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Il teatro delle emozioni

Per festeggiare il teatro, ho copiato è incollato il primo capitolo (con le note) della mia tesi in Pedagogia interculturale dedicata al teatro come veicolo d'intercultura. La trovate in home page e se la leggeste mi farebbe davvero molto piacere.

Buon teatro a tutti e buona lettura! 

 Lo spazio scenico come veicolo d’intercultura 1.1 

Il Teatro e la Pedagogia 

 Le note di Chopin del pianoforte suonato da un ragazzo di nazionalità straniera, provenienti da un’aula del Centro Teatro Ateneo di Roma e che faceva da accompagnamento agli esercizi di un seminario tenuto dal professor Ferruccio Di Cori2 di Psicodramma e teatro della spontaneità, utile per poter sostenere l’esame di Storia del Teatro di Marotti, determinò il mio ingresso ufficiale nel mondo dell’invisibile. Ferruccio Di Cori era un uomo, uno psichiatra e insegnante all’Actor Studio, le cui lezioni erano sul teatro delle emozioni, un vero e proprio percorso di drammatizzazione teatrale che consentiva ai partecipanti di relazionarsi con sé stessi, con le proprie paure e i tabù, rafforzando così una ricostruzione del proprio io e migliorando o riscoprendo le relazioni con i familiari, gli amici, i colleghi di lavoro, la società in generale. Iniziò così il mio viaggio su quel treno affollato, per scoprire paesaggi inesplorati fino a quel momento, colori, odori inebrianti e orizzonti nuovi e mi portò a conoscenza di questo luogo di educazione e crescita che è il teatro, completando la preparazione umanistica iniziata al Liceo Classico.« Una delle tappe più significative di questo mio viaggio, fu il Centro Teatro Ateneo3, nato come organismo 2 Di Cori Ferruccio, partito dall'Italia nel 1939 per sfuggire alle leggi razziali, ha costruito negli U.S.A. la sua fortuna. Docente di psichiatria all'Harvard University di Boston e alla State University di New York, direttore di ricerche e training in psicodramma al Kings County Hospital di Brooklyn, ha frequentato, e talvolta curato, importanti uomini di teatro e cinema, da Tennessee Williams ad Arthur Miller, Rex Harrison, Melvin Douglas, Jason Robards ed altri. A metà degli anni '50 i suoi testi teatrali venivano usati come test all'Actor's Studio. Rientrato in Italia negli anni Novanta, nel 1993 è divenuto per sei anni professore a contratto della cattedra di Discipline dello spettacolo di Ferruccio Marotti - dopo Eduardo De Filippo, Jerzy Grotowski, Dario Fo, Peter Stein - e per altri nove docente del Laboratorio di Teatro terapeutico del Centro Teatro Ateneo, il così detto teatro spontaneo delle emozioni: una forma di teatro terapia, variante dello psicodramma, uno strumento semplice di immediato e facile intervento, che consente alle persone coinvolte una visione delle proprie capacità e la possibilità di potenziarle superando inibizioni, paure, insicurezze, conflitti. Ferruccio Di Cori si è spento all'età di 95 anni nel 2007, mentre ancora continuava a insegnare nel laboratorio di teatro spontaneo delle emozioni. 3 http://www.teatroateneoalcentro.it/index.php/teatro-atene-e-il-centro/ 7 interfacoltà nel 1981 per gestire le attività del Teatro Ateneo, con finalità di ricerca e di promozione della cultura dello spettacolo. E’ l’unico teatro esistente in un’università italiana ed è stato costruito nel 1935 come Teatro dell’Università di Roma e Teatro dei Gruppi Universitari Fascisti o Teatro della Gioventù Italiana del Littorio. 

 Nel 1954 fu fondato l’istituto del Teatro, con il compito primario di programmare l’attività del Teatro Ateneo, e ad esso si appoggiò, dal 1961, e l’insegnamento di Storia del teatro e dello spettacolo della Facoltà di Lettere e Filosofia, tenuto prima da Giovanni Macchia e poi da Ferruccio Marotti, il mio docente di Storia del teatro, quello che mi incantò quando entrai per la prima volta nell’aula al primo piano della Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza. Rimasi sedotta dalle sue indimenticabili lezioni e i suoi libri di studio e ricerche sul teatro balinese e sul teatro povero di Grotowski o sul teatro della crudeltà di Artaud, saranno da me analizzati nei capitoli successivi. Alcuni degli studiosi che ho citato, sono stati docenti e sono stati periodicamente chiamati a tenere corsi, laboratori al Centro Teatro Ateneo. Sono stati professori a contratto, di drammaturgia Eduardo De Filippo, di tecniche originarie dell’attore Jerzy Grotowski, di tecniche di scrittura scenica Dario Fo, di regia Peter Stein, di psicodramma e teatro della spontaneità Ferruccio Di Cori. Ho seguito molti spettacoli al tempo dei miei studi universitari. 

 Il Centro Teatro Ateneo ha organizzato per ogni stagione teatrale tra il 1987 ed il 1995, un programma di spettacoli selezionati tra quelli delle compagnie di ricerca professionali italiane e straniere – per un totale di oltre 1.000 spettacolo e 120.000 spettatori – offrendo agli studenti universitari abbonamenti e biglietti singoli a prezzi particolarmente ridotti.»* Il seminario del professor Di Cori, che ha introdotto il mio discorso sul teatro, fatto di dialoghi, esercizi corporei, suggestioni ed evocazioni come la simulazione che ogni studente fu invitato a compiere attraverso la rappresentazione del momento successivo alla nascita e gli occhi coi quali avrebbe percepito il mondo; Fu un seminario iniziatico, che mi ha dato le basi per intraprendere un percorso di studi umano e sociale, il quale mi ha fatto attraccare nel delizioso porto della pedagogia interculturale.

 Così come il porto è il luogo degli arrivi e delle partenze, la mia sosta 8 è solo l’ultima tappa del viaggio, costellata di storie che porto con me, come quella di Sad, un uomo triste che per campare deve vendere rose in un paese straniero e lo fa da clandestino, come vuole il suo autore Robert Schneider, oppure la storia raccontata a sua figlia da Tahar Ben Jelloun, e non si tratta di una storia qualunque, ma di razzismo, rifiuto dello straniero e della diversità, una cosa che bisogna insegnare ai bambini per tenere lontani sentimenti nocivi all’integrazione e affinché il bambino possa diventare l’ uomo consapevole di domani. Merièm pone delle domande eloquenti a suo padre, pensando il razzismo sia una malattia dalla quale bisogna guarire e l’unica guarigione o la cura preventiva è proprio l’educazione alla diversità. A questo delicato argomento, ha dedicato un libro anche la docente del corso, le cui lezioni mi hanno ispirato al punto di scegliere la sua materia come tesi di laurea, la prof.ssa Angela Perucca, autrice del libro L’educazione dell’infanzia e il futuro del mondo, che ho citato. Nel libro scritto dalla Perucca sull’educazione dell’infanzia, in collaborazione con Barbara De Canale, è posto l’accento sull’importanza della persona e la sua capacità di comprensione integrale della realtà e del mondo. Questa comprensione è l'istanza a cui l'educazione per il futuro è chiamata a rispondere, tenendo conto delle leggi che regolano lo sviluppo infantile. Di qui nasce una proposta di educazione a misura di bambino, capace di recuperare i tesori della migliore tradizione pedagogica e di rimodularli in vista delle emergenze educative e valoriali del presente e delle istanze del futuro. I temi di studio di Angela Perucca delineano i parametri di un agire didattico attento alle interdipendenze sistemiche e capace di gestire la complessità. 

