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Marco Fiorini è Ciancicagnocchi. L'intervista

Torna a teatro Ciancicagnocchi, la pièce scritta e diretta da Gabriele Mazzucco, vista all'Ambra alla Garbatella nel 2014 e interpretata da Valerio De Angelis con Andrea Alesio, Chiara Fiorelli, Federica Orrù e Paola Raciti.
Dopo la tappa di Civitavecchia sabato 19, giunge nella Capitale il 26/27 ottobre prossimo, precisamente nel teatro del suo autore e regista: Il Barnum Seminteatro e noi incontriamo il protagonista di questo monologo, l'attore Marco Fiorini per un'intervista nella quale scopriremo curiosità e rivelazioni sulla preparazione del personaggio e non solo.

Tania Croce) Ciancicagnocchi detto Ciancicagno', deve il suo soprannome alla balbuzie che lo caratterizza e che mette in luce un po' come la logorrea di Rugantino, la sua immensa umanità. Pur essendo un monologo, come gestisci i diversi registri linguistici prettamente romaneschi dando voce a numerosi personaggi?

Marco Fiorini) Hai detto bene. Il primo aspetto da sottolineare di questo personaggio è la sua grande umanità. Lui è un popolano, senza arte né parte, che vive di espedienti. Ma è sostanzialmente un debole, che si appoggia all’amico fraterno che al contrario è il ras del quartiere (Trastevere) che lo protegge quotidianamente. Il punto in cui noi lo troviamo in questa storia, è proprio quando viene a mancargli l’appoggio dell’amico fraterno (che viene arrestato) e lui si trova da solo a fronteggiare le vicissitudini che la vita gli prospetta. La sua balbuzie, come tu giustamente sottolineavi, che tra l’altro interviene solo nei momenti in cui lui si innervosisce e si sente in difficoltà, è proprio un elemento che serve a caratterizzare la sua grande debolezza, a sua volta punto forte della sua immensa umanità. Gli altri personaggi che gravitano intorno al protagonista/narratore della storia, sono alcuni parte del suo mondo e quindi a lui vicini per estrazione sociale e formazione culturale, altri invece da lui distanti (come il conte, suo nonno o presunto tale). Ho cercato di caratterizzarli tutti lavorando sui toni della voce, modificando timbrica e volumi e postura del corpo per aiutare lo spettatore a seguire i vari dialoghi tra i personaggi che però ovviamente conduco da solo. Menzione a parte merita il personaggio di Annarella, unico femminile, per il quale insieme al regista Gabriele Mazzucco, abbiamo fatto una scelta di campo decidendo di evitare estreme femminilizzazioni che avrebbero potuto condurre alla macchietta, esaltando invece un aspetto di dolcezza nella parlata, da coniugare però con la forte personalità del personaggio, popolana verace e disincantata.

Tania Croce) Hai mai interpretato un ruolo simile ed essendo romano d'origine quanto lo senti vicino a te?

Marco Fiorini) E’ la prima volta che mi capita di accettare una sfida del genere, cimentandomi nell’interpretazione di una sorta di Rugantino, seppur riveduto e corretto. Io sono romano di origine, ma non di estrazione popolare e credo di avere poco a che fare con Ciancicagnocchi, elemento questo che mi ha indotto ad accettare ancor più volentieri la sfida. Lui, ripeto, vive di espedienti, molto alla giornata, è un furbastro in qualche modo costretto ad esserlo proprio per motivi di sopravvivenza, tutte caratteristiche che in realtà non hanno mai fatto parte della mia filosofia di vita e non rientrano nel mio bagaglio di esperienze di vita vissuta. Non abbiamo molto in comune io e Ciancicagnocchi, se non proprio quell’umanità che credo mi appartenga, di uomo consapevole delle proprie debolezze e dei propri limiti; in questo lo sento molto vicino a me.

Tania Croce) Sei entusiasta d'indossare i panni ottocenteschi e magnifici del tuo straordinario personaggio? 

