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Gregorio Riso ai 100 Presepi in Vaticano. L'intervista

Sono esposti nel suggestivo colonnato berniniano di Piazza San Pietro tra casette lignee illuminate, i due presepi di Gregorio e Nicola provenienti dalla Bottega Riso a San Calogero (VV). Oggi Gregorio Riso ci racconterà la storia della sua passione, la nascita del laboratorio d’arte presepiale dove realizza piccole opere d'arte con suo fratello Nicola e il viaggio a Roma come espositore alla storica mostra 100 Presepi in Vaticano.

Intervista di Tania Croce 

Il presepe è il simbolo dell’unione familiare. Quando e dove nasce la tua passione per i presepi?

La mia passione per i presepi nasce sin da piccolo quando iniziavo a vedere per le prime volte la creazione del presepe a casa mia, con il passare degli anni la passione è diventata sempre più concreta per l'arte, così ho iniziato ad approfondire e arricchire la mia cultura presepiale, esercitazione dopo esercitazioni, prova dopo prova, cercando di migliorare le diverse tecniche di realizzazione, modellazione e pittura; 
 
È la tua prima volta ai 100 Presepi di Roma e quali sono le emozioni provate in questo Natale particolare?

 Per me è la prima volta che ho l'onore di partecipare alla mostra "100 Presepi in Vaticano", è una grande soddisfazione poter partecipare ad una rassegna internazionale del genere, poter esporre i propri presepi in Piazza San Pietro suscita una grande emozione.

 L’arte presepiale è molto diffusa in Italia e nel mondo. Mi vuoi parlare dei due presepi Riso esposti quest’anno a Roma? 

Alla mostra sono esposti due presepi di cui ognuno ha una propria caratteristica. Una Natività è stata pensata e realizzata a mò di quadro da Nicola per dare un tocco di originalità, infatti si tratta di una Natività ambientata in una grotta all'interno di un quadro che si può appendere; l'altro presepe, il mio, è ambientato all'interno di un rudere antico, in questo presepe si può notare la lavorazione tecnica nei dettagli e delle varie superfici, infatti in quest'opera ho potuto mettere in risalto la tecnica della scolpitura che caratterizza l'intero rudere che accoglie la Natività.

Cosa ti auguri e cosa auspichi per il futuro?

 Per il futuro non ho nessun obiettivo fisso, ma soltanto continuare a divertirmi migliorando sempre di più quella che ormai è divenuta una passione artistica, quella presepiale, sperando di poter raggiungere belle soddisfazioni con i nostri lavori anche in futuro, emozionando sempre più persone che vedranno tali realizzazioni. 

La mostra a Piazza San Pietro sarà aperta fino al 12 gennaio 2021, è possibile visitare i magnifici presepi gratuitamente per poter ammirare i presepi della Bottega Riso. Ve lo consiglio, augurandovi buone feste e ringraziando Gregorio per l'arte messa al servizio della comunità.


Nota biografica: La piccola bottega "L'Arte Del Presepe - Bottega RISO", uno spazio  ritagliato a casa, si trova in Calabria, a San Calogero in provincia di Vibo Valentia; È all'interno di questa bottega che Gregorio e Nicola realizzano le loro opere, tutte fatte artigianalmente attraverso l'utilizzo di diversi materiali come: sughero, polistirene, argilla, gesso, acrilici.


Uno sguardo ai 100 Presepi in Vaticano

La parola a papa Gregorio XI (Romano Talevi) e alla regina Giovanna I (Rita Pasqualoni). L'intervista

E' la prima volta che mi capita d'intervistare un Papa e una Regina sulla scena.
Nel disorientamento totale causato da una pandemia e dopo la chiusura, il teatro torna a essere un faro e Caterina Il potere della parola, la pièce scritta e diretta da Elisabetta Bernardini e in scena il 2, 3 ottobre 2020 al Chiostro Monumentale Palazzo dei Domenicani in Piazza della Minerva, 42, è lo spettacolo che cercavo e per saperne di più ho incontrato due dei personaggi più emblematici: Papa Gregorio XI e la Regina Giovanna I di Napoli, interpretati rispettivamente da Romano Talevi e Rita Pasqualoni.
Scopriamo insieme di che parla questo spettacolo con i due attori!

L'intervista di Tania Croce

La storia è ambientata nel '300, secolo di trasformazioni e di profonda crisi del papato. Il quattordicesimo secolo, è un momento storico dove le idee e le parole, come sottolinea il titolo della vostra pièce hanno un valore morale e religioso altissimo, se poi a pronunciarle è la religiosa, teologa e mistica Caterina, destinata alla santità. Papa, regine e sante quale messaggio intendono consegnare al pubblico dei nostri tempi? 

Romano) Ho sempre creduto che in una attenta lettura della storia si possano trovare analogie con i tempi che stiamo vivendo. Certamente i tempi sono cambiati, l’uomo ha vissuto trasformazioni epocali, ha attraversato pestilenze, rivoluzioni, cambiamenti climatici, si sono evoluti i nostri diritti, la scienza ha debellato malattie, ci ha portato sulla Luna e fra un po’ su Marte, la Chiesa è cambiata ampliando i suoi orizzonti. Dal XIV secolo ad oggi le cose, almeno apparentemente, sono mutate, ma certamente dobbiamo molto a quelle donne e uomini che in quelle epoche cosi difficili dal punto di vista politico, umanitario, in cui la vita era meno di zero, ricco di credenze arcaiche e dogmatiche, hanno messo in atto azioni rivoluzionarie che hanno poi cambiato il corso della Storia. Caterina, in un mondo di uomini, ha fatto valere le sue idee, mettendo in crisi regnanti e potenti dell’epoca cambiandone, come nel caso di papa Gregorio XI, addirittura le sorti. E’ anche vero che Gregorio aveva già preso l’importante decisione di riportare la sede Papale a Roma, poi continuamente rimandata, ma sicuramente il carteggio tra i due e poi il loro incontro ad Avignone è stata la spinta decisiva per questo evento cosi importante che diede una nuova svolta agli assetti politici e spirituali dell’epoca. Per cui il messaggio che questi personaggi possono mandarci dalla loro epoca è che il valore delle proprie convinzioni e la tenacia con cui vengono perseguite possono cambiare il corso degli eventi, nel bene e nel male certo, ma seguire le proprie idee e i valori morali delle nostre convinzioni ideologiche può cambiare il corso della nostra vita, in fin dei conti ognuno di noi fa parte della storia, perché noi siamo la Storia. 

