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Gregorio Riso ai 100 Presepi in Vaticano. L'intervista

Sono esposti nel suggestivo colonnato berniniano di Piazza San Pietro tra casette lignee illuminate, i due presepi di Gregorio e Nicola provenienti dalla Bottega Riso a San Calogero (VV). Oggi Gregorio Riso ci racconterà la storia della sua passione, la nascita del laboratorio d’arte presepiale dove realizza piccole opere d'arte con suo fratello Nicola e il viaggio a Roma come espositore alla storica mostra 100 Presepi in Vaticano.

Intervista di Tania Croce 

Il presepe è il simbolo dell’unione familiare. Quando e dove nasce la tua passione per i presepi?

La mia passione per i presepi nasce sin da piccolo quando iniziavo a vedere per le prime volte la creazione del presepe a casa mia, con il passare degli anni la passione è diventata sempre più concreta per l'arte, così ho iniziato ad approfondire e arricchire la mia cultura presepiale, esercitazione dopo esercitazioni, prova dopo prova, cercando di migliorare le diverse tecniche di realizzazione, modellazione e pittura; 
 
È la tua prima volta ai 100 Presepi di Roma e quali sono le emozioni provate in questo Natale particolare?

 Per me è la prima volta che ho l'onore di partecipare alla mostra "100 Presepi in Vaticano", è una grande soddisfazione poter partecipare ad una rassegna internazionale del genere, poter esporre i propri presepi in Piazza San Pietro suscita una grande emozione.

 L’arte presepiale è molto diffusa in Italia e nel mondo. Mi vuoi parlare dei due presepi Riso esposti quest’anno a Roma? 

Alla mostra sono esposti due presepi di cui ognuno ha una propria caratteristica. Una Natività è stata pensata e realizzata a mò di quadro da Nicola per dare un tocco di originalità, infatti si tratta di una Natività ambientata in una grotta all'interno di un quadro che si può appendere; l'altro presepe, il mio, è ambientato all'interno di un rudere antico, in questo presepe si può notare la lavorazione tecnica nei dettagli e delle varie superfici, infatti in quest'opera ho potuto mettere in risalto la tecnica della scolpitura che caratterizza l'intero rudere che accoglie la Natività.

Cosa ti auguri e cosa auspichi per il futuro?

 Per il futuro non ho nessun obiettivo fisso, ma soltanto continuare a divertirmi migliorando sempre di più quella che ormai è divenuta una passione artistica, quella presepiale, sperando di poter raggiungere belle soddisfazioni con i nostri lavori anche in futuro, emozionando sempre più persone che vedranno tali realizzazioni. 

La mostra a Piazza San Pietro sarà aperta fino al 12 gennaio 2021, è possibile visitare i magnifici presepi gratuitamente per poter ammirare i presepi della Bottega Riso. Ve lo consiglio, augurandovi buone feste e ringraziando Gregorio per l'arte messa al servizio della comunità.


Nota biografica: La piccola bottega "L'Arte Del Presepe - Bottega RISO", uno spazio  ritagliato a casa, si trova in Calabria, a San Calogero in provincia di Vibo Valentia; È all'interno di questa bottega che Gregorio e Nicola realizzano le loro opere, tutte fatte artigianalmente attraverso l'utilizzo di diversi materiali come: sughero, polistirene, argilla, gesso, acrilici.


