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Lontano lontano, un viaggio bellissimo


 L'immancabile vinello bianco di Gianni, la bellezza dei giardini, delle fontane, dei baretti di Trastevere, è lo scenario di Lontano lontano, un vero e proprio viaggio tra coloro che hanno ancora voglia di partire, sia pure fino a Terracina: i pensionati.

Tre splendidi settantenni come il professore, Giorgetto e Attilio che pensionato non è, ma lui si aggrega, sognano di trasferirsi in un Paese lontanissimo come hanno sentito dire e di godersi quella pensione che in Italia non basta mai.

Cercano informazioni, con un taccuino in mano e una penna, fanno una lista del necessario, dalle pratiche burocratiche, alla visita medica che deve garantire loro una buona salute per poter partire in tranquillità.

Partire sì, ma per andare dove?

La destinazione sarà l'illuminante Roberto Herlitzka a suggerirla,  illustrando i pro e i contro di tutte le mete possibili.

Tirando le somme, i tre finalmente scelgono la destinazione del loro viaggio, però dovranno imparare la lingua per farsi comprendere.

Le lezioni di portoghese, sono un po' costose però entusiasmanti. L'insegnante è la bella dominicana Iris Peynado che ricordiamo nel film cult Non ci resta che piangere.

E' tutto pronto per partire, Attilio, l'eccezionale Ennio Fantastichini per il quale questo purtroppo fu il suo ultimo film, si congeda dalla figlia Fiorella, la brava Daphne Scoccia, sperando di vivere nelle Azzorre, aprendo un alberghetto che potrà gestire come suggeritogli dal signor Federmann (Herlitzka).

Gianni, il professore di latino in pensione, dovrà rinunciare ai suoi appuntamenti al bar dove incrocia un'elegante signora con la quale prima o poi uscirà e Giorgetto, il magnifico Giorgio Colangeli, per dare fondo alla cassa comune, acquista centinaia di gratta e vinci.

Il panino con la porchetta e la birretta davanti al lago di Castel Gandolfo, è una delle scene più belle e commoventi del film, se penso a quante volte sono passata in quei luoghi, restando per tanto tempo ad ammirarli.

E' uno di quei film che rivedrò, come accade per Pranzo di ferragosto, perché Gianni Di Gregorio ha la capacità di raccontare con delicatezza e realismo, storie autentiche di chi è ai margini della società, come i pensionati, una categoria dimenticata. Lo sguardo del regista, attore e sceneggiatore è acuto e ironico, sincero e velato di malinconia.

Mentre in Pranzo di Ferragosto le protagoniste erano persone sconosciute, delle adorabili vecchiette in cerca di amore e attenzioni, in questo splendido lavoro di Gianni, gli attori sono noti e amatissimi.

Mi è piaciuta molto anche la colonna sonora Ponte Garibaldi di Mattia Carratello e Stefano Ratchev, che scandisce le tappe di questo viaggio verso una nuova vita.

Meritatissimo il David di Donatello per la migliore sceneggiatura non originale.

Gianni Di Gregorio è in grado di regalarci viaggi fantastici dentro i suoi film.

Sui David di Donatello 66a Edizione

La premiazione dei David di Donatello in presenza, è stata una boccata d'aria, un po' meno lo sono stati alcuni premi mancati nonostante la nomination. Mi riferisco al film Cosa sarà diretto da Francesco Bruni con uno straordinario Kim Rossi Stuart. Nel film il regista sottovalutato si ammala e segue un percorso di cura e guarigione, chemio compresa, con un'ironia di fondo nonostante il tema trattato, che alleggerisce la visione. Nessun premio per questo splendido film che ho amato moltissimo, anche per l'ottima prova del sempre bravo Kim.

Ho provato immensa gioia per i Premi meritatamente ricevuti dallo stupendo Miss Marx, dove è messa in luce la figura rivoluzionaria di Eleanor Marx, la figlia di Karl Marx, rappresentata come una donna contemporanea, sicuramente illuminata e pronta a battersi per difendere i diritti dei bambini lavoratori e delle donne succubi dell'uomo.

La lettura di questa entusiasmante storia diretta dalla geniale Susanna Nicchiarelli, è scandita dalla musica dei Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo e Downtown Boys che accende i momenti salienti di una vita da conoscere e restarne affascinati e che hanno vinto il David come Miglior Compositore.

Il film ha vinto altri due David: Miglior Costumista a Massimo Cantini Parrini, Miglior Produttore nei nomi di Marta Donzelli e Gregorio Paonessa per Vivo Film con Rai Cinema -Joseph Rouschop e Valérie Bournonville per Tarantulla Belgique.

La Migliore Canzone Originale è Immigrato del film Toto Tolo scritto, diretto e interpretato da Luca Medici in arte Checco Zalone e la cosa mi ha fatto piacere, per il valore interculturale del pezzo e del film, secondo riconoscimento per il film è il Premio dello Spettatore . 

Ha vinto quasi tutti i Premi più importanti Volevo Nascondermi di Giorgio Diritti, a lui il David per la Migliore Regia, a Elio Germano per il Miglior attore protagonista, Miglior truccatore a Giuseppe Desiato e Lorenzo Tamburini, Miglior acconciatore ad Aldo Signoretti, Miglior autore della fotografia a Matteo Cocco, Migliore Scenografia a Ferrario Mura e Zamagni, Miglior suono e Miglior Film.

Migliore sceneggiatura non originale a Marco Pettenello e all'amatissimo Gianni Di Gregorio per il film Lontano Lontano.

Miglior documentario è Mi chiamo Francesco Totti a Alex Infascelli, visto e apprezzato moltissimo. 