Rita) La regina Giovanna I di Napoli fu monarca assoluta per 40 anni. Fu una regina illuminata, colta e raffinata. Spietata ma generosa, vendicativa ma capace di agire con diplomazia. Dimostrò molto coraggio non piegandosi mai ai nemici, alle invasioni, al papa. Forse le parole di Caterina sono le uniche che la mettono in crisi, se così si può dire. Quantomeno la turbano: riconoscersi umili “…perché l’anima la quale conosce sé non essere, ma l’essere suo cognosce avere da Dio, non può levare il capo contra il suo Creatore perché la cosa che da sé non è non può insuperbire” e ancora”… se Dio è per voi ne uno sarà contra voi” spronando Giovanna a riconoscere Urbano come vero papa. E a fronte di questo turbamento forse oggi Giovanna potrebbe dire di aver pagato un prezzo troppo alto per avere difeso le sue idee e il suo regno fino alla fine. Per avere creduto che “Non può esistere un Dio cattivo”. Credo che Giovanna ci interroghi ancora una volta sul quesito irrisolto dell’uomo: cosa significa fare la volontà di Dio?

La regina Giovanna I, anche contessa di Provenza e di Forcalquier, una delle prime donne europee a regnare per proprio diritto e Papa Gregorio XI, l'ultimo papa di Avignone prima che la sede papale fosse riportata a Roma nel 1377, come hanno cambiato la storia?

Romano) Diciamo che in parte credo di aver già risposto nella tua prima domanda. Di certo Papa Gregorio XI ha fatto una scelta molto difficile considerando il potere temporale e spirituale che aveva il papato del XIV secolo su tutte le reggenze del mondo, per cui trasferire la sede papale da Avignone a Roma non è certo stata impresa facile, tanto è vero che alla sua morte poi ci fu lo scisma con Clemente VII, l’antipapa ad Avignone, e Urbano V Papa a Roma. Fu di certo una scelta molto impegnativa e di non facile attuazione, ricca di imprevisti ed ostacoli, soprattutto politici, ed anche economici , viste le poche risorse di cui disponeva la Chiesa, fu quindi costretto a chiedere soldi in prestito che molto spesso gli vennero negati, ma alla fine ci riuscì. Il grande cambiamento che Gregorio portò con se fu la Pace, e per un certo tempo l’equilibrio politico. Pacificò la Chiesa con le città italiane che avevano mosso guerra alla Santa Sede, unificò il regno di Sicilia e Napoli, ottenne la tregua tra Inghilterra e Francia, insomma da uomo meschino e senza polso come fino a cinquanta anni fa era stato definito si è invece dimostrato uomo coscienzioso, discreto politico e uomo di levatura spirituale, cose non di poco conto se si considera la pressione che poteva avere su di se quell’uomo mite che teneva più alla spiritualità della Chiesa che ai beni temporali. Sta di fatto che ora la Sede Papale è a Roma, alla fine questo è stato il grande cambiamento, per cui merito a lui. 

Rita) Giovanna ha regnato in un mondo di uomini. Un mondo dove le donne avevano pochissima voce in capitolo. Possiamo immaginare i pregiudizi, le difficoltà e le ostilità che ha dovuto fronteggiare.
Nonostante ciò è stata una donna che si è assunta le proprie responsabilità mettendoci, come si dice oggi, “la faccia” in prima persona. Non ha mai rinnegato niente del suo operato, né pubblico né privato. Oggi il mondo è cambiato, fortunatamente, e le donne possono prendersi il proprio posto e riconoscimento anche se ancora con qualche “lotta” e disparità. Credo che Giovanna possa essere un esempio di come si possa cambiare il proprio percorso e la storia combattendo per ciò in cui si crede.

Com'è stato essere Papa e Regina, avevate interpretato prima ruoli simili?

Romano) Per quanto mi riguarda è la prima volta che interpreto un Papa, avevo già interpretato il Cardinale Wolsey nel dramma di William Shakespeare “Enrico VII”, ma mai un Papa. Devo dire che mi piace mettermi nei panni di personaggi realmente esistiti, ti da modo di studiare e approfondire attraverso i loro accadimenti, non solo la loro storia personale, ma anche la Storia del mondo e dell’essere umano, è affascinante. Poi questo Papa con i suoi dubbi e le sue incertezze, che comunque alla fine prende una decisione più grande di lui, mi sta simpatico e mi piace farlo rivivere in questa pièce. C’è tutta la fragilità di un uomo di potere costretto dalla storia a dover compiere una azione che va contro tutto e tutti, caricandosi sulle spalle le gravi responsabilità che comporta, questo come attore mi stimola e mi diverte naturalmente. 

Rita) E’ la prima volta che interpreto un personaggio di questa levatura. Ho cercato di trovare nella sua fierezza e potenza le fragilità a queste legate. Ho cercato il dubbio. In modo da restituire quel conflitto spirituale che è proprio di ogni essere umano.

Quali progetti avete dopo questo affascinante spettacolo?

Romano) Affascinante davvero, la cornice è molto suggestiva e l’allestimento ben curato, siamo soddisfatti e contenti di poter tornare in scena dopo diversi mesi di fermo dovuti al difficile momento che stiamo vivendo, per cui ci sentiamo un po’ miracolati. Per quanto riguarda i nostri progetti futuri, almeno nel teatro, siamo in stand by per il momento. La difficile situazione, con la contingentazione a cui siamo costretti nei teatri limita le nostre pruderie teatrali in attesa che tutto passi e di tempi migliori, idee frullano nella testa certamente, ma con prudenza. Io personalmente dovrei riprendere le registrazioni della trasmissione con Paolo Bonolis, “Avanti un Altro”, dalla seconda metà di ottobre, ma siamo ancora in attesa di conferme ufficiali. Poi più in là c’è all’orizzonte un bel progetto cinematografico, ma per il momento nessuna certezza. Il momento è molto complicato per il nostro settore e per chi vive di questo mestiere, al momento ci godiamo questa bella opportunità, per il resto vedremo, ma siamo fiduciosi. W L’ARTE! 