Marco Fiorini) Sono ovviamente molto entusiasta di questa avventura anche per i risultati che mi sta dando professionalmente. Non c’è dubbio che sono molto affascinato da quel periodo storico inquadrato nel nostro racconto, di una Roma un po’ decadente, priva di una reale classe media, dove i ricchi nobili sono i potenti e il popolino si arrabatta come può. Tra l’altro questa è un’occasione per ripercorrere una fase molto importante anche per la sua tragicità, della storia di Roma: il moto rivoluzionario del 1849, primo vero episodio di ribellione del popolo romano, sfociato nella dolorosa carneficina del Gianicolo. I riferimenti storici nel testo sono tutti reali e riportati con estrema dovizia di particolari. E poi hai toccato un tasto che mi preme sottolineare: vestire questi panni, nel vero senso letterale della parola, è un privilegio per l’opera splendida che ha fatto la costumista Chiara Fiorelli, mettendomi a disposizione un costume meraviglioso che è di fondamentale aiuto a me nell’interpretazione e allo spettatore per calarsi ancora di più nella storia.

Tania Croce) Qual è il messaggio dello spettacolo?

Marco Fiorini) Il messaggio è raccolto in una battuta verso la fine dello spettacolo che Ciancicagnocchi condivide con il pubblico: “Nella vita spesso famo tanto pé diventa quello che volemo, ma poi alla fine se ritrovamo a esse solo quello che dovemo”. L’affannosa e legittima ricerca di un qualcosa di meglio nella vita, si scontra inevitabilmente con il destino scritto per ognuno di noi. Ciò non toglie però che non dobbiamo mai pensare che in parte non si possa anche essere un po’ artefici del nostro destino

Tania Croce) Credi che sia giusto e necessario attraverso il teatro valorizzare e decantare la storia e la bellezza di Roma?

Marco Fiorini) Non solo è giusto, ma tutti noi artisti romani dovremmo nella nostra carriera rendere un omaggio a questa nostra madre Roma, che ci fa spesso bestemmiare per le sue incongruenze, le sue difficoltà, gli ostacoli che ci pone quotidianamente, ma dimentichiamo troppo facilmente anche le grandi opportunità che ci offre con la sua magia, l’atmosfera unica che qui si respira, la sua storia i suoi luoghi incantati così spesso ispiratori di storie di vita meravigliose da raccontare, cui non dobbiamo mai fare l’abitudine fino a non vederli più.

Nel trascrivere quest'intervista, ho provato un'emozione indescrivibile perché attraverso le parole di Fiorini ho scoperto un animo fiero e gentile che renderà questo spettacolo un'esperienza meravigliosa sotto tutti i punti di vista.
V'invito a non perdere l'appuntamento con Marco Fiorini al Barnum Seminteatro il 26/27 ottobre 2019 a Via Adelaide Bono Cairoli, 3 - Roma

di Tania Croce

Anna Shirley, una deliziosa orfanella

Sedotta dai dialoghi di Anna Shirley, la tredicenne dai capelli rossi nata dalla penna di Lucy Maud Montgomery e dopo aver visto i film e i cartoni animati ispirati a questa deliziosa orfanella, ho deciso di ordinare il libro che mi ha piacevolmente accompagnato la sera, l'ultima fino alle 2.30 di notte, mossa dalla voglia di congedarmi in bellezza da questo straordinario volume.
 L'autrice canadese attingendo al secolo denso di romanzi pieni di tribolazioni familiari l'800, colmo di orfanelli disperati, ha saputo compiere un'operazione audace: creare un personaggio vincente che si riscatta, combattendo lo stereotipo dell'orfanella, dotata di fantasia, ottimismo, vitalità e doti elevate per una ragazzina della sua età e che trova in Marilla e Matthew due figure di riferimento, degli educatori modello i quali prendendosi cura di lei, le permettono di dare un senso alla sua vita piena di privazioni e dolore.
E' solo il primo degli otto volumi dedicati a questo straordinario personaggio il cui colore di capelli differente dalla norma, la rende effettivamente speciale e unica.
Il testo edito dalla Bur Rizzoli, contiene una postfazione di Antonio Faeti che definisce il libro un classico della letteratura per l'infanzia e citando Italo Calvino,  ricorda che "i veri classici sono quei libri che non hanno mai finito di dire ciò che hanno da dire".
Lo consiglio vivamente.


