Grazie ragazzi
L'uomo che ride
Gwynplaine ha 25 anni e Dea 16, ormai sono una famiglia e per campare sono impegnati in spettacoli itineranti e il ragazzo il cui volto attira l'attenzione e la curiosità dei passanti e del pubblico, diventa l'attrattiva, la stella, la celebrità.
La recensione
Il film del 2012 in abbonamento su Prime video, è tratto dal romanzo scritto da Victor Hugo (L'homme qui rit) e pubblicato nell'aprile del 1969.
La vicenda è ambientata nel 1690.
E' il 29 gennaio, una nave salpa in fretta e l'equipaggio abbandona un bambino sulla costa inglese.
Il bambino disperato, solo, affamato, intraprende un’estenuante marcia in mezzo alla neve e mentre cammina trova una bambina che porta con se, fino alla carovana di Ursus, un filosofo vagabondo e poeta che vive d'arte e di sogno.
L'uomo dapprima disinteressato, sceglie di far entrare i piccoli, di nutrirli, salvandoli da morte certa.
Inizia così la vita nella nuova famiglia di Gwinplaine, il quale diventa un artista che è l'attrattiva principale negli spettacoli diretti da Ursus.
A una di queste rappresentazioni teatrali assiste la duchessa Josiane, sorellastra della regina Anna, che s'innamora del ragazzo che ride.
Gwinplaine scopre di essere figlio legittimo di Lord Linnaeus Clancharlie, un nobile rimasto fedele al giuramento fatto alla repubblica instaurata da Oliver Cromwell e che si era volontariamente esiliato in Svizzera, dove era morto.
L'allora re Giacomo, aveva fatto rapire l'unico figlio legittimo, e lo aveva venduto con l'ordine di renderlo irriconoscibile.
Gwinplaine, venuto alla conoscenza della sue origini, riacquista il titolo nobiliare e promesso sposo di Josiane, viene condotto nella camera dei lord per l'investitura.
Durante il suo discorso che sembra l'arringa in un tribunale, attacca l'aristocrazia per la sua indifferenza nei confronti del popolo bisognoso e viene deriso e insultato dall'assemblea.
Comprende che quello non è il suo posto e scappa alla ricerca della sua famiglia di artisti di strada.
Gwinplaine e Dea, si sono sempre amati però un destino crudele strapperà per sempre l'angelica Dea dall'uomo che ride.
Eppure Gwinplaine la cercherà nelle acque della Manica per ricongiungersi per sempre all'amata e bellissima Dea.
E' stata immediata l'associazione con Joker mentre vedevo il film e in effetti nel 1940 il disegnatore di fumetti Bob Kane e lo scrittore Bill Finger usarono il ritratto che Conrad Veidt aveva dato a Gwinplaine come ispirazione per la creazione di Joker, la nemesi di Batman.
Il film diretto da Jean Pierre Ameris, con Gerard Depardieu nei panni di Ursus, Marc André Grondin in quelli di Gwinplaine ed Emmanuelle Seigner in quelli di Dea, mostra una storia estremamente bella e attuale, un'opera fiabesca e visionaria, dove Hugo denuncia sia la corruzione e il passivismo dei nobili e della classe sociale privilegiata che la discriminazione e il rifiuto per le persone che hanno subito un incidente che ne ha deformato l'aspetto e lo fa attraverso un romanzo dalle tinte forti, e che è considerata l'opera più notturna, onirica e visionaria dell'autore de "I miserabili".
Il film è meraviglioso e consigliatissimo!
Il grande giorno su Prime video
Per chi come me ha seguito Aldo, Giovanni e Giacomo a teatro, li ha amati in tv nelle indimenticabili puntate di Mai dire gol e che inevitabilmente ha visto tutti i loro spettacoli, nonché i loro film, più e più volte, oggi è giunto il grande giorno di assistere al loro ultimo lavoro, finalmente su Prime Video, evitando di leggere recensioni ma ponendomi di fronte al loro rinnovato entusiasmo con candore e sorpresa.
Ed è stato amore a prima vista per il film che vince il David dello spettatore, il primo per lo straordinario trio.
La recensione
Il grande giorno segna il ritorno dell'amatissimo e affiatato trio comico dopo Odio l’estate diretto da Massimo Venier.