Sottovalutato il film nominato Lei mi parla ancora con uno straordinario Renato Pozzetto, che non ha vinto nulla, pur conquistando me.

Premio commovente come Miglior attrice protagonista a Sophia Loren, David Speciale a Diego Abatantuono, alla Carriera a Sandra Milo e un Premio ideale al grande assente Gigi Proietti ma presente nei cuori di tutti.

Un po' delusa, un po' soddisfatta

Di seguito qualche recensione di alcuni film premiati e nominati.

Miss Marx

Cosa sarà

Volevo nascondermi

Lei mi parla ancora

Tolo Tolo

Lontano lontano 


Minari

Finalmente un film multiculturale. 
Una trama essenziale e green dove il sogno americano di ricchezza è proiettato nella primordiale scelta della terra madre produttiva e di rinascita da una condizione di miseria come quella vissuta dalla famiglia coreana protagonista di Minari, film corale e che s'imprime nella memoria di chi lo guarda.
Il viaggio verso le verdi terre dell'Arkansas è dolente e il pezzo da pelle d'oca Big Country di Emile Mosseri, sottolinea lo stato d'animo della famiglia, con un toccante primo piano sul volto serio di David (Alan S. Kim), il piccolo di casa, ha solo 7 anni ed è cardiopatico.
C'è la sorellina Anne (Noel Cho) disposta a badare a lui, mentre i genitori sono in contrasto per la scelta di Jacob (Steven Yeun). 
Una casa con le ruote "come una macchina grande" è immersa negli ettari di verde che Jacob coltiverà, ricordando che "il giardino dell'Eden è grande come questo", speranzoso e ottimista.
Monica (Han Ye-ri), sua moglie soffre terribilmente per il distacco dalla sua terra d'origine e soprattutto dalla madre, una donna anziana vedova da tanto tempo, che sta per giungere dalla lontana Corea per dare conforto alla figlia.
Anche se i giovani coniugi litigano in continuazione, volevano entrambi un nuovo inizio. 
Per mantenere la famiglia, Monica e Jacob si occupano del sessaggio dei polli ossia della selezione dei pulcini maschio da quelli femmina e dalla fabbrica dove lavorano si alza un fumo nero che ricorda quello dei campi di concentramento perché quello è un inceneritore di pulcini maschi.
Fervono i preparativi per l'arrivo della nonna, che non è proprio una nonna classica, dice parolacce, guarda la boxe e ama il Minari, una pianta acquatica, un prezzemolo giapponese usato in cucina e come pianta curativa e decide di piantarne i semi in prossimità del torrente vicino casa.
David ha difficoltà a relazionarsi con la nonna che gli regala un mazzo di carte.
Anche se "la nonna puzza di Corea" secondo David, con lei il nipote più piccolo si diverte a giocare a carte e a fare belle passeggiate tra quei prati verdi e incontaminati.
La coltivazione della terra Jacob la compie con l'aiuto del religioso Paul per poi vendere i frutti della sua coltivazione a coreani in cerca di verdure occidentali. 
Il bambino a contatto con un ambiente sano, guarisce dalla cardiopatia e la nonna è ormai parte integrante della famiglia anche dopo l'ictus che l'ha colpita.
Il torrente ormai si chiama il torrente del Minari e costituirà un nuovo inizio dopo che un incendio manderà in fumo il duro lavoro di Jacob ma ricostruirà il rapporto ormai giunto al capolinea con la moglie.
Il premio Oscar Yoon Yeo-jeong, nella parte della nonna, diverte e commuove ed è il deus ex machina che giunge per salvare il salvabile.
Splendida la fotografia e le musiche di Emile Mosseri e bella la regia di Lee Isaac Chung.



Squadra 49

 In occasione della Giornata Internazionale dei Vigili del Fuoco, Sky Cinema Action questa sera ha proposto Squadra 49 e Fuoco assassino. Ho visto il primo e vorrei raccontarlo.

Il vigile del fuoco Jack Morrison il magnetico Joaquin Phoenix, parecchi anni prima d'indossare la maschera di Joker, è avvolto dalle fiamme di un edificio che sta crollando e in attesa di essere soccorso dai colleghi guidati da Mike Kennedy, ripercorre le tappe salienti della sua esistenza, dalla realizzazione del suo sogno di entrare nella Squadra 49 all'incontro con la ragazza che diventerà presto sua moglie e la madre dei suoi due figli.

La dedizione e il coraggio mostrati da Jack, che salva molte vite umane, l'amore per la sua famiglia e per gli amici, in particolar modo per Mike, l'impeccabile John Travolta che in questo film ha un ruolo secondario, mi hanno condotto in un mondo che per certi versi ho paragonato a quello di mio padre: il poliziotto stradale con turni di lavoro massacranti dove non esistevano le feste, oppure in moto per strada al freddo e senza il giusto riconoscimento da parte dei manifestanti che non rispettano il ruolo svolto da chi dona la sua vita per la pubblica sicurezza.

Il film mi è piaciuto per questa grande verità conosciuta solo da chi ha avuto un padre nei vigili del fuoco o nella polizia, e che può cogliere il senso di questo film che in tante recensioni è stato criticato negativamente e ritenuto lento per "l'alternanza tra i flashback e l'azione tutto sommato piatta".

Credo invece che la narrazione sia dilatata come il ricordo di una vita prima dell'addio. Una proiezione di attimi luminosi e vitali prima del buio.

Il regista Jay Russell non ha ecceduto in effetti spettacolari, concentrandosi sul dramma familiare e sentimentale.

