La Bastarda di Istanbul giunge a Roma

 Il teatro come veicolo d’intercultura è la mia tesi di laurea in pedagogia interculturale e questa scelta è strettamente legata alla mia esperienza giornalistica in ambito teatrale attraverso la visione e la recensione di spettacoli di autori italiani e stranieri e alla lettura e allo studio di testi emblematici durante il percorso universitario alla Sapienza (dove mi laureai in Arti e Scienze dello spettacolo). 

La trasposizione teatrale del romanzo La Bastarda di Istanbul di Elif Shafak, attraverso l'adattamento e la sapiente regia di Angelo Savelli, dalla traduzione di Laura Prandino, mi ha permesso di proseguire la mia educazione alla diversità per mezzo del teatro che come scrissi è "lo spazio adottato da secoli per la rappresentazione e l’interpretazione del mondo".
Il mio viaggio di ricerca e studio pedagogico, mi ha consentito d' imbarcarmi sulla nave turca della famiglia Kazanci e al timone di questa imbarcazione ho trovato Banu (Serra Yilmaz), la primogenita, il vate, la saggia consigliera, dispensatrice di verità e custode d'inconfessabili segreti, la quale mi ha indicato la strada da percorrere per trovare la storia di un passato da raccontare, come ogni sopravvissuto è chiamato a fare.
Gulsum (Marcella Ermini) sposa Levent da cui ha quattro figlie e un figlio: Banu (Serra Yilmaz), Cevriye (Fiorella Sciarretta), Feride (Monica Bauco), Zeliha (Valentica Chico) e Mustafa (Riccardo Naldini).
Mustafa si trasferisce in America dove sposa Rose (Monica Bauco) la quale ha una figlia Armanoush detta Amy (Elisa Vitiello) avuta dall'ex marito di origine armena Barsam, la cui madre Sushan e nonna di Amy, fugge in America a causa dell'uccisione di suo padre, il poeta armeno Hovhannes Stamboulian, nel 1915 da parte dei turchi.
Il patrigno di Amy è turco e la giovane e intelligente armeno-americana, vuole comprendere le sue origini e per fare ciò è necessario un viaggio che la coraggiosa compirà all'insaputa della madre e del patrigno in direzione Istanbul, dove sarà ospitata dalla famiglia matriarcale di Mustafa.
Qui troverà Asya (Diletta Oculisti), la figlia illegittima di Zeliha, la quale le illustrerà la storia e il difficile rapporto tra turchi e armeni, che pervade il secondo atto della commedia giunta al teatro Sala Umberto di Roma, dopo standing ovation, prestigiosi premi e sold out in tutt'Italia.
Il passato si mostra nitidamente attraverso gli occhi delle nuove generazioni e la memoria delle precedenti che lo trattengono per farlo vivere, esattamente come i bicchieri infrangibili del servizio da tè acquistato da Zeliha il giorno in cui sceglie di abortire la 'bastarda' tenuta in grembo.
Seducenti e pieni di mistero sono i racconti di Banu, personaggio cui Serra Yilmaz ha dato forma e fascino  magicamente come la veggente che interpreta.
Sono state anche le suggestive video scenografie di Giuseppe Ragazzini a inoltrarmi nel mondo raccontato con nostalgia dalle donne in scena.
La fortunata storia dello spettacolo prodotto da Pupi e Fresedde - Teatro di Rifredi che attinge alla letteratura per vivere di vita propria, sottolinea la necessita e l'urgenza d' interrogarsi sulla cultura dell’identità e sul nostro modo di vivere da stranieri o con gli stranieri, ricostruendo il destino dello straniero nella civiltà europea e delle minoranze, essendo forte in questa fase storica l’esigenza di riconoscere la propria e le altrui identità, in un contesto europeo e globale.

di Tania Croce


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