 Un’altra tappa essenziale del mio percorso verso l’intercultura, è il testo di Paulo Freire Pedagogia degli oppressi, che figura tra i testi più significativi del pensiero pedagogico del Novecento, tradotto in 17 lingue e in cui l’autore affronta le problematiche dell’umanizzazione/disumanizzazione degli uomini e delle donne, esaminando i rapporti tra oppressi e oppressori. Eppure la condizione degli oppressi e la storia delle minoranze etniche, in particolare quella degli indiani, ha sempre esercitato un certo interesse e un immenso fascino sulle popolazioni occidentali, a tal punto che un fotografo 9 americano ispirato dal modo in cui queste popolazioni vivevano, ha deciso di fare un’esperienza singolare e unica: vivere in mezzo a loro, ricostruendo attraverso degli scatti fotografici, una civiltà in via d’ estinzione. Sto parlando del lavoro di Edward S. Curtis, esploratore, etnologo e fotografo, che è stato definito il "cantore" degli Indiani d'America, popolo che ha amato e studiato per tutta la sua vita. 

La sua opera si colloca agli inizi del Novecento. Curtis viaggiò nel Nord America, con l'intenzione d’immortalare gli affascinanti usi e costumi (purtroppo già all'epoca in via d’ estinzione) di più di 80 tribù di nativi americani. I suoi scatti sono raccolti con il nome di The North American Indian e a questa singolare esperienza s’ispirò il regista Massimo Natale che mise in scena lo spettacolo Ascolta il canto del vento. Il destino degli indiani d’America con musiche di Matteo Cremolini e la splendida voce di Maria Laura Baccarini. Il sogno di libertà di un popolo affascinante e sfortunato come quello degli Indiani d’America, ridotti in schiavitù e annientati dallo spietato potere dell’uomo bianco, ha preso forma al Sistina attraverso le immagini, anzi le preziose foto scattate da Edward Sheriff Curtis, esploratore americano visionario e idealista dell’800 che tentò di avvicinarsi agli usi e costumi dei Nativi americani, dedicando la sua vita a coloro che tentarono invano di esternare la propria spiritualità e il profondo amore per la natura, il cielo, la terra, ascoltando il canto del vento. Accanto alla voce narrante dello ‘spirito’ di Edward (Gabriele Sabatini), c’è quella celestiale di Maria Laura Baccarini che incarna il popolo indiano, massacrato senza pietà e senza alcuna colpa da un altro popolo, quello dell’uomo bianco che ha saputo soltanto ‘prendere e mentire’ promettendo una libertà ed un’identità sociale e culturale che è stata loro sempre negata, anche dopo il 1924, la data del Congresso USA, dove fu riconosciuta ai Nativi, la piena cittadinanza americana. 

Oltre all’affascinante realtà delle tribù indiane, c’è la danza preghiera dei dervisci rotanti che ho avuto la fortuna di ammirare al Teatro Eliseo durante la scorsa stagione teatrale e che considero un esemplare dimostrazione di evento teatrale come veicolo d’intercultura. Il rituale di ormai 700 anni fa a cui ho assistito, è stato guidato dal maestro Sheik Nail Kesova ed è proprio lui a dare i tempi per la musica e le danze mentre i dervisci, 10 indossando una tunica bianca come un sudario, un copricapo che richiama le pietre tombali dei paesi musulmani, hanno aperto le braccia verso il cielo e il capo chino verso il cuore, piroettando e girando intorno al maestro, per raggiungere l'estasi mistica. E' la tradizione mistica Sufi, di cui sono custodi i Dervisci Rotanti del Galata Mevlevi Ensemble dichiarati dall'Unesco "Patrimonio culturale dell'umanità". Tra seminari di teatro, spettacoli come Schifo, sulla storia di Sad, interpretato da Graziano Piazza, oppure Akropolis, diretto da Jerzy Grotowski, testi importanti come quello di Freire e della Kristeva, oppure i libri sull’educazione alla diversità a partire dall’infanzia come Il razzismo spiegato a mia figlia di Ben Jelloun e quello scritto dalla Perucca, mi barcameno nel porto chiassoso dove mi attende una signora discreta e sapiente chiamata messinscena che mi riporta al teatro nella parte conclusiva della tesi, con lo spettacolo di Vannuccini che non è uno spettacolo vero e proprio ma un evento e s’intitola Respiro e gli attori sono dei rifugiati, approdati sulla spiaggia del palcoscenico e i Percorsi Migranti di un gruppo di giovani immigrati di seconda generazione che pur vivendo in Italia, attraverso la musica, il ballo e il canto, mantengono la propria identità, la lingua, le tradizioni e soprattutto l’immutabile amore per la terra natia. 

Oltre al teatro come spazio dove rappresentare le umane vicende e veicolo d’intercultura, c’è il teatro del sud del mondo, di cui noi europei siamo spettatori e i custodi privilegiati di tante storie come quelle d’amore raccontate da una cantastorie meticcia di Guantànamo, Mimì, la quale solo per una notte incontrò e amò il rivoluzionario Che Guevara. E anche attraverso quest’affascinante figura che era solita sedersi ai bordi delle strade per raccontare i suoi incontri amorosi, l’educazione all’ascolto diventa un modo per trasformare l’altro, il diverso, in un nuovo cittadino del mondo. E così nord e sud del mondo diventano le due facce di un’unica medaglia, con comuni intenti d’incontro e condivisione. Les lieux communs ne sont pas des idées recues, ce sont littéralement des lieux òu une pensée du monde rencontre une pensée du monde… C’est-à-dire, les lieux òu une pensée du monde confirme une pensée du monde. Édouard Glissant

L'isola dei Burinos e dei Rafinados in Honduras, una novità all'Isola del famosi 2021

 La prima puntata dell'Isola dei famosi su Canale5 con tutti i suoi naufraghi, è partita in Italia e in collegamento con l'Honduras in tempo di pandemia ma in sicurezza. Lo ha ricordato al 92esimo minuto della trasmissione questa sera, la sua conduttrice Ilary Blasi, tra simpatiche papere, incidenti come quello che ha coinvolto l'attore Roberto Ciufoli, uscito in seguito al voto per controlli alla spalla dolorante e per questo non passerà la notte nell'isola con tutti gli altri. L'inviato dall'isola quest'anno è il campione olimpico Massimiliano Rosolino.

Le novità sono molte, a partire dai naufraghi suddivisi in Burinos (Paul Gascoigne, Gilles Rocca, Awed, Vera Gemma, Daniela Martani e Francesca Lodo) e Rafinados (Elisa Isoardi, Angela Melillo, Ferdinando Guglielmotti, Drusilla Gucci, Akash Kumar e Roberto Ciufoli), divisi e con precise regole da rispettare: non parlarsi, non scambiarsi oggetti. Possono solo spiarsi.

A Parasite Island ci sono altri due naufraghi: Fariba Tehrani e Ubaldo Lanzo, per niente pratici e adatti alla sopravvivenza ma sono lì per superare le loro reciproche incapacità all'adattamento.

I due nominati di questa sera sono Drusilla e Ferdinando. Sono stati i due gruppi dei Rafinados e dei Burinos rispettivamente a nominarli per il dispiacere della mamma di Drusilla e dell'amico di Ferdinando l'attore e doppiatore Pino Quartullo, in studio.

I due opinionisti Iva Zanicchi e Tommaso Zorzi, hanno sostenuto la conduttrice tesissima comprensibilmente.

Simpatico il collegamento da casa con Elettra Lamborghini, positiva al covid e che è attesa in trasmissione non appena sarà possibile.

