Mercoledì la serie Seconda stagione

 La frase "chi nasce di mercoledì è immensamente triste" non è un detto popolare ma un riferimento alla filastrocca inglese "Monday's Child", in particolare al verso "Wednesday's child is full of woe" (Il bambino di mercoledì è pieno di tristezza). Questa filastrocca ha ispirato il nome di Mercoledì Addams e viene citata dai suoi genitori nella serie TV di Tim Burton proprio per giustificare il nome della figlia, collegandolo a questa associazione con il malinconico mercoledì, come riferito nella pagina di Netflix.

Origini del detto

Filastrocca inglese:
La citazione deriva da una vecchia "nursery rhyme" (filastrocca per bambini) intitolata "Monday's Child".
Mercoledì Addams:
La frase è stata usata da Morticia e Gomez Addams per dare il nome alla loro figlia, Mercoledì, in omaggio a questa filastrocca.
Edgar Allan Poe:
Il testo fa riferimento anche a Edgar Allan Poe, autore noto per i suoi temi oscuri, che diventa un filo conduttore in tutta la serie e si riflette nella protagonista.
Nella serie TV


Citazione nella serie:
La frase viene pronunciata dai genitori di Mercoledì quando la portano alla Nevermore Academy, come riportato su Wikipedia.
Titolo degli episodi:
I titoli degli episodi della prima stagione della serie presentano tutti un gioco di parole con la parola "woe" (tristezza, malinconia) per richiamare questa filastrocca.

Mercoledì (seconda stagione)

“Comportati un po’ meno da Mercoledì, dovrebbe essere il nostro anno più bello di sempre” è ciò che afferma Enid (Emma Myers), ossia la compagna di stanza della Addams alla fine del primo episodio della seconda attesissima serie firmata Tim Burton e in cui Mercoledì, l’impeccabile Jenna Ortega, vuole incendiare il presente, il passato, insomma tutto e soprattutto tutti i reietti per restare sola in una tristezza senza fine. Enid è una licantropa dai colori arcobaleno, che non è ancora riuscita a trasformarsi in lupo mannaro e si contrappone alla dark Mercoledì con le sue lacrime nere e l’incessante voglia di conoscere verità scomode e terrificanti; Mercoledì incontra Christopher Loyd con la testa racchiusa in un’ampolla piena d’acqua. Colui che fu lo zio Fester nel nei film La Famiglia Addams (1991) e La Famiglia Addams 2 (1993), aggiungendo un tocco memorabile al personaggio e arricchendo la sua carriera con un'altra interpretazione iconica, dopo il successo nei panni di Doc Brown in Ritorno al futuro. La madre di Mercoledì, forse la più seducente Morticia di sempre: Catherine Zeta Jones, consola l’animo perennemente inquieto dicendole che quando non ci sarà più sarà libera ma questo non la consola, neanche l’idea della morte di sua madre, riesce a consolarla. Nella Nevermore Academy, il colleggio frequentato da Mercoledì, situato nella città immaginaria di Jerico, c’è un preside davvero eccezionale come Steve Buscemi nei panni di Barry Dort. 


Nonostante la sua giovane età (16/17 anni), Mercoledì pronuncia metafore sull’esistenza rivolgendosi agli umani, una di queste è che gli uomini non cambieranno mai. 
Le sue frasi appaiono come sentenze, moniti scolpiti nel suo animo nero. 
Mercoledì è una suonatrice di violoncello e la sua presenza non potrà certo mancare al concerto della scuola che frequenta. Suo compagno costante è Mano che la segue e in qualche maniera veglia su di lei e con cui si confronta costantemente. 
In uno dei momenti più critici tra Enid e Bruno, imprigionati in una torre terrificante e incatenati a una sedia, spalla contro spalla, Bruno chiede ad Enid perché è sua amica ed Enid risponde così: “Anche se Mercoledì è letteralmente il tunnel alla fine della mia luce non so immaginare la mia vita senza di lei”. “È fantastico che siate amiche per la pelle” risponde Bruno, “ma adesso la sto rischiando la mia pelle” replica Enid.
“Il tempo scorre” c’è scritto dietro la maschera che Mercoledì trova a terra nel suo buio percorso munita di torcia e impermeabile da detective, che la condurrà attraverso un ascensore inquietante ai piani alti, dove trova Enid e Bruno incatenati e intenti a baciarsi. Serve l’aiuto di Mano per liberare i due amici. Però Mano viene infilzata da un coltello e una miriade di coltelli affilati, sta per schiacciare i due amici e innamorati. 
C’è una macchina da scrivere in prossimità di un ingranaggio.
È richiesto di scrivere la risposta per liberare i due ragazzi.
 Ci sono pile di libri da scegliere, anche dei volumi della Divina Commedia e Mercoledì pensa la risposta che ferma l’ingranaggio mortale sia L’uomo invisibile. 
La giovane detective, salva la vita ai due amici e mentre si avvicina ai ragazzi  ancora vivi, ode due mani che applaudono. 
Dopo un istante si materializza una ragazzina che le ricorda sia il Giorno degli scherzi. È Avie (Evie Templeton), una tredicenne invisibile dai capelli rossi, con la stessa frangia e le treccine di Mercoledì, colei che si definisce la sua fan numero uno ma che in realtà è la sua stolker coi capelli di fuoco.
Ormai Mercoledì è un’icona a cui ispirarsi, diciamo pure un’influencer; ciò lo dimostra lo smartphone nella sue mani anche se appartiene a Enid.


È il compleanno di Mano e per farsi perdonare di averlo dimenticato, Mercoledì dona al suo inseparabile compagno uno schiaccia pollici dell’età Napoleonica e si offre come prima vittima. 
Poi c’è un episodio nella seconda stagione che mi fa pensare a quando vedevo in tv La famiglia Addams in bianco e nero con quei fantastici tanghi di Gomez e Morticia perennemente innamorati. Ma il momento romantico svanisce nell’istante in cui Morticia torna alla realtà attraverso Mercoledì alla quale non può negare il suo sostegno. In fondo le dinamiche familiari sono di vitale importanza e se la madre ha fallito con sua sorella lei non vuole fallire con sua figlia. 
Mercoledì è in stanza con Enid che non sa cosa mettere per le sue giornate e nottate in compagnia mentre Mercoledì preferisce la solitudine a tutto il resto e così l’amica la ammonisce. 
Il punto è che Mercoledì ha visto la morte della sua migliore amica. Ma Enid non morirà perché Mercoledì vuole trovare il suo assassino.

Il sesto episodio intitolato La tristezza in te, si apre con una Mercoledì colorate ed ilare, cosa mai vista e neanche concepita prima.
 
Ma il colore durerà veramente poco perché viene a sapere da sua nonna che leggendo le iscrizioni sulla sua tomba le avrebbero concesso la chiaroveggenza, lei è un corvo senza ali, è Lady Gaga.