Uno sguardo ai 100 Presepi in Vaticano

Un uomo in fallimento di David Lescot, secondo capitolo di Resistenze Teatrali

Una donna coraggiosa, un uomo in fallimento e un mandatario liquidatore, all'occorrenza psicologo e grillo parlante (la coscienza), riempiono gli spazi angusti di una separazione, che è a tutti gli effetti un vero e proprio fallimento civile. Viola Graziosi, nella parte della donna coraggiosa e rispettosa delle leggi, prende la solenne decisione di lasciare Graziano Piazza, il compagno visionario e nullafacente nella finzione e il regista di questa stupefacente lettura. L'amore non basta a tenere insieme la coppia. Così inizia la straziante riconsegna degli oggetti appartenuti ai due, libri compresi. In questa fase delicata e cruciale, giunge in loro aiuto, un'abile liquidatrice come Elisabetta Pozzi, che venderà una a una le cose appartenenti all'uomo senza un lavoro e senza un soldo, eccetto l'indispensabile per vivere come il confortevole letto, il frigorifero e un piatto. Ai dialoghi si alternano i monologhi dei tre personaggi che oscillano tra un'apparente quiete e una sorda disperazione. I problemi del vivere quotidiano, ingigantiti dalle umanissime paure e dalla solitudine, diventano microscopici sul finale, in cui Piazza rimpiccolisce, rendendo le problematiche finora affrontate e irrisolte, cose di poco conto. Non conoscevo questo interessante testo francese di Lescot e ho apprezzato la regia essenziale e psicologica di Graziano, attore e regista stimatissimo fin dai tempi di Schifo. Oltre alla regia, ho trovato estremamente convincente il personaggio che interpreta, il prototipo dell'uomo comune che non ha nulla da perdere non possedendo altro che un libro esistenziale e salfivico. Molto bello il monologo delirante in cui avviene l'incontro/scontro tra Piazza e un frigorifero che langue e ha ben poco da offrirgli. Viola Graziosi rappresenta in questo riuscitissimo esperimento teatrale, il coraggio che ogni donna dovrebbe avere nei confronti di un uomo finito che sceglie di abbandonare, nonostante un momentaneo ripensamento, anziché passare una vita a due fallimentare. Mi è piaciuto molto il suo rigore e i tempi perfetti del suo addio. Davvero magnifica Viola. Infine Elisabetta Pozzi che ho avuto il piacere di rivedere in scena questo pomeriggio nei panni di un mandatario/grillo parlante, ha saputo rappresentare assai bene il devastante peso delle pratiche burocratiche che dovrebbero garantire un senso di ordine ma che in realtà spiazzano. Dietro il suo fare pignolo e la lettura di un inventario di oggetti di cui disfarsi, si cela l'universo interiore di una donna sensibile e comprensiva. La lettura è corale e coinvolgente. Rivedrò lo spettacolo sul canale youtube del Centro Teatrale Bresciano. Invito a vederlo perché il teatro è aperto, è un momento di confronto e di crescita e consente attraverso il web di conoscere dei grandissimi attori come Graziano Piazza, Viola Graziosi ed Elisabetta Pozzi.
Lo spettacolo sul canale youtube del CTB

La barbona e il pappagallo con Elisabetta Pozzi

Sono entrata sul canale youtube del Centro Teatrale Bresciano per assistere a una lettura entusiasmante come La barbona e il pappagallo, dal testo del drammaturgo, attore e regista Vittorio Franceschi. Questa lettura interpretata da una straordinaria attrice come Elisabetta Pozzi, inaugura la versione a porte chiuse della fortunata rassegna di drammaturgia contemporanea Teatro Aperto giunto alla IV edizione, ideata e curata dalla signora Pozzi. La recensione La protagonista di questa poetica lettura scenica è una barbona che vive da anni senza fissa dimora, senza lavoro, senz'amore. Anche lei un tempo "si è innamorata di un essere umano", lo racconta a Pippo, il suo unico confidente e amico pappagallo che partecipa all'azione e al racconto con un cadenzato gracchiare mentre la vagabonda donna senza età, ripercorre gli anni più belli e più strazianti della sua vita. Lei parla a se stessa, ai passanti, al mondo, chiedendosi "come si è svegliata l'umanità stamattina". Come fossero i reperti che sistemava negli anni migliori del suo lavoro in un museo archeologico, gli individui osservati sembrano appartenere a un passato remoto come la figura muliebre di età pompeiana con le tette rifatte. In questa pièce ci sono diversi linguaggi, anche il pappagallese per rendere possibile il dialogo con il suo vecchio amico. Il più vivo e doloroso tra i ricordi, è quello di suo figlio, soprannominato 'crisantemo', una sorta di Piccolo Principe, un essere sensibile e indifeso, sognatore e amante dell'astronomia, insomma, un figlio diverso da tutti gli altri. L'amore è visto dalla barbona come una sottrazione. E la sottrazione per il figlio nato per sbaglio, inizia quando al planetario incontra la ragazza che segnerà per sempre il suo destino. L'incontro con questa Ninfa che per un po' ha nutrito la sua felicità, lo corrode e saranno devastanti per il giovane, gli effetti di questo amore. Elisabetta fluttua tra le parole e il tempo, raccontando un dolore senza fine o soluzione, come l'esistenza che si è ritrovata a vivere. E la sua performance meravigliosa, emozionante, arriva al pubblico in un teatro vuoto eppure aperto ai teatranti, ai lavoratori dello spettacolo, agli artigiani, ossia a coloro che, come ricorda nel suo discorso introduttivo l'autore Franceschi, esprimono la propria arte "con il sacrificio, il metodo e la disciplina che dura una vita". E' stata un'esperienza catartica, dopo tanto tempo e senza le luci dei cellulari accesi in sala e di quel pubblico disattento e scortese che troppo spesso ha reso lo spettacolo a cui stavo assitendo, dispersivo. Non avrei mai creduto che un dispositivo mobile, mi restituisse ciò che appresi ai tempi dell'università, attraverso le lezioni di Ferruccio Marotti alla Sapienza e che avevo smarrito. Ho ritrovato in questo spettacolo la purezza e il candore dell'attore che dona se stesso, in ogni singola parte e senza riserve. Il calore umano emanato dalla barbona, nonostante il gelo della sua esistenza, mi ha fatto pensare al gelo del teatro eduardiano, alla tensione, alla concentrazione assoluta dell'attore in scena, al suo donarsi all'arte. Ho trovato Elisabetta Pozzi davvero sublime e non vedo l'ora di assistere al prossimo spettacolo che seguirò sul canale youtube del Centro Teatrale Bresciano.