Questa volta la consapevolezza della vita con tutti i suoi momenti no, con gli amori sfumati e tenuti insieme dall'abitudine come quello tra Giacomo e sua moglie Lietta (Antonella Attili) e le mogli perse, come Margherita (Lucia Mascino) definita cinicamente la barbie vintage da Valentina (Elena Lietti), la seconda sposa di Giovanni, muove i fili delle esistenze in un film corale e in cui ognuno occupa un posto ben preciso, intonando un canto tutto suo.
Ciò che riunisce quest'allegra brigata è l'imminente matrimonio di Elio (Giovanni Anzaldo) e Caterina (Margherita Mannino), gli amati figli di Giacomo e Giovanni, due vecchi amici e soci in affari.
Caterina è la figlia che Giovanni ha avuto da Margherita, la prima moglie, cresciuta con amore da Valentina, come fosse sua figlia. Una famiglia allargata insomma.
Per rendere il giorno del matrimonio di sua figlia, un momento indimenticabile, d'accordo con il socio e padre dello sposo, decide di affittare Villa Kramer, nello scenario mozzafiato del Lago di Como.
I preparativi del matrimonio sono estenuanti.
Deve essere tutto perfetto, dalle bomboniere, al vino, a Francesco Renga che dovrà cantare l'Ave Maria di Schubert, al cardinale che celebrerà il matrimonio, fino ai fuochi d'artificio.
Sarà una festa della durata di tre giorni.
Iniziano ad arrivare gli ospiti, dal cardinale, alla mamma della sposa che giunge col suo nuovo compagno, Aldo, un fisioterapista del sud estroverso e socievole al limite della sopportazione, gioviale con tutti e soprattutto innamorato della sua Margherita, donna invidiata e criticata per aver mollato matrimonio e figlia che all'epoca aveva 12 anni, per vivere la sua vita ed essere felice.
La scelta di Margherita in fondo, è il leit- motiv del film e accomuna la famiglia degli sposi i cui coniugi, sono ingessati in ruoli fissi e senza più ricordare quando è stato l'ultimi giorno che sono stati felici.
L'arrivo di Aldo alla festa, è sicuramente il deus ex machina in uno spettacolo le cui prove stanno per terminare, anche se nessuno degli attori, è pronto al debutto.
Con la presenza di Aldo, la sua goliardia irrefrenabile, che comporterà giochi notturni e il ferimento del Cardinale, portato via in elisoccorso, il castello di ghiaccio allestito durante i preparativi, si scioglie come neve al sole e i due soci benestanti e 'arrivati' de la Segrate Arredi, si sentono dei semplici commessi ne Il paradiso della brugola di Tre uomini e una gamba.
Non sarà perfetto ed elevato come quello scelto, il sostituto del Cardinale, ma don Francesco un prete di poche pretese se non quella di mangiar bene, è quello di cui ci si deve accontentare un po' come accade nella vita, quando non si ha scelta.
Don Francesco (Francesco Brandi) in fondo, è abituato a celebrare funerali non matrimoni, anche se sarà la voce narrante nel film, parte affidata ad Aldo in Chiedimi se sono felice, visto non so più quante volte.
Il rischio in un film simile, era quello di trovarsi di fronte a un trio che ormai aveva fatto e detto tutto con tempi comici perfetti, ma anche questa volta hanno dimostrato, come ha detto sapientemente don Francesco, che ad ogni fine c'è sempre un nuovo inizio.
Tanti sono i momenti belli, divertenti e anche struggenti nel film, come quello in cui Aldo intona al pianoforte Maledetta primavera, dove ci si ritrova inevitabilmente a cantare perché certe note ti fanno sentire parte di un tutto vissuto tutti assieme.
Sicuramente lo rivedrò e oggi io sono davvero felice di aver trascorso quasi due ore in compagnia dell'adorato trio!
Film consigliatissimo!
Le otto montagne il film
Sono i padroni del proprio tempo i protagonisti de "Le otto montagne", il film ispirato all'omonimo romanzo di Paolo Cognetti, Premio Strega 2017, vincitore del Premio della Giuria a Cannes 2022 e del David di Donatello 2023 come Miglior Film.
Felix Van Groeningen e Charlotte Vardermeersch, dirigono Luca Marinelli e Alessandro Borghi, con un'anima talmente sconfinata da ricordarmi quella freschezza, il candore, l'autenticità e la crudezza attraverso cui li conobbi la prima volta ne "Non essere cattivo" di Claudio Caligari e che li consacrò entrambi nel panorama cinematografica italiano e internazionale.
