La primavera della mia vita


 Zavvo Nicolosi dirige senza sbavature il film d’esordio di Colapesce e Dimartino, il duo musicale che dal 2020 miete successi come i semi di cui si nutre Antonio (Dimartino) da quando ha scelto di seguire la dottrina ‘Semenita’ che lo condurrà alla realizzazione del sé. 

Il road movie è funzionale al racconto visionario ed estremamente realistico dove la Sicilia con le sue affascinati tradizioni e i luoghi comuni, coi suoi cibi prelibati che tanto mancano a chi come un certo William Shakespeare, è emigrato in Inghilterra, è sia la terra d’origine dei due artisti che il luogo in cui si trovano a vivere i due quarantenni, dei musicisti in crisi creativa cresciuti con i Grandi degli anni ‘70 come Jim Morrison, i quali si ritrovano accanto a Madame (nel film) cercando di trovare un senso nel viaggio che stanno compiendo insieme.

Si ritrovano dopo tre anni e non è dato sapere fino alla fine se resteranno insieme o se le loro strade si divideranno.

Tra metafore esistenziali, consapevolezze, euforia, illusioni e sogni, il cammino diventa una vera e propria scoperta di personaggi così distanti eppure accomunati dall’esperienza terrena.

Due piccoli principi tra le galassie, desiderosi di conoscenza.

Irresistibili Isabel Russinova, Stefania Rocca e Roberto Vecchioni, nei panni del professore, nel film come nella vita.

Ho amato “La primavera della mia vita” trovando sia nelle immagini che nella storia narrata, un linguaggio universale.

Ne consiglio la visione su Prime Video!  


Romantiche


 Pilar Fogliati scrive, dirige e interpreta con la preziosa e saggia collaborazione di Giovanni Veronesi un film molto interessante sull’universo femminile attraverso quattro giovani donne solari e inesperte, apparentemente sicure e autonome eppure così bisognose di conferme o meglio del confronto con una psicoterapeuta il cui approccio è cognitivo comportamentale e lei è Barbra Bobulova.

L’incontro e il confronto con l’altro sesso, rispecchia le relazioni sentimentali odierne in cui l’uomo forse non è mai cambiato, sentendosi al sicuro chiudendosi dentro la corazza di un contratto matrimoniale oppure correndo da una escort insieme all’amico del cuore, fidanzato da anni e dichiarandosi sfacciatamente single.

È cambiato il ruolo della donna non più e non solo custode del focolare domestico ma anche donna in carriera, indipendente e libera di mandare il proprio uomo a quel paese se non riesce ad esserle fedele.

Bella la colonna sonora di Levante che è nel film nella parte di se stessa e anche Rodolfo Lagana nei panni di Mario Tozzi il fornaio. 

Nonostante le maschere che noi donne siamo spesso abituate a indossare, restiamo essenzialmente romantiche ed è forse questo uno dei motivi per cui gli uomini ci amano così tanto.

Il film scoperto su Prime Video è da non perdere, Pilar è un portento!


In un paese che non esiste più


 A Berlino Est, pochi mesi prima della caduta del muro, una diciottenne si trova improvvisamente catapultata nella vivace scena della moda della Germania Est, quando una sua foto rubata finisce sulla copertina di "Sybille", una rivista femminile definita "la Vogue dell'Est".

Insieme all'affascinante ed esuberante stilista Rudi, Suzie, s'immerge in un'elettrizzante mondo fatto di moda e creatività, opposto al grigiore della fabbrica in cui lavora da quando è stata espulsa dalla scuola per aver letto un libro non in linea con la scena politica dominante.

Suzanne s'innamora di colui che ha rubato quello scatto, il fotografo Coyote, un ragazzo talentuoso e ribelle.

Il film ispirato a fatti realmente accaduti, è ambientato a Berlino, nell'estate del 1989.

"Non va mai come vogliamo perché va sempre molto peggio" è una delle frasi che maggiormente esprime il senso di questa storia piena di delusioni, di lotta e di speranza  di una ragazza orfana di mamma, alla ricerca di una vita e di un mondo decisamente migliore.

Il film scoperto piacevolmente su Raiplay,  è diretto da Aelrun Goette, con Marlene Burow, Sabin Tambrea, David Schutter, Claudia Michelsen, Jordis Triebel. 