Ho apprezzato le scelte registiche, la lucidità con cui un tema simile sia stato trattato e il finale è stato davvero un inno alla vita oltre la morte, nel ricordo di un uomo che ha dato l'esempio di onestà e amore verso il suo lavoro e verso il prossimo in difficoltà.

The Secret - Le verità nascoste (The Secret We Keep)

Tra le minoranze etniche massacrate dai nazisti, ci sono anche i Rom ed è questa l'etnia di Maja, la protagonista di The Secret - Le verità nascoste, la donna sopravvissuta al lager, che tra incubi e fantasmi del passato, si sposa con un medico serio e onesto come Lewis, uno straordinario Chris Messina per concedersi un presente dignitoso.

La vita tranquilla di Maja (Noomi Rapace) con la sua bella famiglia, è stravolta dalla presenza di un uomo che le ricorda il militare tedesco che violentò lei, uccidendo l'amata sorella; Nonostante sia moglie e madre, compie un gesto folle: rapisce l'uomo e lo segrega in cantina con la complicità di suo marito.

Il passato doloroso riaffiora per essere metabolizzato attraverso questo tremendo rapimento.

La vera identità dell'uomo che pare sia svizzero, è svelata dai continui interrogatori dei due coniugi e dagli incontri di Maja con la moglie di Thomas (Joel Kinnaman).

Il finale è inaspettato ma non voglio svelarlo.

Ho trovato originale la scelta di far raccontare l'orrore della guerra a una donna sopravvissuta che riesuma ricordi di morte per liberarsene e forse per vendicare sua sorella.

Interessante la regia di Yuval Adler, l'intromissione dei tragici ricordi del passato nel presente e la scelta da parte della protagonista e del suo carnefice, di nascondere le rispettive identità ai coniugi.

Questo film è un'occasione per ripassare la storia, osservandola da un'altra angolazione, quella dei vinti.

Il re di Staten Island

 Eccezionale scoperta per me è stato Pete Davidson, il tatuatore disorientato e immaturo co-autore della sceneggiatura semi-autobiografica del film diretto da Judd Apatow, visto ieri sera in prima visione su Sky cinema. Il re di Staten Island è la storia di un figlio che perde suo padre all'età di sette anni. Il padre è un vigile del fuoco coraggiosissimo che per salvare delle persone, si getta nelle fiamme e purtroppo muore.

Nella pellicola, Pete è Scott, un ventenne dal quale si pretende risolutezza, maturità, forza di carattere e determinazione, se sei di New York, è impensabile vivere ancora nella casa paterna, dove Margie sua madre, la splendida Marisa Tomei si barcamena tra il lavoro in ospedale e l'educazione dei figli. Claire (Maude Apatow), sua sorella, sta andando al college per costruire il suo futuro.

Nonostante un'instabilità di tipo traumatico, Scott è un ragazzo pieno di risorse ed estremamente generoso come suo padre e questo lo dimostrerà in tutte le sue azioni, nei rapporti d'amicizia e d'amore.

Il film è  un racconto di grande impatto emotivo ed è proprio un viaggio nella vita di un ragazzo orfano di padre e così sensibile da essere considerato problematico.

L'accettazione delle diversità  è un tema centrale nel film e la ricerca della normalità, non è questo traguardo esaltante.

Non è detto che ciò che gli altri reputano normale, sia la strada più giusta ed esaltante da percorrere e non è detto che un padre idealizzato in primis dalla madre che erige in casa un piccolo santuario con foto e oggetti del marito, sia così perfetto.

Questa sarà la vera scoperta di Scott, ossia quella di sapere che in fondo quel padre perfetto, è così simile a lui, al suo temperamento un po' pazzo ed estremo.

Non perdetevi questo film in prima visione su Sky 


Guida per la felicità (Learning to drive)

 Può un articolo di giornale ispirato a una storia vera, dare vita a un film? E' il caso di Learning to drive, basato sull'articolo della giornalista Katha Pollitt uscito sul New Yorker nel 2002, visto con vero piacere questa sera su Premium Cinema.

E' la storia di una profonda e speciale amicizia nata tra Wendy, una critica letteraria newyorkese lasciata dal marito per una donna più giovane e Darwan, un tassista indiano sikh che accetta di insegnarle a guidare.

I consigli di Wendy, daranno le necessarie indicazioni al tassista per essere un buon marito, visto che sta per sposarsi con la donna del suo stesso paese d'origine che è la sorella ad aver scelto per lui. 

Il calmo e saggio Darwan, insegnerà alla scrittrice di mezza età a credere ancora negli uomini, anche se quello che ha sposato e di cui si fidava, l'ha delusa e tradita.

Splendida Patricia Clarkson e magnetico come sempre Ben Kingsley che d'istinto chiamo Gandhi, una bella coppia sulla scena in questo film romantico diretto da Isabel Coixet. Brava come sempre anche Grace Gummer, la figlia di Meryl Streep nella parte della figlia di Wendy.

Affascinata dalla celebrazione del matrimonio combinato tra Darwan e Jasleen (Sarita Choudhury), dalle frasi pronunciate dal tassista indiano, un uomo per bene il quale spiega alla sua nuova amica tutto quello che c'è da sapere per essere pronta quando incontrerà un uomo onesto e alla sua altezza, credo sia una favola una storia simile in un momento in cui i rapporti di coppia, l'amore, l'idea stessa di un futuro normale, sembrano così lontane dalla realtà e inafferrabili.

Eppure questo siamo stati, persone desiderose di emozionarsi e d'innamorarsi, di essere traditi, lasciati e di continuare a credere che al mondo sarebbe esistita da qualche parte la persona giusta per noi.