di Tania Croce


Quando è obbligatoria la registrazione di una testata online

Riporto un articolo molto interessante e illuminante sull'obbligo della registrazione di una testata telematica. Buona lettura
Le testate telematiche non sono soggette all’obbligo di registrazione, a meno che la testata riceva contributi o agevolazioni pubbliche oppure abbia grossi introiti pubblicitari. Così l’art. 3-bis della legge 16 luglio 2012, 103 (Semplificazioni per periodici web di piccole dimensioni): «Le testate periodiche realizzate unicamente su supporto informatico e diffuse unicamente per via telematica ovvero on line, i cui editori non abbiano fatto domanda di provvidenze, contributi o agevolazioni pubbliche e che conseguano ricavi annui da attività editoriale non superiori a 100.000 euro, non sono soggette agli obblighi stabiliti dall’articolo 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, dall’articolo 1 della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni, e dall’articolo 16 della legge 7 marzo 2001, n. 62, […] 2. Ai fini del comma 1 per ricavi annui da attività editoriale si intendono i ricavi derivanti da abbonamenti e vendita in qualsiasi forma, ivi compresa l’offerta di singoli contenuti a pagamento, da pubblicità e sponsorizzazioni, da contratti e convenzioni con soggetti pubblici e privati»In pratica, la registrazione delle testate online è solo ed esclusivamente un obbligo di carattere amministrativo imposto ai soli editori che intendano accedere ai contributi all’editoria (finanziamenti pubblici previsti dalla legge 7/03/2001 n. 62).
Anche la Corte di Cassazione ha avallato questo orientamento. Con la sentenza n. 23230/2012 della Terza sezione penale la Suprema Corte ha fornito una lettura della legge sulla stampa in base alla quale il giornale telematico non risponde alle due condizioni ritenute essenziali per l’esistenza del prodotto “stampa”(e cioè un’attività di riproduzione tipografica e la destinazione alla pubblicazione del risultato di questa attività) e, perciò, non è soggetto all’obbligo di registrazione.
D’altronde, la pubblicazione senza registrazione è ammessa anche per le testate cartacee in assenza di una periodicità regolare. In questo caso, occorre solamente rispettare il dettato dell’articolo 2 della legge n. 47/1948, che recita:«Ogni stampato deve indicare il luogo e l’anno della pubblicazione, nonché il nome e il domicilio dello stampatore e, se esiste, dell’editore. I giornali, le pubblicazioni delle agenzie d’informazioni e i periodici di qualsiasi altro genere devono recare la indicazione: del luogo e della data della pubblicazione; del nome e del domicilio dello stampatore; del nome del proprietario e del direttore o vicedirettore responsabile. All’identità delle indicazioni, obbligatorie e non obbligatorie, che contrassegnano gli stampati, deve corrispondere identità di contenuto in tutti gli esemplari». La medesima legge punisce il reato di stampa clandestina, cioè la pubblicazione di un giornale o altro periodico senza che sia stata eseguita la prescritta registrazione, con la reclusione fino a due anni o con una multa. La stessa pena si applica a chiunque pubblica uno stampato non periodico (cioè un giornale cartaceo non periodico), dal quale non risulti il nome dell’editore né quello dello stampatore o nel quale questi siano indicati in modo non conforme al vero.
Pertanto, per rispondere al quesito, il lettore può continuare a pubblicare gli articoli sul blog.
Infine, si ricorda che eventuali illeciti commessi in passato (es., diffamazione, ecc.) non saranno sanati dalla cancellazione dal registro del tribunale.
Articolo tratto dalla consulenza resa dall’avv. Mariano Acquaviva

Gli spettacoli più amati da Pennadoro, dalla penna al cuore

Gli auguri per un proseguimento di stagione teatrale brillante, non potrebbe essere più efficace se non attraverso le mie preferenze, in base al genere e alla qualità dei singoli attori, autori, registi in scena nei teatri della Capitale.
Gli spettacoli visti nel 2018 sono stati tanti, ma mi soffermerò su quelli a partire dall'apertura della stagione teatrale 2018/2019 che è iniziata davvero bene e che mi riserverà ancora tante e immense emozioni dalla penna al cuore.



