Governare cos’è? Misura x Misura


“MisuraxMisura” di William Shakespeare, si mostra in tutta la sua essenza, nella sapiente traduzione, regia e adattamento di Graziano Piazza, capace di mettere in scena i vizi e le virtù umane che il drammaturgo inglese dosò sapientemente in tutte le sue opere, perché senza la conoscenza di se stessi è impossibile vivere, amare, persino governare. Ed è proprio con la battuta “Governare cos’è?”, pronunciata da Paolo Graziosi nei panni del Duca che si apre lo spettacolo dove l’impotenza del popolo e il potere dell’Eletto si scontrano in una straziante lotta tra il bene e il male, tra fare e non fare, tra la giustizia divina e gli istinti primordiali. L’Eletto dal Duca è Angelo (Graziano Piazza), che deve sostituirlo e scegliere equamente, saper discernere il giusto dall’ingiusto, lottando fino all’ultima battuta tra ordine e caos, in uno spazio limitato eppure sconfinato, il suo io, assalito dall’incontenibile passione per la candida e bellissima Isabella (Viola Graziosi), la sorella di un condannato a morte per aver messo incinta una donna prima del matrimonio. Il Duca osserva travestito da frate, l’operato dell’Eletto, e interagisce con tutti i personaggi in scena, la summa di un’umanità smarrita e bisognosa di una guida spirituale più che di un politico al potere, capace di governare il suo popolo rispettando il singolo individuo. Il governo di se stessi è necessario per poter governare in modo adeguato una società e l’esperimento del Duca, gli serve proprio a conoscere i suoi limiti, perché oltre a un politico, è un uomo che deve fare i conti con i quesiti esistenziali di cui è costellata l’opera, un vero e proprio specchio della vita umana. La traduzione di Piazza dell’opera inglese è attuale, poetica, teatrale. Shakespeare concepiva i suoi testi volgendo lo sguardo al futuro, come accade per l opera d’arte che contiene una visione del mondo la quale spesso sfugge ai contemporanei e che avrà nel futuro il degno riconoscimento. E’ forte la ricerca dell’identità nella trama e il Duca è in fondo l’individuo immerso nella collettività da cui emerge, domina o è sconfitto dalle sue stesse scelte. Niente è compiuto, nemmeno sul finale dove tutto è ancora in divenire, è ancora possibile. L’essere e l’apparire convivono e il fluire delle parole sostiene la crescita individuale che avviene anche attraverso il confronto con l’altro e col mondo esterno. “Racconteremo così, ciò che va oltre i confini invisibili di questa storia” spiega il Duca al pubblico assorto e coinvolto nella vicenda appassionante e vera rappresentata sul palcoscenico del Teatro India dove ha debuttato il 2 dicembre e che sarà in scena fino all’11 dicembre 2016.



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