Almeno nei nostri sogni, tutto questo continua ad esistere e se un film consente di sognare, è valsa la pena averlo visto.


Vivarium

 Tom e Gemma, i protagonisti del film Vivarium, mi hanno fatto pensare alla coppia di Nerium Park, uno spettacolo teatrale visto allo Spazio Diamante tratto dall'opera del drammaturgo Josep Maria Mirò, adattato e diretto da Angelo Savelli. 

Cos'è Nerium Park? Un anno di vita raccontato in un'ora. 

Cos'è Vivarium? La vita di una giovane coppia senza figli, intrappolata nel complesso residenziale labirintico e senza via d'uscita, dove il tempo si consuma a un'altra velocità e i due ragazzi si ritrovano ad allevare un neonato trovato in una scatola di cartone davanti la porta di casa che nel giro di qualche mese diventa un uomo e assiste e contribuisce al consumarsi delle esistenze dei suoi pseudo genitori.

Il protagonista di Nerium Park è il mistero che chiude la pièce attraverso il grido di dolore di Marta.
L'isolamento in cui i due si ritrovano a vivere, li mette di fronte alla realtà, all'essenza delle cose.
Possono bastare delle scelte apparentemente felici per essere davvero felici?
Così l'amore si trasforma.
Forse il Nerium Oleander, ha avvelenato la vita della coppia e l' appartamento in cui si svolge la scena, si trasforma in una prigione.
 Vivarium è la casa n. 9 in un complesso di case identiche, senza vicini.
Eppure i vicini ci sono, e a scoprirlo è proprio Gemma, la quale dopo aver assistito Tom nel proposito di scavare una buca le cui polveri lo faranno ammalare e morire, insegue il ragazzo con cui ha condiviso forzatamente quella casa, e scopre inorridita l'esistenza di altre coppie 'recluse'.
Come Tom, anche Gemma finirà in un sacco sepolta viva e lanciata nella stessa buca scavata dal compagno che vi giace senza vita.
La buca viene rapidamente chiusa dal ragazzo che si dirige nell'agenzia dove si trova lo strano agente immobiliare che ha proposto la casa a Tom e Gemma e che farà la stessa fine della coppia.
L'agenzia sarà il ragazzo senza sentimenti a dirigerla, accogliendo la nuova coppia di turno.
Tom è Jesse Elsenberg, impeccabile nel ruolo del ragazzo spensierato che lotta fino all'ultimo per scavarsi un posto fuori da quella prigione e Gemma, Imogen Poots, si adegua alla sua condizione di madre che secondo il ragazzo, ha il compito di allevare il proprio figlio e poi morire.
Il regista Lorcan Finnegan, in questo film mostra l'insensatezza del vivere seguendo progetti prestabiliti, sogni anonimi come il futuro felice in una villetta a schiera, che risulta essere un labirinto senza via d'uscita nel quale seppellirsi.
Il Vivarium, ossia un contenitore per animali vivi, è privo di tridimensionalità, appare come un quadro con nuvolette dipinte e casine tutte verdi.
Inanimato come il bambino che ormai uomo, diventa l'agente immobiliare pronto a vendere case prigioni.
 

Nel bagno delle donne

 All'inizio ho pensato: è un film leggero, invece non lo è affatto il lungometraggio di Marco Castoldi Nel bagno delle donne, tratto dal romanzo Se son rose di Massimo Vitali, dove Giacomo Roversi, sposato, licenziato, depresso e insoddisfatto della vita là fuori, scopre una nuova dimensione dentro il bagno delle donne nel quale resta chiuso e il suo caso diventa virale. 

Quella di Giacomo in realtà, non è una protesta ma una boccata d'aria nuova, dentro il bagno del cinema Orione sull'Appio Claudio, in compagnia del cagnolino di Daphne Scoccia, la ragazza che gestisce il cinema dove vengono prodotti film indipendenti che non hanno avuto una distribuzione.

Il bagno squallido del cinema, si trasforma in un salottino, con continue donazioni da parte degli ammiratori ispirati dalla scelta insolita e coraggiosa del ragazzo che, obiettivamente, non ne può più di essere il figlio incompreso, il marito in crisi, il disoccupato, l'uomo con amici che lo sono solo apparentemente. Nella reclusione Giacomo ritrova il suo io e il fuori resta fuori, senza intaccare la ritrovata libertà.

Da fallito a famoso sul web, Giacomo è ormai citato, taggato, intervistato, osannato, soprannominato il Ghandi di Portonaccio. 

I genitori di Giacomo, interpretato da Luca Vecchi, sono la premurosa Francesca Reggiani e il ruvido Paolo Triestino, che a modo loro lo amano immensamente.

La moglie, la bella Stella Egitto, per aiutarlo a cercare lavoro, lo informa sull'apertura di una nuova sede Amazon a Passo Corese. 

C'è persino chi gli propone di riprenderlo h24 tipo Grande Fratello o Truman Show, ma lui non ci sta e quella fessura della porta del bagno dalla quale comunica con il mondo, gli basta, ormai riesce a vivere anche senza cell. da quando è finito nel cesso.

Nel bagno pulisce, si lava, fa la barba, legge, fa sport, mangia, prima il cibo che il cane si rifiuta di consumare, poi  le lasagne della mamma e ciò che la ragazza del cagnolino gli porta, dividendo con lui i guadagni dovuti alla sua presenza dentro il bagno dell'Orione. Il cinema vuoto che si riempie è consolatorio effettivamente.

Eppure la fama crescente, il cui senso tenta di spiegare Nino Frassica, finisce per soffocare il ragazzo, il quale scappa dalla sua stanza da bagno, uscendo dalla finestra con l'aiuto della proprietaria del cagnolino, che forse s'innamora di lui.

