinaria la figura del padre, interpretata da Troy Kotsur che sa essere tenero e rude al tempo stesso e questo Oscar è una delle cose più belle e giuste di quest’edizione.
Una scoperta piacevolissima questa sera su Sky cinema Oscar.
Da vedere e rivedere per piangere sul finale lacrime belle.

Per tutta la vita


 Il film di Paolo Costella che ho visto questa sera in prima visione su Sky propone una situazione  che molte coppie insoddisfatte vorrebbero vivere sulla propria pelle. Perché vi chiederete? 

Sarebbe incredibile se la curia annullasse tutti i matrimoni celebrati in una parrocchia nei precedenti 9 anni, scoprendo che il prete che li aveva officiati era un truffatore. Il fatto si ripercuote su 4 coppie che colgono l'occasione per fare un bilancio sulla loro vita.

Quello dell’annullamento dei matrimoni è solo l’incipit.

In realtà quelle sposate sono coppie consolidate? Tra loro c’è amore vero e se sì, queste coppie noncuranti dell’accaduto continueranno a stare insieme e si risposeranno per ufficializzare quell’unione che non li ha effettivamente uniti nove anni fa?

Appena ho iniziato a vedere il film l’ho trovato lento però proseguendo a vederlo, come capita quando le prime pagine di un libro mi riportano a storie già lette o poco interessanti, mi ha coinvolto, alcune storie o coppie mi sono piaciute particolarmente e attendevo per vedere le scene che li riguardava; sto parlando di Ambra Angiolini e Fabio Volo, che nel film sono i genitori separati  di Edoardo Brandi un bambino intelligente e addolorato per la loro separazione. Questa storia mi ha conquistato, emozionato e commosso.

  Il film fa riflettere perché nonostante i problemi che affliggono l’umanità soprattutto in questo periodo, ciò che veramente conta è la famiglia e non c’è niente che sia così importante nella vita di un individuo.

L’ansia per una maternità che arriva se accade come spiega a Claudia Pandolfi la straordinaria Ivana Monti, che nel film è l’amorevole mamma malata e saggia di Filippo Nigro e moglie di Renato Scarpa, visto con immenso piacere pensando questa fosse l’ultima sua apparizione, è uno dei temi più toccanti di questo trattato sul matrimonio visto in tutte le sue sfaccettature. 

La donna contesa tra Luca e Paolo, la Claudia Gerini che interpreta la parte dell’amante di uno e della moglie dell’altro che per inciso è il miglior amico, rappresenta un’altro tema importante trattato con delicatezza e intelligenza.

Con la mia personale predilezione per la citata coppia Ambra/Fabio, ho amato anche le musiche di Lele Marchitelli commuovendomi per il pezzo dei Negramaro sul finale che mi ha riportato a La Febbre di Alessandro d’Alatri sempre con Fabio Volo.

È una commedia a tratti drammatica però necessaria e da vedere.

Una donna promettente




Questo è un film sull’amicizia profondissima e incondizionata tra due donne, che vale più della vita stessa.

Lo stupro di Nina, nonostante le amorevoli cure di Cassandra, l’amica inseparabile, conduce la vittima al suicidio.

È  una perdita insopportabile per Cassie e questo la traumatizzerà, portandola non solo a lasciare gli studi ma a vivere per vendicare la sua Nina.

Cassie è una trentenne che vive con i suoi genitori, lavora in un bar di giorno e la notte indossa altri abiti per entrare in contatto con tutte le persone che hanno frequentato la sua amica.

L’ultimo in ordine di tempo che incontrerà sarà proprio il ragazzo che ha stuprato Nina e che per difendersi, ucciderà la coraggiosa Cassie durante il suo addio al celibato.

Ma la storia non finisce perché Cassandra ha lasciato indizi e il ragazzo apparentemente per bene che sta celebrando le sue nozze, non avrà vita facile.

Oscar meritatissimo per la miglior sceneggiatura originale per il regista Emerald Fennell perché è una vicenda pazzesca dove il thriller coinvolge e scuote profondamente anche nel finale.

Carey Mulligan è una Cassandra perfetta.