E con un’incredibile forza vitale il film si dipana, incentrato sul viaggio naturalistico, intimo e sentimentale dei due, sulla continua scoperta di se stessi e del mondo e sulle diverse forme d''amore, quello genitoriale rappresentato dal papà di Pietro, uno splendido Filippo Timi, quello filiale di Bruno e Pietro, quello naturalistico che s'intreccia con quello utopistico e individuale alla ricerca del luogo adatto in cui vivere e costruire, dove poter condividere persino la costruzione di una casa di montagna e che sarà un percorso a ritroso nei ricordi di un'infanzia e dell'adolescenza a contatto con un padre esemplare e in fondo sconosciuto.
Alessandro Borghi è fenomenale e struggente nei panni di Bruno, che cresce in uno sperduto paesino della Val d'Aosta, custodendo il suo amore per quei monti che proteggerà come un nume tutelare, col suo instancabile impegno e una dedizione sconfinata.
Con lo stesso ardore Pietro, l'incantevole e angelico Luca Marinelli, ormai adulto e scrittore, tiene accesa la luce di un'amicizia esclusiva come quella con Bruno, che era l'unico bambino nel paese dove trascorreva con i genitori le vacanze estive per poi fare ritorno in città.
Le cose prenderanno una forma nuova e inaspettata e i due bambini, si ritroveranno in età adulta ancora insieme per poi separarsi e ritrovarsi di nuovo e sarà proprio la montagna il luogo dove quell'amicizia getterà le basi per essere il rapporto più duraturo e inossidabile.
La narrazione nel film è dilatata, è come se il tempo dell'incontro e del viaggio siano volutamente scanditi dai registi che si soffermano sui vari momenti esistenziali sia dei protagonisti che degli altri personaggi, per contrastare la velocità dei nostri tempi, in cui non si ha la possibilità di fermarsi ma i sentimenti talvolta lo reclamano.
Attraverso questo film, si viene inevitabilmente proiettati in un passato dove il meta verso era ancora lontano e gli algoritmi non condizionavano come avviene oggi, le nostre azioni, le nostre scelte e i nostri spostamenti.
La fotografia è magnifica e i diversi scenari montani, sono incorniciati dalle musiche di Daniel Norgren.
"Le otto montagne" è un viaggio dell'anima anzi di anime assetate di rapporti umani, alla riscoperta della pazienza, necessaria in una società frenetica e individualista come quella in cui viviamo.
The Fabelmans
"The Fabelmans" di Steven Spielberg ha conquistato il David di Donatello 68 per il Miglior film Internazionale, l'ultimo dei numerosi premi meritatamente vinti.
Oggi l'ho visto su Prime Video ed ho trascorso più di due ore tra i sogni adolescenziali di un giovanissimo e appassionato Spielberg, filmaker per vocazione e attento osservatore del mondo a partire dal microcosmo familiare dove nasce la sua predilezione per il cinema che sarà il suo motivo di vita, la sua professione e il suo spazio privilegiato da cui osservare la realtà e raccontare storie meravigliose.
Forse tutti coloro che lo amano, e sono davvero in tanti, erano ansiosi di vedere un film dedicato a colui che ha costellato di gemme preziose lo splendido mondo del cinema.
Il regista sceglie di raccontarsi attraverso la vita, i sogni e i dolori di Sammy Fabelman, Gabriel LaBelle, il più adulto dei tre che vediamo nel film, cresciuto tra l'Arizona e la California, tra il '50 e il '60 che come sua madre (Michelle Williams) si appassiona alla settima arte.
Vive con i genitori e le tre sorelle, ma Burt, suo padre, un uomo buono e laborioso interpretato molto bene da Paul Dano, attore ammirato ne "Il perfetto gentiluomo" al fianco di Kevin Kline, ha un amico e collega Seth Roger, che è anche intimo amico di sua madre.
Dalla scoperta del cinema avvenuta nel gennaio '52 attraverso il film "Il più grande spettacolo del mondo", il giovane Sammy inizia all'età di 7 anni a girare film amatoriali in 8mm con amici e compagni di scuola.
Accanto all'amore per i film, c'è il dolore provato a scuola a causa dell'intolleranza etnica nei suoi confronti.