Il finale fa riflettere sul fatto che anche se siamo nati per relazionarci, stare fuori e vivere rapporti destinati a diventare routine, non è tutta questa fortuna e nonostante il lockdown forzato che abbiamo vissuto e la pandemia che stiamo vivendo, crearsi uno spazio isolato, non è poi così male.

Mi è piaciuto vedere nel film anche Romano Talevi.


Il caso Freddy Heineken


 Amsterdam 1982. Cor Van, Willen, Jan “Cat, Frans “Spikes”e Martin, sono amici per la pelle e in cerca di un posto nel mondo, diventano i protagonisti del famoso rapimento del magnate della birra, il signor Heineken. Dopo aver rapinato una banca, il gruppo si sente pronto per il colpo che cambierà per sempre la loro vita. È tutto pronto, anche la lettera con la richiesta del riscatto in cui chiedono ben 35 milioni. Heineken e il suo autista, dopo il rapimento vengono chiusi in due stanze attigue insonorizzate, mentre il gruppo di amici va a farsi una bevuta. È citata la casa di Anna Frank con un riferimento evidente al rifugio come metafora del nascondiglio da loro creato dove non avrebbero mai potuto trovare il magnate. Anthony Hopkins è Heineken, un uomo abituato a vivere nel lusso, il quale chiede ai suoi rapitori del cibo anche economico come quello cinese ma diverso dai toast al prosciutto che mangia da giorni, della musica classica, libri, mentre sui giornali s’ipotizza che i rapitori siano stranieri. I soldi del riscatto non giungono dopo qualche settimana dal rapimento, ma non tarderanno ad arrivare. Tuttavia il gruppo di amici come previsto dalla profetica frase di Heineken si sfalda e sia chi è rimasto ad Amsterdam  che chi è partito a Parigi, viene acciuffato e tutti sconteranno diversi anni in carcere. Il film ispirato a una storia vera, scritto da William Brookfield dal libro di Peter R. De Vries e diretto da Daniel Alfredson, non è  solo un thriller ma affascina per la psicologia dei personaggi, a partire dal gruppo degli amici che sembrano inseparabili e che invece si dividono per colpa dei soldi fino alla figura del saggio magnate, interpretato magnificamente dal premio Oscar Hopkins che ogni volta diventa il personaggio interpretato. Bel film del 2015 che oggi Sky Cinema mi ha permesso di vedere e commentare per Pennadoro.


Volo Pan Am 73

 Neerja Bhanot, la giovane hostess si sveglia molto presto, è l'una di notte, deve arrivare in tempo per il volo intercontinentale diretto a Francoforte con scalo a Karachi. Dopo aver fatto la doccia, ed essersi vestita e truccata, è pronta per quello che sarà il suo ultimo volo, quello che la renderà un'eroina.

 Volo Pan Am 73 è una storia di coraggio e umanità, ispirata all'attentato terroristico avvenuto nell'86. La regia è di Ram Madhvani e ho scelto di vedere per la prima volta questo film su Sky Cinema questa sera.

Nell'attentato a terra durato 17 ore nel settembre dell'86, Neerja conforta e consola sia i colleghi che i passeggeri, prima che i terroristi facciano fuoco sui 379 ostaggi, uccidendone 22. E' colpita a morte la stessa coraggiosa hostess, dopo aver messo in salvo un altissimo numero di persone. 

Sonam Kapoor interpreta Neerja (in foto), l'hostess, ex modella, entusiasta e sprezzante del pericolo, che ha dato la sua vita per salvare quella dei passeggeri.

Nelle scene girate sull'aereo, il drammatico presente convive con il nostalgico passato di Neerja, la quale ripercorre alcune tappe della sua esistenza, dall'amara esperienza matrimoniale conclusasi dolorosamente, agli insegnamenti degli amatissimi genitori. Le dà forza e calore il pensiero del ragazzo che vuole sposarla nonostante le sue esitazioni. Questo consente al regista di ricostruire la figura della ventitreenne, per mostrare chi sia la donna luminosa che questo film celebra e le cui foto scorrono sul finale.

E' molto bella anche la figura di Rama Bhanot, la mamma di Neerja, interpretata da Shabana Azmi.

Il film bollywoodiano girato in lingua hindi, è da vedere.


Guida romantica a posti perduti

 Allegra, una blogger che racconta viaggi immaginari e mai compiuti finora forse a causa degli attacchi di panico e Benno, il giornalista inglese sposato con la francese Brigitte, s'incontrano fortuitamente, per compiere un viaggio vero e proprio stavolta, alla scoperta di quella vita vera che non hanno avuto il coraggio di vivere.

E' in cinque tappe il road movie diretto da Giorgia Farina, in prima visione su Sky cinema questa sera in occasione del compleanno di Jasmine Trinca, la quale interpreta molto bene il disagio legato agli attacchi di panico, che, come sappiamo, possono essere di tipo traumatico.

Allegra si salva attraverso la scrittura e i post salvifici del suo blog di viaggio, attendono uno sguardo reale rivolto ai luoghi sperduti che sta per conoscere in compagnia di un alcolista poco rassicurante come Benno, l'enigmatico Clive Owen.

Tra i sonniferi di lei e le bevute di lui, si giunge alla prima tappa: La chiesa allagata di S. Vittorino.

La seconda tappa è La città fabbrica di Crespi d'Adda, inserita nel 1995 dall'UNESCO tra i patrimoni dell'umanità.