Nel sesto episodio si vede finalmente la Famiglia Addams a tavola a mangiare, servita da Lurch (Joonas Suotamo) di oltre due metri di statura, che secondo Morticia questa volta si è davvero superato. Ma in realtà nel corpo di Mercoledì c’è Enid.


Oltre a Tim Burton, sono da menzionare gli altri registi della seconda stagione: James Marshall e Gandja Monteiro.
 La seconda stagione distribuita da Netflix, ha reso felici tutti per la presenza di vecchi e nuovissimi attori nel cast che hanno preso il posto degnamente di quelli che li hanno preceduti.
Tutto è pronto per una terza stagione piena di creature mostruose che torneranno dal passato. Chissà.


Return of the king La caduta e l'ascesa di Elvis Presley


Dopo aver ammirato il film 
Elvis nel 2023 e Priscilla su Netflix, mi sono letteralmente tuffata in questo viaggio straordinario, emozionante e inaspettato su Netflix attraverso il quale sono riuscita a cogliere il vero talento e la natura di un uomo, oltre all'artista, potentissimo e fragile e ahimè travolto dal destino.


"Return of the King: la caduta e l'ascesa di Elvis Presley" è il docufilm  che è possibile ammirare su Netflix, è dedicato al re del rock e non solo.
 Alla regia c'è Jason Hehir, che ha già conquistato un Emmy ed è il regista dell'acclamato documentario "The Last Dance" sul giocatore dei Chicago Bulls Michael Jordan.
"Return of the King" porta in scena i momenti salienti della vita e della carriera di Elvis Presley, attraverso le voci di grandi esperti e voci amatissime della musica mondiale. 


Return of the King: la trama

La trama del docufilm "Return of the King" proietta lo spettatore nella vita di Elvis Presley, partendo dagli esordi sul palco, alle peculiarità che hanno fatto di lui un vero e proprio mito della musica rock a livello mondiale. Il documentario ci porta dunque all'interno degli eventi più importanti della sua carriera, analizzando, attraverso la voce di esperti del settore, come Elvis sia riuscito ad imporsi sulla scena musicale di allora in modo indelebile, sfidando convenzioni e aspettative. Il documentario tratterà anche i momenti bui del cantante, i suoi crolli e i suoi ritorni in scena. Sarà, dunque, un interessante viaggio nel mondo di Elvis Presley, che porterà a galla anche aspetti inediti della sua vita e carriera.
Return of the King: il cast
A parlare di Elvis Presley, della sua carriera e dei momenti topici della sua vita nel documentario "Return of the King: la caduta e l'ascesa di Elvis Presley" saranno personalità come Bruce Springsteen, Baz Luhrmann, Conan O'Brien, Billy Corgan, Darlene Love, Robbie Robertson. C'è, inoltre, la partecipazione straordinaria di Priscilla Presley e Jerry Schilling.
Il viaggio inedito e affascinante tra sfilze di film con trame deboli e canzoni talvolta improponibili come "Nella vecchia fattoria" che Elvis cantò davvero e il cui ricordo e le immagini, lasciano Priscilla letteralmente senza parole, mostrano un artista dal talento ineguagliabile, divenuto un pupazzo nelle mani del suo produttore, l'olandese Parker, che lo trasformò in una macchina per produrre soldi, usando l'immagine dell'artista, una stella bisognosa di aiuto per brillare in tv.
Ma Elvis, oltre a nutrirsi di gospel quando era nel Mississippi, di letture e sostenuto dalla fede, amava al di sopra di ogni cosa, il contatto con il pubblico che si esaltava di fronte alle sue straordinarie esibizioni dal vivo e da cui traeva linfa vitale.
Così ritorna dopo sette anni dall'ultima esibizione, più carismatico e talentuoso che mai, nel 1968 e torna alle sue radici: il rock n roll, indossando un completo in pelle nera, come la sua chioma, con tanto di ciuffo e le basette per raccontarsi servendosi della sua meravigliosa voce, della sua chitarra e del suo vissuto che narra tra un pezzo e l'altro con estrema naturalezza, al microfono.
Quel concerto del 1968, a rivederlo, emoziona e spezza il cuore.
La visione su Netflix è consigliatissima!

Volare



Il comandante Eugenio (il bravissimo Francesco Colella) è il  deus ex machina in questo interessatissimo film di esordio alla regia di Margherita Buy che interpreta la parte di una nota attrice che ha  paura di volare. 
È madre di Serena (Caterina De Angelis, sua figlia anche nella vita), una brillante ragazza in partenza per l’America dove svolgerà i suoi studi. La paura di volare però impedisce ad AnnaBì di seguire sua figlia e la condiziona al punto di perdere ottime chances lavorative all’estero. Così sceglie di partecipare a un corso per superare la sua fobia. 
Il corso si svolge all’interno dell’aeroporto di Fiumicino Leonardo Da Vinci. 



“Io lo so qual è il problema - dice il comandante rivolgendosi al gruppo - voi avete paura di una macchina che si muove nel vuoto, ma in realtà l’aereo si muove nell’aria e l’aria non è il vuoto, l’aria è composta di particelle che scorrono sull’ala, le ali non sono due, sono un unico pezzo - spiega chiaramente Eugenio. 
Alla parte teorica del corso dove ogni partecipante di Voglia di volare racconta la sua personale esperienza, segue la parte pratica all’interno di un simulatore di volo (in foto). È tutto un susseguirsi di situazioni paradossali dove l’ansia domina ogni azione, rapporto e scelta. In questo costante stato di agitazione Margherita Buy sa dare il meglio di sé, ricordiamo per un attimo Maledetto il giorno che ti ho incontrato, accanto a Carlo Verdone, alleato e complice nelle paranoie e nell’uso anzi abuso di calmanti di ogni tipo. Nel film dove la Buy fa il suo esordio alla regia, c’è una scena in cui si sdraia sul divano e il cui assopimento è la diretta conseguenza di gocce calmanti. Nel film ritroviamo Eros Galbiati, l’amico del cuore di Luca in Notte prima degli esami, qui interpreta la parte di un regista che dirige AnnaBì.
 Volare è bellissimo perché attuale, è corale, il gruppo del corso di volo formato da splendidi attori, ci rispecchia perché questa fobia riguarda forse ognuno di noi che sotto sotto, abbiamo la stessa paura dei personaggi del film in prima visione su raitre questa sera e che è possibile recuperare su Raiplay! 
Film consigliato! 