Ho seguito l'edizione dell'Isola nel 2006, quella presentata da Simona Ventura e nella quale vinse Luca Calvani. All'epoca c'erano personaggi come Leone di Lernia e Massimo Ceccherini. 

La conduzione della Ventura era davvero impeccabile.

Spero che nelle prossime puntate ci saranno meno papere e maggior chiarezza.

Le foto dei nominati

A proposito di talento con la drammaturga e scrittrice Alma Daddario

Ho il piacere di avere un'amica drammaturga e scrittrice come Alma Daddario che ha dato luce al libro Uccise dal talento edito da Porto Seguro in collaborazione con la psicologa Paola Dei,  con storie di donne famose la cui esistenza è stata condizionata inevitabilmente dal successo e dalla propria arte.
Prima di parlare di questo libro, riporto un suo pensiero sul teatro. 

 In questo momento mi sembra molto inerente ai tempi che stiamo vivendo questa dichiarazione di Paolo GrassiIl teatro per la sua intrinseca sostanza è fra le arti la più idonea a parlare direttamente al cuore e alla sensibilità della collettività. Noi vorremmo che autorità e giurie comunali si formassero questa precisa coscienza del teatro, considerandolo come una necessità collettiva, come un bisogno dei cittadini, come un pubblico servizio alla stregua della metropolitana e dei vigili del fuoco.

Alma compose un'opera straordinaria come Pancrazio, la libertà di avere paura un testo originale: una sorta di riscrittura contemporanea del mito di Pan, il semidio metà capra metà uomo, abbandonato dalla madre per la sua spaventosa bruttezza, inventore del flauto. Un testo “straordinario per originalità e impatto emotivo”, come è stato definito da alcuni critici. Pancrazio cresce con un’inevitabile e insaziabile fame d’affetto, che cerca soprattutto nelle donne. Maldestri tentativi di seduzione ai limiti della violenza, situazioni paradossali e anche comiche, si alternano ad alterchi con il genitore, a farneticazioni oniriche con figure femminili portanti, in quello che ci è apparso un vero e proprio viaggio nell’inconscio attraverso dubbi e paure che in fondo appartengono a tutti noi. Non si risparmia in questa non facile prova d’attore Simone Migliorini, che dando voce a tutti i personaggi, dimostra un virtuosismo e una sensibilità singolare. Ma altri virtuosi contribuiscono alla magia della messa in scena: il maestro David Dainelli, che ha firmato le musiche originali, al piano, la talentuosa violinista Angela Zapolla e l’ispirata danzatrice Carlotta Bruni, che evoca i fantasmi di un femminino onnipresente seppur sfuggente.


Il mito è qualcosa che non è mai accaduto, ma che in realtà accade sempre



Uccise dal talento. La sinossi

Dodici donne. Dodici artiste. Dalla brillante Frances Farmer a Maria Callas e il suo carisma, da Edith Piaf, passerotto dalla voce potente che ne sovrastava il corpo, alle bambine prodigio Judy Garland e Natalie Wood per continuare con Veronica Lake, sfruttata dal marito. E ancora: la bellissima e fragile Vivien Leigh, l'appassionata e ingenua Annamaria Pierangeli, unico grande amore di James Dean, la candida e scandalosa Linda Lovelace, la sfortunata Laura Antonelli, l'irruenta e ribelle Lupe Velez, la venere nera Dorothy Dandridge, prima attrice afroamericana a ottenere una nomination agli Oscar. Dodici persone dotate di talento che hanno lottato per trovare il loro posto in un ambiente difficile, sfruttate dalla società, dalla famiglia, da chi sosteneva di amarle. Differenti le loro storie, differenti i periodi storici ma uguali nelle fragilità, nei desideri, nella costante ricerca dell'amore, nelle fini tragiche e violente. Dodici artiste che hanno lasciato il segno e fatto la differenza nel magico e spaventoso mondo dello spettacolo.


Alma Daddario, autrice teatrale, giornalista e scrittrice, laureata in “Lingue e letterature straniere”, vive e lavora a Roma, dove svolge la sua attività collaborando con le testate giornalistiche: Elle, Sipario, Il Messaggero di Sant’Antonio, Orizzonti, La Nuova Ecologia, Global Press, Free Lance International Press, Noi Donne, Tiscali ambiente. Come autrice teatrale nel 1997 per “Siamo tutti…libertini”, regia di Walter Manfrè, ha ricevuto il premio “Stanze Segrete”, e nel 2002 il  premio Fondi la Pastora per il testo “Io…Ero”.
Ha inoltre rappresentato:  “Albertine o della gelosia”, “L’anima e la voce”, “Le confessioni”, “Ritmo spezzato”, “Mare Nostrum”, “Le attese: moods for love”, “Come nebbia sottile o lieve sogno”, “Matilde di Canossa: la legge, il cuore, la fede”, “Ero e Leandro: ask me no more”, “Pancrazio, la libertà di avere paura”, “Clitennestra”.
Ha pubblicato saggi sulla scrittura creativa, tra i libri: “Notti e giorni”, “Se scrivere potesse dire” , “La nebulosa del Caso Moro” , “Strani frutti e altri racconti” e “Oltre la quarta parete”, raccolta di testi teatrali edito da ChipiùneArt. Con la scrittrice Dacia Maraini ha collaborato, presso il Centro Internazionale Alberto Moravia, alla realizzazione di seminari di drammaturgia. Dal 2003 fa parte della giuria del premio teatrale: “Ombra della Sera” per il Festival Internazionale del Teatro Romano di Volterra. E’ membro del Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea CENDIC e fa parte della giuria del concorso internazionale di drammaturgia contemporanea: L’Artigogolo, organizzato dall’editrice ChiPiùneArt.
Si occupa di eventi culturali e uffici stampa per la D&C Communication.

Da William Shakespeare ai giorni nostri, riflessioni sul teatro in tempo di pandemia

Ci si prepara ad un'Italia rossa, poiché quasi tutte le regioni lo sono, i divieti aumentano, le chiusure anche e quella che si stava avvicinando come la nostra data di festa e di apertura, quella del 27 marzo, pare debba essere rimandata. La storia è stata piena di pandemie e di crisi teatrali. Come azionista e a volte attore della sua compagnia teatrale, nonché drammaturgo principale per esempio, Shakespeare ha dovuto affrontare per tutta la sua carriera queste ripetute ed economicamente devastanti chiusure. Particolarmente gravi furono le epidemie di peste del 1582, 1592-93, 1603-04, 1606 e 1608-09.

Nel blog Lampi di Riccardo De Palo de Il Messaggero, a proposito di pandemia e di teatro, apprendo che ai tempi di Shakespeare, non si conosceva il veicolo del bacillo yersinia pestis, ovvero le pulci dei topi; e si credeva che fossero i contatti umani a propagare il morbo; così, spesso e volentieri, i teatri erano i primi ad essere chiusi (e nessuno si preoccupava dei roditori). Non solo. Al tempo del Bardo, gli attori e le loro compagnie avevano una pessima fama e i predicatori usavano dire che «la causa della peste è il peccato, e la causa del peccato le commedie». Tra il 1603 e il 1613, il Globe di Shakespeare e gli altri spazi londinesi dedicati al teatro subirono chiusure durate 78 mesi, vale a dire il sessanta per cento del totale. In questi casi, succedeva che intere compagnie fossero obbligate a partire, alla ricerca di città risparmiate dal contagio: dei tour obbligati con il terrore che il morbo continuasse a perseguitare gli attori.