Anche se Allegra ritiene che "il modo peggiore di viaggiare è viaggiare davvero" inizia a scoprire il piacere dei luoghi sperduti o dimenticati dove è diretta, che può coincidere con l'amato ricordo di una località. Il parco giochi abbandonato (la terza tappa), è l'ultima vacanza con la madre. 

Con gli stessi occhiali presi in autogrill, tra ubriacature e vomito di lui, e ansia di lei, il viaggio si avvia verso la quarta e penultima tappa: L'abbandonato Chateau de Fere.

Dopo una notte in prigione, Benno raggiunge in taxi Allegra che si sta imbarcando verso Stamford, l'ultima tappa.
I cinque giorni sono volati, ed è suggestivo l'ingresso nella casa della zia Rose dove Benno è cresciuto e dove sceglie di ospitare per passare la notte la sua nuova amica Allegra e Michele (Andrea Carpenzano) il ragazzo che l'ha raggiunta in Inghilterra.
Il ballo rock al mattino, chiude il cerchio oppure è il vero inizio del viaggio alla scoperta di se stessi.
Benno dovrà scegliere se salvarsi dall'alcolismo, aiutato dalla moglie che lo aspetta a casa solo quando avrà deciso di disintossicarsi e Allegra dovrà iniziare a viaggiare davvero per smetterla di raccontare di viaggi inventati sul suo blog.
Il cast è internazionale e Jasmine recita molto bene in inglese, a tratti ho ascoltato il film in lingua originale.
Sono rimasta affascinata dai posti sperduti attraversati nel film. 
Concordo per certi versi sul fatto che i viaggi reali ci tolgono il gusto del viaggio stesso per gli imprevisti di varia natura che accadono e perché spesso non riusciamo a goderci il momento.
Il cinema può essere come la lettura, un bel modo per viaggiare e questa sera sicuramente ero sull'automobile coi protagonisti a ricordare i miei viaggi passati e con la speranza di tornare con certe persone care,  in posti speciali che in quel momento non ho vissuto come avrei dovuto, Mont Saint Michel per esempio, con mia madre.

 

King Lear

 L'amore muore bombardato dall'ipocrisia e dalle armi nell'adattamento cinematografico della tragedia shakespeariana in cinque atti, ridotta all'osso e con un cast davvero eccezionale, anche se riuscire a portare il teatro in un film, è veramente difficile. 

Ci ha  provato il regista Richard Eyre con l'ottantenne Anthony Hopkins nei panni del sovrano ormai vecchio, alcolizzato e in preda a una lucidissima follia, intenzionato a lasciare il suo regno a chi tra le tre figlie,  mostrerà amore nei suoi confronti.

All'appello sono dunque chiamate dal vecchio sovrano le tre figlie: Goneril (Emma Thompson), Regan (Emily Watson) e Cordelia (Florence Pugh) la più piccola, le prime due adulatrici e la terza mossa da un autentico rifiuto verso ogni forma di calcolo.

Tra eclissi di luna e sole, dato che "queste eclissi annunciano discordie" si consumano i destini dei protagonisti di una storia senza tempo e adattata ai tempi nostri, perdendo indubbiamente il fascino che la avvolgeva, anche se le magnifiche parole di Shakespeare ne preservano la bellezza, l'alone di mistero e il profondo dolore che una tragedia familiare, porta con se.

Anthony/Lear, si mostra in tutta la sua maestria, a sostenerlo il suo sguardo vagamente strabico anche se ho immaginato al suo posto Al Pacino, che lo ha rappresentato in teatro.

La sua furia è niente a paragone con la crudeltà delle due figlie maggiori, intente a tessere una tela fatta d'intrighi e delitti per condurle alla supremazia. 

Un folle e un ferro di cavallo guidano nell'ultimo incerto cammino il Re sconfitto dalla crudeltà della vita stessa. 

Mentre il Conte di Gloucester, l'eccezionale Jim Broadbent, dopo essere stato accecato da Regan, tenta il suicidio sulle scogliere di Dover, anche se afferma che "un uomo può vedere come va il mondo anche senza occhi", Cordelia in tuta mimetica si rivolge al padre con un amore autentico e sincero.

Straziante la scena finale in cui il Re Lear prima di congedarsi da questo mondo, osserva i colpi senza vita delle tre figlie, provando un dolore mortale per la povera e inascoltata Cordelia.

Il film in prima visione su Sky cinema è da vedere.

Siberia

 Keanu Reeves è Lucas Hill, un freddo commerciante di pietre preziose americano, il quale recatosi a San Pietroburgo per vendere diamanti blu, perde le tracce di un collega e si sposta a Mirny, in Siberia orientale, dove s'innamora di un'affascinante barista di nome Katya (Ana Ularu), essendo il suo rapporto con la moglie ormai una fraterna amicizia.

Il commercio di diamante è tra i più pericolosi e il finale non sarà un happy and. La passione non manca, anzi, è la giovane barista ad accendere le giornate russe di Lucas, prima che il buio scenda sulla giovane vita del cinquantenne.

E' suggestiva la fotografia. I paesaggi siberiani sono molto belli, è possibile ammirarli nelle scene della caccia all'orso, dove Keanu partecipa, invitato dal fratello protettivo di Katya.

Reeves recita le scene all'aperto coperto da un cappotto leggerissimo come se il suo personaggio facesse i conti con un gelo interiore a cui si è assuefatto.

Il film Siberia di Matthew Ross, ha mille sfaccettature come il diamante per chi è in grado di coglierle e prendendo a prestito una frase del protagonista "il diamante deriva dal greco adamas che significa immutabile, li adoro perché sono bellissimi, molto rari e indistruttibili".