Mi ha sempre incuriosito quest’attrice che sa mostrare perfettamente l’animo del personaggio interpretato. I suoi occhi in questa pellicola sono straziati più che vendicativi ed è proprio questo il sentimento di una ragazza devastata per la perdita della sua amatissima amica.

Nina riceverà attraverso il sacrificio di Cassie finalmente giustizia? 

Per chi non lo avesse ancora visto, ne consiglio la visione da stasera in prima visione su Sky.

Deep water



 Adrian Lyne, il regista che ricordiamo per Attrazione fatale, Proposta indecente, LolitaFlashdance, 9 settimane e 1/2 dirige un maturo e gelido Ben Affleck e una caliente Ana de Armas nel thriller psicologico/erotico Acque profonde (2022).

La pellicola è l'adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo del 1957 scritto da Patricia Highsmith.

La recensione 

Vic e Melinda si amano, sembrano affiatati e socievoli, hanno una figlia affettuosa e creativa e le loro feste con gli amici sono frequenti ed allegre.

Però  dietro l’apparente armonia della coppia, si cela un’angosciante gelosia da parte del marito per i frequenti flirt della moglie con ragazzi giovani e spesso presenti alle riunioni con gli amici.

I primi piani di Affleck, il suo sguardo gelido e la sua premeditazione, insospettisce qualcuno che vuole andare a fondo e comprendere se esiste una mano amica dietro i delitti che si susseguono e le vittime sono uno dietro l’altro, i ragazzi con cui Vic amoreggia.

Il film è avvincente e fino all’ultima scena, si cerca di capire quale sarà il finale.

Ce lo lascia intuire il regista.

Scopritelo su prime video!

Quattro buone giornate


 Lei è pallida, magra, senza denti.

Molly è drogata da dieci anni, per 14 volte ha tentato di disintossicarsi contando su Deb, sua madre.

Bussa ancora una volta alla porta di sua madre, implorandola e promettendo che questa volta si farà aiutare perché vuole uscirne.

Gli occhi di sua madre sono pieni di lacrime di fronte allo stato della giovane figlia a sua volta madre di due figli, da quello che lei sa finora, ma non la aiuterà più finché lei non sceglierà di smettere.

Molly è Mila Kunis e Deb è Glenn Close.

Il film, tratto da una storia vera, è diretto da Rodrigo Garcìa in prima visione su Sky dal 19 marzo 2022 per fare gli auguri alla stupefacente Glenn e per spegnere insieme 75 luminose candeline, è candidato agli Oscar 2022 per la miglior canzone originale Some how you do di Diane Warren.

È molto suggestiva la scena in cui Deb lava i capelli alla figlia che per giorni ha dormito per strada e quella in cui Molly racconta a una classe di adolescenti la sua esperienza.

“Mi sono degradata per la droga”.

Un’altra splendida pellicola al femminile da vedere per perdersi nelle emozioni di due donne coraggiose interpretate da un’icona del cinema hollywoodiano  come Glenn  Close e da una giovane e talentuosa attrice di origini ucraine come  Mila Kunis.

Consigliato!

E poi c’è Khaterine

 



Katherine Newberry è una leggenda della televisione americana. Unica donna alla conduzione di un talk-show serale, ha smesso da tempo di mettersi in discussione e comanda con dispotismo uno staff di autori, tutti maschi, che non si degna nemmeno di incontrare di persona. Ma i tempi cambiano, gli ascolti calano, Katherine viene accusata di odiare le donne e minacciata di essere sostituita. Improvvisamente costretta a correre ai ripari, ordina al suo staff di rendere lo show nuovamente alla moda e divertente, e assume per caso la "quota rosa" Molly Patel, un giovane inesperta di origini indiane, cresciuta con il sogno di diventare un giorno come lei.

La trama
 
E poi c’è Katherine ci porta nel dietro le quinte dei late show americani. Katherine Newberry è l’unica donna della tv ad avere uno show di questo tipo, una comica inglese che da più di vent’anni accompagna le notti degli americani ma la cui stella è sempre più in declino. Isolata nella sua torre d’avorio, Katherine non è aperta al mondo, alle novità, si crogiola della sua figura autoritaria ed elitaria e costruisce ogni puntata intorno agli stessi sketch scritti da un gruppo di autori annientanti chiamati per numero e non per nome.