1) Sei lezioni di danza a domicilio regia di Pino Quartullo. Il teatro Ghione, ha inaugurato la stagione 2018/2019 con la commedia che condensa l'A B C del teatro: Amore, Bellezza e Cuore e che nasce da un workshop per attori, diretto da Pino Quartullo nel Forte Michelangelo di Civitavecchia, in collaborazione con la Capitaneria di porto.



2) Ben Hur regia di Nicola Pistoia con Elisabetta De Vito, Paolo Triestino e Nicola Pistoia visto al Teatro Vittoria, apprezzato per essere un colossal di comicità, sullo sfruttamento, la clandestinità e le varie miserie umane, tematiche su cui è veramente difficile ridere, anche se i protagonisti di questa pièce sanno divertire e commuovere. E' un lavoro bellissimo che finalmente sono riuscita a vedere ed apprezzare.


3) La bastarda di Istanbul, regia di Angelo Savelli con Serra Yilmaz, Valentina Chico, sold out al Sala Umberto di Roma che ho particolarmente amato per essere lo spettacolo interculturale di maggior spessore in scena, dove l'adattamento teatrale di Savelli supera come bellezza e intensità, l'omonimo romanzo a cui è ispirato. I miei complimenti al Teatro di Rifredi, che sta scrivendo pagine intense di teatro contemporaneo, al cast con la mia particolare predilezione per Serra Yilmaz e Valentina Chico e al regista, il superbo Angelo Savelli.

                              La bastarda di Istanbul raccontata da Valentina Chico


4) Il berretto a sonagli, regia di Francesco Bellomo visto al teatro Ghione di Roma per avere il Ciampa più giovane nella storia del teatro, interpretato magnificamente da Gianfranco Iannuzzo, a cui il mio gradimento è riservato.


5) Un attimo prima, regia di Norma Martelli con Claudia Campagnola, che vince il premio come miglior monologo di storia contemporanea, un affresco storico d'immensa bellezza. I miei complimenti all'autore Paolo Logli, alla regista e all'impeccabile Claudia Campagnola, apprezzata prima di questa performance stupenda, in altri spettacoli e nel docufilm "Vorrei dire ai giovani" dove lei è Gina Borellini. 

                                                             Un attimo prima


6) La classe, lo spettacolo scritto da Vincenzo Manna, è necessario per le tematiche sociali e culturali trattate, per la necessità da parte dei giovani studenti, di avere una memoria storica in un mondo come quello attuale dove sono estremamente smarriti. I miei complimenti alla produzione, L'accademia perduta romagna teatri e a Claudio Casadio, straordinario attore, regista e produttore teatrale di cui il panorama italiano ha davvero bisogno.

                                                               La classe


7) Un autunno di fuoco, regia di Marcello Cotugno, visto al teatro Ghione con Milena Vukotic e Maximilian Nisi, è uno spettacolo intenso e delicato che mostra attraverso la bravura dei due attori splendidamente diretti dal regista, il complesso rapporto tra genitori e figli nell'età adulta. Dallo splendido testo di Coble, è nato un lavoro emozionante. Sono felice per aver visto la Vukotic in teatro, è una signora di cui il teatro italiano è orgoglioso!

                                                          Un autunno di fuoco

8) Odissea Penelope, adattamento e regia di Giuseppe Argirò, con il quale mi complimento sia per l'adattamento che per la scelta di un'attrice meravigliosa come Iaia Forte, la quale compie un viaggio interiore tingendolo di ardore e passione, un concetto lontano ai tempi in cui l'opera venne scritta. Ho visto lo spettacolo al teatro Flaiano con mia immensa gioia.



9) Vi presento papà, regia di Toni Fornari da un testo scritto da Andrea Maia e Toni Fornari con Mariano Rigillo, Anna Teresa Rossini, Giancarlo Ratti, Stefano Sarcinelli, visto al teatro Golden. Il voto questa volta lo consegno al magnifico Mariano Rigillo, e all'attore e regista Toni Fornari. 