Il club dei delitti del giovedì


 "Questo posto è incantevole, fa venire una gran voglia d'invecchiare... di scrivere gli ultimi capitoli della tua vita", afferma Donna, l'agente ventiseienne riferendosi a Coopers Chase, l'elegante residenza per anziani e pensionati, dotata di tutti i confort e di una Sala Puzzle, riservata a quattro arguti investigatori capitanati da Elizabeth (Helen Mirren). Poi c'è Ron (Pierce Brosnan) e Ibrahim (Ben Kingsley) che "indossa un bel completo e ha una pelle fantastica. Ha un profumo buonissimo. Un fazzoletto ben piegato nel taschino. I capelli sono radi, ma comunque li ha. Niente pancia, e nemmeno doppio mento. E però sotto? Uhm. Sono sempre le mani a tradirti. Ha ottant'anni ma dice di dimostrarne settantaquattro. Lo dicono tutti. Il segreto e il pilates."  

Joyce (Celia Imrie) ha i capelli completamente bianchi, è minuta, silenziosa, ha fatto l'infermiera e la mamma. I quattro anziani, non sono proprio amici, sono il Club dei delitti del giovedì. 

Coopers Chase è un villaggio di lusso per pensionati in Gran Bretagna che conta circa trecento residenti. Puoi vivere in questo luogo solo se hai almeno sessantacinque anni, In questo splendido vilaggio c'è una piscina, una piccola vasca per la terapia delle artriti, una Jacuzzi. Ian Ventham è il proprietario di questo complesso residenziale, mostrando la sauna, già, c'è persino una sauna.

Ci sono sale ricreative, la palestra, la sala fitness, fino alla citata Sala Puzzle per le attività di gruppo. C'è una biblioteca e la tv a schermo piatto, Era un ex convento e i tavoli del refettorio del convento, sono diventati un esclusivo ristorante. 

Tornando al Club dei delitti di cui fanno parte Elizabeth, Ibrahim, Ron e Joyce, pure Penny ne faceva parte ma ora è alla casa di cura. Joyce è diventata la nuova Penny per dirla come ha scritto l'autore del romanzo Richard Osman, da cui è tratto questo film meraviglioso diretto da Chris Columbus e in programmazione su Netflix.

Il Club fu fondato da Elizabeth e Penny, un' ispettrice di polizia per un sacco di anni.

Che lavoro svolgesse Elizabeth non è chiaro ma sicuramente "delitti, indagini e via dicendo erano il suo pane quotidiano".

A Penny ed Elizabeth non piaceva pensare ci fossero dei colpevoli che se ne andavano in giro a farsi i fatti loro, sicuri di averla fatta franca. Si era unito a loro Ibrahim, uno psichiatra e poi Ron, un vero e proprio leader sindacale.

"Il nostro ultimo caso irrisolto, era quello avvenuto nella notte dell'11 maggio del 1973 nella zona est di Londra".

Elizabeth e Ron stavano disponendo le foto dell'autopsia della povera ragazza, quella che Elizabeth pensava fosse stata uccisa dal fidanzato, forse traumatizzato da qualche vicenda personale. "Chi non ha elaborato un trauma può non rispondere delle proprie azioni a volte" afferma Ibrahim nel film, frase più efficace di quella del romanzo da cui la storia è tratta e che è la seguente: "Tutti abbiamo una storia strappalacrime, ma non è per questo andiamo in giro a uccidere la gente".

"Penny ed Elizabeth avevano risolto casi di ogni genere solo per la propria soddisfazione" in quel luogo ameno e per certi versi, ideale.

Il settore delle case di cura prosperava e, Ian ci aveva costruito la sua fortuna.

Un po' le teneva e un po' le vendeva, e poi ne comprava di nuove.

Coopers chase ossia quarantotto ettari di splendida campagna, con la licenza di costruire sino a quattrocento appartamenti per pensionati.

E' tutto pronto per la riunione coi residenti, Ian è abbronzatissimo, calmo. Accanto a lui c'è una giovane donna, è l'architetto del complesso residenziale. 

Trattandosi di un giallo, vi lascio scoprire il seguito.

Di questo film ho amato immensamente il cast dalla Mirren a Pryce, il commovente finale con Oh very Young di Cat Stevens come sottofondo e la consapevolezza che la terza età sia il traguardo più emozionante della nostra vita.

Film consigliatissimo!!!





Priscilla

 


La Germania negli anni '50 vede nascere una delle più belle storie d'amore di tutti i tempi, quella tra un militare molto rock come Elvis, americano d'origine e spedito in Europa per ben due anni per svolgere il servizio militare e una giovanissima americana di nome Priscilla. 

Lo sguardo rivolto a questa coppia è davvero appassionato ed è nello stile della regista Sofia Coppola che ne cura anche la sceneggiatura.

Elvis Presley (Jacob Elordi) e Priscilla Beaulieu (Cailee Spaeny).

Il giovane militare americano era già una star ed aveva da poco perso sua madre. Era famoso eppure solo e malinconico ed aveva una tremenda nostalgia della sua Terra. Anche a Priscilla mancava l'America e tra i due nacque una sintonia reciproca.

I genitori di Priscilla, non erano d'accordo sulla sua frequentazione con Elvis i quali vennero convinti a lasciarla partire, all'età di sedici anni, nella lussuosa residenza del fidanzato a Memphis.

Una volta giunta da Elvis, Priscilla era al settimo cielo. 

Era accontentata in tutto e in America viveva nel lusso più sfrenato, frequentando un college per diplomarsi, ma doveva fare i conti con la sua assenza. C'era qualcosa che contava di più dello shopping, della piscina e delle ciglia finte per la ragazza; infatti la star era spesso fuori per girare una serie di film.

Al suo ritorno, c'erano gli amici e soprattutto Priscilla ad accoglierlo, che per assecondare i gusti dell'artista, aveva tinto i capelli di nero.

In questo film è mostrata l'estrema pazienza di una ragazza semplice e senza pretese che non avrebbe mai immaginato la sua vita dopo quell'incontro, sarebbe cambiata per sempre.

E' dato un ritratto umanissimo anche sotto il profilo psicologico di Elvis, che era molto devoto e per questo motivo aveva evitato rapporti sessuali con la compagna fino al giorno del matrimonio.

Leggendo i giornali, Priscilla scopriva i flirt reali o quelli attribuiti al fidanzato dalla stampa e ne soffriva molto, sentendosi poco desiderata.

Era finalmente giunto il giorno del suo matrimonio all'età di ventidue anni e la prima notte insieme a suo marito. 

In quella stessa notte Priscilla resta incinta e all'età di ventitre anni partorisce Lisa Marie.

La fotografia in questo film è meravigliosa come la regia e l'interpretazione degli attori principali e anche di tutto il resto del cast.

Jacob e Cailee emozionano immensamente nei panni di Elvis e Priscilla anche sul finale, quando i due si separano.

Il film in programmazione su Netflix è suggerito.

Ossessione la serie Netflix / Il danno il film su Prime Video



 "Sono pericolose le persone traumatizzate, sanno di poter sopravvivere".