Buon compleanno Carlo Verdone

 Quante risate e riflessioni attraverso gli amatissimi film di Carlo Verdone, quanta gioia e amarezze di una generazione che si ribella al disastro ambientale nel film In viaggio con papà diretto e interpretato dall’immenso Alberto Sordi e in Bianco, Rosso e Verdone, oppure quante nevrosi nel meraviglioso Maledetto il giorno che t’ho incontrato dove Verdone mostra con acutezza e originalità la paura d’innamorarsi e i pregiudizi sulla psicanalisi, volgendo il suo sguardo all’Inghilterra dove gira parte del film. Altro affresco tenero e magnifico è Acqua e Sapone e Borotalco con le musiche degli Stadio e di Lucio Dalla. Si veste da professore che impartisce lezioni di italiano agli stranieri oppure da prete laureato in lettere e bidello di professione per conquistare la bella Sandy. S’innamora di Iris Blond, aiuta la sorella scervellata (Ornella Muti) in Io è mia sorella, gioca a fare il disadattato con Giallini e Favino nel film Posti in piedi in paradiso altro gioiellino. È un carabiniere insicuro e fragile in coppia con il mio adorato Enrico Montesano ne I due carabinieri e il manager del bravissimo Beppe Fiorello in C’era un cinese in coma. L’elenco dei film che dirige e interpreta in 40 anni è lunghissimo. Sky dedica dal 16 al 30 novembre 2020 il canale 303 a Carlo Verdone per festeggiare il suo compleanno. Tanti auguri Carlo e grazie per tutta la bellezza che mi hai regalato

Torniamo in compagnia con Il Teatro de' Servi tra spettacoli inediti e comic show

 Dopo la chiusura imposta da lockdown, il Teatro de’ Servi è pronto a ripartire “in compagnia”, il 24 settembre, con una nuova doppia stagione.
Ad affiancare il variegato cartellone di commedie, quest’anno ci sarà una grande novità: una originalissima programmazione dedicata al “one man show”.

18 spettacoli inediti, di cui nove commedie e nove comic show, con grandi nomi del panorama teatrale e televisivo, da Nicola Pistoia a Barbara Foria, da Marco Simeoli a Sergio Viglianese, da Veronica Liberale a  Sergio Giuffrida, per ricominciare in tutta sicurezza, tra divertimento, sorrisi e spunti di riflessione.

“La distanza più breve tra due persone è un sorriso”- dichiara il direttore artistico, Stefano Marafante  -“tornate in compagnia, tornate a teatro, ci ritroveremo più vicini che mai. Il teatro ha bisogno di ripartire, il pubblico ha il diritto di sentirsi accolto, di sorridere, di condividere emozioni, di sentirsi parte integrante di una comunità.”

“Torniamo in compagnia” è infatti il claim scelto per identificare la nuova variegata stagione del teatro di Via del Mortaro, incentrata sul ritrovarsi “insieme”, a sottolineare la funzione sociale del teatro.

Una porta che si riapre, un sipario che si rialza su una programmazione che vedrà alternarsi commedie e cabaret, prosa e comicità, tra conferme e novità assolute. Vita contemporanea, attualità, storie avvincenti e coinvolgenti,  arricchite da  leggerezza e ironia .

Apre la stagione 2020-2021 la commedia  Cose popolari”, un viaggio nella quotidianità e nei  destini con Nicola Pistoia, Ariele Vincenti, Francesco Stella, Giordana Morandini; mentre ci si immergerà nell’ humor e giochi di parole di “Luci ( e ombre) della ribalta” con Marco Zordan, Alessandro Di Somma, Diego Migeni, Yaser Mohamed e nel tenero e divertente “Beate Noi”, con Francesca Nunzi e Milena Miconi, dirette da Diego Ruiz nei panni di Santa Rita da Cascia e Santa Silvia da Brescia che scoprono di aver perso il loro posto nel calendario.