                                                                  Vi presento papà


10) Edipo il mito, con Glauco Mauri e Roberto Sturno visto al teatro Arcobaleno, vince il mio gradimento come miglior reading, per la capacità dei due superbi interpreti di far rivivere il mito di Edipo ben oltre la rilettura di Sofocle. Apprezzabile anche il viaggio letterario dove il mito è stato citato.


                                                         Edipo il mito


11) Miseria e Nobiltà, adattamento e regia di Luciano Melchionna, visto al teatro Eliseo, vince il premio come migliore adattamento per l'originalità con cui sono state concepite le scenografie, dove i personaggi miseri come topi calpestano i bassifondi, per i costumi bizzarri e per la componente psicologica applicata alla commedia di Scarpetta che ne è sprovvista. Il Felice Sciosciammoca interpretato dal Maestro Lello Arena nell'adattamento dello spettacolo coprodotto da Teatro Eliseo, Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro e Tunnel Produzioni, sarà difficile da dimenticare!

                                       
                                      Miseria e nobiltà di Luciano Melchionna con Lello Arena

Vorrei augurare a tutti un felice anno nuovo da Pennadoro e da me!!!

Auguri da Pennadoro a Pennadoro

Nel giorno del mio compleanno, ringrazio tutti gli amici che mi seguono e che lasciano i loro commenti, agli uffici stampa che condividono le recensioni degli spettacoli visti, agli attori, ai registi e ai teatri che mi regalano emozioni grandissime e ai follower vecchi e nuovi che mi fanno compagnia ogni giorno! 

Brindo idealmente con ognuno di voi, offrendovi una fetta della mia torta 🎂


Essere o non essere Mattia Pascal? Ce lo spiega Pino Quartullo a teatro

Le storie raccontate da Luigi Pirandello hanno il grande pregio di essere teatrali. I personaggi che creò e descrisse, attingendo alla realtà come Mattia Pascal, un uomo di poche pretese, oppresso dalla quotidianità, possono essere baciati dalla fortuna, lui per esempio è stato privato della propria identità.
In costante oscillazione tra il voler essere qualcun altro e il non essere più, il conflitto pirandelliano è interpretato con perfetta armonia da un architetto che ha scelto di essere attore e regista: Pino Quartullo.
E' bastato al protagonista del noto romanzo, nel suo adattamento teatrale, un abito chiaro sapientemente scelto dalla costumista, un cappello, un paio di occhiali da sole e una sigaretta, per tradurre il desiderio del pubblico di adeguarsi al cambiamento, solo nella finzione.
E' stato un successo di pubblico e di stampa quello abilmente diretto da Ferro che proseguirà a Sarsina il 22 luglio 2018.

di Tania Croce


Il giallo dei Girasoli è svanito

È proprio così, I Girasoli esposti al Van Gogh Museum stanno scolorendo. Appena ho appreso la notizia, mi si è aperto nella mente il ricordo delle due ore e mezzo circa trascorse all’interno del bellissimo museo olandese. Amsterdam possiede un patrimonio inestimabile e forse il colore utilizzato da Van Gogh tra il 1888 e il 1889 per realizzare la sua tela,  non era di ottima qualità anche perché bisogna ricordare che il pittore non era famoso anzi poverissimo e in tale misera condizione morì. Mi auguro che il giallo di quegli indimenticabili Girasoli torni a splendere!



Buon giorno della Rinascita!

Nonostante la sonnolenza, l'indolenza, i bruciori di stomaco, l'ansia e gli attacchi di panico, gli starnuti, gli acciacchi e il senso di vuoto provato, oggi la natura rinasce e con lei anche noi.

Auguri ai miei papà


Considero la festa del papà un giorno particolare. Mi ricorda una figura che non c'è più e che continua a vivere dentro il mio aspetto, in alcuni atteggiamenti del carattere e nel tempo indelebile del ricordo. Oltre papà, ci sono uomini che hanno reso la mia vita meno difficile dal giorno dell'incidente che ha distrutto la mia famiglia.

Grazie Pippo per aver scoperto Giorgia!!!

La musica comunica i nostri desideri e i bisogni di ognuno di noi.


Sanremo ha il potere di riunirci, anche se nessuno dice di averlo visto, lo share è altissimo quindi i duetti e gli ospiti, oltre alle canzoni in gara, hanno coinvolto il pubblico presente e quello a casa.