Ne consiglio la visione!


 

So tutto di te


 C’era una volta un incantevole puparo siciliano e un agente immobiliare, un nonno legato indissolubilmente ai suoi pupi eroici e un nipote incapace di comprendere le persone, buono solo ad equivocare e a perdere chances, frenando la sua ascesa professionale.

Inizia così la storia di questo film narrato con ironia e stile da Lipari che ha diretto e recitato con  attori eccezionali come Leo Gillotta, il puparo e nonno di Roberto, che in una società gestita dalla tecnologia e dagli algoritmi, tenta l’impresa più ardua di tutte: riempire un teatro ormai deserto e destinato a finire nelle mani dell’agenzia  immobiliare che porterà all’affermazione professionale suo nipote.

Vi lascio scoprire questa favola diretta abilmente da Roberto Lipari che è anche il protagonista, dove sarà possibile ammirare oltre a Gullotta, che qui mi ha ricordato molto il Geppetto di Manfredi, Sergio Friscia, Barbara Tabita, Roberta Rigano, Davide Tutti.

Non perdetevi questa bellissima storia su Prime video! 

Sqizo un documentario di Duccio Fabbri


 Louis Wolfson e la sua straordinaria vita di scrittore diagnosticato schizofrenico e costretto a subire elettroshock che secondo gli psichiatri, nella narrazione di Louis in persona, di fronte alla macchina da presa di Duccio Fabbri, non avrebbero provocato danni al cervello solo perché non erano loro stessi a subirli, l’esperienza con la malattia mentale e con la psichiatria che lo scrittore considera la vera causa della sua schizofrenia, s’intrecciano con l’esigenza di cercare un idioma personale attingendo al tedesco, alla lingua ebraica e al francese, discostandosi dalla lingua madre, l’inglese, essendo nato nel Bronx. Questa estenuante ricerca di un linguaggio nel quale riconoscersi, è raccontata nel documentario seguito con trasposto e stupore, questa sera in prima visione su Rai5.

Duccio riesce a trovare in Porto Rico lo scrittore che attraverso le pagine di un racconto doloroso ed essenziale scritto da chi aveva l’estrema urgenza di raccontarsi e finito in una scrivania della Gallimard, affascinando Sartre, Lacan e Deleuze, era divenuto uno scrittore apprezzatissimo nonostante vivesse in solitudine e in condizioni precarie.

Si sente più a suo agio ammirando le stelle e il cielo che in mezzo agli uomini che non hanno fatto altro che deluderlo anche quando diventa milionario eppure perde la sua fortuna per colpa delle banche che investono il suo denaro in titoli fasulli.

L’eclissi ammirata sulla sdraia in spiaggia in compagnia della musica classica e della telecamera di Duccio, è un congedo dolce e romantico dallo scrittore perso tra le sue parole, gli amari ricordi e le miserie umane. 


Raul Gardini la docu-fiction nel ricordo dell'imprenditore a 30 anni dalla sua scomparsa

 Fabrizio Bentivoglio con il suo stile inconfondibile, un eloquio pacato, profetico ed elegante,  diventa Raul Gardini nella docu-fiction dedicata all'imprenditore romagnolo illuminato, temuto e abbandonato al suo ineluttabile destino, trasmessa su Raiuno il 23 luglio 2023 a trent'anni di distanza dalla sua dipartita, il 23 luglio del 1993. 

L'intervista di Gardini con la giornalista interpretata da Pilar Fogliati, che ricordo insieme a Bentivoglio in "Forever Young" il remake di una commedia francese con la regia di Fausto Brizzi, è l'impalcatura sulla quale il bravissimo Francesco Miccichè costruisce il ritratto dell'imprenditore idealista e concreto, che ama il suo lavoro tanto quanto la sua famiglia e la vela, in cui compie un'impresa storica vincendo con Il Moro di Venezia di cui era l'armatore, la Louis Vuitton Cup, perdendo la Coppa America ma rendendo la vela uno sport popolare da elitario che era stato fino a quel momento.

L'uomo fermamente convinto che "il capitalismo fosse lo strumento di un bene comune" e ambientalista, è ricordato attraverso alcune sue immagini e le testimonianze di giornalisti come Minoli che lo aveva intervistato, amici ad altre personalità che lo hanno conosciuto e che hanno vissuto quegli anni di cambiamenti e di tumulti come fu il 1992 l'anno di Mani Pulite con Antonio Di Pietro.