Spazio poi alla nuovissima commedia diretta da Roberto Marafante e Mirko Corradini, “La COVIDa loca”, ispirata all’esperienza della quarantena, e allo spettacolo vincitore del “Premio Comic Off Teatro de’ Servi”, “CTRL Z” di Annabella Calabrese e Daniele Esposito, entrambi alle prese con la tematica del lavoro e dei colpi di scena imprevedibili della vita e degli incontri.

Ritroveremo ancora linventiva e la fantasia di Veronica Liberale ed Antonio Romano, rispettivamente con “Questa strana voglia di vivere” e “Ti dedico una canzone”.

Altro ritorno quello di Marco Simeoli e Francesca Nunzi con il loro  inedito ”Shakespeare per attori anziani”, e di Alessandro Tirocchi e Maurizio Paniconi . Il duo comico, insieme a Valeria Monetti e Daniele Derogatis , sarà appunto protagonista del nuovo spettacolo Una zitella da sposare.

Per la rassegna “Comic show”, invece,  si alterneranno sul palcoscenico importanti nomi della scena cabarettistica contemporanea, i quali stupiranno e divertiranno il pubblico con battute, freddure, imitazioni, musica, ponendo l’attenzione in chiave umoristica sui nostri vizi e le nostre virtù, il tutto a partire da Makkekomiko”, un laboratorio di scrittura comica per professionisti nato dalla mente di Alessandro Mago Mancini dopo l’esperienza maturata nel teatro e nel cabaret nel gruppo della “Fattoria dei Comici” di Serena Dandini. A seguire Sergio Viglianese con “Il Buono, il Brutto, il Meccanico”, Barbara Foria con “Euforia”, Fabian Grutt con “Sostanze genetiche extra light”, Sergio Giuffrida con “Oggi sparo a zero”, Fabrizio Gaetani con “Mangia come Parli”, Carmine Faraco con “Un laboratorio della risata”, Marco Passiglia con “Euforismi” e Alexandra Filotei con “Torte, Tic e Tacchi a spillo”.

Tornate a teatro in compagnia. Il Teatro de’ Servi vi aspetta!!

 

                         Cose Popolari il 24 settembre 2020 aprirà la Stagione 

                                                               (in foto)


"L'accendino magico" apre la stagione 2020/2021 del Teatro Golden

 Apre la stagione 2020 2021 del Teatro Golden "L'accendino magico" la commedia ironica e surreale diretta ed interpretata da Claudio Greg Gregori, che l'ha scritta insieme a Riccardo Graziosi in scena da mercoledì 23 settembre e fino a domenica 11 ottobre

Sul palco con Greg a raccontare questa storia che oltrepassa le dimensioni della realtà, intriga e diverte tra dimensioni parallele e personaggi caleidoscopici ci saranno Riccardo GraziosiClaudia CampagnolaLallo CircostaVania della BidiaRoberto Fazioli.  La storia de "L'accendino magico" ha inizio in una villetta al mare, dove due coppie di coniugi ed un loro amico di famiglia programmano un'escursione in barca per il giorno dopo. Ma ecco che, per caso, uno di loro trova un vecchio accendino trafugato casualmente in un monastero inglese, che si rivela magico da subito perché permette di varcare le dimensioni, una chiave tanto ambita da scatenare un'avida corsa al potere. E la chiave di volta di questa pièce è proprio il potere in tutte le sue sfaccettature che affascina i protagonisti.  Chi è che non ha voglia di potere al giorno d'oggi per migliorare la propria vita? Così volta per volta ogni protagonista ha l'opportunità di trovare esaudito un enigma che da sempre tormenta e nel contempo affascina ognuno di noi: come sarebbe la nostra vita in un'altra dimensione, in un modo parallelo? 
Una commedia surreale, ironica, dissacrante che offre al pubblico due ore di rocambolesco divertimento! 

Giunge alla II edizione Fare Critica, il Festival interamente dedicato alla critica a Lamezia Terme ad ottobre

 

“Mimì per me" di e con Maria Carolina Salomè il 10 agosto a Terracina

 “Mimì per me”

Omaggio a Mia Martini

Scritto e diretto da Maria Carolina Salomè

Con Maria Carolina Salomè voce solista

E con Gigi Zito direzione musicale e batteria, Gianni Ferretti alle tastiere, Pino Soffredini alla chitarra e Stefano Scoarughi al basso.


Lunedì 10 agosto, nella suggestiva cornice del Tempio di Giove Anxur a Terracina (LT), nell’ambito della rassegna R.Estate in Scena, appuntamento con “Mimì per me”, un omaggio alla figura della celebre Mia Martini a cura di Maria Carolina Salomè.