Scrivere è...

Scrivere è un lavoro di ricerca costante del termine giusto, dell'espressione che traduca lo stato d'animo dell'autore.
Scrivere è creare immagini mentali nel lettore. 
Scrivere è informare, incuriosire, emozionare.

Breve storia e riflessioni sui giorni della Merla



Sebastiano Pauli pubblica nel 1740 due ipotesi di spiegazione sull’origine dei giorni della Merla, ossia i tre giorni più gelidi dell'anno, il 29, 30 e 31 gennaio.

"I giorni della Merla" in significazione di giorni freddissimi. L'origine del quel dettato dicon esser questo: dovendosi far passare oltre Po un Cannone di prima portata, nomato la Merla, s'aspettò l'occasione di questi giorni: ne' quali, essendo il Fiume tutto gelato, poté quella macchina esser tratta sopra di quello, che sostenendola diè il comodo di farla giungere all'altra riva. Altri altrimenti contano: esservi stato, cioè un tempo fa, una Nobile Signora di Caravaggio, nominata de Merli, la quale dovendo traghettare il Po per andare a Marito, non lo poté fare se non in questi giorni, ne' quali passò sovra il fiume gelato.

A piedi nudi nel parco con Jane Fonda

Amai immensamente quel film, tratto dalla pièce teatrale di Neil Simon, dove Robert Redford e Jane Fonda cercavano di far coincidere i proprio universi interiori, conciliandoli con il mondo esterno, tentando di arginare una madre invadente, un vicino di casa fuori di testa e rendendo accogliente una casa fatiscente.

"Non piangere commessa"

"Non piangere commessa", immagino mi stia dicendo Joe Fox, l'uomo incontrato nella chatroom da Kathleen Kelly, la ragazza che gestisce una piccola libreria per bambini, dopo la morte di sua mamma. Il suo nickname è proprio Shopgirl ossia commessa, e questa è la storia di C'e posta per te ((You've Got Mail), il film del 1998 diretto da Nora Ephron con protagonisti due straordinari attori come Tom Hanks e Meg Ryan.

Buon compleanno Sally Field, la mamma di Forrest Gump

Come ho scritto nel titolo, oggi compie gli anni Sally Field, nota al grande pubblico per aver interpretato il ruolo della mamma di Forrest Gump (un'indimenticabile Tom Hanks).

Gli amori e i blogamori durano per sempre

Esistono diverse forme d'amore, quello platonico oppure quello passionale, quello tra individui di diverso sesso o dello stesso. Poi c'è l'amore per gli animali e per la natura. Oggi vi racconto la mia storia d'amore con la scrittura e con il blog.

Nasceva Peppino De Filippo proprio oggi

Da quando vivo a Roma, ogni volta che passo davanti alla sua abitazione, non distante da casa mia, penso al suo volto, alla sua inimitabile ironia, alla famiglia immensa della quale ha fatto parte. Sto parlando di Peppino De Filippo, l'attore comico che nacque proprio oggi e a cui è dedicato per volere e amore del figlio Luigi, il teatro Parioli.
La tv lo ricorda costantemente nei film con Totò tra gli anni '50 e '60 e la sua bravura nell'interpretare i vizi e le virtù umane lo hanno consacrato come uno dei più celebri comici italiani. E' fratello di Eduardo e Titina ed ha iniziato a esibirsi sin da bambino e nel 1931 fonda coi fratelli la Compagnia Teatro Umoristico: I De Filippo. Dopo la separazione dai fratelli, nel 1944, Peppino trova un suo stile nelle commedie e dimostra tutta la sua versatilità. Nel 1977 è anche scrittore, pubblicando l'autobiografia Una famiglia difficile. Con Totò forma una delle coppie più acclamate del cinema e della televisione, ottenendo grandissimo successo di pubblico. De Filippo ha lavorato anche per Federico Fellini e, in seguito, inventa il personaggio di Gaetano Pappagone, umile servitore del Cummendatore Peppino De Filippo, nella trasmissione Scala reale. Riguardo alla sua vita privata, Peppino è stato sposato tre volte ed ha avuto un figlio: Luigi appunto, l'ultimo baluardo della famiglia di artisti che ha regalato all'Italia e al mondo intero, delle opere senza tempo.