Rita) Il mio prossimo impegno è nello show televisivo “Tu si que vales” . Sto registrando da luglio dei mini show inseriti nel programma. Trattasi di Nebula, il personaggio creato dall’attrice torinese Chiara Bosco che ha avuto molto successo. In questo ambito io sono Clotilde…ne vedrete delle belle!

Dopo un'intervista simile non mi resta che immergermi nella storia e rivivere quegli anni di grandi rivoluzioni.
Un grazie di cuore agli attori e amici Rita Pasqualoni e Romano Talevi!

(Rita Pasqualoni) la regina Giovanna I

                                                       (Romano Talevi) Papa Gregorio XI

Marco Rossi è Gianfranco Stevanin. L'intervista

Lo sguardo è cupo, impenetrabile. Un volto da duro, magnetico e sfuggente quello dell'attore Marco Rossi, è stato scelto e diretto dal regista Cristian Di Mattia in Stevanin, non ricordo di averle uccise, un documentario sulla storia di Gianfranco Stevanin, il serial killer italiano colpevole di violenza sessuale e dell'omicidio di sei donne tra il 1993 e il 1994, che si racconta in un’intervista dal carcere di Bollate. Marco mostra accanto a due attrici, i dettagli della vicenda. Le immagini sono scandite dalla voce narrante del killer. Il mostro racconta mentre l'attore rappresenta gli atroci fatti.
Ho saputo di questa sua nuova ed entusiasmante esperienza cinematografica, così ho pensato di fargli qualche domanda per scoprire il lavoro sul personaggio e l'esperienza personale vissuta dall'attore teatrale e cinematografico, noto con lo pseudonimo di Angelo Targhini.


L'intervista di Tania Croce


Anche gli attori, i registi e i lavoratori dello spettacolo hanno dovuto fare i conti con il distanziamento, le mascherine, il lockdown ma il cinema ha intrattenuto gli italiani costretti all'isolamento domestico. Sei stato coinvolto in un progetto interessante: il documentario sulla vicenda di Gianfranco Stevanin nella quale interpreti proprio il ruolo del mostro condannato all'ergastolo per aver ucciso 6 donne e per aver smembrato e occultato i cadaveri delle amanti. Sono terminate da poco le riprese, me ne vuoi parlare?

Sono appassionato di cronaca nera fin da bambino, andavo spesso a comprare la rivista Cronaca Vera per la mamma, un giornale molto pesante per l' età che avevo.
Ricordo il caso Pacciani e anche Stevanin. Non avrei mai pensato che un giorno lo avrei interpretato io.

Il tuo volto espressivo, ha orientato la scelta del regista. E' stato un lavoro psicologico delicato che deve averti messo alla prova. Cosa hai provato nei panni di un mostro?

Sai a me piace far sorridere. Non ti nascondo che interpretare Stevanin  è stato pesante interiormente, ho provato come una forma di autolesionismo. Nelle scene crude mi sono sentito vuoto dentro però è stata una bella esperienza. Come Vittorio Gassman credo che "Non si recita per guadagnarsi il pane… si recita per mentire, per smentirsi, per essere diversi da quello che si è. Si recitano parti di eroi perché si è dei vigliacchi, si recitano parti di santi perché si è delle carogne, si recita perché si è dei bugiardi fin dalla nascita e soprattutto si recita perché si diventerebbe pazzi non recitando…" 
Anche le mie colleghe mi sono state d'aiuto. Sono state veramente brave Maria Grazia Soraci e Carola Santopaolo. (in foto)



 Come hai passato il lockdown?

L'ho passato come tutti, nell'attesa. Su questo virus spero che presto le cose possano migliorare per tutti. Nel caso in cui dovessero chiudere di nuovo, preparerò fettuccine e gnocchi visto che mi piace cucinare. 

Dove potremo vederlo?

Su Dplay è possibile vedere questo documentario all'interno del quale è ricostruita la vicenda del serial killer che non ricorda di aver ucciso le prostitute con cui ha avuto relazioni sessuali! 



Note biografiche
Marco Rossi originario di Tivoli, ha preso parte a film e fiction di successo tra cui "Romanzo Criminale", "Donna Detective" e "Il Commissario Rex" con Ettore Bassi, ha recitato anche ne "I Cesaroni 2", svolge da anni la professione di pittore decoratore firmandosi Angelo Targhini, come l'omonimo personaggio nel film "Nell'anno del Signore" di Luigi Magni, ama il suo lavoro e la sua famiglia e da quando è approdato al teatro, (dopo due anni di Laboratorio al Teatro Sette), si è appassionato a recitare anche sulle tavole del palcoscenico, ma la cosa che ama di più è il mestiere di vivere, che lo ispira fin dalla tenera età. 

Mimì è la voce del cuore per Maria Carolina Salomè. L'intervista

 Incantata dall'omaggio a Mia Martini dell'attrice, cantante, drammaturga, regista e donna Maria Carolina Salomè, allieva di Pupella Maggio e artista poliedriaca e piena di grazia, ho desiderato intervistarla e lei mi ha cortesemente concesso un'emozionante intervista che vorrei farli leggere con il cuore

L'intervista di Tania Croce


Cos'è Mimì per te?

E' La Voce del cuore

  

Mi vuoi parlare del sogno realizzato ossia quello di rendere omaggio alla cantante e alla donna Mia Martini?

 Quando ho iniziato a fare la cantante erano gli anni “bui” di Mimì e io per lottare contro le dicerie che si sentivano in giro, portavo in tournée i suoi brani nella disapprovazione generale. Qualche anno fa dopo un mio periodo “buio” ho ripensato a Mimì, alla sua rinascita, alla sua capacità di resistere all’annullamento a cui era stata sottoposta e alla  sua capacità di rinascere e mi ha dato molta forza. Uscita da quel tunnel, mi è venuto naturale rendere omaggio a questa grande artista  che mi accompagna da tutta la vita.

 Cosa vuoi trasmettere attraverso questo concerto ripreso dopo una pausa forzata?

 La rinascita e la rivincita. Fanno parte della storia di Mimì, ma sono anche l’augurio per tutta una categoria di lavoratori dello spettacolo che sta attraversando momenti molto difficili e la cui sopravvivenza è messa a dura prova.

La musica ha alleviato le sofferenze in questi mesi di lockdown. Come hai trascorso questo tempo? 