Gardini era convinto che gli uomini d'affari dovessero essere lontani dalla politica e credette a ciò per tutta la sua esistenza.

Il film ripercorre anni cruciali per l'Italia e per il mondo intero ed è stata un'immersione nella storia che precorreva i tempi e Raul Gardini fu un vero precursore.

Fortunatamente è possibile rivedere la stupenda fiction su Raiplay.

Da non perdere!

Il robot che sembrava me


 Il 2000 era atteso come l’anno delle macchine volanti, dei cibi sintetici (ci stiamo arrivando), dei robot che lavorano al posto nostro.

Nel film visto questa sera in prima visione su Prime video, ambientato nel 2032, i robot convivono con l’uomo e spesso lo sostituiscono come accade a Charles ed Elaine, l’uno donnaiolo, impegnato ad ordinare la sua agenda piena d’incontri passionali, l’altra accumulatrice di borse costosissime ricevute in regalo dal ‘pollo’ di turno che lascerà corteggiare alla sua sosia bionica.

Possedere un robot che sia un sosia, è reato però sia Charles che Elaine ne hanno uno, somigliante al 100% e che un amico ha progettato per salvare la vita a entrambi sia dalle responsabilità quotidiane che dall’amore.

Inaspettatamente questi due robot, pur non avendo bisogno come noi umani, di mangiare o di dormire, insegneranno agli aridi Charles ed Elaine, cos’è l’amore.

È una storia spiazzante, attualissima e sconvolgente in cui Shailene Woodley e  Jack Whitehall sanno mostrare magnificamente i limiti di un’umanità alla deriva, dove non c’è più spazio per la solidarietà e il solo fine è quello di prendersi gioco del prossimo. 

Tratto dal romanzo di Robert Sheckey, “Il robot che sembrava me” è lo specchio di quel che accadrà a noi umani.

Visione consigliata! 

Grazie ragazzi


Passiamo la vita ad aspettare il grande amore, il momento giusto, il colpo di fortuna che stravolga la nostra esistenza, in questo film, rivisto stasera su Prime Video, diretto da Riccardo Milani e con un Antonio Albanese in stato di grazia, c’è un gruppo di detenuti che aspettano il giorno in cui saranno finalmente liberi. 
Raggruppati da un attore di talento come Antonio, separato e che per sbarcare il lunario, doppia film porno, i detenuti impareranno a fare teatro ed essendo un gruppo di anime in pena come direbbe Eduardo, ragazzi e uomini che non sanno neanche cosa sia il teatro, tutti tranne uno, Diego (Vinicio Marchioni), che vuole far parte a tutti i costi dello spettacolo che stanno provando intitolato “Aspettando Godot” di Samuel Beckett, hanno qualcosa di nuovo da aspettare, Godot appunto che si materializza e li trasformerà magicamente in attori. È tutto un crescendo d’emozioni inaspettate dove si tocca con mano la condizione di un detenuto, le sue privazioni, l’angoscia, l’estrema solitudine, la mancanza degli affetti familiari, la sete d’aria, l’impotenza totale, persino le vertigini quando si esce per andare a fare lo spettacolo dopo le prove in ogni angolo possibile del carcere.
Albanese recita magnificamente la parte che fu di Kad Merad ne “Un triomphe” il film del 2020 diretto da Emmanuel Courcol di cui “Grazie ragazzi” è il remake.
Il film francese mi spiazzò al punto che lo vidi più di una volta perché la storia mi piacque e mi coinvolse moltissimo! 
Fui felice di sapere che Milani dopo “Corro da te” avesse attinto ancora una volta al vasto serbatoio del cinema francese e attraverso un film magnifico come questo che mi è piaciuto immediatamente.
Oltre ad Albanese e a Marchioni, ci sono altri attori straordinari da Fabrizio Bentivoglio che nel film dirige un teatro, alla direttrice del carcere Sonia Bergamasco, poi tra i detenuti spiccano il marchigiano Giorgio Montanini e Giacomo Ferrara. È impossibile dimenticare il bravissimo Nicola Rignanese nella parte della guardia carceraria.
Il film è un ottimo adattamento della commedia francese.
Non perdetevelo su Prime video, mi raccomando! 