Vorrei ricordarlo con una scena amata e indimenticabile, tratta da un film noto e divertentissimo.

Ciao e grazie Peppino!



Voglia di Natale. Tombola, un pò di storia del gioco

A Napoli, dove sono stata il 19 luglio scorso per ritirare la pergamena della mia seconda laurea, passeggio per San Gregorio Armeno, la meravigliosa Via dei Presepi artistici e scelgo come souvenir la tombola tradizionale napoletana, la cui foto ritrovo nell'immagine di wikipedia, dedicata alla storia del noto gioco.
Ecco alcune info, per i nostalgici della stagione invernale, proprio come me.
La tombola è un tradizionale gioco da tavolo nato nella città di Napoli nel XVIII secolo, come alternativa casalinga al gioco del lotto, e spesso accompagnato da un sistema di associazione tra numeri e significati, di solito umoristici (La Smorfia).
Secondo la tradizione, la tombola sarebbe nata nel 1734 da una discussione tra il re Carlo di Borbone e padre Gregorio Maria Rocco circa il gioco del lotto, che il primo voleva sotto controllo pubblico, per evitare che in seguito alla sua soppressione vi fosse il fiorire del lotto clandestino, e il secondo considerava immorale per motivi religiosi. Il compromesso fu trovato vietando il gioco durante le festività natalizie, durante le quali le famiglie si organizzarono con questa versione da casa, che divenne presto una consuetudine di quei giorni dell'anno.
Il suo compito consiste nell'estrarre i pezzi in modo casuale, e annunciare agli altri giocatori il numero uscito. L'annuncio generalmente include anche la citazione di una delle immagini che la tradizionale smorfia napoletana associa proprio ai numeri da 1 a 90 propri di un altro gioco, il lotto, strettamente legato alla tombola. I giocatori dispongono di una o più cartelle precedentemente acquistate, composte da 3 righe, su ciascuna delle quali sono riportati cinque numeri compresi tra 1 e 90.Il carattere casuale del gioco unito al talvolta notevole valore dei premi in palio ha reso il termine tombola sinonimo di evento fortunato o di acquisizione fortuita di una ricchezza o somma di denaro. Un giocatore con ruolo di croupier ha a disposizione un tabellone sul quale sono riportati tutti i numeri da 1 a 90, e un bussolotto o un sacchetto riempito con pezzi numerati in modo analogo.
Ogni volta che il numero estratto è presente su una o più delle sue schede, il giocatore "copre" la casella corrispondente. Nella versione tradizionale della tombola, le schede sono semplici cartoncini stampati e i numeri vengono coperti con fagiolicecilenticchiepasta o altro materiale disponibile dopo i cenoni natalizi come i gusci di frutta secca. Tali cartelle sono realizzate in gruppi di sei in modo che in ogni gruppo i numeri da 1 a 90 capitino una ed una sola volta.
Le cartelle vengono acquistate in numero variabile dai giocatori secondo un prezzo unitario predefinito non necessariamente in denaro. Similmente il giocatore che detiene il tabellone è tenuto a versare l'importo relativo alle sei cartelle virtuali che compongono il tabellone. È possibile, come variante alle regole classiche e previo accordo generale, che il tabellone venga acquistato dal croupier in forma parziale. È anche possibile che venga richiesto per il tabellone un versamento ulteriore per compensare il fatto che sul tabellone vengono sempre posizionati tutti i numeri estratti.
L'importo derivante dall'acquisto di tutte le cartelle e del tabellone definisce il monte premi che viene di norma suddiviso in vari premi di importo crescente. Lo scopo ultimo del gioco è quello di realizzare la tombola, ovvero arrivare per primi a coprire tutti i numeri presenti su una delle proprie cartelle. Normalmente vengono anche assegnati premi minori per risultati intermedi, come l'ambo (vinto dal primo giocatore che copre due numeri presenti sulla stessa riga di una cartella), il terno (tre numeri sulla stessa riga), la quaterna (quattro numeri sulla stessa riga), la cinquina (tutti e cinque i numeri della riga) e la decina o rampazzo (cioè due file complete nella stessa cartella). Talvolta viene assegnato anche un premio al cosiddetto tombolino, ovvero alla seconda cartella in ordine di tempo a totalizzare la tombola.
Un'ulteriore regola prevede che chi vince un premio su una riga non può vincere il premio successivo sulla stessa riga della stessa cartella. Quindi chi fa un ambo sulla prima riga non può fare terno sulla prima, ma solo sulla seconda o sulla terza, ma può comunque fare quaterna sempre sulla prima riga. Questa regola ha lo scopo di distribuire con più uniformità i premi (coerentemente col fatto che la tombola è intesa come un gioco di aggregazione, al quale partecipano spesso anche i bambini). Tuttavia l'interpretazione più in voga stabilisce che il terno, la quaterna e la cinquina possono essere eseguiti sulla stessa riga, per consentire più vincite ex aequo.