Scritto da Steven Spielberg e Toni Kushner "The Fabelmans" è un susseguirsi di scoperte emozionanti, è come sfogliare il diario personale dell'immenso regista che per la prima volta si racconta mostrandosi in tutta la sua umanità.
Ho amato molto Gabriel Labelle e il suo sguardo acceso sul mondo da cui spesso si isola e che attraverso il cinema gli permette non solo d'integrarsi ma di essere scoperto nel momento in cui è pronto a spiccare il volo e a diventare regista.
Qualche frase del film:
"La tua vita non la devi a nessuno"
"Si fa quello che il cuore ti dice di fare"
"I film sono sogni che non dimenticherai mai"
"Amare qualcosa non basta, bisogna prendersene cura"
"Avviene tutto per un motivo"
Toilet
Gabriele Pignotta coinvolge con il film in programmazione su Sky ispirato al "dramedy" che ha scritto e diretto: "Toilet" e che sarà al Teatro Manzoni di Roma dal 3 maggio prossimo.
E' un film itinerante, non proprio un road movie, è il viaggio intenso e appassionante di Flavio Bretagna, un brillante uomo d'affari che sta per firmare un contratto che risolleverà le sorti della sua azienda che naviga in cattive acque.
Flavio è un uomo affabile che ha fatto della cortesia il suo tratto distintivo.
E' separato e la sua ex moglie gli ricorda il giorno dell'imminente compleanno dell'amata figlia che coincide con l'appuntamento di lavoro più importante della sua vita.
Risucchiato nel vortice delle telefonate, il diligente e laborioso Bretagna, sbaglia strada e si ritrova in un'area di servizio abbandonata.
Si ferma per andare in bagno nonostante il flusso ininterrotto delle telefonate di lavoro e private che gestisce egregiamente.
Alcune le rimanda per riprenderle quando si rimetterà al volante ma un imprevisto non gli consente di uscire da quella toilet fatiscente perché resta imprigionato al suo interno.
La porta è bloccata, non ci sono finestre o uscite d'emergenza e quel che è peggio, nessuno risponde ai suoi s.o.s.
Finché ne ha la forza e il cellulare carico, risponde alle telefonate, avverte i collaboratori più stretti del suo impedimento e si lascia consolare da Marta, la sua segretaria che ha la voce di Vanessa Incontrada con cui Pignotta ha lavorato sia a teatro che al cinema.
Poi c'è Roberto, il suo collega e la voce è quella di Lillo.
L'altra voce che si sente al telefono è quella di Francesco Pannofino nella parte del carabiniere che nonostante l'assenza di segnale, farà del tutto per rintracciare il signor Flavio e liberarlo da quella prigione provvisoria.
L'isolamento in quel luogo sinistro tuttavia, costringe Flavio a fermare i suoi pensieri e a riflettere sulle priorità della sua esistenza, in primis sua figlia.
La pellicola è dedicata ad Alice, l'amatissima figlia di Gabriele.
Film consigliatissimo perché Gabriele Pignotta è davvero eccezionale, e ho detto tutto!
Albert Nobbs
Nel film da cui si esce a pezzi da rimettere a posto come in un puzzle dove ogni pezzo fatica a incastrarsi, ci s’immedesima nei panni della protagonista, una donna sola e senza famiglia che nel XIX secolo vive per vent’anni fingendosi un uomo e lavorando come cameriere al Morrison Hotel di Dublino.
Negli occhi di Albert c’è il sogno di un’altra vita che desidera costruire coi soldi che mette sapientemente da parte ma il suo portamento è rigido, il suo fare è preciso e privo di slanci, nel suo tempo libero non esiste nient’altro che il negozio nel quale desidera passare il resto della sua vita.
L’arrivo di Page nell’Hotel, sconvolge la vita di Albert per sempre.
Page (Janet McTeer) si confonde con gli altri lavoratori dell’Hotel ma lui ha qualcosa di diverso che presto Albert scoprirà.
E c’è Helen (Mia Wasikowska) una graziosa cameriera che s’innamora di un ragazzo insensibile e che trova la compagnia di Albert piacevole, e che in qualche maniera riuscirà a realizzare il sogno incompiuto di Albert.
Una storia estremamente drammatica come questa è di quelle che si sogna di vedere in teatro con l’interpretazione di Glenn Close d’immensa bravura.
Per fortuna il film è su Prime Video.
Consigliatissimo!