 Prima ho cominciato a mettere ordine fra cose che non guardavo più da una vita: fotografie, bottoni, articoli di giornale, multe, fatture, cose poetiche ed evocative si alternavano senza alcun filo logico a cose più concrete. Poi piano piano ho cominciato a uscire in orari serali, avevo bisogno di non sentirmi in gabbia camminavo almeno per un’ora tutti i giorni. Non  riuscivo a stare al telefono più di tanto,non riuscivo a pensare a niente di artistico, ho visto tantissime serie anche fino alle 4 di notte, poi mi sono detta che non andava bene e ho cercato di rientrare in ritmi normali. Mio figlio era dal padre e ci sono stati momenti in cui ho sentito profondamente la sensazione della solitudine, ma non mi ha fatto paura. C’erano tre o quattro chat che mi hanno aiutata a passare il tempo ex compagni del CSC e ex compagni delle elementari e genitori delle medie di mio figlio. Eppure poi, quando è finito tutto, sono stata tra quelle persone che ha fatto fatica a rientrare nella normalità, uscivo controvoglia e non vedevo l’ora di rientrare in casa. È durato un po’ e poi la “normalità” ha ripreso il sopravvento.

 Mi piace pensare che le note degli artisti scomparsi possano risuonare all'infinito nel cosmo, credi sia davvero così?

È una bellissima immagine. In fondo la musica è vibrazione, come l’energia del cosmo, come la vita e come l’amore che tutto fa vibrare.

Chi vuoi ringraziare per la collaborazione e a chi dedichi questo meraviglioso omaggio?

Ringrazio Gigi Zito (batteria) al  quale mi sono rivolta per l’organizzazione della parte musicale,  Pino Soffredini (chitarre), Gianni Ferretti (tastiere) e Stefano Scoarughi (basso) perché si sono lasciati coinvolgere in questa avventura e oltre alla loro grande professionalità ci mettono anche tanta  passione.

Dedico lo spettacolo a mia madre

MIMì PER ME

Lunedì 10 agosto ore 21:30

Tempio di Giove Anxur- Terracina (LT)- Piazzale Loffredo

Biglietti: 15 euro

Per prenotazioni: tel. 329 8136968; 339 5351785


Note biografiche da Wikipedia

Nel 1984 debutta in televisione come cantante del gruppo vocale i Macedonia, ospiti fissi della trasmissione RAI Fantastico 5, condotta da Pippo BaudoHeather Parisi ed Eleonora Brigliadori. Inizia a studiare recitazione con Gisella Burinato e Pupella Maggio. Nel 1988 dopo aver svolto attività di corista e cantante, ed essere arrivata in semifinale a Castrocaro, si sottopone alle selezioni del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, dove viene iscritta per diplomarsi nel 1990. Nel 1994 viene selezionata per San Remo Giovani nella categoria Interpreti e partecipa alle due puntate televisive su RAI 1 con la canzone di Ivano Fossati Le notti di maggio.

Teatro[modifica | modifica wikitesto]

Esordisce nel 1990 insieme ai suoi compagni di corso Alberto MolinariMarco Galli, Federico Scribani, Enrico Lo Verso e Paola Magnanini in Volevamo essere gli U2 scritto e diretto da Umberto Marino. Lo spettacolo è un successo, viene replicato a Roma per 4 stagioni consecutive, gira l’Italia e vince il Biglietto d’Oro nella stagione 1991/92. Nel 1991 partecipa al Festival di Spoleto con la commedia di Umberto Marino Ce n’est q’un début, regia di Massimo Navone con Sergio RubiniMargherita BuyGiuseppe CedernaFabrizio BentivoglioRoberto de FrancescoFiorenza MarchegianiAlberto Molinari e Federico Scribani. Nel 1993 lavora con Margaret Mazzantini nella prima edizione di Manola presentata al Quirino nell’ambito della rassegna Passi a due curata da Ennio Coltorti. Nel 1994 è protagonista dello spettacolo Da me o da te di R. Ryton con la regia di Stefano Reali e nello stesso anno lavora anche allo spettacolo Carne di Struzzo scritto e diretto da Adriano Vianello con Francesco Salvi. Nel 1997 lavora alla creazione dello spettacolo di musica e letture Il sogno del marinaio, che la vede impegnata come cantante e attrice, in vari festival. È inoltre nel cast del musical Snoopy di Charles Schulz diretto da Riccardo Cavallo. Lo stesso regista la dirige l’anno seguente in Gente di Dublino. Sempre nel 1998 è protagonista del monologo La voce umana di Jean Cocteau. Nel 2002 debutta come autrice con il monologo Sarebbe bastato avere 30 anni nel 2000, da lei scritto ed interpretato, per la regia di Pietro de Silva. Nello stesso anno lavora l’adattamento teatrale di racconti di Dino Buzzati, e porta in teatro lo spettacolo D… come Buzzati scritto in collaborazione con Mario Palmieri. Fonda con Betta Cianchini il duo cabarettistico le Cinciallegre. Nel 2003 lavora di nuovo con Riccardo Cavallo ne I Persiani di Eschilo e sempre nel 2003 interpreta Emily Dickinson nello spettacolo di Silvia Lo Russo Dialoghi interiori. Nel 2011 nell’ambito della manifestazione Teatro in musica elettronica nello spazio Interzona di Verona partecipa al reading musicale Quantas sabedes scritto da Francesco Giuseppe Prete con musiche di Francesco Venerucci e la regia di Laura Paola Borello. Nel 2018 porta in scena con Gabriele Maiolo lo spettacolo di teatro canzone Scusami cara, con la partecipazione di Ermanno Dodaro al contrabbasso e ai testi e Alessandro Russo alla batteria. Nell’ottobre dello stesso anno è tra i protagonisti della nuova pièce di Umberto Marino Volevamo essere gli U2 ma forse era meglio Vasco. Nel 2019 porta in scena la sua nuova commedia musicale L’amore è una scusa, nella quale recita e canta al fianco di Alessandro Molinari e Federico Scribani.