Rileggendo le regole, capisco che in effetti, quando si gioca in famiglia, tutte queste regole non sempre vengono rispettate.
Aspettando il Natale, chiudo questo pezzo nostalgico!

di Tania Croce



Il teatro, un'arte sociale che aiuta l'umanità a capire se stessa

Il teatro, definito ‘archeologico’, oppure ‘colto’, come se la cultura fosse qualcosa che pesa anziché aiutare la nostra visione del mondo, che cos'è?
Che cosa significa ‘teatro’? Devo partire necessariamente dall’etimologia. Anche perché senza conoscere il significato delle parole non riusciamo a comprenderne il senso e potremmo confonderci.
Ho affrontato l’argomento nella mia seconda tesi di laurea in Pedagogia Interculturale, sul Teatro come veicolo d’intercultura, spiegando che Teatro, dal greco θέατρον "spettacolo", dal verbo θεαομαι ossia "vedo", è il luogo da cui è possibile vedere, osservare la storia dell’uomo, la profondità del suo animo, attraverso le emozioni suscitate dall’attore e accanto alla sua bellezza, ci sono i limiti, il misterioso vortice del pensiero. Il teatro è lo spazio adottato da secoli per la rappresentazione e l’interpretazione del mondo. Tutto questo non ha limiti temporali, pur esistendo una storia dell’arte teatrale, esposta magnificamente nel manuale di Glynne Wickham di “Storia del teatro”, studiato per il mio primo esame di Storia del teatro e dello spettacolo alla Sapienza. Il teatro nei secoli è stato bandito, se pensiamo che in tutta l’Europa cristiana per quattro secoli, dopo il sacco del Visigoto Alarico nel 410 a. C. oppure soppresso in India per un periodo quasi doppio, dopo la conquista islamica, dei secoli decimo e undicesimo dell’era cristiana. Fu bandito in Inghilterra per quasi vent’anni e in America. Il teatro, così, è sempre stato una fonte costante di preoccupazione in tutto il mondo per i capi e della Chiesa e dello Stato. Coloro che infondono a quest’arte dinamica il soffio vitale, gli attori, furono venerati a volte come divinità oppure scherniti come parassiti, prostitute e vagabondi.
Il teatro è essenzialmente come afferma Wickham, “un’arte sociale” che, come la letteratura e la musica, la pittura e la danza, rispecchia e rinsalda le fedi religiose e politiche e le idee morali e sociali.
E’ un linguaggio che accoppia immagini visive e verbali, che aiuta l’umanità a capire se stessa, a definire la propria cultura, piuttosto che un mestiere per pochi dotati di talento o un passatempo per un’élite privilegiata.
Il teatro è nato con l’uomo e morirà con esso, per questo motivo non c’è niente di più vicino a ognuno di noi che l’arte teatrale. Ogni nuvola svanirà dalla vostra mente quando entrerete a teatro e sarà un viaggio dentro voi stessi, infinitamente bello.

                                           

                                                                    (Malborghetto)










Il teatro delle emozioni

Benvenuti sul blog di recensioni di Pennadoro, lo spazio interamente dedicato alle recensioni giornalistiche di Tania Croce, un viaggio tra i palcoscenici romani, sulla scia delle emozioni.

Buon viaggio e buone emozioni!

Tania
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