Dopo questo affascinante salto nel passato, mi piace tornare al presente e prima che tutto sia chiuso, vietato, mi piace riportare qualche altra considerazione dalla viva voce degli artisti che hanno gentilmente risposto alle mie domande sul teatro in tempo di pandemia.

"Il 27 avrebbero dovuto riaprire i teatri. Sono forse tra i più antichi luoghi di cultura che ci arrivano dal passato. Luoghi dove si pensa, si piange, si ride, si curano l'anima e il cervello, insomma il luogo dove si cresce e si diventa migliori. Questo virus li ha chiusi, complice anche una considerazione di essi sbagliata. Questo virus poteva essere, invece, l'occasione per cambiare in meglio le cose, Anzi, se il cinema con lo streaming credo subirà un ennesimo colpo, il teatro rischia di estinguersi. non è mai accaduto in 2000 anni,,, per questo la preoccupazione di chi ci lavora dovrebbe accompagnarsi a quella di tutta la comunità. Il teatro resta ancora il miglior specchio dei tempi, come diceva Shakespeare".

Massimo Wertmuller (attore di teatro e cinema di Roma)


"Il nostro lavoro vive di programmazione, devi convincere il pubblico che sarà giusto spendere dei soldi, che non ha. E poi non siamo statali, non avendo un bonifico accreditato a fine mese. Cosa penso del teatro in tempi di pandemia? E' tutto in ritardo: vaccini, ristori, pianificazioni. Ma sono certo che vinceremo perché la cultura, anche in Italia, rimarrà alla base di tutto".

Antonio Conte (attore di teatro e cinema vive a Roma)


"La riapertura dei teatri dovrebbe essere festa nazionale! Non credo sarà possibile tornare ad una "normalità " se si dovessero riaprire il 27 marzo, men che meno in questa terza ondata di pandemia. Ma quale "normalità poi? Da molti anni ormai fare teatro ha significato per la maggior parte di noi attori, registi, autori e non ultime le maestranze, una missione da portare avanti dentro una realtà sorda e ignorante che ha penalizzato soprattutto le produzioni minori, dove spesso nascono le situazioni più interessanti artisticamente. La cultura dal vivo serve a tenerci vivi, a capire, perché rappresentare tante realtà diverse fanno di noi una comunità che respira insieme, una realtà fisica che non può essere sostituita dalla tecnologia. Il teatro dovrebbe diventare materia scolastica, perché attraverso questa esperienza si entra dentro la vita come in una storia d'amore".  
Barbara Scoppa (attrice, autrice di Roma)

Un uomo in fallimento di David Lescot, secondo capitolo di Resistenze Teatrali

Una donna coraggiosa, un uomo in fallimento e un mandatario liquidatore, all'occorrenza psicologo e grillo parlante (la coscienza), riempiono gli spazi angusti di una separazione, che è a tutti gli effetti un vero e proprio fallimento civile. Viola Graziosi, nella parte della donna coraggiosa e rispettosa delle leggi, prende la solenne decisione di lasciare Graziano Piazza, il compagno visionario e nullafacente nella finzione e il regista di questa stupefacente lettura. L'amore non basta a tenere insieme la coppia. Così inizia la straziante riconsegna degli oggetti appartenuti ai due, libri compresi. In questa fase delicata e cruciale, giunge in loro aiuto, un'abile liquidatrice come Elisabetta Pozzi, che venderà una a una le cose appartenenti all'uomo senza un lavoro e senza un soldo, eccetto l'indispensabile per vivere come il confortevole letto, il frigorifero e un piatto. Ai dialoghi si alternano i monologhi dei tre personaggi che oscillano tra un'apparente quiete e una sorda disperazione. I problemi del vivere quotidiano, ingigantiti dalle umanissime paure e dalla solitudine, diventano microscopici sul finale, in cui Piazza rimpiccolisce, rendendo le problematiche finora affrontate e irrisolte, cose di poco conto. Non conoscevo questo interessante testo francese di Lescot e ho apprezzato la regia essenziale e psicologica di Graziano, attore e regista stimatissimo fin dai tempi di Schifo. Oltre alla regia, ho trovato estremamente convincente il personaggio che interpreta, il prototipo dell'uomo comune che non ha nulla da perdere non possedendo altro che un libro esistenziale e salfivico. Molto bello il monologo delirante in cui avviene l'incontro/scontro tra Piazza e un frigorifero che langue e ha ben poco da offrirgli. Viola Graziosi rappresenta in questo riuscitissimo esperimento teatrale, il coraggio che ogni donna dovrebbe avere nei confronti di un uomo finito che sceglie di abbandonare, nonostante un momentaneo ripensamento, anziché passare una vita a due fallimentare. Mi è piaciuto molto il suo rigore e i tempi perfetti del suo addio. Davvero magnifica Viola. Infine Elisabetta Pozzi che ho avuto il piacere di rivedere in scena questo pomeriggio nei panni di un mandatario/grillo parlante, ha saputo rappresentare assai bene il devastante peso delle pratiche burocratiche che dovrebbero garantire un senso di ordine ma che in realtà spiazzano. Dietro il suo fare pignolo e la lettura di un inventario di oggetti di cui disfarsi, si cela l'universo interiore di una donna sensibile e comprensiva. La lettura è corale e coinvolgente. Rivedrò lo spettacolo sul canale youtube del Centro Teatrale Bresciano. Invito a vederlo perché il teatro è aperto, è un momento di confronto e di crescita e consente attraverso il web di conoscere dei grandissimi attori come Graziano Piazza, Viola Graziosi ed Elisabetta Pozzi.
Lo spettacolo sul canale youtube del CTB

Buon compleanno Carlo Verdone

 Quante risate e riflessioni attraverso gli amatissimi film di Carlo Verdone, quanta gioia e amarezze di una generazione che si ribella al disastro ambientale nel film In viaggio con papà diretto e interpretato dall’immenso Alberto Sordi e in Bianco, Rosso e Verdone, oppure quante nevrosi nel meraviglioso Maledetto il giorno che t’ho incontrato dove Verdone mostra con acutezza e originalità la paura d’innamorarsi e i pregiudizi sulla psicanalisi, volgendo il suo sguardo all’Inghilterra dove gira parte del film. Altro affresco tenero e magnifico è Acqua e Sapone e Borotalco con le musiche degli Stadio e di Lucio Dalla. Si veste da professore che impartisce lezioni di italiano agli stranieri oppure da prete laureato in lettere e bidello di professione per conquistare la bella Sandy. S’innamora di Iris Blond, aiuta la sorella scervellata (Ornella Muti) in Io è mia sorella, gioca a fare il disadattato con Giallini e Favino nel film Posti in piedi in paradiso altro gioiellino. È un carabiniere insicuro e fragile in coppia con il mio adorato Enrico Montesano ne I due carabinieri e il manager del bravissimo Beppe Fiorello in C’era un cinese in coma. L’elenco dei film che dirige e interpreta in 40 anni è lunghissimo. Sky dedica dal 16 al 30 novembre 2020 il canale 303 a Carlo Verdone per festeggiare il suo compleanno. Tanti auguri Carlo e grazie per tutta la bellezza che mi hai regalato

Cos'è per Massimo Wertmuller il teatro, il rispetto per la natura e per la vita

La pandemia, il lockdown, i mesi di isolamento domestico sono stati un bel modo per scoprire e riscoprire tanti film con l'attore e regista Massimo Wertmuller, un artista e uomo pieno di umanità e rispetto per il genere umano, cosa rarissima oggi. Ho seguito le sue riflessioni nel luogo dove oggi circolano le notizie: i social. Ed è lì che si è svelato un aspetto che spesso il cinema non mostra: l'essenza dell'artista. Così ho pensato d'intervistare Massimo per il piacere di condividere il suo pensiero e di conoscere cose che non so.