Lo spettacolo, che ha debuttato a Roma a Maggio del 2019, è scritto e diretto da Maria Carolina Salomè, la quale  si è avvalsa della consulenza musicale di Gigi Zito, per ripercorrere la carriera di Mia Martini attraverso le canzoni più importanti della sua discografia,  dagli anni dei primi grandi successi, passando per gli anni bui della superstizione, fino alle ultime perle musicali.

I brani degli autori che scrissero per Mimì – lei stessa autrice di grande sensibilità – da Ivano Fossati a Franco Califano, da Bruno Lauzi a Chico Buarque de Hollanda, delineano la forma di un concerto nel quale i momenti dei racconti della Salomè, accompagnano con discrezione, quasi come una notazione a margine, la musica e le immagini dei testi. 

La vita di una grande artista incrocia quella di una ragazzina che sogna di diventare una cantante, la prende per mano e non la lascerà mai più.


Ufficio Stampa

Maresa Palmacci 348 0803972; palmaccimaresa@gmail.com

MIMì PER ME

Lunedì 10 agosto ore 21:30

Tempio di Giove Anxur- Terracina (LT)- Piazzale Loffredo

Biglietti: 15 euro

Per prenotazioni: tel. 329 8136968; 339 5351785

Idee nello Spazio 2020 I vincitori

Grande successo al Teatro lo Spazio per la Prima Edizione del concorso

 

IDEE NELLO SPAZIO 2020

 

Tre i corti vincitori, proclamati dal Presidente di giuria Pino Ammendola,  che saranno inseriti nella programmazione della prossima stagione

 

 

Si è conclusa nel fine settimana la Prima edizione del concorso “Idee nello Spazio 2020”, dopo due settimane che hanno riportato l’energia sul palcoscenico del Teatro lo Spazio, all’insegna della passione e della qualità.

Sono stati 35 i corti teatrali in gara che, in 11 giorni di concorso, hanno animato il teatro nel cuore di San Giovanni, diretto da Manuel Paruccini.

Il Teatro lo Spazio continua, dunque, con successo la sua corsa verso il rilancio, registrando un’affluenza di pubblico inaspettata, nonostante le difficoltà dovute al momento storico e sempre nel rispetto delle disposizioni vigenti in relazione al contingentamento.

“Idee nello Spazio” ha dato modo ad  attori , autori e registi di confrontarsi sulle tavole del palcoscenico,  con l’intento di trovare nuove realtà teatrali e dar vita ad un confronto costruttivo più che a una vera e propria competizione .

Il pubblico, che ha affollato le serate accorrendo numeroso, ha infatti avuto modo di partecipare ai dibattiti con la giuria tecnica, composta da artisti e operatori dello spettacolo che hanno dispensato suggerimenti e consigli alle compagnie, con interesse e passione. Tra di essi: Pino Ammendola, Fabrizio Bancale, Riccardo Castagnari, Anna Cuocolo, Gianni De Feo, Valentina De Giovanni, Annalisa Favetti, Attilio Fontana, Maximilian Nisi, Massimo Zannola.

Tre sono i corti vincitori, proclamati nella serata finale  dal presidente di giuria Pino Ammendola,  i quali avranno la possibilità di essere inseriti nella prossima stagione in uno spazio a loro dedicato.

Al primo posto si è classificato “ Occhio al cuore “ di Emiliano Metalli, con Bruno Petrosino e Mauro Toscanelli, al secondo  posto “ L’Ospite” di  Refrigeri- D’arcangelo,  con Chiara Moretti e Paola Salvatori, e al terzo posto “ Mary “ di  Cecchini-Macchiusi, con Federico Maria Galante e Filippo Macchiusi.

Il Premio Miglior interprete femminile è andato a Gisella Cesari, vincitrice anche del Premio Fotobook a cura di Diego D’Attilio,  mentre quello per il  Miglior interprete maschile a Mauro Toscanelli.

Infine, il Premio Spazio Giovani è stato assegnato a “ Secondo Atto “ di Simone Sardo.

 “E’ stato emozionante vedere quanta voglia c’era di tornare ad appropriarsi della scena.” _dichiara il direttore artistico Manuel Paruccini_”Il clima e il livello artistico delle proposte mi riempie  di soddisfazione e orgoglio , segnale evidente di un grande cambiamento, che vedrà la sua conferma con la nuova stagione che speriamo si possa svolgere in normalità .“



Ufficio Stampa

Maresa Palmacci 348 0803972; palmaccimaresa@gmail.com  


TEATRO LO SPAZIO

Via Locri 43, Roma

06 77076486/ 06 77204149

info@teatrolospazio.it

 

 

SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE diretto da Riccardo Cavallo al Globe di Roma

Dal 6 al 23 Agosto ore 21.15 (dal giovedì alla domenica) 



SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE 

di 

William Shakespeare 



regia di Riccardo Cavallo 



traduzione di Simonetta Traversetti 



Prodotto da Politeama s.r.l. 