L'uomo che ride


 Un artista di strada accoglie due orfani persi nella tempesta: Gwynplaine, un ragazzo con il volto segnato da una cicatrice a causa della quale sembra che rida sempre, e Dea, una ragazza cieca a cui ha dato il nome Ursus, l'artista di strada che mosso a compassione dalla richiesta d'aiuto del ragazzo che bussa alla sua porta con il volto coperto dal naso in giù, soccorre e si prende cura dei poveri bambini.

Gwynplaine ha 25 anni e Dea 16, ormai sono una famiglia e per campare sono impegnati in spettacoli itineranti e il ragazzo il cui volto attira l'attenzione e la curiosità dei passanti e del pubblico, diventa l'attrattiva, la stella, la celebrità.

La recensione

Il film del 2012 in abbonamento su Prime video, è tratto dal romanzo scritto da Victor Hugo (L'homme qui rit) e pubblicato nell'aprile del 1969.

La vicenda è ambientata nel 1690.

E' il 29 gennaio, una nave salpa in fretta e l'equipaggio abbandona un bambino sulla costa inglese.

Il bambino disperato, solo, affamato, intraprende un’estenuante marcia in mezzo alla neve e mentre cammina trova una bambina che porta con se, fino alla carovana di Ursus, un filosofo vagabondo e poeta che vive d'arte e di sogno.

L'uomo dapprima disinteressato, sceglie di far entrare i piccoli, di nutrirli, salvandoli da morte certa.

Inizia così la vita nella nuova famiglia di Gwinplaine, il quale diventa un artista che è l'attrattiva principale negli spettacoli diretti da Ursus.

A una di queste rappresentazioni teatrali assiste la duchessa Josiane, sorellastra della regina Anna, che s'innamora del ragazzo che ride.

Gwinplaine scopre di essere figlio legittimo di Lord Linnaeus Clancharlie, un nobile rimasto fedele al giuramento fatto alla repubblica instaurata da Oliver Cromwell e che si era volontariamente esiliato in Svizzera, dove era morto.

L'allora re Giacomo, aveva fatto rapire l'unico figlio legittimo, e lo aveva venduto con l'ordine di renderlo irriconoscibile.

Gwinplaine, venuto alla conoscenza della sue origini, riacquista il titolo nobiliare e promesso sposo di Josiane, viene condotto nella camera dei lord per l'investitura.

Durante il suo discorso che sembra l'arringa in un tribunale, attacca l'aristocrazia per la sua indifferenza nei confronti del popolo bisognoso e viene deriso e insultato dall'assemblea.

Comprende che quello non è il suo posto e scappa alla ricerca della sua famiglia di artisti di strada.

Gwinplaine e Dea, si sono sempre amati però un destino crudele strapperà per sempre l'angelica Dea dall'uomo che ride.

Eppure Gwinplaine la cercherà nelle acque della Manica per ricongiungersi per sempre all'amata e bellissima Dea.

E' stata immediata l'associazione con Joker mentre vedevo il film e in effetti nel 1940 il disegnatore di fumetti Bob Kane e lo scrittore Bill Finger usarono il ritratto che Conrad Veidt aveva dato a Gwinplaine come ispirazione per la creazione di Joker, la nemesi di Batman.

Il film diretto da Jean Pierre Ameris, con Gerard Depardieu nei panni di Ursus, Marc André Grondin in quelli di Gwinplaine ed Emmanuelle Seigner in quelli di Dea, mostra una storia estremamente bella e attuale, un'opera fiabesca e visionaria, dove Hugo denuncia sia la corruzione e il passivismo dei nobili e della classe sociale privilegiata che la discriminazione e il rifiuto per le persone che hanno subito un incidente che ne ha deformato l'aspetto e lo fa attraverso un romanzo dalle tinte forti, e che è considerata l'opera più notturna, onirica e visionaria dell'autore de "I miserabili".

Il film è meraviglioso e consigliatissimo!

Il grande giorno su Prime video


  1. Per chi come me ha seguito Aldo, Giovanni e Giacomo a teatro, li ha amati in tv nelle indimenticabili puntate di Mai dire gol e che inevitabilmente ha visto tutti i loro spettacoli, nonché i loro film, più e più volte, oggi è giunto il grande giorno di assistere al loro ultimo lavoro, finalmente su Prime Video, evitando di leggere recensioni ma ponendomi di fronte al loro rinnovato entusiasmo con candore e sorpresa.