Judy

 Vado a dormire con Bridget Jones e mi sveglio con Judy.  Judy Garland.

Il film del 2019 che valse l'Oscar come migliore attrice a Renée Zellweger, è passato questa mattina su Sky Cinema Oscar, avvolgendomi in una storia d'arte e dolore, nella Londra in cui la star visse gli ultimi mesi della sua esistenza.

I concerti che Judy tenne a Londra, furono i più belli e disperati, pieni dei ricordi di un'intera esistenza trascorsa sul set, tra anfetamine e sonniferi, diete estenuanti per essere adatta ai ruoli interpretati, uno fra tutti l'indimenticabile Dorothy ne Il mago di Oz.

Il mondo dello spettacolo, ha stretto come in una morsa, i sogni di un'adolescente e della donna e mamma che Judy tra privazioni e difficoltà, riuscì ad essere.

L' affascinante quarantenne innamorata, nonostante tutto della vita e dell'arte, attraverso la splendida interpretazione della Zellweger, pelle ed ossa, mora e con lenti a contatto scure per essere Judy, giunge con tutto il suo bagaglio di donna sola, nonostante la sua maternità e i mariti deludenti nei quali ha creduto di trovare un riferimento.

L'unico riferimento è il suo pubblico, quello che intona Somewhere, quando lei non riesce più a cantarla durante la sua ultima esibizione e questo la consegnerà ai posteri con la purezza e tutto l'amore che non ha avuto in vita.

I primi piani, il volto segnato dall'alcool, l'insonnia e le anfetamine, la voce incantevole e malinconica, rendono questo personaggio iconico e sbandato, umanissimo e vicino ad ognuno di noi.

Ha svolto un lavoro impeccabile il regista Rupert Goold, attraverso l'adattamento cinematografico del dramma teatrale End of the Rainbow di Peter Quilter.

Molto intensa anche Darcy Shaw, la Judy Garland giovane.

La doppiatrice di Renée è Giuppy Izzo, inconfondibile.

"Un cuore non si giudica solo da quanto tu ami, ma da quanto riesci a farti amare dagli altri" (Il mago di Oz)


Sky cinema Oscar - Kramer contro Kramer

 Il film del 1979 diretto da Robert Benton che si è aggiudicato 5 Premi Oscar, è l' adattamento dell'omonimo racconto scritto da Avery Corman (1971), ed è tra i film da Oscar che Sky propone in questi giorni prima dell'attesa nottata degli Oscar il 25 aprile 2021.

E' stato estremamente commovente rivederlo e inevitabile confermare l'immensa bravura dei Premi Oscar Dustin Hoffman e Meryl Streep, genitori del dolcissimo Billy di sette anni.

Ted Kramer è un ambizioso dirigente pubblicitario newyorkese al quale viene assegnato un incarico importante. La sera è ansioso di comunicarlo alla moglie Joanna, che ha preso la solenne decisione di lasciare soli nella casa di famiglia, marito e figlio, abbandonandoli letteralmente alla ricerca di un posto nel mondo.

Dopo l'iniziale smarrimento di Ted e la disperazione del piccolo, Billy stringe un fortissimo legame con suo padre, pieno di premure e di attenzioni verso di lui.

Quindici mesi dopo, Joanna torna a New York con l'intenzione di riprendersi suo figlio, così i due finiscono in tribunale.

Ted è disperato eppure gentile nei confronti della ex moglie ed estremamente rispettoso anche quando Joanna vince la causa e l'affidamento del figlio.

L'amabile papà, prepara Billy al distacco, nella meravigliosa scena dell'ultima colazione che i due ometti sono abituati a preparare insieme, elencando i lati positivi della nuova vita a casa della mamma, promettendogli che si potranno vedere due domeniche al mese e per le vacanze estive.

Quando la madre suona alla porta, Ted scende e apprende che la ex moglie non ha il coraggio di portare via il bambino, così lo lascia vivere con il padre.

Vedendo il film, sembra di sfogliare le pagine del libro a cui danno anima e corpo attori superbi come Hoffman, Streep e il piccolo Justin Henry, per la prima volta sullo schermo.

  Questo film è una dimostrazione e un esempio di come il bene vince sul male oltre ad essere una grandissima lezione di cinema.

Distorted

 Il film thriller Distorted, è adatto a questo 17 aprile, in prima visione e in prima serata su Sky cinema.

Di cosa parla il film con Christina Ricci, Brendan Fletcher e John Cusack quest'ultimo apprezzato nella commedia romantica Quando l'amore è magia - Serendipity?

E' la storia di una coppia, Lauren e Russell che dopo la perdita del loro bambino, decide di trasferirsi in un moderno complesso residenziale. Lauren soffre di disturbo bipolare ma gli ultrasuoni che avverte e le immagini sconcertanti che appaiono a intermittenza sullo schermo della tv e del pc, celano un segreto, si tratta di esperimenti sul lavaggio del cervello, informazione ricevuta da un tecnico esperto della cospirazione come Vernon, che la giovane moglie e mamma mancata, conosce casualmente sul web.

Il regista Rob W. King, crea per tutto il tempo del film, un senso di stordimento, rendendo tutto assordante dallo squillo del cellulare, alla macchina del caffè.

Si parla di psicotecnologia, persino di sacrificio umano. Il passato e il presente convivono tra allucinazioni che mettono in dubbio ogni certezza.

Sono riuscita a vedere il film abbassando il volume, per evitare il lavaggio del cervello.

A parte ciò, la storia è piena di colpi di scena, incuriosisce.