L' incredibile storia dell'Isola delle Rose
Ci sono uomini che vogliono cambiare il mondo e chi vuole costruirne uno nuovo, autonomo, il suo nome è Giorgio Rosa, un giovane ingegnere illuminato che decide di costruire un'isola al largo di Rimini fuori dalle acque territori, proclamandola stato indipendente.
Diabolik - Ginko all'attacco!
Il fumetto n. 16 delle sorelle Giussani "Ginko all'attacco", si materializza nel nuovo film dei Manetti Bros.
Il secondo capitolo della rocambolesca fuga e dell'inseguimento di Diabolik, non più interpretato da Luca Marinelli ma da Giacomo Gianniotti, è davvero entusiasmante.
Eva Kant (Miriam Leone) gli è fedele, sin dal primo furto, si tratta della prestigiosa collezione di gioielli Armen, per cui Ginko architetta un piano infallibile per acciuffare una volta per tutte il diabolico e abilissimo ladro.
Le ballerine poliziotto ingaggiate dall'ispettore Ginko, ballano con indosso i gioielli della collezione che Diabolik vuole trafugare.
Il piano conduce l'ispettore nel famoso laboratorio dove Diabolik crea i suoi travestimenti.
Ma non basta.
Ginko (Valerio Mastandrea) vuole arrestare Diabolik, liberando Clerville dall'ingiustizia e dal terrore.
Eva e Diabolik inscenano un litigio per far cadere Ginko nel loro tranello.
L'ispettore si fida di Eva dietro i consigli del Ministro (Urbano Barberini) che vuole si metta definitivamente fine al capitolo Diabolik, desiderando fortemente il suo arresto.
La fiducia e la buona fede di Ginko, è tradita ancora una volta dal duo diabolico ed empatico.
Tra i nuovi interpreti troviamo Monica Bellucci nei panni di Altea di Vallenberg, amante di Ginko ed estremamente affascinante e desolata.
In questo secondo capitolo dei Manetti Bros, colpisce la velocità delle scene, delle apparizioni e sparizioni di Diabolik che, esattamente come nel fumetto, svanisce nel nulla.
Bello il pezzo di Diodato, "Se mi vuoi", che apre il film.
"Diabolik - Ginko all'attacco!" è dal 10 aprile in prima visione su Sky.
Film consigliatissimo!
My policeman
Tom, un poliziotto nella Gran Bretagna degli anni '50, si innamora di Marion, un’ insegnante di Brighton. Tuttavia, consuma parallelamente un'appassionata relazione omosessuale con Patrick il curatore di un museo, nonostante l'omosessualità sia illegale.
Attraverso numerosi flashback è narrata una storia meravigliosa d’amore e privazioni, in un Paese intollerante verso l’omosessualità per cui Patrick è condannato a scontare in carcere i suoi peccati, subendo ingiuste violenze in quel luogo squallido e senza alcuna pietà.
Harry Styles si cala magnificamente nei panni del poliziotto ligio al dovere e devoto all’adorata moglie che ama alla luce del sole riservando segretamente a Patrick le sue attenzioni nei ritagli di tempo.
La Marion matura, la splendida Gina Mckee (apprezzata in Notting Hill al fianco di Hugh Grant) e la Marion novella sposa, l’altrettanto brava Emma Corrin, dedica la sua esistenza al marito che sente distante e altrove.
Il giovane Tom è interpretato da Styles e il Tom maturo da Linus Roache.
Il maturo e malato Patrick è Rupert Everett estremamente toccante e magnifico, mentre il giovane Patrick è David Dawson.
Di questo film ho amato tutto dal cast alla storia e trovo che il regista Michael Grandage sia stato impeccabile nel mostrare le infinite sfaccettature dell’amore possibile e impossibile, di quello consentito e di quello bandito dalla società.
Sarebbe un peccato non vedere “My policeman”, un film consigliatissimo e che troverete su Prime Video!
Grosso guaio all’Esquilino. La leggenda del Kung Fu
La storia del film è quella di Davide (Riccardo Antonaci), un ragazzo intelligente e insicuro che passa le sue giornate nel quartiere Esquilino, evitando di farsi pestare di botte dal bullo della scuola e sognando di conquistare il cuore di Yasmin. Grazie all'arrivo di Martino, che gli insegnerà l'arte del Kung fu, ritroverà la fiducia in se stesso.