E una delle frasi pronunciate da Anna al suo amante William, un medico chirurgo e padre di Jay (Rish Shah), il suo giovane fidanzato e futuro marito. 

La trama della serie Netflix del 2023 vista ieri sera tutta d'un fiato, mostra Richard Armitage nel ruolo di William e Charlie Murphy in quello di Anna, che nel film  del 1992 "Il danno" (su Prime Video), sono interpretati magnificamente da Jeremy Irons nei panni di Stephen Fleming, un ministro e Juliette Binoche è Anna Barton, la figlia di un diplomatico francese, il film è diretto da Louis Malle.

 La vicenda è ambientata in Inghilterra. Anna ha un fratello che è morto suicida per amore.

La moglie di Jeremy Irons, Stephen nel film, è più seducente di quella del chirurgo William della serie Netflix, un adattamento contemporaneo del romanzo di Josephine Hart "Danage". 

Nel film, tutto ha inizio da un incontro tra i genitori di Martin: Steven e Ingrid e la sua nuova fidanzata Anna, più grande di lui di qualche anno e di cui è innamoratissimo al punto da volerla persino sposare.

In realtà William incontra per caso Anna ad un evento culturale e tra loro scatta immediatamente la scintilla, una passione travolgente e incontenibile. 

Binoche e Irons sono irresistibili, si scrutano, si seducono con grazia. Si danno appuntamento al telefono e non al cellulare come nella serie e questo rende la cosa più intima e intrigante. 

Steven è un politico, un uomo tutto d'un pezzo che a contatto con Anna si scioglie come neve al sole, facendosi condurre dalla passione in un vortice senza via d'uscita.

Anna/Binoche è irresistibile, è una giovane donna misteriosa, ammaliante, bellissima. 

Anna/Murphy è bella ma ombrosa, a tratti inquietante, meno passionale, turbata. Vive nel mistero e nella menzogna. Mente a tutti, persino a se stessa.

Il ministro Stephen nutre un sentimento di vero affetto nei confronti del figlio mentre William il chirurgo, è distaccato e freddo nei confronti di suo figlio soprattutto nel finale.

 Stephen s'innamora perdutamente di Anna e le propone un salto di qualità nel loro rapporto. Intende lasciare sua moglie, ma Anna lo fa riflettere su ciò che ha costruito nella vita e lo distoglie dal proposito di lasciare Ingrid, sua moglie, che ha amato fino all'arrivo di Anna e dalla quale è amatissimo.

Ne Il danno, Anna ha un migliore amico Peter (Peter Wetzler) mentre nella serie Ossessione, ha una migliore amica Peggy (Pippa Bennet-Warner), nella casa della quale si consuma la maggior parte dei suoi incontri a sfondo sessuale con William.

La serie che appare leggera e piena di trasgressione ed erotismo, si trasforma, come nel film, in un dramma agghiacciante.

Il destino si ripete in tutta la sua ferocia e ci sarà un secondo uomo nell'esistenza di Anna che morirà per amore suo.

Suggerisco la visione del film su Prime Video con un ottimo cast e la serie su Netflix.



Bob Marley One Love


 Arriva finalmente su Netflix Bob Marley One Love, che mi ha permesso di ballare agitando il capo come faceva Bob, i suoi amatissimi pezzi, dei veri e propri inni all’amore, preghiere in musica, i cui testi tradotti scorrevano dandomi modo di riflettere e di comprendere profondamente ciò che Bob insieme al suo gruppo in soli 36 anni di vita è riuscito a fare : una rivoluzione d’amore. 
Colui che a ragione è definito il re del reggae, Robert Nesta Marley (1945/1981) trasse ispirazione dalle tribolazioni della sua generazione come canta in una delle sue canzoni più emblematiche (Exodus) e dalla fede: il rastafarianesimo (anche rastafari, rasta) è una religione monoteista nata negli anni trenta del Novecento, che si presenta come erede del cristianesimo. (Il termine deriva da Ras Tafari, ossia il nome dato alla nascita all'imperatoreHailé Selassié, ossia "Potenza della Trinità" (poi salito al trono d'Etiopia nel 1930) con l'aggiunta In seguito alla sua incoronazione, i rastafariani riconobbero in lui Gesù Cristonella sua "seconda venuta in maestà, gloria e potenza", o in ogni caso come una manifestazione di Dio in terra come profeticamente annunciato dalle Sacre Scritture, essendo egli, secondo la mitologia etiope, diretto discendente della tribù di Giuda che affonda le sue radici nell'incontro tra re Salomone (figlio di Davide) e la regina di Saba, episodio narrato nella Bibbia e nell'antico libro chiamato Kebra Nagast, che riveste una certa importanza nella tradizione della Chiesa ortodossa etiope a cui tutti i rasta fanno riferimento (in accordo con l'esempio di Ras Tafari stesso). L'incoronazione di Hailé Selassié aveva anche una valenza politica, oltre che religiosa, essendo all'epoca l'Etiopia l'unico stato indipendente del continente africano. Le credenze rastafariane si basano su un'interpretazione della Bibbia. Centrale alla religione è la credenza monoteistica in un unico Dio, chiamato Jah, che risiede parzialmente in ogni individuo. Il Rastafarianesimo è afrocentrico e concentra l'attenzione sulla diaspora africana, che crede sia oppressa dalla società occidentale, o "Babilonia". Molti Rasta chiedono il reinsediamento di questa diaspora in Africa, un continente che considerano la Terra Promessa, o "Zion". I Rasta si riferiscono alle loro pratiche come "livity", che include l'adesione ai requisiti dietetici Ital, l'indossare i capelli in dreadlocks e seguire i ruoli di genere patriarcali. Gli incontri comunitari sono noti come "groundations" e sono caratterizzati da musica, canti, discussioni e il fumo di cannabis, quest'ultimo considerato un sacramento con proprietà benefiche).

La recensione 

Reinaldo Marcus Green, il regista e sceneggiatore, racconta la vita e la carriera musicale di Robert Nesta Marley, partendo dagli anni in cui s’imprime nel panorama mondiale grazie al tour che tocca svariati Paesi del globo terrestre, compiendo un vero e proprio Esodo, come il pezzo che dà il titolo al suo album rivoluzionario Exodus (1977).

Siamo nel 1976 e si consumano due rivoluzioni: una politica e l’altra musicale e grazie al carisma e alla tenacia di Bob, le due rivoluzioni s’intrecciano perché l’artista sceglie di mettere a repentaglio la sua stessa vita per cantare l’importanza della libertà individuale, rivolgendo lodi al suo Dio Jah. 

Kingsley Ben Adir interpreta Bob Marley con stile impeccabile e una voce intonata e verosimile. 