Cinema[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1992 partecipa al film Volevamo essere gli U2 con la regia di Andrea Barzini che viene selezionato per il Festival di Venezia nell’ambito della categoria Vetrina Italiana. Nel 1994 partecipa al film di esordio di Antonello Grimaldi Il cielo è sempre più blu e a Diario di uno stupratore di Giacomo Battiato. Nel 1995 è nel cast di Consigli per gli acquisti con la regia di Sandro Baldoni. Nel 2018 gira come regista e sceneggiatrice il cortometraggio Rapsodia in Blue, premiato con il Best Foreign Short Award al Lady Filmmakers Film Festival a Beverly Hills. Nell’ottobre del 2018 Rapsodia in Blue è in concorso al South Film and Arts Academy Festival di Rancagua, dove Maria Carolina Salomè viene premiata come miglior regista esordiente e gli interpreti Giulia Carpaneto Daste e Luigi Tuccillo come migliori attori protagonisti. Il film ottiene inoltre la menzione d’onore per la miglior colonna sonora originale, composta da Anton Giulio Priolo, e per la direzione artistica.

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

  • 1989 Ragazzi nervosi, regia di Anselmo Sebastiani
  • 1990 In una notte di chiaro di luna, regia di Lina Wertmüller
  • 1990 Evelina e i suoi figli, regia di Livia Giampaolo
  • 1992 Volevamo essere gli U2, regia di Andrea Barzini
  • 1992 Quando eravamo repressi, regia di Pino Quartullo
  • 1993 Strane storie, regia di Sandro Baldoni
  • 1993 Da qualche parte in città, regia di Michele Sordillo
  • 1993 La vera vita di Antonio H, regia di Enzo Monteleone
  • 1994 Il cielo è sempre più blu, regia di Antonello Grimaldi
  • 1994 Diario di uno stupratore, regia di Giacomo Battiato
  • 1995 Consigli per gli acquisti, regia di Sandro Baldoni

Teatro[modifica | modifica wikitesto]

  • 1990 Volevamo essere gli U2, regia di Umberto Marino
  • 1991 Ce n’est q’un début, regia di Massimo Navone
  • 1993 Manola, regia di Ennio Coltorti
  • 1994 Da me o da te, regia di Stefano Reali
  • 1994 Carne di struzzo, regia di Adriano Vianello
  • 1997 Snoopy, regia di Riccardo Cavallo
  • 1997 Il sogno del marinaio, regia di Maria Carolina Salomè
  • 1998 La voce umana, regia di Claudio Boccaccini
  • 1998 Gente di Dublino, regia di Riccardo Cavallo
  • 1999 Alarms, regia di Andrea Brambilla
  • 2002 Sarebbe bastato avere 30 anni nel 2000, regia di Pietro de Silva
  • 2002 D… come Buzzati, regia di Mario Calmieri
  • 2003 Dialoghi interiori, regia di Silvia Lo Russo
  • 2003 I Persiani, regia di Riccardo Cavallo
  • 2011 Quantas sabedes, regia di Laura Paola Borello
  • 2018 Volevamo essere gli U2 ma forse era meglio Vasco, regia di Umberto Marino
  • 2019 L’amore è una scusa, di Maria Carolina Salomè

Televisione[modifica | modifica wikitesto]

  • 1984 Fantastico 5
  • 1990 Stelle in fiamme (serie tv), regia di Italo Moscati
  • 1990 Una famiglia in giallo (serie tv), regia di Luciano Odorisio
  • 1992 Per amore o per amicizia (serie tv), regia di Paolo Poeti
  • 1995 L’Avvocato delle donne (serie tv), regia di Andrea e Antonio Frazzi

Radio[modifica | modifica wikitesto]

  • 1992 I viaggi di Gulliver, di Attilio Corsini
  • 1994 Il padiglione orientale, di Franca Alessio
  • 1994 Vizio di famiglia, di Edoardo Erba

Regia[modifica | modifica wikitesto]

  • 2018 Rapsodia in Blue

Branchetti riparte con entusiasmo nonostante una crisi senza precedenti

L'autore, attore e regista Francesco Branchetti, mi ha parlato dei progetti sospesi in piena
pandemia, credendo nella necessità di una rieducazione ai buoni sentimenti
I teatri sono stati chiusi tutti per colpa del distanziamento sociale ma vuole parlarmi dei suoi impegni per ripartire con il solito entusiasmo.

L'intervista di Tania Croce

La riapertura del 15 giugno ha dato speranza e vita a nuovi progetti e a quelli sospesi come i tuoi
spettacoli in cartellone.
Mi vuoi illustrare gli spettacoli che torneranno in scena nella prossima stagione teatrale?

Nella prossima stagione teatrale torneranno in scena due miei spettacoli Parlami d' amore con
Nathalie Caldonazzo e Un grande Grido d'amore di Josiane Balasko che hanno debuttato in
questa stagione e inoltre debutterà un altro mio spettacolo: Una stanza al buio con Alessia
Fabiani ad ottobre e sarà in tournée fino a febbraio. Spero proprio che riusciremo a recuperare con
tutti gli spettacoli le date che abbiamo perso in questa stagione e sono fiducioso che sarà così.


Cosa pensi della riapertura dei teatri, cosa accadrà?


Credo che la situazione sarà molto difficile soprattutto per i teatri ma anche per le compagnie che
hanno subito danni fortissimi da questa situazione e mi auguro soprattutto che il pubblico torni a
teatro dopo questa sospensione ed in una situazione sicuramente diversa dalla normalità,
comunque sono fiducioso e soprattutto ho fiducia in chi sta ricominciando, parlo dei teatranti, con
grandi sacrifici e soprattutto tanta volontà e passione.


Credi sia il caso di chiedere aiuto al Governo come tanti credono? 

Credo che senz'altro sia importante l'aiuto da parte del Governo e che vada chiesto ma credo che
soprattutto sarà necessario rimboccarsi le maniche e impegnarsi al massimo per ricominciare
contando soprattutto sulle nostre forze poi se l'aiuto del Governo arriverà tanto meglio.


Cosa dovrebbe cambiare nella gestione dei teatri?

Credo che chi gestisce un teatro dovrebbe avere un aiuto maggiore da parte delle istituzioni a
livello nazionale ma anche da parte di quelle locali e territoriali.


Cosa speri e cosa temi?


Spero di tornare a vedere il teatro al centro della vita del cittadino, vorrei che tornasse ad
essere un appuntamento costante nella vita di tutti e non un qualcosa per appassionati o saltuari
spettatori. Quello che temo purtroppo nella situazione attuale è che molti teatri e compagnie
purtroppo non riescano a farcela e a rimanere in piedi in questa crisi senza precedenti.