Questa è la sinossi del film estremamente divertente trattandosi della parodia di un Kung fu movie con la citazione nel titolo del cult “Grosso guaio a Chinatown” ma nella versione romana c’è Lillo al posto di Kurt Russell che tira a campare vivendo di rendita dopo la notorietà legata all’unico film che ha interpretato: “Cintura nera - Scontro totale”.
A momenti di puro divertimento, si alternano scene commoventi e cariche di riflessioni esistenziali.
Il tema della multiculturalità è trattato con consapevolezza ed estrema sapienza e il teatro gestito dalla mamma di Davide, Carolina Crescentini, è il luogo ideale per far incontrare culture differenti che amano integrarsi e condividere.
Il film diretto da Younuts (Niccolò Celaia e Antonio Usbergo) è in prima visione su Prime video e sono certa che vi piacerà così come è piaciuto a me.
Dopo il matrimonio
Mads Mikkelsen è Jacob, un uomo impegnatissimo e amatissimo nell’ orfanotrofio in India, dove aiuta tanti bambini senza famiglia, li nutre e dà loro affetto e sostegno.
Un giorno torna in Danimarca, il suo Paese d’origine, per cercare i fondi necessari per l’orfanotrofio e promette al piccolo indiano che considera un figlio, che tornerà tra una settimana, nel giorno del suo compleanno.
Susanne Bier la regista e sceneggiatrice del film, delinea un uomo generoso e determinato, un tempo dedito all’alcol e alle donne e che per questo ha perso quella che amava e che lo amava e che ritrova casualmente al matrimonio di sua figlia a cui è stato invitato da Jorgen, il ricco investitore a cui ha chiesto i fondi per l’orfanotrofio.
Jacob viene a sapere che Jorgen (Rolf Rassgard) uomo ricchissimo e generoso, è l’attuale marito della sua ex compagna Helene (Sidse Babett Knudsen) e che il matrimonio che si sta celebrando è quello di Anna, la figlia che non sapeva di avere.
Non è l’unico segreto che scopre, ce n’è un altro, assai doloroso che cambierà il corso della sua vita.
Mads Mikkelsen, interpreta un personaggio estremamente complesso e affascinante, che coinvolge e commuove come l’altro grandissimo attore Rolf Rassgard struggente nell’incapacità di rassegnarsi al suo tragico destino. Molto appassionata e credibile anche la Knudsen dagli occhi bellissimi e spesso specchi riflessi delle emozioni che lei stessa trattiene o che mostra nitidamente.
Questo film in abbonamento su Prime ha il pregio di mostrare come il destino sia avverso eppure benevolo come l’alternarsi del male e del bene nella vita e le avversità e la fortuna si susseguono in modo vorticoso e apparentemente insensato.
Film consigliatissimo!
I cacciatori del cielo
È un docufilm scritto da Pietro Calderoni e Valter Lupo e diretto da Mario Vitale con la consulenza storica di Paolo Varriale, con immagini di repertorio molto toccanti sulla Prima Guerra Mondiale e in bianco e nero rispetto alla fiction a colori con animazione originale, che giunge per festeggiare i cento anni dell’Aeronautica militare nel ricordo dei pionieri del volo, dei veri eroi.
La narrazione si dipana dal 1915 al 1918, gli ultimi e gloriosi tre anni dell’esistenza dell’aviatore romagnolo Francesco Baracca interpretato da un magnetico Giuseppe Fiorello.
È un racconto corale anche se la vicenda militare di Baracca è centrale nel film.
Accanto all’eccezionale Baracca/Fiorello ci sono altre figure emblematiche come il Comandante Pier Luigi Piccio e Bartolomeo Piovesan che si ritrovano insieme nel campo di aviazione di Santa Caterina, vicino a Udine.
Lo stemma del Cavallino rampante dell’aereo di Baracca è storia. Morì nel corso di una missione sul Montello a soli 30 anni il 19 giugno 1918, durante la Battaglia del Piave.
Ho trovato Andrea Bosca nei panni di Piovesan davvero straordinario e anche Claudia Vismara la cantante Norina Cristofoli e unica donna di Baracca.
Campo de’ Fiori
Peppino, pescivendolo del mercato di Campo de' Fiori, detesta i suoi compagni di lavoro e ama il bel mondo.