Intervista di Tania Croce

Ho seguito sui social in questi mesi assurdi, i tuoi propositi ambientalisti, i moniti, le preghiere, le speranze rivolte agli uomini per creare insieme un mondo più pulito, con meno ciccia e più contenuti.
Sei un attore anzi, una colonna portante del cinema e del teatro italiano.
Cosa ne pensi di un teatro 'verde', un teatro che sia per tutti ma non da calpestare e distruggere come accade per il mondo che ci ha ospitato, ma fatto per essere rigenerante, come in fondo il teatro stesso dovrebbe essere con la sua catarsi purificatrice. Ti piacerebbe un teatro simile sia nella forma che nel contenuto?

Non so quanto il teatro possa cambiare il mondo, ma lo rappresenta senz’altro. E, soprattutto in questo senso, credo debba avere una funzione, un messaggio (parola tanto odiata, ma non da me), una riflessione da consegnare. E questo lo penso di tutta l’arte. Ho sempre amato di più quelli che raccontando, componendo, persino scolpendo, offrissero un punto di vista, un pensiero utile. Con questo non voglio dire che si debba criminalizzare la goliardia, la produzione fine a se’ stessa. Cosa questa che, però, secondo me, è riuscita bene solo a grandi maestri, ed è diventata arte, geni come Charlot, Tati o Totò. Dico solo che chi fa arte impegnata nel sociale a me, nel mio piccolo, piace di più. Se penso al cinema, e penso a Scola, Magni, Lina Wertmuller, che hanno fatto ridere pur essendo politici, oppure a Rosi, a Petri, a Germi, a tanti altri che hanno fatto dell’impegno la loro ispirazione, mi spiego meglio. In questo senso non c’è dubbio che i  temi dell’ambientalismo, dell’ecologia, dell’economia verde, siano i temi davvero più urgenti, più necessari. Questo senz’altro nella vita pubblica, ma se sapessi scrivere scriverei per il teatro solo lavori che parlano di questo. Che parlano di animali, Natura, vita e valori sani.

Come immagini lo spettacolo dal vivo nei prossimi mesi nel pieno rispetto del distanziamento sociale, utopistico o possibile con tanta buona volontà da parte degli addetti ai lavori e del pubblico, disabituato al rispetto e con il cellulare costantemente acceso durante le repliche?

Mah, vedo tanta maleducazione civica anche lontano da una platea. 

Hai perfettamente ragione!

Il buonsenso di dire che oggi non serve (più) terrorismo e disfattismo viene minacciato da continue sfide idiote e incivili al virus. E da arrivi dall’estero di comitive di positivi che potrebbero far chiudere di nuovo tutto. I numeri ancora incoraggiano a vedere la cosa diversamente rispetto a due mesi fa quando il virus uccideva di più e veniva curato male, e i virologi che invitano alla speranza lo fanno solo perché si basano su questi numeri, ma se andiamo avanti così, con le spiagge piene di gente a contatto di gomito senza mascherina, non sarà stata certo colpa del buonsenso o di quei virologi positivisti se si avrà un ritorno preoccupante del virus. In questo senso, però, io trovo che l’investimento nell’unica attività possibile come appunto è lo spettacolo all’aperto, sia stato molto insufficiente. Questo modo di fare teatro poteva essere il primo, più forte, chiaro modo anche per riavvicinare il pubblico alla sala. La paura di un pubblico che già era difficile prima del virus portare a teatro, infatti, resta uno dei grandi nemici della ripresa del teatro. Ma non ho visto tutte queste attività estive. E nemmeno tutto questo aiuto istituzionale a realizzarle. Il famoso bando, secondo me, non deve mai significare paralisi o difficoltà. Sennò meglio un solo competente che sceglie secondo i suoi gusti, assumendosene la responsabilità, ma che fa vivere un indotto o una comunità, come accadde con Nicolini, Borgna, Calicchia per le Estati Romane.

Questa pandemia è stata educativa oppure no?

Purtroppo poteva, uso l’imperfetto perché non sono ottimista, poteva essere una grande occasione per ripensare tante cose. Non solo il nostro rapporto con la Natura, l’ambiente e i suoi abitanti, ma per esempio il nostro rapporto col denaro. Ormai è chiaro a tutti che il capitalismo sfrenato dell’usa e getta che hanno creato, questo capitalismo delle banche e dei titoli di borsa, ha distrutto tutto. E sta ancora distruggendo tutto. In suo nome si buttano pure bombe persino sui bambini, e si sostengono mercati che stanno distruggendo il pianeta, oltre che, in modo orribile, strappando vite di esseri senzienti, indifesi e innocenti, magari cuccioli, per un falso rito, per un menù o per una ricerca fallace. Sappiamo poi che dalla sbagliata abitudine alimentare del mangiare animali è partito questo virus, e partirono altri seri virus come l’ebola, la sars, la mucca pazza. E il mercato molesto e lugubre della carne è diventato il maggior agente inquinante del pianeta, con l’inquinamento atmosferico che è il più grande complice di questo virus, oltre che la minaccia più grossa alla nostra vita. Questo paese , ma anche il mondo, da oggi, non da domani, avrebbe bisogno di più cultura, di più senso e partecipazione civica, meno attenta al proprio ombelico e più alla comunità, avrebbe bisogno di più empatia, avrebbe bisogno proprio di tornare indietro ma non come politiche, leggi o misure, ma come valori veri, fino forse a quelli agricoli, originari, per ritrovare la qualità della vita, e anche per sopravvivere, se non è già troppo tardi… avrebbe bisogno di tutto questo, e di più attenzione e disciplina e meno di provocazioni e provocatori, per dire. Ma si vedono forse tutte queste cose? Anche solo a livello embrionale?

Parlami dei tuoi prossimo progetti

Stiamo preparando io, Anna Ferruzzo e il maestro Pino Cangialosi una piccola tournée con la nostra emozionante “Iliade” tratta dal libro di Alessandro Baricco. Donne e uomini reali, semplici, travolti dalla paura, dalla morte, dalla tragedia.

Se dovessi definire il teatro, cosa diresti

Forse in qualche maniera l’ho già detto prima, e mi scuso se l’ho fatto, ma da sempre il teatro per me è uno specchio dei tempi. E resta la forma di linguaggio più insostituibile. Per sempre, credo, esisterà questa forma di comunicazione tra una signora o un signore che raccontano una storia e una signora o un signore che l’ascoltano. Quarta parete o no, questo è un piccolo rito, anche un po’ magico, che si tramanderà nel tempo. Certo, in questo senso, io considero la scrittura un momento sacro. Per me chi sa scrivere detiene un regalo della natura. E lo scrittore è il vero deus ex machina, il creatore di tutto l’evento teatrale, cinematografico, letterario o artistico. Ma, anche qui, mi dispiace di dover dire che non vedo tutto questo investimento istituzionale nella nuova drammaturgia. Del resto, questo paese del Rinascimento, di Leonardo Da Vinci, di Michelangelo, di Caravaggio, di De Sica, di De Filippo, di Pirandello, di Dante Alighieri, e di tanti e tanti altri, non mi pare che si adoperi così tanto per la cultura in genere. Sua vera prima, invece, grande ricchezza e indotto di lavoro… Se è per questo, abbiamo saputo, in questi tempi di coronavirus, dalla viva voce, anzi purtroppo più dai silenzi, delle istituzioni, di non essere poi così importanti per la comunità. Anche se in quarantena l’attività più frequentata era proprio quella di vedere in televisione teatro e cinema, e di leggere libri…