La notte di mezz’estate è una notte magica e il titolo ne svela immediatamente l’atmosfera onirica, irreale anche se, come viene precisato, la notte in cui si svolge gran parte dell’azione è quella del calendimaggio, la celebrazione del risveglio della natura in primavera e non in estate. E’ comunque l’augurio di un risveglio gioioso. Ma è davvero così? Tre mondi si contrappongono: il mondo della realtà (quello di Teseo, Ippolita e della corte), il mondo della realtà teatrale (gli artigiani che si preparano alla rappresentazione) e il mondo della fantasia (quello degli spiriti, delle ombre). Ma i sogni alle volte possono trasformarsi in incubi: il dissidio fra Oberon e Titania che rivela a un certo punto un terribile sconvolgimento nel corso stesso delle stagioni, il rapporto tra Teseo e Ippolita, il conquistatore e la sua preda, la brutalità di certi insulti che gli amanti si scambiano sotto l’influsso delle magie di Puck. 

“Sogno di una notte di mezza estate”, scritta in occasione di un matrimonio, è come una serie di scatole cinesi. All’esterno dell’opera ci sono la sposa, lo sposo e il pubblico, all’interno le coppie, Teseo e Ippolita, Titania e Oberon e i quattro innamorati e nell’opera dentro l’opera, i teatranti, la vicenda di Piramo e Tisbe. In questo mondo stregato domina il capriccio, il dispotismo di Oberon che attraverso Puck gioca con i mortali e con Titania, per imporre il suo dominio. Si compie quindi su Titania quella violenza che Teseo compie su Ippolita e che Egeo vorrebbe compiere sulla figlia costringendola a un matrimonio che respinge. Si noti la sequenza degli scambi fra gli amanti. Si inizia con Ermia che ama Lisandro e con Elena che ama Demetrio, ma quest’ultimo con l’appoggio di Egeo, padre di lei, vuole invece conquistare Ermia. Si passa, attraverso l’intervento “magico” di Puck, al folle girotondo in cui Ermia insegue Lisandro, Lisandro Elena, Elena Demetrio e Demetrio Ermia. E non è finita. Perché Ermia, alla quale dapprincipio aspiravano entrambi i giovani, sarà abbandonata da tutti e due, innamorati ora di Elena, e solo nel quarto atto dopo un nuovo intervento di Puck, si avrà la conclusione in cui gli amanti formeranno davvero due coppie. 

La grandezza di Shakespeare sta nell’aver saputo coinvolgere tre mondi diversi, ciascuno con un suo distinto linguaggio: quello delle fate che alterna al verso sciolto, canzoni e filastrocche, quello degli amanti dominato dalle liriche d’amore e quello degli artigiani, nel quale la prosa di ogni giorno è interrotta dalla goffa parodia del verso aulico. 

Il mondo è folle e folle è l’amore. In questa grande follia della natura, l’attimo di felicità è breve. Un richiamo alla malinconia che accompagna tutta la vicenda. 

Riccardo Cavallo 



Interpreti 

(in ordine alfabetico) 


Nick, Chiappa 

Titania, Regina delle fate 

Elena 

Demetrio 
Teseo, Duca d’Atene 

Puck 

Ermia 

Filostrato 

Fata 
Tom, Beccuccio 

Lisandro, Innamorato di Ermia 

Tassello 

Francis Ciufolo 

Oberon, Re degli Elfi 

Egeo, Padre di Ermia 

Peter Zeppa 

Ippolita, Regina delle Amazzoni 

GEROLAMO ALCHIERI 

CLAUDIA BALBONI 

FEDERICA BERN 

SEBASTIANO COLLA 

MARTINO DUANE 

FABIO GROSSI 

VALENTINA MARZIALI 

BRUNO MONICO 

CRISTINA NOCI 

CLAUDIO PALLOTTINI 

MARCO PAPARELLA 

ANDREA PIROLLI 

RAFFAELE PROIETTI 

CARLO RAGONE 

ALESSIO SARDELLI 

MARCO SIMEOLI 

DANIELA TOSCO 




Costumi 

MANOLA ROMAGNOLI 


Scene 

SILVIA CARINGI E OMAR TONI 



Assistente alla regia 

ELISA PAVOLINI 



Direzione Tecnica 

STEFANO CIANFICHI 


Light Designer 

Umile Vainieri 


Sound Engineer 

DANIELE PATRIARCA 



Cinzia D'Angelo
Ufficio Stampa
Silvano Toti Globe Theatre
Gigi Proietti
cell.+39-335.5226780


VENERE E ADONE al Globe Theatre di Roma

Dal 29 Luglio al 2 Agosto 21.15

 

VENERE E ADONE

di

William Shakespeare

 

Regia Daniele Salvo

Traduzione e adattamento Daniele Salvo

 

Prodotto da Politeama s.r.l.