Invaghitosi di un’ elegante signora, le fa una corte assidua e riesce a farsi invitare a casa di lei dove un gruppo di loschi figuri tiene una bisca. Sorpresi dalla polizia vengono tratti in arresto tutti, ma Peppino è subito rilasciato. Sempre più innamorato della bionda Elsa, della quale conosce la triste storia, è deciso a sposarla e malgrado le incertezze e i dubbi dei suoi colleghi del mercato, prende con sé Carletto il bambino vivacissimo che Elsa ha avuto da un altro uomo e prende in affitto un appartamento in attesa che esca di prigione. Ma quando Peppino crede di raggiungere il proprio sogno, riappare il padre del bimbo che reclama i suoi diritti e la donna è ben lieta di andare a Milano con lui e di sposarlo. Peppino ne soffre ma accetta tale giusta soluzione e, rinsavito, sposerà una sua compagna di lavoro che lo amava da tempo.
Aldo Fabrizi nei panni di Peppino, è un trentottenne affascinante e inedito rispetto al personaggio che amiamo ricordare e il suo charme in questo film è immenso.
Che dire di Anna Magnani che l’amato Peppino con disprezzo definisce “la fruttarola” e che poi diventerà sua moglie. È calata nel personaggio con tutta la sua straziante rassegnazione di popolana bella eppure sottovalutata dal collega del mercato da lei adorato.
Poi c’è Peppino De Filippo, altro gigante, in questo film del 1943 in bianco e nero che anticipa il Neorealismo, che è un barbiere e caro amico di Peppino e sarà il trait d’union tra lui e la fruttarola.
Il film apprezzato su Raiplay questa sera, diretto da Mario Bonnard, è da vedere e rivedere.
Lo spazio bianco
Su Raiplay mi è comparso il titolo di un film con Margherita Buy che stranamente non avevo ancora visto, sotto il titolo c’era scritto che restava un solo giorno per poterlo vedere e così, pur essendo tardi, ho collegato la app alla tv ed è iniziato “Lo spazio bianco”. La regista è Francesca Comencini e trae ispirazione dall’omonimo libro di Valeria Parrella.
I love my dad
Questa sera ho scoperto un film su Prime video che mi ha letteralmente incollato alla tv.
È una storia drammatica quella di Franklin, un giovane smarrito e problematico che tenta il suicidio e non una volta sola.
Figlio di due separati e a loro volta instabili, soprattutto il padre un bugiardo patologico che non riesce ad essere leale neanche con se stesso, Franklin segue un percorso di cura da cui si spera esca più consapevole, scegliendo d’interrompere ogni tipo di dialogo col padre anche sui social.
La reazione di Chuck, suo padre, non tarderà ad arrivare anzi sarà proprio il suo atteggiamento assurdo, interpretato dallo splendido Patton Oswalt, ad alleggerire il dramma.
È un susseguirsi di messe in scena nella chat dietro la quale si cela lo scellerato genitore dopo aver creato un profilo fake al femminile, visto che Franklin lo ha bloccato, salvando le foto dal profilo di una cameriera di nome Becca conosciuta nel bar dove lavora, per riallacciare i rapporti con il figlio che ha trascurato per anni e che di lui non vuole più saperne.
Inizia una vera e propria chat amorosa tra Franklin e Becca e la ragazza si materializza nelle visioni del giovane innamorato!
Il regista e interprete di questo splendido film drammatico e spiazzante è James Morosini che coinvolge e si racconta nella pellicola che è una finestra sul complicato rapporto tra genitori e figli soprattutto oggi con la dipendenza dai social che può avvicinare come in questo caso oppure creare distanze e vuoti incolmabili tra gli uni e gli altri.
Visione consigliatissima!
Elvis la nascita, l'ascesa, il travolgente successo e il declino di un mito
Dopo gli Oscar 2023 la scorsa notte, questa sera ci voleva un film come questo, sul mito, sulla vita e sul declino di Elvis Presley, d'ispirazione ai musicisti di rock and roll delle generazioni future.
Baz Luhrmann è il regista che ha diretto magnificamente un esplosivo Austin Robert Butler, tra cambi d'abito, flash del passato che s'insinuano nel presente per fare luce sui fatti e le visioni straordinarie e psichedeliche che per un attimo mi hanno riportato all'altro suo film di successo "Moulin Rouge" dove Nicole Kidman oscilla sull'altalena, compare, scompare e poi si materializza nel sogno reale di un amore impossibile.