Nel ringraziare Massimo per queste belle e preziose parole, vorrei ricordare il meraviglioso spettacolo teatrale che è tra i più belli del 2019 nella mia personale classifica: La Gente di Cerami con Anna Ferruzzo di cui riporto la recensione: https://www.pennadoroteatro.com/2019/03/la-gente-di-cerami.html 

foto di Giovanni Canitano

LIVE MUSEUM, LIVE CHANGE AI MERCATI DI TRAIANO

Il 16 luglio ultimo appuntamento ai Mercati di Traiano
apertura straordinaria con gli Atelier di artisti e designer

LIVE MUSEUM, LIVE CHANGE si svolge nell’ambito dell’Avviso Atelier Arte Bellezza Cultura della Regione Lazio (P.O.R. FESR Lazio 2014/2020 azione 3.3.1b)
intervento realizzato da PAV
grazie alla collaborazione con Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali

Live Museum Live Change accoglie ancora una volta il pubblico nei Mercati di Traiano: nel pomeriggio del 16 luglio, ultimo appuntamento con le storie, le visioni e le rinnovate stratificazioni di senso degli artisti e dei designer chiamati a relazionarsi con un monumento in continua trasformazione. 

Gli artisti Claudio BeorchiaCorrado Chiatti e Mattia Pellegrini, insieme ai designer Maria Diana e Manufatto, e con l’illustratrice Valenzia Lafratta saranno negli spazi dei Mercati di Traiano con i loro interventi. L’evento del 16 luglio chiuderà gli appuntamenti di Live Museum Live Change, progetto di PAV, realizzato nell’ambito dell’Avviso Atelier Arte Bellezza Cultura della Regione Lazio (P.O.R. FESR Lazio 2014/2020 azione 3.3.1b), grazie alla collaborazione con Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.

Claudio Beorchia protagonista dell’ultimo atelier d’artista

Con “IV S·· L’unico difetto è la mia assenza” Beorchia ha raccolto i commenti che i visitatori dei Mercati di Traiano affidano al web per scoprire il segno che il Museo lascia in chi attraversa i suoi spazi. L’artista ha organizzato le parole in un database, le ha rielaborate e scomposte seguendo pattern semantici, ricorrenze e affinità, infine le ha combinate in un poemetto che racconta l’esperienza corale di una visita ai Mercati. Il suo lavoro prende la forma di componimenti poetici e si declina in diversi artefatti: un libro, cartoline e stendardi che ritornano negli spazi dei Mercati di Traiano e saranno presentati il 16 luglio. 

Corrado Chiatti e Mattia Pellegrini presentano il video “Dissezione Traiano”

Nel pomeriggio sarà presentato il video “Dissezione Traiano”, uno studio poetico sull’abitare momentaneo collettivo. Nel corso degli incontri del laboratorio teatrale, svolto dalla compagnia dei Nontantoprecisi nei Mercati di Traiano nel corso del mese di giugno, Chiatti e Pellegrini hanno catturato la relazione tra gli attori e lo spazio: piccoli spostamenti, brevi moti di sguardo di individui che si fanno statue sensibili. Il video è anche una riflessione sulla materia di cui è fatto un luogo, sulla sua memoria e i suoi misteri e sulle possibili relazioni con i corpi, che marcano nuove tracce e segnano un passaggio, anche impercettibile, nella storia.

Il lavoro dei designer

Il 16 luglio il Piccolo Emiciclo si arricchisce di una teca, al suo interno gli oggetti realizzati dai designer coinvolti da Live Museum Live Change, piccole creazioni ispirate ai Mercati di Traiano e alla sua stratificazione di forme e significati. “Mercati di Traiano_Capsule Collection” di Maria Diana è un insieme di spilla, ciondolo e orecchini in bronzo, argento e porcellana incisa con le mappe di alcuni luoghi simbolo di Roma - piazza Venezia, piazza del Popolo, Castel Sant’Angelo - che come i Mercati sono stati importanti spazi di aggregazione, di socialità, di riunione. L’omaggio ai Mercati di Traiano è anche nel bianco della porcellana, che richiama i marmi romani, e nella forma scelta da Maria Diana, un emiciclo come la pianta del complesso monumentale. “TITANI” di Davide Gallina e Ilaria Aprile, del design studio Manufatto, è un set di quattro pestelli da cucina – CEO, lo sbriciolatore; CRIO, lo sminuzzatore; GIAPETO, il pestatore e IPERIONE, lo schiacciatore - piccole colonne in marmo che offrono diversi gradi di triturazione del cibo. L’idea nasce dall’osservazione dei Mercati di Traiano, un luogo dove il tempo e l’intervento umano frammentano i marmi in elementi di diverse dimensioni, da grandi a molto piccoli. 

Nella forma del libro: i Taccuini Botanici di Gaia Bellini e le vedute di Valenzia Lafratta

Nello spazio sarà possibile anche vedere i “Taccuini Botanici” dell’artista Gaia Bellini – che ha raccolto e identificato le piante che crescono tra le rovine dei Mercati di Traiano (cappero, papavero, sambuco, ecc.) e, con un lento processo di stampa vegetale ed estrazione del colore, ha fermato su tela un inventario delle tracce e delle cromie dello strato botanico che si aggrappa ai resti antichi - e le vedute dell’illustratrice Valenzia Lafratta, che restituisce graficamente la bellezza dei Mercati in una lunga striscia di carta che, ripiegata a fisarmonica, assume la forma di un libro e offre una visione d'insieme che si compone di dodici scorci, in sequenza arbitraria, per dodici momenti che raccontano la percezione personale del luogo, il senso di vertigine e l'emozione vissuti a Traiano. Valenzia Lafratta ha anche coinvolto, nel mese di luglio, alcuni studenti del corso di Illustrazione e Animazione di IED Roma in un laboratorio di disegno dal vivo negli spazi immensi e suggestivi dei Mercati, per indagare architetture, scorci prospettici, giochi di luci e ombre che obbligano lo sguardo a muoversi in direzioni e profondità inesplorate.

Tornano le “Presenze” di Raffaele Fiorella

Dopo l’atelier di ottobre, negli spazi dei Mercati di Traiano tornano le “Presenze” di Raffaele Fiorella: sedute, distese, in piedi, in posa, sono piccole sculture in argilla cruda e terracotta incastonate nella materia del Museo e nella sua attuale stratificazione. Personaggi di fantasia creati per raccontare l’universo umano che ha attraversato e abitato i Mercati nei diversi momenti della sua storia. 

I video degli Atelier

Il percorso di Live Museum Live Change volge al termine, ma restano visibili i video che documentano gli Atelier d’artista che nel corso dei mesi si sono avvicendati nei Mercati di Traiano: “Le voci di dentro” di Iginio De Luca, “Permesso di sosta e fermata” di Sonia Andresano, “Taccuini Botanici” di Gaia Bellini e “Il peso dell’effimera eternità” di Fabio Pennacchia.

Per lo sviluppo delle attività Live Museum, Live Change PAV si avvale del network costruito con ECCOM-Idee per la Cultura, Melting Pro e Visivalab.