 

Boston - Caccia all'uomo, 8 anno dopo il ricordo su Sky


Il cinema è una finestra sul mondo e un modo per conoscere pagine di storia come la maratona di Boston del 15 aprile 2013 tragicamente stravolta dall'attentato in cui persero la vita due giovani atlete e un bambino di otto anni più le centinaia di persone ferite gravemente.

Il film Boston - Caccia all'uomo diretto da Peter Berger, tratto dal libro Boston Strong di Casey Sherman e Dawe Wedge, ricostruisce la giornata del 15 aprile 2013, ossia il giorno della 117 edizione della maratona in occasione del Patriot's Day, la festa che commemora l'inizio della Guerra d'Indipendenza Americana e che contava 20.000 atleti  e i giorni successivi all'attentato.

Non avevo ancora visto il film uscito nel 2016 e ho approfittato del ricordo su Sky stasera, per conoscere questa storia di cui ho letto articoli su diversi giornali.

Le scene del film sono piene di dolore e solidarietà, come la partecipazione della popolazione alla ricerca degli attentatori.

Tra inseguimenti, sparatorie, immagini di soccorsi e d'interventi chirurgici alle vittime, di pura disperazione e speranza, il finale è una tregua pacifica, un inno d' amore, come lo sport che unisce ed eleva gli animi.

Sono stati straordinari gli attori Mark Wahlberg nei panni del sergente Tommy Saunders, Kevin Bacon/Richard DesLauriers, John Goodman il commissario Ed Davis, J.K. Simmons il sergente Jeffrey Pugliese, Michelle Monaghan è Carol Saunders e Alex Wolff nei panni di Tsarnaev.

 Mi ha colpito molto la frase pronunciata da Mark Wahlberg nei panni del sergente Tommy Saunders e che vorrei riportare: "Il demonio ti colpisce e tu hai solo un'arma per difenderti: l'amore che ci fortifica, ci nutre".

Il ricordo su Sky che ho seguito questa sera attraverso il film di Berger, è un gesto d'amore. 



Divorzio a Las Vegas

 Il road movie scritto e diretto da Umberto Carteni in prima visione su Sky, parla d'amore e non solo, ci conduce in un viaggio reale tra Roma e Las Vegas, come se questa pandemia fosse ormai un vago ricordo.

Divorzio a Las Vegas è la storia di Lorenzo ed Elena che si ritrovano dopo 20 anni in Nevada, per sciogliere il contratto di matrimonio, celebrato sotto l'effetto del peyote, in una wedding chapel, quando avevano solo 18 anni.

Accanto a quella di Lorenzo ed Elena, si consuma la storia d'amore tra Lucio, l'amico di Lorenzo e Sara, l'avvocato che ricorda ad Elena che non può sposarsi con Giannandrea prima di aver sciolto il suo precedente matrimonio. 

Oltre a Giampaolo Morelli nei panni del ghost-writer Lorenzo e Andrea Delogu la futura sposa, ci sono nel cast Ricky Memphis (Lucio), Gian Marco Tognazzi nei panni del futuro sposo e Grazia Schiavo è Sara, l'avvocato affascinante e in cerca del vero amore. Da non dimenticare la presenza di Vincent Riotta, il giudice italo-americano.

Da abile ghost-writer, Lorenzo stupisce Elena con le sue frasi a effetto che in realtà appartengono a film di successo come Harry ti presento Sally, Balla coi lupi o Ritorno al futuro.

Tra giochi di prestigio, notti al Casinò, furti, il ritorno di Lorenzo ed Elena a Las Vegas per divorziare, li fa innamorare per la prima volta.

Il lieto fine è un po' scontato, ma tutto sommato piacevole come il pezzo di Elvis Presley Viva Las Vegas che ci accompagna nel viaggio delle due coppie sposate. 

Andrea Delogu, bellissima e sensuale, appare senza veli in alcune scene del film, con molta disinvoltura.

Giampaolo Morelli è brillante, diverte e commuove. Ricky Memphis ha una simpatia irresistibile e mi è piaciuta molto anche la statuaria Grazia Schiavo.

Daddy cool - Non rompere papà

Daniel Auteil mi conquista definitivamente nella deliziosa commedia Daddy Cool - Non rompere papà (15 ans et demi - il titolo originale) sulle imcomprensioni generazionali, che ho visto questa sera su Sky Family. Apprezzato in Remi e ne La Belle Epoque, in questo film diretto da Thomas Sorriaux e Francois Desagnat, Auteil è un papà che ha trascorso in America i primi quindici anni di vita della figlia Eglantine (Juliette Lamboley), con la quale tenta d'instaurare un rapporto di stima reciproca ma... con qualche difficoltà. Lo scenario è quello di una Parigi effervescente, siamo nel 2008, dove le adolescenti restano attratte dalle storie lette su blog proibiti, alla ricerca di forti emozioni tra feste, piercing e primi baci. Philippe è uno stimato biochimico che tenta di confrontarsi con una figlia scontrosa e ribelle, ma in fondo desiderosa di ritrovare l'amore paterno, dopo anni di lontananza. E' stupefacente il dialogo immaginario tra il biochimico in cerca dell'amore di sua figlia e Einstein, il quale a volte rassicura altre demoralizza l'inesperto papà che tenta di seguire un corso per padri in crisi con i figli, tenuto da Jean -Maxence (Francois Damiens). Sono sognanti le visioni di Philippe, il quale si sente protagonista di scene di film in bianco e nero. Ho letto recensioni negative sul film che ho trovato molto carino sia per il tema trattato che per l'interpretazione di Auteil, affatto deludente, anzi, il padre che ogni figlia vorrebbe avere.
PennadorodiTania CroceDesign byIole