Ed è stato amore a prima vista per il film che vince il David dello spettatore, il primo per lo straordinario trio.

La recensione 

Il grande giorno segna il ritorno dell'amatissimo e affiatato trio comico dopo  Odio l’estate diretto da Massimo Venier.

Questa volta la consapevolezza della vita con tutti i suoi momenti no, con gli amori sfumati e tenuti insieme dall'abitudine come quello tra Giacomo e sua moglie Lietta (Antonella Attili) e le mogli perse, come Margherita (Lucia Mascino) definita cinicamente la barbie vintage da Valentina (Elena Lietti), la seconda sposa  di Giovanni, muove i fili delle esistenze in un film corale e in cui ognuno occupa un posto ben preciso, intonando un canto tutto suo.

Ciò che riunisce quest'allegra brigata è l'imminente matrimonio di Elio (Giovanni Anzaldo) e Caterina (Margherita Mannino), gli amati figli di Giacomo e Giovanni, due vecchi amici e soci in affari.

Caterina è la figlia che Giovanni ha avuto da Margherita, la prima moglie, cresciuta con amore da Valentina, come fosse sua figlia. Una famiglia allargata insomma.

Per rendere il giorno del matrimonio di sua figlia, un momento indimenticabile, d'accordo con il socio e padre dello sposo, decide di affittare Villa Kramer, nello scenario mozzafiato del Lago di Como.

I preparativi del matrimonio sono estenuanti. 

Deve essere tutto perfetto, dalle bomboniere, al vino, a Francesco Renga che dovrà cantare l'Ave Maria di Schubert, al cardinale che celebrerà il matrimonio, fino ai fuochi d'artificio.

Sarà una festa della durata di tre giorni.

Iniziano ad arrivare gli ospiti, dal cardinale, alla mamma della sposa che giunge col suo nuovo compagno, Aldo, un fisioterapista del sud estroverso e socievole al limite della sopportazione, gioviale con tutti e soprattutto innamorato della sua Margherita, donna invidiata e criticata per aver mollato matrimonio e figlia che all'epoca aveva 12 anni, per vivere la sua vita ed essere felice.

La scelta di Margherita in fondo, è il leit- motiv del film e accomuna la famiglia degli sposi i cui coniugi, sono ingessati in ruoli fissi e senza più ricordare quando è stato l'ultimi giorno che sono stati felici.

 L'arrivo di Aldo alla festa, è sicuramente il deus ex machina in uno spettacolo le cui prove stanno per terminare, anche se nessuno degli attori, è pronto al debutto.

Con la presenza di Aldo, la sua goliardia irrefrenabile, che comporterà giochi notturni e il ferimento del Cardinale, portato via in elisoccorso, il castello di ghiaccio allestito durante i preparativi, si scioglie come neve al sole e i due soci benestanti e 'arrivati' de la Segrate Arredi, si sentono dei semplici commessi ne Il paradiso della brugola di Tre uomini e una gamba.

Non sarà perfetto ed elevato come quello scelto, il sostituto del Cardinale, ma don Francesco un prete di poche pretese se non quella di mangiar bene, è quello di cui ci si deve accontentare un po' come accade nella vita, quando non si ha scelta.

Don Francesco (Francesco Brandi) in fondo, è abituato a celebrare funerali non matrimoni, anche se sarà la voce narrante nel film, parte affidata ad Aldo in Chiedimi se sono felice, visto non so più quante volte.

Il rischio in un film simile, era quello di trovarsi di fronte a un trio che ormai aveva fatto e detto tutto con tempi comici perfetti, ma anche questa volta hanno dimostrato, come ha detto sapientemente don Francesco, che ad ogni fine c'è sempre un nuovo inizio.

Tanti sono i momenti belli, divertenti e anche struggenti nel film, come quello in cui Aldo intona al pianoforte Maledetta primavera, dove ci si ritrova inevitabilmente a cantare perché certe note ti fanno sentire parte di un tutto vissuto tutti assieme.

Sicuramente lo rivedrò e oggi io sono davvero felice di aver trascorso quasi due ore in compagnia dell'adorato trio!

Film consigliatissimo!

 

PennadorodiTania CroceDesign byIole