Per la terza volta la Compagnia Mauri Sturno si misura con Dostoevskij, mettendo in scena "I fratelli Karamazov", l'ultimo e fortunato romanzo dello scrittore russo che contiene un monito all'umanità intera ferita e smarrita, la quale deve cercare la propria felicità nel dolore.
Il malore che il 5 febbraio 2019 ha colpito Glauco Mauri, ha interrotto la prima all'Eliseo senza intaccare la sua voglia di mostrare sulle tavole del palcoscenico il talento che dal 1954 lo impone come uno dei grandi maestri del teatro italiano.
Venerdì 8 febbraio si è aperto il sipario sulla Compagnia che ha vestito i panni dei personaggi nati dalla penna di Fëdor Dostoevskij, i quali ruotano intorno al più grande mistero dell'uomo: l'esistenza di Dio e le conseguenze di una vita dissoluta e senz' amore.
Glauco Mauri e il regista Matteo Tarasco hanno scelto i capitoli più emblematici del romanzo, la cui summa è sicuramente rappresentata dal monologo di Roberto Sturno che è Ivàn, uno dei tre figli di Fëdor Karamazov e conduce il pubblico nel suo viaggio iniziatico attraverso Il racconto del Grande Inquisitore.
Fëdor, è un padre immerso nella menzogna e nel marciume fino al collo, vagando senza fede e pietà nel mare dell'insensatezza umana.
Il monaco Zosima (Paolo Lorimer) che apre il primo atto, invita gli uomini ad amarsi con tutti i loro difetti ed a ricongiungersi attraverso il perdono e la fratellanza, ma il buio vince sulla luce.
Il padre avido, artefice e colpevole della sciagura che metterà fine al suo desiderio sordido e libidinoso, nel secondo tempo appare bonario e amabile grazie all'innata bontà di Mauri, uomo sorridente e solare che quasi trasforma il malvagio Fëdor in un delizioso padre da coccolare, anziché condannare.
La pièce prodotta dalla Compagnia Mauri Sturno e dalla Fondazione Teatro della Toscana, tratta un tema complesso ma i due tempi scorrono veloci e tra emozioni e gli applausi di un pubblico coinvolto e commosso.
Lo spettacolo sarà in scena al teatro Eliseo fino al 17 febbraio per proseguire la tournée in giro per l'Italia.
di Tania Croce
Il comunicato stampa
Glauco Mauri e Roberto Sturno
con (in ordine di entrata)
Paolo Lorimer, Pavel Zelinskiy, Glauco Mauri, Roberto Sturno,
Laurence Mazzoni, Luca Terracciano, Giulia Galiani, Alice Giroldini
musiche Giovanni Zappalorto
Produzione Compagnia Glauco Mauri Roberto Sturno – Fondazione Teatro della Toscana
Dostoevskij non giudica mai: racconta la vita anche nei suoi aspetti più negativi con sempre una grande pietà
per quell’essere meraviglioso e a volte orrendo che è l’essere umano
Per ben due volte la nostra compagnia ha raccontato Dostoevskij. Due assoluti capolavori: ‘L’idiota’ e ‘Delitto e castigo’. Dostoevskij, Shakespeare e Beckett sono stati i tre grandi autori che mi hanno aiutato a tentare di capire la vita: la immensa tavolozza dei colori dell’animo umano di Shakespeare, la tragedia del vivere che diventa farsa e la farsa del vivere che diventa tragedia di Beckett e Dostoevskij che mi ha fatto capire la magnifica responsabilità che ha l’uomo di comprendere l’uomo.
Dostoevskij non giudica mai: racconta la vita anche nei suoi aspetti più negativi con sempre una grande pietà per quell’essere meraviglioso e a volte orrendo che è l’essere umano.
La famiglia Karamazov devastata da litigi, violenze, incomprensioni, da un odio che può giungere al delitto, oggi come oggi appare, purtroppo, un esempio di questa nostra società così incline all’incapacità di comprendersi e di aiutarsi. Anche il sentimento dell’amore spesso viene distorto in un desiderio insensato di violenza.
Così sono i Karamazov - Così siamo noi?
Ma Dostoevskij è un grande poeta dell’animo umano e anche da una terribile storia riesce a donarci bellezza e poesia.
La Compagnia Glauco Mauri-Roberto Sturno in collaborazione con il Teatro della Toscana-Teatro Nazionale mette in scena I Fratelli Karamazov, l’ultimo grandioso romanzo scritto da Fëdor Dostoevskij. Di questo allestimento, versione teatrale di Glauco Mauri e Matteo Tarasco, frutto di un grande lavoro di smontaggio e rimontaggio dei capitoli fondamentali del romanzo, la regia è di Matteo Tarasco.
Glauco Mauri, che da giovanissimo (22 anni) ottenne un grande successo personale nel ruolo del fratellastro-servo Smerdjakov diretto da Andrè Barsacq, accanto a Memo Benassi, Lilla Brignone, Gianni Santuccio, Enrico Maria Salerno, è oggi il dissoluto e senza scrupoli Fëdor Pavlovič Karamazov. Roberto Sturno dà voce e corpo a Ivàn Karamazov, il più intellettuale e tormentato dei fratelli. Accanto a loro: Paolo Lorimer, Laurence Mazzoni, Pavel Zelinskiy, Luca Terracciano, Giulia Galiani, Alice Giroldini.