Cos'è per Massimo Wertmuller il teatro, il rispetto per la natura e per la vita

La pandemia, il lockdown, i mesi di isolamento domestico sono stati un bel modo per scoprire e riscoprire tanti film con l'attore e regista Massimo Wertmuller, un artista e uomo pieno di umanità e rispetto per il genere umano, cosa rarissima oggi. Ho seguito le sue riflessioni nel luogo dove oggi circolano le notizie: i social. Ed è lì che si è svelato un aspetto che spesso il cinema non mostra: l'essenza dell'artista. Così ho pensato d'intervistare Massimo per il piacere di condividere il suo pensiero e di conoscere cose che non so.

Intervista di Tania Croce

Ho seguito sui social in questi mesi assurdi, i tuoi propositi ambientalisti, i moniti, le preghiere, le speranze rivolte agli uomini per creare insieme un mondo più pulito, con meno ciccia e più contenuti.
Sei un attore anzi, una colonna portante del cinema e del teatro italiano.
Cosa ne pensi di un teatro 'verde', un teatro che sia per tutti ma non da calpestare e distruggere come accade per il mondo che ci ha ospitato, ma fatto per essere rigenerante, come in fondo il teatro stesso dovrebbe essere con la sua catarsi purificatrice. Ti piacerebbe un teatro simile sia nella forma che nel contenuto?

Non so quanto il teatro possa cambiare il mondo, ma lo rappresenta senz’altro. E, soprattutto in questo senso, credo debba avere una funzione, un messaggio (parola tanto odiata, ma non da me), una riflessione da consegnare. E questo lo penso di tutta l’arte. Ho sempre amato di più quelli che raccontando, componendo, persino scolpendo, offrissero un punto di vista, un pensiero utile. Con questo non voglio dire che si debba criminalizzare la goliardia, la produzione fine a se’ stessa. Cosa questa che, però, secondo me, è riuscita bene solo a grandi maestri, ed è diventata arte, geni come Charlot, Tati o Totò. Dico solo che chi fa arte impegnata nel sociale a me, nel mio piccolo, piace di più. Se penso al cinema, e penso a Scola, Magni, Lina Wertmuller, che hanno fatto ridere pur essendo politici, oppure a Rosi, a Petri, a Germi, a tanti altri che hanno fatto dell’impegno la loro ispirazione, mi spiego meglio. In questo senso non c’è dubbio che i  temi dell’ambientalismo, dell’ecologia, dell’economia verde, siano i temi davvero più urgenti, più necessari. Questo senz’altro nella vita pubblica, ma se sapessi scrivere scriverei per il teatro solo lavori che parlano di questo. Che parlano di animali, Natura, vita e valori sani.

Come immagini lo spettacolo dal vivo nei prossimi mesi nel pieno rispetto del distanziamento sociale, utopistico o possibile con tanta buona volontà da parte degli addetti ai lavori e del pubblico, disabituato al rispetto e con il cellulare costantemente acceso durante le repliche?

Mah, vedo tanta maleducazione civica anche lontano da una platea. 

Hai perfettamente ragione!

Il buonsenso di dire che oggi non serve (più) terrorismo e disfattismo viene minacciato da continue sfide idiote e incivili al virus. E da arrivi dall’estero di comitive di positivi che potrebbero far chiudere di nuovo tutto. I numeri ancora incoraggiano a vedere la cosa diversamente rispetto a due mesi fa quando il virus uccideva di più e veniva curato male, e i virologi che invitano alla speranza lo fanno solo perché si basano su questi numeri, ma se andiamo avanti così, con le spiagge piene di gente a contatto di gomito senza mascherina, non sarà stata certo colpa del buonsenso o di quei virologi positivisti se si avrà un ritorno preoccupante del virus. In questo senso, però, io trovo che l’investimento nell’unica attività possibile come appunto è lo spettacolo all’aperto, sia stato molto insufficiente. Questo modo di fare teatro poteva essere il primo, più forte, chiaro modo anche per riavvicinare il pubblico alla sala. La paura di un pubblico che già era difficile prima del virus portare a teatro, infatti, resta uno dei grandi nemici della ripresa del teatro. Ma non ho visto tutte queste attività estive. E nemmeno tutto questo aiuto istituzionale a realizzarle. Il famoso bando, secondo me, non deve mai significare paralisi o difficoltà. Sennò meglio un solo competente che sceglie secondo i suoi gusti, assumendosene la responsabilità, ma che fa vivere un indotto o una comunità, come accadde con Nicolini, Borgna, Calicchia per le Estati Romane.

Questa pandemia è stata educativa oppure no?

Purtroppo poteva, uso l’imperfetto perché non sono ottimista, poteva essere una grande occasione per ripensare tante cose. Non solo il nostro rapporto con la Natura, l’ambiente e i suoi abitanti, ma per esempio il nostro rapporto col denaro. Ormai è chiaro a tutti che il capitalismo sfrenato dell’usa e getta che hanno creato, questo capitalismo delle banche e dei titoli di borsa, ha distrutto tutto. E sta ancora distruggendo tutto. In suo nome si buttano pure bombe persino sui bambini, e si sostengono mercati che stanno distruggendo il pianeta, oltre che, in modo orribile, strappando vite di esseri senzienti, indifesi e innocenti, magari cuccioli, per un falso rito, per un menù o per una ricerca fallace. Sappiamo poi che dalla sbagliata abitudine alimentare del mangiare animali è partito questo virus, e partirono altri seri virus come l’ebola, la sars, la mucca pazza. E il mercato molesto e lugubre della carne è diventato il maggior agente inquinante del pianeta, con l’inquinamento atmosferico che è il più grande complice di questo virus, oltre che la minaccia più grossa alla nostra vita. Questo paese , ma anche il mondo, da oggi, non da domani, avrebbe bisogno di più cultura, di più senso e partecipazione civica, meno attenta al proprio ombelico e più alla comunità, avrebbe bisogno di più empatia, avrebbe bisogno proprio di tornare indietro ma non come politiche, leggi o misure, ma come valori veri, fino forse a quelli agricoli, originari, per ritrovare la qualità della vita, e anche per sopravvivere, se non è già troppo tardi… avrebbe bisogno di tutto questo, e di più attenzione e disciplina e meno di provocazioni e provocatori, per dire. Ma si vedono forse tutte queste cose? Anche solo a livello embrionale?