Kingsley è forse più longilineo di Bob anche nei movimenti più morbidi e meno selvaggi e scatenati di quelli del cantante giamaicano ma riesce ad emozionare, mostrando quella fierezza tipica di Bob, anche nei momenti più bui e tormentati della sua esistenza, dall’infanzia poverissima in cui non conobbe mai suo padre, all’adolescenza fino alla maturità dei suoi trent’anni, padre di numerosi figli tra cui Ziggie, cantante e produttore del film, e marito della corista e affettuosissima Rita, di cui veste i panni egregiamente la bella Lashana Lynch.

Il film biografico, è pieno di riflessioni sul valore di un’artista e sulle sue potenzialità, prima fra tutte quella di contribuire attraverso i suoi messaggi e moniti, al cambiamento globale,  in un mondo in cui vince il male alimentato dalle guerre, sul bene e la pace. 

Sono di una bellezza unica le immagini del vero Bob sul finale. 

Consigliatissima la visione di Bob Marley One Love. 

Suspicious minds

Sono pensieri sospettosi quelli che s'insinuano nella mente di giovani amanti e di una coppia sposata e consumata dal tempo che è passato.

Sedotta dalla presenza di Francesco Colella, ho visto il film come seduta davanti ad un cocktail analcolico da consumare nel tempo di un rendez-vous e che invece mi sono ritrovata a bere tutto d'un fiato. 

 Suspicious minds mi è piaciuto moltissimo perché mi ha ricordato un articolo che scrissi, intitolato: Il tradimento come terapia per la coppia, il tema della conferenza di uno psicoterapeuta nella quale veniva spiegata l'utilità del tradimento, se confessato, per superare una crisi di coppia, oppure per lasciarsi definitivamente.

Nel film accade tutto ciò che lo psicoterapeuta chiarì nella sua conferenza sul tradimento: ci si tradisce e poi si resta insieme oppure ci si lascia.

E' suggestiva la location: Roma, la città eterna, un hotel e un ascensore che si blocca e imprigiona per quasi due ore due turisti italiani, due sconosciuti, Fabrizio (Francesco Colella) e Giulia (Amanda Campana), che per un po' si estraniano dalle proprie identità per essere altro da se e persino per riconnettersi con i mostri di un passato da cui non riescono a liberarsi.

Francesco Colella è un manager italiano sposato con l'olandese Emilie. 

Torna dunque l'Olanda, presente nel gioiellino Due piccoli italiani anche se qui Colella non compie un viaggio rocambolesco nell' Olanda delle speranze ma ci vive proprio, concedendosi vacanze romane con la moglie olandese Emilie (Thekla Reuten), conosciuta proprio nella Capitale. 

Nella favola scritta e diretta con acume e sensibilità da Emiliano Corapi e apprezzata su Paramount +, vince la mentalità aperta e mitteleuropea di Fabrizio ed Emilie, coppia consolidata e annoiata ma complice ed evoluta, rispetto a quella moralista dei ventenni Daniele (Matteo Oscar Giuggioli) e Giulia, che iniziano con il prendersi gioco di una coppia incontrata sull'aereo e che non sembrava innamorata come loro e che finisce col farsi soggiogare e sconfiggere dalla gelosia per un flirt passeggero e senza alcun valore.

Consiglio di vedere il film che è davvero stupendo!

Titan Il disastro di OceanGate

 Tutto il mondo ne ha parlato ed era impossibile restare indifferenti di fronte a una tragedia simile. Vedendo ieri sera il documentario su Netflix della durata di 1.51 e diretto da Mark Monroe, si scopre che si è trattato di una tragedia annunciata e attraverso le immagini di repertorio e le interviste a coloro che hanno lavorato per realizzare, mettere a punto e testare il sommergibile turistico Titan destinato con certezza matematica al cedimento, si possono comprendere le motivazioni della tragedia in mare che due anni fa, ha scosso ognuno di noi.

Avvenne il 18 giugno del 2023 l'implosione catastrofica del sottomarino Titan, gestito da OceanGate, causando la morte istantanea dei cinque passeggeri a bordo durante una spedizione turistica al relitto del Titanic. L'implosione è avvenuta a una profondità di oltre 3.300 metri nell'Oceano Atlantico.

Dalle dichiarazioni di ingegneri ed esperti che hanno lavorato alla realizzazione del sommergibile,  emerge che l'incidente del batiscafo Titan sia dovuto a problemi strutturali e carenze di sicurezza del sommergibile sprovvisto di certificazioni ufficiali. Tutti coloro che hanno tentato di fermare l'impresa, sono stati ignorati dall'ingegnere Stockton Rush, Ceo di OceanGate, accecato dall'ambizione di rivoluzionare l'esplorazione subacquea, tramutando l'entusiasmo dei passeggeri in tragedia.

E' vero che Stockton voleva creare qualcosa di meraviglioso e rivoluzionario senza badare alle avvisaglie riscontrate nelle immersioni di prova che hanno preceduto quella definitiva.

Rush credeva nell'infallibilità del suo sottomarino realizzato in fibra di carbonio e titanio. Lo scafo di Titan è stato progettato in modo che un guscio di fibra di carbonio fosse incollato agli anelli in titanio su entrambe le estremità. 

Nei video mostrati nel documentario, Stockton sottovalutò i rumori verificatisi nelle immersioni di prova, prendendo le distanze dagli esperti che lo avevano seguito fino a quel momento e che sono stati licenziati alcuni, altri se ne sono andati volontariamente, rifiutandosi di prendere parte a un progetto pericoloso come l'immersione verso il relitto del Titanic, costato la vita allo stesso Stockton.

Parlano anche i parenti delle vittime e c'è molta amarezza nelle loro parole.

Invito a vedere l'interessantissimo documentario su Netflix.


The Lady in the van


“Scrivere è parlare a se stessi” e di riflesso, raccontare storie come quella vissuta dall’attore, commediografo, sceneggiatore e scrittore inglese Alain Bennett, divenuto amico speciale  della signora nel pulmino per ben 15 anni, dal 1974 al 1989 ossia il tempo nel quale la misteriosa anziana Miss Shepherd, visse barricata nella sua abitazione a quattro ruote parcheggiata nel giardino del comprensivo ed empatico scrittore. 

La pièce teatrale di successo “The Lady in the Van” ha meritato di diventare l’ adattamento cinematografico diretto da Nicholas Hitner e nel quale ho ammirato l’iconica attrice britannica  Maggie Smith, vestita di stracci come la vecchia barbona interpretata e incantevole come non mai nei panni di una donna talentuosa e in lotta contro un destino avverso  sul quale ha la meglio, nonostante le ingiustizie subite e gli imprevisti incidenti che hanno finito col travolgerla.