La recensione

Emma Thompson strega, ammalia, infastidisce e commuove nel ruolo della cinquantenne sposata, senza figli, in menopausa e avvolta nelle sicurezze di una lunga carriera inossidabile ma lontana da una comunicazione che volente o nolente è cambiata e lontana dal suo stile elegante, colto e ingessato, decisamente out.
E' il caso di dire che Mindy Kaling (Molly) è il deus ex machina, giunta da un fabbrica chimica per portare aria nuova, anche se il compito non sarà affatto semplice, anzi, si trasformerà in una vera e propria sfida.
Meravigliose le figure di Khaterine e Molly, che lasciano sperare ci sia la possibilità di collaborazioni costruttive tra donne, non più rivali ma complici.
Sono affrontate diverse tematiche nel bellissimo film diretto da Nisha Genatra, e anche se probabilmente passerà più di un secolo prima che riusciremo a conquistare la parità dei sessi, se proviamo ad essere più solidali, forse la strada sarà più breve.

L'imperdibile film sarà ancora per poco su Raiplay, un vero peccato ma è disponibile su Netflix.

La persona peggiore del mondo


Dopo il successo a Cannes, con la vittoria di Renate Reinsve come miglior attrice, e due candidature agli Oscar® 2022 (miglior film internazionale e migliore sceneggiatura originale) arriva  in prima tv domenica 13 marzo alle 21.15 su Sky Cinema Due, in streaming su NOW e disponibile on demand, "La persona peggiore del mondo, intensa pellicola del regista scandinavo Joachim Trier (tra i suoi successi Thelma Segreti di famiglia). Diviso in capitoli, il film di Trier racconta la storia di Julie, giovane millennial, donna libera, imprevedibile e contraddittoria, alle prese con i problemi della sua generazione. "La persona peggiore del mondo" è uno dei cinque titoli in concorso quest’anno agli Oscar® che nel mese di marzo arriveranno in prima tv sui canali Sky Cinema, in attesa della cerimonia di premiazione della 94ª edizione degli Academy Awards®, che dalle 00.15 della notte tra domenica 27 e lunedì 28 marzo sarà in diretta su Sky e in streaming su NOW.

La recensione 

Il prologo, i dodici capitoli e l’epilogo, sono una scansione ideale della storia magistralmente interpretata da Renate Reinsve, la bella trentenne attratta da tutto, dalla vita in generale e dalle emozioni che la scandiscono.

Prima studia medicina, poi psicologia, infine fotografia.

Ha un rapporto più che conflittuale, davvero impossibile con un padre assente che è presente nella sua nuova famiglia e lontano dalla figlia che avrebbe bisogno, ogni tanto di una parola di conforto.

Tra i bellissimi fiordi norvegesi, i flashback e la narrazione originalissima di Trier, la Julie immatura e fidanzata con un famoso fumettista con il quale non invecchierà come aveva previsto e che lascia provocandogli immane dolore e forse la malattia che gli sarà fatale, diventa una donna consapevole e autonoma.

È un film che appare leggero e che e invece intenso, emozionante e commovente.

Mi è piaciuto moltissimo e credo che sia utile vederlo per cogliere i vari messaggi contenuti nei suoi 12 capitoli.

Più che visto, va letto. 

Lo consiglio veramente! 