 

Venere e Adone di Shakespeare, fu composto nel 1593. E’ uno dei poemi più lunghi di William Shakespeare, costituito da 1194 versi e dedicato a Henry Wriothesly, terzo conte di Southampton, in cui il poeta descrive la poesia come "il primo erede della mia invenzione". La città è infestata dalla peste e deve chiudere i battenti di tutti i suoi teatri per evitare il diffondersi dell’epidemia. Shakespeare si ispira al decimo libro delle Metamorfosi di Ovidio e definisce Venere e Adone “il primo parto della mia fantasia”.

Quando l’amico di scuola di Shakespeare, Richard Field, pubblica “Venere e Adone” è, da subito, un grande successo. Si può affermare che sia stato il poema più popolare dell’età elisabettiana.  Tutti lo leggono. Tutti lo citano. Troviamo citazioni anche in altri poemi. Ci sono riferimenti ad esso anche in lavori di prosa. Ci sono scene, in alcune opere, in cui i personaggi parlano della lettura di “Venere e Adone”, dicono di averne una copia sotto il cuscino e di usarne le parole per sedurre le giovani donne.

Apprezzatissimo fra gentiluomini e cortigiani, in breve divenne una sorta di vademecum dell’amatore, ugualmente popolare nella biblioteca, nel boudoir e nel bordello.

Viene ristampato più e più volte. Field sembra abbia stampato 1000 copie della prima edizione.

Il poema è in egual misura comico, erotico e commovente: la Venere di Shakespeare è passionale, una dea innamorata e pazza di desiderio. Adone è un giovane bellissimo che le sfugge e preferisce i piaceri della caccia a quelli dell’amore, sia pur divino.

Nonostante gli abbracci, le carezze e gli avvertimenti della dea, il giovane parte per una battuta di caccia al cinghiale che lo azzanna provocandogli una mortale ferita all’inguine.  Venere accorre, ma è troppo tardi: non le resta che trasformare il sangue dell’amato esanime nei rossi fiori dell’anemone…

Ma da quel momento la Dea giura su quanto vi è di più sacro che mai più per i mortali l’amore sarà privo di ogni sorta di tormento e sofferenza.

L’esercizio della Poesia è una prova di resistenza alle difficoltà quotidiane e all’indifferenza degli uomini. Chi parla in Poesia spesso deve fare i conti con una società che non comprende un pensiero puro, sganciato dalle logiche commerciali o produttive ritenute così importanti ai nostri giorni. Le vicende dei giorni presenti paiono sottolineare l’inutilità della Poesia perché essa, di fronte alle epidemie, alle guerre, alle decapitazioni, al terrorismo, alle violenze inaudite, nulla può lenire e a troppi non dice nulla.  “La poesia è magnificamente superflua, come il dolore e troppo fragile in tempi di sopraffazione.” Ci sono uomini come William Shakespeare che hanno combattuto la superficialità, la stupidità, l’arbitrio e la violenza quotidiana, con la forza della Parola.    E di questa parola “luminosa” vogliamo godere, attraverso questo privilegio unico, sonoro e poetico, tentando di superare le assurdità della vita contemporanea.

Questo mondo di versi è distillato prezioso di poesia e altissima letteratura.

Il tentativo è quello di entrare direttamente nelle menti e nei cuori dei personaggi, nei loro desideri, nei loro affanni, nelle loro ansie e speranze disattese o soddisfatte.

L’equilibrio delicatissimo in cui si muovono tutte le figure del poema, compone un affresco di una potenza espressiva straordinaria.

La febbre del nostro tempo ci porta a vivere in una realtà anestetizzata, un mondo fittizio in cui l’emozione è bandita, al servizio di un intellettualismo sterile e desolante. I nostri occhi sono quotidianamente accecati da immagini provenienti dai media. La legge del mercato non perdona: si vendono cadaveri, posizioni sociali, incarichi pubblici, armi, sesso, infanzia, organi. Restiamo indifferenti. La dimensione borghese soffoca i nostri migliori istinti, la nostra sensibilità (che brutta parola oggi, considerata quasi scandalosa), la nostra sincerità e si porta via ogni forma di creatività, ogni volo, ogni fede.  La nostra dimensione irrazionale viene completamente annientata.