Alex Jennigs è Alain, lo scrittore single e omosessuale con una madre anziana e malata che vive per conto suo fino a che il suo stato la condurrà all’ospizio; Alain si sdoppia e il suo alter ego è necessario per raccontare a se stesso la storia vissuta e le strane contraddizioni che detesta e che tuttavia lo affascinano al punto da accettare come una specie di convivente, l’anziana donna che vive nel suo giardino incurante delle conseguenze. È strano perché la madre è al centro anziani e quando va a trovarla non lo riconosce più mentre l’anziana donna vive lucidamente sotto casa sua.

Miss Shepherd mostra una cultura raffinata e lo fa nei pochi dialoghi che è costretta ad avere con Alain, con i vicini che la disturbano o con i servizi sociali efficientissimi in Inghilterra e pronti ad assistere i senzatetto come lei ed a offrire abiti, cibo e un centro sociale dove potersi lavare e dove dormire in un letto.

È come se Alain stesse raccontando  a se stesso attraverso il suo doppio e con crescente incredulità la storia della sua bizzarra convivenza con Miss Shepherd  e il tempo del racconto s’interrompe nel momento in cui l’anziana e malata sale in cielo accolta da un Dio benevolo e il suo posto sicuramente è in paradiso tra gli altri angeli, ma alla fine decide di narrarla in un libro l’esistenza della signora nel pulmino, ritenendola materia assai più interessante che parlare della sua stessa vita probabilmente. 

I misteri di Miss Shepherd vengono a galla con  stupore da parte di Alain il quale scopre di aver vissuto a stretto contatto con una ex suora, con una musicista dotata di un talento innato e molto altro che vi consiglio di scoprire guardando lo splendido film su Netflix.

 

 


Maschi Veri/Machos Alfa su Netflix


Ho seguito le tre stagioni (2022/2025) della straordinaria serie spagnola Machos Alfa, sui quattro amici quarantenni costretti dagli eventi a decostruire la loro mascolinità. 


Pedro, Santi, Luis e Raul nel primo episodio intitolato In decostruzione, devono ammettere di essere dei veri e propri maschilisti e di seguire un corso di decostruzione della loro mascolinità per ricominciare a vivere dopo che il primo ha perso il lavoro, il secondo ha sua figlia diciassettenne in casa a vivere con lui, il terzo deve gestire l’insoddisfazione sessuale della moglie Ester e madre dei suoi adorabili figli e il quarto tenta di fare una proposta di matrimonio alla compagna ma non va come previsto. 

Gli episodi della serie spagnola diretta da Laura Gaballero con Gorka Otxoa, Fele Martinez, Fernando Gil, Raul Tejòn, Kira Mirò, Maria Hervas, Paula Gallego e Raquel Guerrero, sono scorrevoli e appassionanti perché attualissimi, con storie di fallimenti sentimentali ai tempi dei social in questa società dove conta può l'apparire che l'essere.

Approda su Netflix, Maschi Veri che già dal titolo ricorda la serie spagnola.

 Nell'adattamento italiano di Machos Alfa, la regia è di Letizia Lamartire e di Matteo Oleotto e sviluppa in otto episodi le avventure e disavventure di quattro amici over 40. 

C'è Francesco Montanari nei panni dell'eterno seduttore anche se fidanzatissimo con Ilenia, avvocato di successo affascinante e aperta di mentalità come Sarah Felberbaum, che propone di vivere il rapporto come una coppia aperta, con incontri occasionali al di fuori della coppia appunto per fuggire da una routine che rischia di mettere a repentaglio la relazione.

L'unico uomo ancora sposato è Pietro Sermonti/Luigi, come il Luis spagnolo, somigliante sia nel carattere che nell'aspetto a Fele Martinez, che svolge la professione di poliziotto e inizia a fare i conti con l'andropausa, rendendo la moglie Tiziana, la bellissima e bravissima (Thony) insoddisfatta e che si invaghisce del suo personal trainer immaturo, il quale finisce col chiamarla mamma.

Nei panni del Santi spagnolo, il fragile Mattia, c'è Maurizio Lastrico, separato dalla bella sia pure iena Nicole Grimaudo, ma consolato e sostenuto dalla figlia adolescente bisex Alice Lupparelli, che cercherà di curare le ferite paterne attraverso una decina di incontri online su Tinder.  

Dulcis in fundo c'è Pedro, anzi Massimo (Matteo Martani) un comunicatore scaltro e senza peli sulla lingua, non ancora padre e purtroppo licenziato nel primo episodio per colpa di uno spot sessista, cosa che comprometterà il suo tenore di vita altissimo, Vive in una megavilla con piscina con la compagna Daniela (Laura Adriani) in ascesa sui social (instagram) e con una collaboratrice domestica indispensabile e premurosa come Maria, la bravissima Yamila Suarez (in foto).

Amici fin dai tempi dell'università, i quattro inseparabili compagni di viaggio, su consiglio di un amico gay, decidono di seguire un corso sulla decostruzione della mascolinità, per mettere da parte la loro mascolinità tossica nel tentativo di costruire rapporti sani e vincenti.

Splendido il cast, la regia e la fotografia in questa serie nostrana, dove ho particolarmente apprezzato la verità sui volti degli attori, non solo bellissimi e perfetti ma con le loro rughe d'espressione senza filtri e le lentiggini che di solito vengono coperte dal trucco e ho amato la cura per la psicologia dei personaggi.

L'unica cosa che non mi è piaciuta: la rubrica di Selvaggia Lucarelli. Perché? Ha reso monotono e lento l'episodio che stavo seguendo con interesse.

 Consiglio di seguire la serie su Netflix, evitando di fare sterili paragoni con la serie spagnola di riferimento.

The Lesson


 Liam è un giovane scrittore di talento a cui viene proposto di lavorare come precettore del figlio del suo idolo, il romanziere J.M. Sinclair. Giunto nella sperduta magione, Liam si trova invischiato in una ragnatela di risentimenti e bugie.

C’è una palude, l’acqua è torbida come la mente del signor Sinclair, un impeccabile Richard E. Grant, impegnato nella stesura del suo ultimo romanzo, destinato ad essere un capolavoro. Mr Sinclair, è immerso nel suo lavoro di scrittore e nel tempo che rimane, si limita ad essere un marito presente e all’occorrenza passionale, un padre severo e inflessibile dell’unico figlio rimasto: Bertie (Stephen Mcmillan), al quale desidera dare l’educazione che è mancata all’altro, morto annegato nella palude e lo fa seguendo  il consiglio della moglie, di assumere un educatore per garantire a Bertie l’ammissione al college.

Nel corso della vicenda, i contorni della storia si delineano e ne emerge una figura più meschina di quella che all’inizio appare, questo grazie all’abilità di Liam, l’educatore di Bertie, di scovare la verità con la complicità di sua moglie Helene (Julie Delpy).