Il Santone #lepiùbellefrasidiOscio


  •  Mentre Osho è stato un filosofo indiano, Oscio è originario di Centocelle, il quartiere romano divenuto famoso dopo che Enzo Baroni, un antennista sposato con Teresa e padre di Novella sparisce per tornare indossando un mundu e il suo abito, la capigliatura e il suo atteggiamento mistico, finiranno per ispirare la gente comune che in lui e nelle sue frasi semplici, troverà un senso esistenziale e un credo.
  • Il bar gestito dall’irresistibile Fabrizio Giannini dove Enzo/Oscio va a prendersi la birretta delle sei, diventerà un luogo fondamentale dove si susseguiranno dirette televisive ed eventi da quando una invasata scopritrice di talenti (Rossella Brescia) farà del tutto per diffondere in rete e in tv le gesta di questo fantomatico Santone della periferia romana.
  • Il personaggio che Federico Palmaroli ha creato rivive nei panni di Neri Marcorè che stupisce e diverte nelle dieci puntate della serie che ho seguito con vero entusiasmo dal 25 febbraio su Raiplay.
  • Oltre a Neri, mi è piaciuta molto anche Carlotta Natoli ammirata al fianco di Marcorè in Tutti pazzi per amore. Simpatica anche la parte del bel salumiere (Alessandro Riceci) che s’innamora perdutamente di Teresa, fedelissima al marito, nonostante tutte le sue continue trasformazioni. 
  • Che regia precisa e originale quella di Laura Muscardin, complice e materna verso il suo Santone che si è perso e ritrovato, per smarrirsi di nuovo anche se sul finale è chiaro che lo show deve proseguire, come il tempo e il fluire della vita.
  • Ho sempre amato la filosofia indiana che pare non avere nulla di simile a quella romana, però anche i romani hanno bisogno di un filosofo che sappia condurli ovunque anche perché come lui dice all’inizio del suo viaggio “Ciò che non ti uccide te rompe li cojoni”.
  • Come dargli torto?

Il peccato - il furore di Michelangelo



Alberto Testone in questo meraviglioso lavoro diretto da Andrej Koncalovskij, è Michelangelo Buonarroti, lo scultore ispirato e geniale, il Maestro, l’uomo inseguito e messo alle strette dai suoi mecenati, due famiglie rivali, i Medici e i Della Rovere, verso le quali mostra gratitudine e riconoscenza.

Il marchese Malaspina, interpretato dall’impeccabile Orso Maria Guerrini, accoglie e ospita Michelangelo che dovrà scegliere un pezzo gigantesco di quel marmo di Carrara che ama immensamente.

Oltre agli intensi dialoghi tra il marchese e lo scultore, mi hanno colpito le scene nelle cave di Carrara dove lavoravano senza sosta e con dedizione uomini abili e instancabili.

Il regista ricostruisce il Rinascimento con i suoi usi e costumi e tutti i personaggi che ruotano intorno alla figura di Michelangelo, dalla famiglia, a Sansovino e Raffaello, hanno avuto tutti un peso nell’evoluzione dell’artista e dell’uomo.

Sono molto belli i dialoghi tra i personaggi che incontriamo nel film, le richieste dei diversi mecenati che sembrano imposizioni ma sono quasi delle suppliche rivolte all’immenso scultore capace di opere perfette.

Testone sa tradurre in maniera straordinaria tutta la fragilità e la grandiosità di uno dei più grandi artisti del Rinascimento, e in questo film è possibile ascoltare la voce interiore, l’ispirazione e la disperazione di un uomo. 

Una regia accurata, un cast armonioso per un film che è possibile ammirare su Raiplay.

 Un viaggio artistico, storico e umano da vedere assolutamente.




Delicieux: L’amore è servito


Questa sera ho visto un film delizioso, diretto da Eric Besnard dove la storia della Rivoluzione Francese in procinto di scoppiare, s’intreccia con quella di uno chef ambizioso e licenziato e di una marchesa vedova e desiderosa di avere un posto nel mondo. 

Gregory Gadebois è Pierre lo straordinario chef che accoglie nella sua casa in campagna Louise, la bellissima Isabelle Carré, che mente sulla sua reale identità e resta tutta la notte sotto la pioggia, addormentandosi nel fienile prima di essere ricevuta dal padrone di casa.

Il menu sofisticato di Pierre Manceron imposto dal duca di Chamfort, per il quale lavorava prima di essere licenziato, si trasforma grazie a Louise che propone piatti gustosi e alla portata di tutti coloro che si fermeranno a mangiare.

Quello che Pierre e Louise realizzeranno, è il primo ristorante della storia.

Siamo nel 1789.

Il clima rivoluzionario agita gli animi dei parigini ma Pierre in campagna allontanerà la tensione impegnato ai fornelli dove realizzerà un’altra grande rivoluzione.

È una bella prima visione su Sky.



PennadorodiTania CroceDesign byIole