Le scene sono di Francesco Ghisu, i costumi di Chiara Aversano, le musiche di Giovanni Zappalorto, le luci di Alberto Biondi.
Dostoevskij per i suoi romanzi traeva spunto dalle cronache e dai casi giudiziari del suo tempo, ma anche dalle traumatiche esperienze personali, la morte violenta del padre, la propria condanna a morte, poi commutata ai lavori forzati in Siberia, il suo stesso tormento religioso: “Il tema principale de I Fratelli Karamazov è lo stesso di cui ho sofferto consciamente o inconsciamente per tutta la vita: l’esistenza di Dio”.
La storia de I Fratelli Karamazov ruota attorno ai complessi rapporti della famiglia Karamazov, sotto l’apparenza da canovaccio di un romanzo giallo cela il dramma spirituale che scaturisce dal conflitto tra la fede e un mondo senza Dio.
“L’ultimo romanzo di Fëdor Dostoevskij – scrive Matteo Tarasco nelle sue note – ha la grandezza e la forza di un inferno dantesco, è una comédie humaine alla russa, dove bestie umane si agitano sulla scena del mondo, dove il denaro, il fango e il sangue scorrono insieme. Una storia assoluta, spietata, estrema, senza margini di riscatto”.
Le vicende della famiglia Karamazov, i loro feroci conflitti nel cui contesto matura l’assassinio di Fëdor, il capofamiglia, e il conseguente processo nei confronti di Dmitrij, il figlio primogenito accusato del parricidio, appassionarono i lettori del “Messaggero Russo”, il giornale dove, da gennaio 1879 alla fine del 1880 (pochi mesi prima della morte dello scrittore), il romanzo fu pubblicato a puntate. L’ansiosa attesa dei numerosi lettori dell’uscita sulla rivista dei nuovi capitoli del romanzo, per conoscere lo sviluppo dei complotti, intrighi e amori libertini che ruotano attorno alla famiglia Karamazov, si può paragonare all’attesa e al successo delle serie televisive più amate dei nostri giorni.
Ultimo lavoro di Dostoevskij I Fratelli Karamazov è senza dubbio il romanzo più complesso della narrativa dostoevskiana, uno straordinario viaggio nei massimi problemi etici. Il capitolo Il racconto del Grande Inquisitore è uno dei vertici della letteratura universale.
Fortunate in tutto il mondo le trasposizioni teatrali, cinematografiche e televisive. In Italia non si è mai spenta l’eco del successo dello sceneggiato I fratelli Karamazov diretto da Sandro Bolchi trasmesso dalla Rai nel 1969.
I fratelli Karamazov è un romanzo cupo e disperato, che oscilla pericolosamente nell’incerto territorio in cui danzano avvinghiati Eros e Thanatos; è una storia assoluta, spietata, estrema, senza margini di riscatto, senza limiti, un duello tra uomini completamente sopraffatti dai nervi e avvinghiati in un ineludibile legame economico.
Con il rigore di un giudice istruttore, lo scrupolo di uno scienziato e l’insistenza di un investigatore, Fëdor Dostoevskij ci conduce in un viaggio negli abissi oscuri dell’animo umano, descrivendo un mondo che perde i suoi referenti culturali e svilisce i valori etici più profondi, un mondo ove l’interesse personale diviene la mozione primaria d’ogni atto, ove trionfa il soddisfacimento sfrenato del desiderio.
L’ultimo romanzo di Fëdor Dostoevskij ha la grandezza e la forza di un inferno dantesco, è una comédie humaine alla russa, dove bestie umane si agitano sulla scena del mondo, dove il denaro, il fango e il sangue scorrono insieme.
Dostoevskij sembra scagliare un monito all’umanità ferita e spaesata: “conoscerai un grande dolore e nel tuo dolore sarai felice. Cerca la felicità nel tuo dolore”.
Oggi la lingua non è più del cuore, come diceva Paracelso, ma della mente. La parola sembra soccombere nelle paralizzanti spire dell’ossessione comunicativa, stritolata da un’angoscia semantica.
Proprio per questo ci sembra necessario rileggere e mettere in scena il capolavoro di Dostoevskij che ci restituisce il coraggio di essere nuovamente eloquenti e profondamente umani.
Durata: 2 ore e 30 intervallo compreso
Fëdor Pavlovič Karamazov Glauco Mauri
Ivàn Karamazov Roberto Sturno
Starec Zosima Paolo Lorimer
Dmitrij Karamazov Laurence Mazzoni
Alekséj Karamazov Pavel Zelinskiy
Smerdjakov Luca Terracciano
Katerina Ivanova Giulia Galiani
Grušen’ka Alice Giroldini
Debutto nazionale Firenze Teatro della Pergola 29 gennaio 2019
TEATRO ELISEO
Da martedì 5 a domenica 17 febbraio 2019
martedì, giovedì, venerdì e sabato ore 20.00
mercoledì e domenica ore 17.00
Biglietteria tel. 06.83510216
Giorni e orari: lun. 13 – 19, da martedì a sab 10.00 – 19.00, dom 10 - 16
Via Nazionale 183 – 00184 Roma
Call center Vivaticket: 892234
UFFICIO STAMPA TEATRO ELISEO
347 4862164 a.mucciaccio@teatroeliseo.com