Oltre all’eccezionale prova da attore di Richard  E. Grant, ho apprezzato anche il talento di Daryl McCormack e di Julie Delpy nel film diretto da Alice Troughton e in programmazione su Netflix.

Consigliato! 

Nonnas


Brindiamo a vivere bene la vita

Rimpiangerai le occasioni che non hai saputo cogliere


Sono due delle frasi pronunciate dalle protagoniste di questa vicenda stupenda tratta da una storia vera.

Nonnas è disponibile su Netflix dal 9 maggio 2025, il giorno successivo all'elezione del Papa Leone XIV di origine americana. Questo film è italoamericano e mi fa pensare ci sia un filo sottile e impercettibile tra i due eventi.


La recensione


Nella commedia del 2025 diretta da Stephen Chbosky, scritta da Liz Maccia e interpretata da Vince Vaugh, sembra si senta per tutto il tempo, il profumo del ragù italiano, dei soffritti misti, dei cannoli siciliani con la ricotta, della cassata e anche della capuzzella, un piatto tipico della cucina siciliana che è ancora nel menù del vero ristorante a cui il film s'ispira e che festeggia il suo quindicesimo anno di apertura, grazie all'incrollabile lavoro delle nonne di tutto il mondo, che cucinano per tutti coloro che hanno il piacere di fermarsi a mangiare all'Enoteca Maria, aperta da Joe Scaravella a Staten Island.


Joe Scaravella è interpretato da Vince Vaughn, affranto e smarrito al funerale dell'amatissima mamma Maria, morta per un tumore. 

I suoi ricordi da bambino sono legati al pranzo della domenica e al cibo cucinato con amore dalla mamma e dalla nonna, le donne della sua vita; questo pensiero accompagna il quarantenne single occupato in un lavoro poco gratificante, tra le strade di little italy,  dove  passeggia, ricordando le parole di sua madre e della nonna, soprattutto questa: "a tavola non si invecchia". 

Così scorge l'insegna di un ristorante in vendita e decide d'istinto di dargli nuova vita, per cucinare i piatti familiari della sua esistenza.

Tuttavia Joe non è né imprenditore né cuoco. 

Neanche l'amico Bruno (Joe Manganello) crede sia una buona idea. E' più entusiasta la moglie di Bruno, Stella (Drea De Matteo) ma ormai la frittata è fatta, il quarantenne pervaso dalla voglia di ricreare i perfetti sapori della sua infanzia, ha speso tutti i suoi risparmi per comprarlo e dargli nuova vita.

La prima cosa da fare è ristrutturarlo e poi cercare delle donne anziane e italiane per poter cucinare i piatti della sua infanzia, semplici e pieni d'amore.

Al suo annuncio di lavoro rispondono Roberta (Lorraine Bracco), una vecchia e cara amica di sua mamma Maria, di origini siciliane che vive in un centro anziani, è irruenta e vuole sempre cucinare la capuzzella, ossia una testa di agnello ripiena dall'odore forte, Gia (Susan Sarandon), una seducente parrucchiera e ottima pasticcera specializzata nella preparazione del cannoli. A loro si aggiunge l'ex suora Teresa, per tutti l'Adriana di Rocky, l'irresistibile Talia Shire e Antonella (Brenda Vaccaro), una vedova di origini bolognesi e vicina di casa di Olivia (Linda Cardellini) la ex del liceo di Joe e che rincontra con stupore.

Le nonne, dopo gli scontri iniziali, si rivelano essere delle cuoche eccezionali, capaci di ricreare quei sapori familiari che Joe desiderava.

Ma la passione e il cuore delle nonne, non basta. Sorgono numerosi problemi burocratici e l'assenza di clientela fa rischiare a Joe il fallimento.

Ma la tenacia e l'amore vincono su tutto ed Enoteca Maria resta aperta e sfama d'amore tutti i suoi clienti.

Il cast è eccezionale, hanno dato tutti un sapore speciale ad ogni scena del film.

La colonna sonora, da Rita Pavone alla tarantella napoletana, è un ottimo ingrediente accanto ai sapori dei piatti preparati dalle nonne le quali ricordano che cucinare è un atto d'amore.

Film consigliatissimo!!!


Eterno visionario



 Stoccolma 10 dicembre 1934

Premio Nobel per la letteratura all'illustre scrittore italiano Luigi Pirandello

"... Per riuscire nelle mie fatiche letterarie ho dovuto frequentare la scuola della vita. Questa scuola è l'unica che può aiutare una mente come la mia simile a quella di un bambino; ho sempre sentito il bisogno di credere alle apparenze della vita senza alcuna riserva, la sincerità con cui ho imparato questa lezione ha palesato un'umiltà, un amore e un rispetto della vita indispensabili per assorbire delusioni amare, esperienze dolorose, ferite terribili e tutti gli errori dell'innocenza che danno profondità e valore all'esistenza mi ha permesso di crescere e nel contempo di rimanere me stesso evolvendosi il talento mi ha reso incapace di vivere come si conviene a un vero artista capace soltanto di pensieri, di sentimenti. E così nell'illusione di creare me stesso ho creato solo quello che sentivo, in cui riuscivo a credere, provo gratitudine e orgoglio al pensiero che questa mia creazione sia stata ritenuta degna del prestigioso premio con il quale mi onorate, mi piacerebbe credere che esso sia stato conferito non tanto alla perizia dello scrittore che è sempre irrilevante quanto alla sincerità umana del mio lavoro". Luigi Pirandello

E' con queste parole che lo scrittore e drammaturgo di Girgenti, Luigi Pirandello, ringrazia l'Accademia reale di Svezia per l'ambito Premio che gli è stato conferito.

E' un viaggio inedito, appassionante e umanissimo quello dentro la vita e l'arte dello scrittore siciliano, l'eterno visionario a cui presta lo sguardo, la voce e le sembianze l'ineguagliabile Fabrizio Bentivoglio, con la magistrale regia di Michele Placido, che si riserva un cameo, quello del suo agente letterario, ossia di colui che lo accompagnerà nella carriera artistica.

Eppure Pirandello è artefice del proprio destino, non di quello che gli è stato riservato, ossia minatore nelle cave di zolfo paterne. Fugge in Germania a diciotto anni, imparando la lingua tedesca e dedicandosi a quelle parole destinate a illuminare il mondo.

Le tappe del viaggio in treno dello scrittore sono i momenti in famiglia con i figli, le prove teatrali, ma ce n'è uno che lo segnerà: l'incontro con i sei personaggi in cerca d'autore che lo perseguiteranno per sempre.

 Forse la tappa più emblematica del suo affascinante eppure tortuoso viaggio è quella in Svezia per il Nobel che Pirandello vuole compiere da solo, senza famiglia al seguito, solo col suo fedele agente Saul Colin e con Marta Abba, ossia colei che fu la sua ispiratrice e che rifiutò l'invito a partecipare alla consegna del premio.