La narrazione è scandita dalla voce fuori campo del suo manager storico, un vero e proprio imbonitore olandese, il colonnello Tom Parker che sfrutta l’immenso talento di un giovane cresciuto a Memphis.
Elvis è un bianco in mezzo ai neri da cui assorbe l'amore per il gospel, per il blues e quel furore per la musica che trasmetterà con amore fino all'ultimo dei suoi giorni al pubblico, soprattutto quello femminile, che è in delirio per lui e che nutre i suoi sogni e i progetti musicali e cinematografici.
L'imbonitore è Tom Hanks, una figura tossica da cui Elvis è attratto e intimidito al tempo stesso ma sente di essere una stella bisognosa di aiuto per brillare e in fondo il mondo dello spettacolo è un mondo d'imbonitori.
La prematura scomparsa dell'amatissima madre, il matrimonio con la bellissima Priscilla, la nascita dell'unica figlia Lise Marie, tutta la sua vita è avvolta in un vortice che mina la sua lucidità e lo conduce in un abisso che troppo presto porrà fine alla sua magica esistenza.
La storia di Elvis è fortemente condizionata dalla storia americana di quegli anni che colpisce profondamente il giovane artista religioso e ribelle, assetato di bellezza ed eternità.
Il suo inconfondibile modo di ballare durante i concerti, la voce suadente che raggiungeva le tre ottave di estensione, sono impresse in questa pellicola suggestiva ed emozionante che ho amato moltissimo.
Ultima riflessione. L'incredibile ed accurato trucco di Butler, curati dal nostro Aldo Signoretti, un trucco e parrucco davvero da Oscar.
Visione Consigliatissima!!!
Il segreto delle api
Lei (Her)
Living
"Ikiru" il film del 1952 di Akira Kurosawa ispirato a una novella di Lev Tolstoj, torna a vivere dopo 70 anni precisi grazie alla presenza di Bill Nighy che nei panni del burocrate inglese Mr. Williams, è struggente e immenso.
Siamo negli anni '50 dunque, non più a Tokyo ma a Londra e il lavoro dell'impiegato comunale riduce Mr. Williams al pari dei suoi colleghi, in un automa.
Il soprannome che il protagonista scopre di avere è proprio Mr. Zombie e sarà la sua ex giovane collega (Aimee Lou Wood) a rivelarglielo durante un pranzo a cui l'anziano e smarrito superiore, l'ha inaspettatamente invitata.
E' un film sulla riconquista della vitalità perduta e del proprio tempo, un tempo che fugge e che sta per finire.
Mr. Williams è stato marito ed è padre ma si sente terribilmente solo e chiuso nei suoi obblighi lavorativi, che non lo fanno sentire affatto vivo, utile semmai.
Tutto cambia inevitabilmente per lui quando scopre di avere i giorni contati.
Nel poco tempo che gli resta da vivere, sceglie di cambiare il rapporto con il suo prossimo e soprattutto con se stesso.
Questo toccante remake del film di Akira Kurosawa, diretto da Oliver Hermanus non solo è riuscito ad emozionare ma è spiazzante.
Quel treno che apre e chiude il film è la metafora di un viaggio intimo e sconvolgente e le suggestioni e le riflessioni suscitate da "Living" sono innumerevoli.
La sceneggiatura è di Kazuo Ishiguro che insieme a Bill Nighy hanno ricevuto la nomination agli Oscar 2023
Uscito nelle sale cinematografiche a Natale e da stasera in prima visione su Sky.
Un film da vedere e rivedere
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Dopo il concerto omaggio al Teatro Ghione di Roma il 18 febbraio 2020 dedicato a Charles Aznavour, un vero e proprio ambasciatore di bellez...
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Può uno spettacolo coniugare musica, contenuti e divertimento dalla prima all'ultima battuta? Max Paiella ci è riuscito, nonostante il ...
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Direttamente dal cast di "Ferie d'agosto" e di "Mangia prega ama", Vanessa Marini ci racconta le sue esperienze ne...
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Ieri notte mi sono lasciata coinvolgere dalla visione di un film che non avevo mai visto, intitolato Nottataccia , mai titolo fu più adat...
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Trasferire un’opera teatrale in tv è un’operazione titanica, come ad esempio equiparare o far dialogare Pittura ed Architettura: si deve pe...