Parlami dei tuoi prossimo progetti

Stiamo preparando io, Anna Ferruzzo e il maestro Pino Cangialosi una piccola tournée con la nostra emozionante “Iliade” tratta dal libro di Alessandro Baricco. Donne e uomini reali, semplici, travolti dalla paura, dalla morte, dalla tragedia.

Se dovessi definire il teatro, cosa diresti

Forse in qualche maniera l’ho già detto prima, e mi scuso se l’ho fatto, ma da sempre il teatro per me è uno specchio dei tempi. E resta la forma di linguaggio più insostituibile. Per sempre, credo, esisterà questa forma di comunicazione tra una signora o un signore che raccontano una storia e una signora o un signore che l’ascoltano. Quarta parete o no, questo è un piccolo rito, anche un po’ magico, che si tramanderà nel tempo. Certo, in questo senso, io considero la scrittura un momento sacro. Per me chi sa scrivere detiene un regalo della natura. E lo scrittore è il vero deus ex machina, il creatore di tutto l’evento teatrale, cinematografico, letterario o artistico. Ma, anche qui, mi dispiace di dover dire che non vedo tutto questo investimento istituzionale nella nuova drammaturgia. Del resto, questo paese del Rinascimento, di Leonardo Da Vinci, di Michelangelo, di Caravaggio, di De Sica, di De Filippo, di Pirandello, di Dante Alighieri, e di tanti e tanti altri, non mi pare che si adoperi così tanto per la cultura in genere. Sua vera prima, invece, grande ricchezza e indotto di lavoro… Se è per questo, abbiamo saputo, in questi tempi di coronavirus, dalla viva voce, anzi purtroppo più dai silenzi, delle istituzioni, di non essere poi così importanti per la comunità. Anche se in quarantena l’attività più frequentata era proprio quella di vedere in televisione teatro e cinema, e di leggere libri…

Nel ringraziare Massimo per queste belle e preziose parole, vorrei ricordare il meraviglioso spettacolo teatrale che è tra i più belli del 2019 nella mia personale classifica: La Gente di Cerami con Anna Ferruzzo di cui riporto la recensione: https://www.pennadoroteatro.com/2019/03/la-gente-di-cerami.html 

foto di Giovanni Canitano

Bus T è il teatro a cielo aperto di Daniele Coscarella. L'intervista

Il teatro con l'inattesa presenza del Covid19 è una scommessa, un atto quanto mai coraggioso e arduo per gli artisti di tutto il mondo.
C'è una città italiana amatissima dai turisti e dimenticata dai suoi stessi abitanti che hanno bisogno di riscoprirla. Questa città è Roma. Ci ha pensato Daniele Coscarella e "gli ospiti" di Monolocale a ridare luce alla Capitale deserta e silenziosa con un'idea geniale che scopriremo insieme in quest'intervista.

L'intervista di Tania Croce

Bus T è il vostro teatro a cielo aperto che ha come scenario la Capitale.
Lo straordinario appuntamento organizzato da Roma Open Bus e Monolocale, di cui sei fondatore e direttore artistico, unisce il viaggio alla scoperta delle bellezze storiche e archeologiche di Roma e lo spettacolo degli artisti che intratterranno gli ospiti durante il viaggio.
Per rispettare le norme di sicurezza e il distanziamento sociale, è indispensabile la prenotazione sul sito: 
Come ti è venuta quest' originale idea nei tempi in cui c'è carenza di turisti a Roma e si sta uscendo da un lockdown estenuante e doloroso? 

Cercavamo un'idea che fosse un'alternativa al nostro format teatrale, per non perdere il lavoro di questi 5 anni e per non arrendersi all'evidenza di un'estate drammatica da un punto di vista artistico. Fare teatro di prosa o commedie con la classica platea in questo momento è molto difficile, si rischia di scadere nel ridicolo, ci sono troppe controindicazioni e manca spesso la natura principale che è la relazione attore/pubblico. Abbiamo quindi pensato di incontrare il pubblico in un altro luogo, dove il teatro fosse la  strada, creando azione negli ambienti rionali della città, nei vicoli, nella piazze, in un condominio. Era fatta! Luoghi adatti dove fare teatro e creare empatia con il pubblico. Ambientare storie con lo scenario più bello del mondo che è Roma e il pubblico ,ritrovare il feeling con la propria città. 

Oltre ai romani desiderosi di riscoprire la propria città, hanno prenotato anche turisti stranieri? 

Purtroppo in questo momento i turisti scarseggiano, molti alberghi sono ancora chiusi e il centro è vuoto. Pochi lo dicono ma la verità è che anche gli italiani hanno ancora un po' paura... Noi resistiamo perché il nostro pubblico che ci conosce, è affezionato e percepisce lo sforzo per ricostruire un progetto teatrale attraverso un'altra idea. In fondo Monolocale è una specie di casa dove il pubblico è protagonista della serata, noi li chiamiamo i nostri inquilini perché si crea un rapporto molto bello e intimo. 

Quando è iniziata quest'avventura e fino a quando sarà possibile girare per Roma insieme a voi? 

Siamo partiti il 3 Luglio con i Monopattini dall'Aventino e il 9 con Bus T il nostro Bus teatrale. Andremo aventi tutta l'estate, ci fermiamo solo a Ferragosto. 

Mi piace pensare che da questa esperienza trarrete materiale per un libro o spettacoli nei teatri che hanno dovuto chiudere e che ce la stanno mettendo tutta per riaprire. Me ne vuoi parlare? 

