La Spallata di Gianni Clementi apre la stagione teatrale 2014/2015 del Manzoni

Si apre il sipario e lo scenario ha tutta l'aria di essere un basso napoletano, con arredamento povero ed essenziale, materassi a terra e sulla destra un altarino coi moccoli accesi, che illumina le foto di due cari estinti; A dare vita al cerimoniale è Assunta (Gabriella Silvestri), una vedova smarrita nel ricordo di un marito che le ha lasciato il ricordo delle belle pietanze preparate per lui. Appena Assunta inizia a parlare, o meglio a pregare ed a rivolgere le sue frasi ripetitive alla memoria del marito estinto, si capisce che non ci troviamo a Napoli ma a Roma, in periferia, dove la povera donna e la sua famiglia, si barcamenano nell'epoca del boom economico, dove l'America, il Paese alleato, col cinema e il suo presidente Kennedy, costituisce un esempio e il riferimento degli italiani sopravvissuti alla Seconda Guerra Mondiale, anche se in Italia, negli anni '50/'60, ci sono Togliatti, Anna Magnani, Aldo Fabrizi, Totò ed Eduardo. Edda (Claudia Ferri) la nipote di Assunta, vuole fare del cinema, mentre i tre fratelli Benito (Alessandro Loi), Romolo (Alessandro Salvatori) e Littorio (Matteo Milani), devono inventarsi qualcosa per campare e allora giunge a illuminarli Cosimo (Antonio Conte) come un deus ex machina, avviandoli verso una professione redditizia... se s'impara bene il mestiere, ossia un'attività di pompe funebri. La vittima di questa famiglia, è la grintosa mamma Lucia (Griorgia Trasselli), l'unica che si prenderà cura del focolare domestico fino a quando avrà la salute per farlo.


Straordinario il cast, affiatato e coinvolgente, soprattutto Gabriella Silvestri e Antonio Conte, colonne portanti in questo testo ben costruito, l'unico neo registico forse nel finale, dove avrei dato voce ai pensieri di Lucia, l'attrice immobile (nella finzione), poiché l'attenzione è stata spostata sull'azione più che sulle sue riflessioni conclusive sulla vita.




di Tania Croce


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