Ufficio Stampa HF4 www.hf4.it Marta Volterra marta.volterra@hf4.it 3409690012




Stagione 2020/2021 del Teatro Quirino presentata il 14 luglio 2020


   STAGIONE 2020/2021


22 dicembre 10 gennaio
EMILIO SOLFRIZZI
IL MALATO IMMAGINARIO
di Molière
costumi Santuzza Calì
adattamento e regia GUGLIELMO FERRO




12.17 gennaio
MARIANGELA D’ABBRACCIO
DANIELE PECCI

UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO
di Tennessee Williams
traduzione di Masolino D’Amico
regia e scene PIER LUIGI PIZZI
(recupero stagione 2019/2020)




19.31 gennaio
PIPPO PATTAVINA
MARIANELLA BARGILLI

UNO, NESSUNO E CENTOMILA
di Luigi Pirandello
regia ANTONELLO CAPODICI




2.7 febbraio
GIUSEPPE CEDERNA VANESSA GRAVINA ROBERTO VALERIO
TARTUFO
di Molière
traduzione di Cesare Garboli
adattamento e regia ROBERTO VALERIO




9.14 febbraio
ENRICO GUARNERI
L'ARIA DEL CONTINENTE
di Nino Martoglio
regia ENRICO GUARNERI




16.21 febbraio
MANUELA MANDRACCHIA GIOVANNI CRIPPA
LA PAZZA DI CHAILLOT
di Jean Giraudoux
adattamento Letizia Russo
regia FRANCO PERÒ




23.28 febbraio
ELISABETTA POZZI
TROIANE
di Euripide
adattamento di Angela Demattè
regia ANDREA CHIODI




2.14 marzo
GEPPY GLEIJESES MAURIZIO MICHELI LUCIA POLI
SERVO DI SCENA
di Ronald Harwood
traduzione Masolino D’Amico
regia GUGLIELMO FERRO




16.28 marzo
ANTONIO CATANIA GIANLUCA RAMAZZOTTI
con PAOLA QUATTRINI

SE DEVI DIRE UNA BUGIA DILLA GROSSA
di Ray Cooney
versione italiana Iaia Fiastri
regia originale PIETRO GARINEI
nuova messa in scena LUIGI RUSSO



30 marzo 4 aprile
  PAOLO BONACELLI MARILÙ PRATI 
PROCESSO A GESÙ
di Diego Fabbri
regia GEPPY GLEIJESES
(recupero stagione 2019/2020)



6.11 aprile
MARCO PAOLINI
NEL TEMPO DEGLI DEI
il calzolaio di Ulisse
di Marco Paolini e Francesco Niccolini
regia GABRIELE VACIS



13.18 aprile
CLAUDIO CASADIO ANDREA PAOLOTTI BRENNO PLACIDO
LA CLASSE
di Vincenzo Manna
regia GIUSEPPE MARINI
(recupero stagione 2019/2020)



20 aprile 2 maggio
ALESSANDRO HABER
ALVIA REALE

MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE
di Arthur Miller
traduzione Masolino D’Amico
regia LEO MUSCATO



4.9 maggio
LEO GULLOTTA
BARTLEBY LO SCRIVANO
di Francesco Niccolini
liberamente ispirato al racconto di Herman Melville
regia EMANUELE GAMBA
(recupero stagione 2019/2020)



11.23 maggio
GABRIELE LAVIA FEDERICA DI MARTINO
LE LEGGI DELLA GRAVITA’
dal romanzo di Jean Teulé “Les lois de la gravité”
adattamento e regia GABRIELE LAVIA



25.30 maggio
MUSICANTI
Pino Daniele in musical
una commedia con le canzoni di Pino Daniele scritta da Urbano Lione e Alessandra Della Guardia
con la partecipazione straordinaria e la regia di MAURIZIO CASAGRANDE


www.teatroquirino.it











Santa Severa: il Castello diventa un set cinematografico con “Shooting in The Castle"

Dal 22 al 27 giugno il Castello di Santa Severa, spazio della Regione Lazio gestito da LAZIOcrea in collaborazione il Comune di Santa Marinella e Coopculture, riparte dopo il loockdown con il progetto “Shooting in the Castle”, prodotto da “Le Chat Noir” nell'ambito dell'iniziativa “Itinerario giovani” con la creazione di due cortometraggi da realizzarsi interamente all'interno degli spazi del suggestivo maniero. Dodici giovani attori under30 avranno la possibilità di affinare le loro conoscenze sul Cinema, dalla sceneggiatura al montaggio, realizzando interamente due prodotti audiovisivi all'interno dei suggestivi ambienti del “castello baciato dal mare”.

A coordinarli, in veste di sceneggiatore e regista, Daniele Esposito, vincitore di premi nazionali e internazionali con la sceneggiatura del lungometraggio di animazione “A Little Bullet” e regista, tra i numerosi lavori, della serie “Super Italian Family”, vincitrice del Roma Web Fest nella sezione “Comedy”. Ad affiancarlo in veste di acting coach, autrice e regista, la giovane attrice Annabella Calabrese, anch'essa ideatrice del progetto e tra i protagonisti del film “Un nemico che ti vuole bene” di Denis Rabaglia, nonché vincitrice del bando “contributi selettivi per la scrittura di sceneggiature” del Mibact con il progetto di serie tv “Dreamland”.

Rita Forzano, inoltre, una delle più importanti direttrici del Casting italiane e interprete di moltissimi film per la regia di Rossellini, Steno, Rosi e Salce, sarà ospite d'eccezione nell'organico dei docenti che affiancheranno nel loro processo creativo i dodici giovani attori, selezionati tra centinaia di richieste pervenute.

A completare il corpo docenti Tommaso Busiello, attore e Casting Director, Andrea Zuliani, regista del corto “Per Anna” in finale ai David di Donatello, Matteo Botticelli, fonico di presa diretta e sound designer, Fabrizio Gnoni, direttore della fotografia e Valentina Calabrese, assistente di produzione.

“Shooting in the Castle” è parte del programma di valorizzazione del Castello di Santa Severa come centro di Posta giovanile nell’ambito del progetto “Itinerario Giovani” finanziato dalle Politiche Giovanili della Regione Lazio e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per la Gioventù. L’evento è prodotto e organizzato da Le Chat Noir, una realtà giovane ma estremamente produttiva, che nel giro di pochi anni ha prodotto spettacoli di successo (“Ctrl z – Indietro di una mossa”, vincitore del premio “Teatro de' Servi” al Roma Comic Off 2019, “Shakespeare in wine”, “Le fiabe del Castello”, etc.) e interessanti prodotti audiovisivi (“La promessa”, cortometraggio diretto da Daniele Esposito, la web serie “Resto a casa con le fiabe”, etc.).

La Masterclass si concluderà alle ore 18.30 di sabato 27 Giugno nella splendida “Sala Nostromo” del Castello, con la proiezione dei cortometraggi realizzati e con un talk con la Casting Director e attrice Rita Forzano, che insieme a Tommaso Busiello risponderà a tutti i dubbi e alle domande sulla loro professione e sul mondo del Cinema e della Tv. Arricchirà l'evento finale la proiezione dei cortometraggi “La Promessa”, diretto da Daniele Esposito e di “Per Anna”, diretto da Andrea Zuliani.

L'evento finale sarà accessibile su prenotazione obbligatoria inviando una mail a lechatnoirproduzioni@gmail.com sarà possibile assistere all’evento in streaming sui canali Facebook degli organizzatori e partecipare con domande prenotandosi via email.

La Masterclass e l'evento finale si svolgeranno in piena conformità con le norme per il contenimento del Covid19 e con le direttive regionali e nazionali.