L'incontro con la bellissima e talentuosa attrice Marta Abba (Federica Luna Vincenti), avviene a Roma nel 1925. Pirandello è in platea con Massimo Bontempelli.

"Voi donne avete un corpo certo ma come si fa a mettere in scena la vostra anima? Ecco io mi sono sempre chiesto come si fa a rappresentare il fascino oscuro della femminilità e ho scritto decine di figure femminili ma questo aspetto m'è sempre sfuggito ed ora invece arriva lei Marta ed è come se io la stessi aspettando da sempre; ma dov'è stata nascosta tutto questo tempo?"

Così Pirandello scopre la sua musa ed è un incontro destinato a cambiare il suo modo di scrivere, di descrivere le cose.

Ma non è stata sempre così luminosa la sua carriera, ci sono state incomprensioni e momenti difficili, bui, meno noti e sottolineati in questo straordinario film biografico, didascalico, letterario e acuto che mi ha emozionato e sorpreso. Vidi la casa di Pirandello a Girgenti, ho letto e studiato i suoi romanzi e la sua drammaturgia, ho visto diversi suoi lavori teatrali interpretati nel tempo ma questo road movie ha dato nuova luce a quelle che erano le mie conoscenze sulla carriera e la vicenda pirandelliana.

Roma, 1938

Luigi Pirandello ha una moglie e tre figli: Stefano (1895/1972), Rosalia "Lietta" Caterina (1897/1971) e Fausto Calogero (1899/1975) furono anch'essi spettatori del teatro paterno e solo Stefano ereditò la passione per il teatro mentre Fausto realizzò il suo sogno di diventare pittore.

Mentre si trova a cena con i colleghi scrittori a discutere sul duro attacco ricevuto da Benedetto Croce per "Il fu Mattia Pascal e sulla guerra, la moglie interpretata magnificamente dalla bravissima Valeria Bruni Tedeschi, ha un attacco isterico e caccia tutti da casa, alimentando la disperazione dei figli che assistono passivamente al peggioramento della precaria salute mentale della madre.

Il figlio Stefano è al fronte ma la prima guerra mondiale è finita e può finalmente tornare a casa.

Stefano assiste alle prove teatrali del padre e il collega Bontempelli teme che il pubblico non sia pronto per un tipo di teatro rivoluzionario come quello pirandelliano e infatti anche se ciò oggi potrebbe sembrare assurdo, non è effettivamente pronto a cogliere l'essenza della drammaturgia di Luigi Pirandello e al Teatro Valle di Roma viene fischiato nel bel mezzo dello spettacolo senza dare al drammaturgo modo di spiegare agli spettatori irati, il senso della pièce.

Pirandello, conduce nel meraviglioso Palazzo Braschi la sua compagnia per scegliere gli abiti di scena realizzati da un abile sarto e con stoffe pregiatissime.

Lavora alle sue opere curando tutti i dettagli, senza trascurarne nessuno.

E' per i suoi attori come un padre in quella che considera una famiglia ideale, come non è riuscito a creare nella vita reale, ci prova e sicuramente riesce, sulla scena.

Con la famiglia riunita, annuncia la sua grande impresa. "Ho deciso di chiedere a Mussolini di sostenere la nostra idea di un teatro nazionale finanziato dallo stato e dopo il successo di Marta nostra dea non ho motivo di dubitare che otterremo la sua approvazione".

Lietta, la figlia con la quale ha più empatia, è interpretata da Aurora Giovinazzo. Stefano è interpretato da Giancarlo Comare e Fausto è Michelangelo Placido.

Tra le scene più intense del film c'è quella in cui Pirandello guardandosi allo specchio mostra a Marta Abba il dramma della vecchiaia che si legge sul suo volto mentre brucia nel suo cuore l'ardore della giovinezza.

Ci sono progetti mai realizzati come il film sui Sei personaggi in Germania, sogni infranti e grandi soddisfazioni per Pirandello, prima fra tutte essere tutti i suoi personaggi o forse solo Mattia Pascal.

La cura dei dialoghi e la fotografia stupefacente, oltre all'impeccabile regia di Placido e alla superba interpretazione di Fabrizio Bentivoglio, rendono questo film un capolavoro.

V'invito a vederlo su Amazon Prime!

The Irishman





Questo non è solo un film ma una lezione di cinema e di mafia, di come quest’ultima influenzi e cambi la vita dei protagonisti capaci di mostrare un talento senza tempo, in primis il semi Dio Pacino carismatico e magnetico anche nei panni di Jimmy Hoffa, il capo dei sindacalisti americani fino a Frank Sheeran impersonato dall’ irresistibile De Niro, che attraverso la voce fuori campo dall’ospizio, luogo dove da vecchi si va a morire, racconta la vita dura e spietata di chi fa a patti con i duri per andare avanti. 
Frank è un autista di camion, trasporta carne e l’incontro con Russell Bufalino (Joe Pesci), boss della mafia a Filadelfia, cambierà per sempre il corso della sua esistenza. Martin Scorsese dirige un capolavoro dove c’è tanta America e un po’ d’Italia. Splendide le scene che si ripetono come una piacevole abitudine tra Russel e Frank che pasteggiano spezzando un filone di pane italiano che intingono a bel buon vino rosso anche quando si ritrovano in carcere. La vita e la morte s’incontrano e scontrano sempre. Alla fine persino i potenti se ne vanno, muoiono e non ci sarà più nessuno da cui farsi proteggere o per cui lavorare.  
La vera storia di Frank Sheeran, l'irlandese che uccise il sindacalista Jimmi Hoffa. Tratto dal libro "I Heard You Paint Housesdel" di Charles Brandt. Il film ha ottenuto 9 candidature a Premi Oscar, 4 candidature a Golden Globes, 9 candidature a BAFTA, 13 candidature e vinto un premio ai Critics Choice Award, 3 candidature a SAG Awards, 1 candidatura a Writers Guild Awards, 1 candidatura a Directors Guild, 1 candidatura a Producers Guild, Il film è stato premiato a AFI Awards, 1 candidatura a ADG Awards, 2 candidature a NSFC Awards, In Italia al Box Office The Irishman ha incassato 37,7 mila euro .
Gli splendidi attori ringiovaniti con impeccabili trucchi cinematografici, sono giovani e coraggiosi, senza paura, si sposano, fanno famiglia, invecchiano e vivono le fragilità, i  dolori e le paure di chiunque. Si sentono invincibili fin quando tornano a galla ricordi e buoni sentimenti come l’amicizia tra Jimmy e Frank. 
Da non dimenticare Harvey Keitel altro gigante in questo film immensamente bello e da vedere assolutamente su Netflix! 

PennadorodiTania CroceDesign byIole