Beh stiamo vivendo esperienze diverse e molto nutrienti da un punto creativo. La cosa bella di Monolocale è la contaminazione, siamo una piccola compagnia con stili e dinamiche diverse, quindi quando stiamo molto insieme come in questo periodo, succedono sempre cose belle.  L'idea del libro è legata al blog sul sito: il lunedì dell'inquilino, ora in pausa estiva ma a Settembre riprenderà come la SitCom di Andrea Zanacchi, la webnovellas di Alessandra Merico e le canzoni di quartiere di David Marzi. Siamo legati alle storie, facciamo spesso monologhi che raccontano il presente, tutto quello che vediamo e incontriamo è materiale per la scrittura. Stiamo pensando ad uno spettacolo invernale sempre in stile Monolocale e urbano sullo stile di M'atti D'amore nato 7 anni fa. Ma dobbiamo aspettare la riapertura vera del Teatro... non quella del 15 Giugno. I teatri privati, cioè la stragrande maggioranza del teatro italiano, stanno vivendo una crisi epica, se non succede nulla, molti non riapriranno a Settembre. In questo momento poi soffriamo tutti, piccoli e grandi, ognuno ha le sue problematiche. Auspichiamo un intervento del governo per favorire un aggiornamento del decreto antiCovid o comunque un messaggio chiarificatore, altrimenti in questo stato di confusione, le imprese teatrali rischiano il fallimento! 

Cosa ti emoziona di più in quest'esperienza e quale messaggio vuoi trasmettere? 

Mi emoziona il teatro di strada, sembra banale ma è così. Per teatro di strada intendo non solo quello fatto di clownerie e magiche acrobazie, ma anche quello estemporaneo che nasce per caso quando meno te l'aspetti. Qualche settimana fa durante un matrimonio improvvisato all'Aventino, due signori anziani prima ci hanno osservato e poi ad un certo punto un pò preoccupati: "Dovete credere all'amore anche se adesso vi sembra tutto così difficile e impossibile, noi ci amiamo da 50 anni!".  
Ma ne potrei raccontare tante accadute in questi giorni...
Mi piace l'idea di riportare il pubblico ad essere curioso della propria città, poterla vivere senza odiarla e maltrattarla, conoscere le storie dei quartieri... Vorrei ringraziare Dario Tacconelli, Emanuela Panatta e Pascal La Delfa per il loro prezioso contributo.

"Il teatro non è altro che il disperato sforzo dell’uomo di dare un senso alla vita."


 
 

Il teatro ai tempi del Coronavirus per Francesco Branchetti è la riconquista dei sentimenti

Sembra il titolo di un noto romanzo di Marquez ma equivale a una realtà che non avremmo mai immaginato di vivere il teatro ai tempi del Coronavirus.
Sono tante le idee e i progetti virtuali che i teatranti stanno tentando di proporre e di realizzare per convivere con il virus nella benvenuta Fase2 inaugurata il 4 maggio 2020 e dove resta il distanziamento sociale che purtroppo non coinciderà con la riapertura dei teatri i quali non potrebbero garantire il distanziamento tra le persone perché il teatro è la vera e unica arte sociale sopravvissuta nei secoli.
Incontriamo il regista e attore Francesco Branchetti per sapere quali sono i progetti rimasti in piedi, quali quelli rimandati a tempi migliori e per scoprire il senso dell'esistenza di un artista senza teatro.

  L'intervista di Tania Croce
 
Sei il primo attore che incontro virtualmente dopo due mesi chiusa in casa, sospesa e speranzosa. Come ti senti, ti va di parlarmene?
 
Certo volentieri, si tratta di un momento drammatico e lo è da tantissimi punti di vista sanitario, economico e sociale ed io lo sto vivendo da casa nella sua drammatica realtà, che ha cancellato quasi tutta la tournée del nostro ultimo spettacolo UN GRANDE GRIDO D'AMORE con Barbara De Rossi, lasciandoci l'amaro in bocca e tantissima malinconia soprattutto pensando a quanto lavoro c'era stato dietro alla costruzione delle due tournée  infatti stavamo in giro anche con l'altro spettacolo PARLAMI D'AMORE con Natalie Caldonazzo, è stato terribile doversi fermare capendone la necessità, ma vivendo tutto quanto con un sentimento di grandissima impotenza.
  
Questa pandemia ha messo in luce il fragile ruolo dell'artista, illuminante, ispirato, creativo, in costante attesa dell'evento da rappresentare e da condividere, ecco condividere. Cosa ti manca e cosa sarebbe giusto cambiare per dare dignità al vostro mestiere, il giusto riconoscimento anche economico?
 
Il nostro mestiere ha tantissime problematiche assai complesse, si tratta di un lavoro che deve fare i conti con il mercato e non sempre le regole del gioco sono giuste e facili da digerire; io dico spesso che le regole si possono criticare, odiare si può tentare di cambiarle ma fino a che queste regole esistono non tenerne conto porta a rimanere fuori a lavorare poco e a livelli che danno scarse soddisfazioni economiche di  conseguenza la frustrazione, la disoccupazione, la sofferenza economica caratterizza spesso la vita dell'artista e dell'attore. Credo senz'altro che ci vorrebbe maggior rispetto per l'artista in genere e per i suoi sacrifici e credo che si potrà fare qualche passo avanti con tanta lotta, ma credo anche che purtroppo la nostra epoca considera troppo poco sacrificio ed impegno, i cosiddetti valori "giusti"e riconosce con più forza altre cose come la fama e il successo. Credo che l'attore debba fare il suo percorso sapendo tutto questo, lottando per cambiare le regole e ottenendo magari dei risultati, ma sapendo che ogni epoca ha i suoi eroi e sicuramente nella nostra epoca gli eroi sono altri, non certo i teatranti. Credo inoltre che molti problemi derivino dal numero enorme di attori in un'epoca in cui il lavoro è sempre meno e la crisi è forte e adesso lo sarà ancora di più. Non ho soluzioni né idee geniali per risolvere i problemi della categoria e ho molta ammirazione per chi ci prova e ci lavora e gli auguro di ottenere grandi risultati che sarebbero importanti per tutti noi.
  
Una crisi è il momento giusto per una ricostruzione. Se fossi un architetto, cosa vorresti ricostruire?

L'unica cosa che davvero mi manca in questi anni e mi manca sempre e la cerco sempre  in ogni cosa, momento o persona, è il candore inteso nel senso più ampio del termine che abbraccia ogni sfera della vita, se potessi ricostruire qualcosa ricostruirei il candore nelle persone, nei progetti, nella vita di tutti i giorni e poi ricostruirei il coraggio; troppa vigliaccheria in questi anni... tutti a nascondersi dietro qualcosa; come vedi ricostruirei sentimenti e non cose, credo che la ricostruzione debba ripartire da lì... dai sentimenti, dalle emozioni...

PennadorodiTania CroceDesign byIole