SHOOTING IN THE CASTLE

DAL 22 AL 27 GIUGNO 2020

CASTELLO DI SANTA SEVERA_ Via del Castello, 000058 Santa Severa

Ufficio Stampa

Maresa Palmacci 348 0803972; palmaccimaresa@gmail.com

La maturità nello stesso liceo di Indro Montanelli

Ero nell'attesa di scrivere alcune mie riflessioni e curiosità su Montanelli e Gervaso e ne approfitto oggi dopo la notizia triste della statua di Indro Montanelli imbrattata con della vernice rossa a Milano e la recente scomparsa di Roberto Gervaso di cui ho letto molte opere tra cui la meravigliosa biografia di Casanova e che mi ha sempre incantato.
Innanzitutto vorrei ricordare la splendida collana della Storia d'Italia di Montanelli nella quale tra gli anni sessanta e settanta Roberto Gervaso firmò, insieme a Montanelli, i sei volumi dal 3º all'8º e che fu  acquistata e letta da mio padre e utilizzata da me per introdurre storicamente la figura di Tommaso d'Amalfi (Masaniello) il cui dramma storico di Eduardo è oggetto della mia tesi di laurea in Storia del teatro e dello spettacolo alla Sapienza nel 2002. E' una collana che andrebbe letta attentamente per la sua fluidità, la ricchezza di particolari e il valore culturale contenuto in queste preziose pagine.
Ho scoperto con immenso piacere di essermi diplomata nello stesso liceo classico il Marco Terenzio Varrone di Rieti, dove Indro si trovava per motivi di lavoro paterni. Infatti il padre era preside al Marco Terenzio Varrone e capitò che Montanelli prese la maturità classica proprio in quel liceo.
Mi ha rattristato sia passata quasi inosservata la notizia della scomparsa di Roberto Gervaso, scrittore illuminato, ironico e aforista del Corriere della sera che ricordo con il suo papillon.
Le strade di questi due grandi giornalisti e scrittori, si sono incrociate e il loro incontro è stato costruttivo e andrebbero conosciuti, studiati e apprezzati per il contributo dato alla cultura italiana in Italia e nel mondo, dato che Gervaso è stato tradotto in tutto il mondo e Montanelli ha fondato e diretto quotidiani quali Il Corriere della sera, Il Giornale e la Voce.
Altro che influencer e follower.





Patrizia Saccà, tra sport e yoga sulla via del benessere. L'intervista

Patrizia Saccà, campionessa paralimpica e insegnante di yoga e di vita, è la terza autrice di Un Tris di Cuori, il libro edito da Il Rio che ci condurrà attraverso le sue parole, sulla via del benessere.

Intervista di Tania Croce

Tania Croce) Nel cuore risiedono le ansie dell'uomo e l'amore ma il cuore è il motore del nostro corpo e delle nostre azioni. Sei d'accordo?

Patrizia Saccà) Credo che le ansie non arrivino dal cuore ma dalla mente come mi insegna lo yoga. 



Il cuore è sempre quieto se lo si ascolta dal cuore; è sempre la mente che inquina è solo lei che parla e proietta. Ogni volta mi sono mossa con il cuore non ho mai preso un abbaglio. IL CUORE SA SEMPRE, solo che molte volte si ascolta la mente, confondendola con il cuore.
Mooji un grande maestro spirituale ci dice: "sappiate che il vero Cuore e la mente illuminata sono uno, l'amore è il profumo dell'essenza".
Penso che quando ami lo senti perché il tuo cuore vibra di gioia, te ne accorgi quando sei in estasi davanti ad un cielo ricco di nuvole da leggere o un tramonto o l'aurora boreale o negli occhi di un neonato, l'amore è dove non c'è attaccamento, e quando non c'è attaccamento e senti PER DAVVERO le farfalle nella pancia e sei felice senza motivo, sei felice e basta, quello secondo me è l'amore!



Tania Croce) Il vero limite è sopravvivere?

Patrizia Saccà) La sopravvivenza può sembrare terribile se lo fai con tutto ciò che possiedi e non ne sei consapevole e vivi stagnante...
Se invece sei in India e sei in un campo e mangi solo piccole banane, quella sopravvivenza è meravigliosa!
Tutto dipende da dove si è e come si guardano le cose, il mio motto è guardare oltre... quindi sì alla sopravvivenza se devo morire di fame, no alla sopravvivenza se mi cibo come un parassita di vittimismo e vivo stagnante.

Tania Croce) Il destino o fato, è spietato a volte e devastante, però dal dolore si può ripartire per rinascere. Quanto e in che modo la scrittura può essere terapeutica?

Patrizia Saccà) Il dolore è certamente il nemico finché non lo comprendi e accetti, poi diventa il tuo insegnante ed anche la scrittura lo è! Scrivo da quando ero bambina dalla terza elementare, con diario e lucchetto degli anni '70-'80  quaderni a righe, a quadretti, senza righe, moleskine fino al tablet. Vagonate di scritti, adoro scrivere, poi amo il profumo della carta, la scrittura, guardare la grafia... ho scritto per molto tempo anche con la penna stilografica, affinché fosse quasi una meditazione, aiuta ad essere analitici, a leggersi dentro in solitudine e infine a darsi agli altri, per dire si può! 
Ci vuole coraggio a farlo per davvero!
Per me è stato sempre terapeutico, da puerili poesie a racconti, a puro diario giornaliero o dei viaggi che ho fatto. Qualcosa che rimane un po' come la fotografia ma ha un altro sapore. E' arte la scrittura!!!
Che meraviglia!!! ci sono i talenti, gli scrittori che ti incantano, che non smetti di leggere o non vedi l'ora di riaprire quel testo... Quando gareggiavo scrivevo sui match importanti: le mie insicurezze, le strategie usate e non usate, mi è servito tanto, lo insegno anche ai miei allievi. Perché quando poi incontri di nuovo l'avversaria, parti da qualcosa di conosciuto di te e di lei, nel caso di una gara. Insomma scrivere è amore!

Tania Croce) A chi dedichi il vostro libro?

Patrizia Saccà) Il nostro è un libro che parla di vita vera, siamo come una matrioska uno dentro l'altro con forme diverse, per trasmettere la bellezza ed anche raccontarsi senza paure, la paura è il contrario dell'amore il nostro libro vuole essere proprio tre cuori. I miei tre cuori sono il mio amato zio Luigi che per me è stato mio papà, Federico mio giovane amico e Roberto mio meraviglioso ex marito che anche se ex, rimarrà sempre la mia anima gemella... e poi a tutti quelli che come me, guardano oltre il possibile, come noi Tris di Cuori Paolo e Sara

Tania Croce) Ci sono altri progetti che vi vedranno di nuovo insieme, uno spettacolo tratto dal libro?

Patrizia Saccà) Magari, uno spettacolo wow!
Cuoricina-Sara (come la chiamo io) un po' scherzando un po' no,  parlava di un film. Perché no? sì certo... solo se il regista è Almodovar o Özpetek le ho risposto, perché loro parlano di vita vera... e quindi dissi "chiami tu Paolo? "
A parte le battute, abbiamo in mente di farne un audio-libro in modo che possa essere letto da persone cieche o ipovedenti.
Poi, in questi ultimi anni ascoltare i libri è diventato più abituale rispetto ad un tempo, nei lunghi viaggi in macchina, a casa ed anche in una degenza in Ospedale può essere simpatico. Ultimamente piace, Per cui sì, oltre alle presentazioni che abbiamo in giro, ecc. ecc... questo è certamente il prossimo nostro obiettivo. Ho suggerito di leggere ad ognuno di noi la nostra parte, vita vera voce vera...

                                In foto Sara Rubatto, Paolo Fresi, Patrizia Saccà
PennadorodiTania CroceDesign byIole