Il senso dell’affermazione dell’ Io divora i nostri giorni. L’arte è svuotata della sua dimensione spirituale: siamo in un momento di emergenza assoluta. Il vero virus è dentro le nostre anime. La cultura attraversa una crisi epocale : mancano la necessità, la fede, la fiducia in qualcosa di superiore, la luce di un angelo che possa elevare i nostri destini. Santa Teresa d’Avila scriveva “Noi non siamo angeli, ma abbiamo un corpo”. Ma oggi il nostro corpo è divenuto merce, moneta di scambio, non più sede inviolabile della bellezza e dell’estasi. I media, persuasori occulti, agiscono sui nostri cuori e sulle nostre menti addomesticando anche gli spiriti più ribelli, sigillando gli occhi più attenti. La dimensione spirituale è irrimediabilmente perduta. Il senso del sacro è ormai sconosciuto. Siamo ormai definitivamente trasformati in consumatori e, nel medesimo istante, prodotti, sconvolti da una guerra mediatica senza precedenti nella storia. Illusi della nostra unicità, della nostra peculiarità, in realtà pensiamo tutti nello stesso modo, diciamo le stesse parole, abbiamo tutti le stesse esigenze, le stesse speranze, le stesse ansie, la stessa quotidianità fabbricata in serie.

Ci illudiamo di essere liberi.

I personaggi di Venere e Adone divengono testimonianze di un mondo perduto e dimenticato, un mondo cristallino, sospeso sul filo dell’orizzonte.

Il ‘900 ha razionalizzato irrimediabilmente le pulsioni dell’animo umano, le ha ingabbiate, catalogate ed educate. Shakespeare riesce ancora a comunicare in modo diretto, ”puro”; ci fa entrare nel vivo della disperazione, della rabbia, dell’amore, della dolcezza, della sensualità. Non descrive, non applica filtri letterari. Semplicemente “è”.

Shakespeare nostro contemporaneo. 

Quando i teatri riaprirono, Shakespeare fece tesoro di questo suo spericolato tuffo nelle insidie dell’amore e compose Romeo e Giulietta, simbolo di gioia e tormento per tutti gli innamorati dei secoli a venire.

                                                                                                                       Daniele Salvo


Interpreti

(in ordine alfabetico)

 

 

William Shakespeare                                  GIANLUIGI  FOGACCI

Venere                                                          MELANIA  GIGLIO

Adone                                                           RICCARDO  PARRAVICINI

 

Scene

FABIANA DI MARCO

 

Costumi

DANIELE GELSI

 

Musiche originali

PATRIZIO MARIA D’ARTISTA

 

Assistente alla Regia

ALESSANDRO GUERRA

 

Direzione tecnica

STEFANO CIANFICHI

 

Light Designer

UMILE VAINIERI

 

Sound Engineer

DANIELE PATRIARCA


Carlo Verdone al CINEVILLAGE


IL PRIMO WEEKEND DEL CINEVILLAGE TALENTI SI APRE CON CARLO VERDONE E UN OMAGGIO AL MAESTRO ENNIO MORRICONE.
 
Al via la II edizione del “Cinevillage Talenti”, progetto di Cinema, Cultura ed Intrattenimento organizzato da ANEC-AGIS, che torna a proporre anche quest’anno, nella cornice verde del Parco Talenti, una fitta programmazione di film, incontri letterari, eventi sportivi e sulla scienza, fino a fine Settembre. L’evento è organizzato da AGIS Lazio Srl, in collaborazione con ANEC Lazio, e patrocinato da Confcommercio, il Municipio Roma III, in collaborazione con CONI Lazio e con il supporto di CNB Comunicazione e Impreme Spa. Quest’anno il Progetto “CineVillage Talenti” si avvale della collaborazione dell’Accademia del Cinema italiano – Premi David di Donatello, nell’ambito dell’iniziativa nazionale “Moviement Village”, per il rilancio del Cinema. Il Progetto “CineVillage Talenti” è risultato vincitore dell'Avviso Pubblico ESTATE ROMANA 2020-2021-2022 e fa parte di ROMARAMA 2020, il palinsesto culturale promosso da Roma Capitale. Il primo Evento Speciale della rassegna estiva è stato l’atteso appuntamento con un regista simbolo della romanità, Carlo Verdone, che ha incontrato il pubblico venerdì 24 Luglio, in una serata inaugurale dedicata al grande Maestro Ennio Morricone, recentemente scomparso, pluripremiato compositore di tante fra le più emozionanti musiche del Cinema italiano. Ed è proprio in onore di questo speciale connubio tra Cinema e Musica, che il regista e attore Carlo Verdone è intervenuto sul palco, per presentare, insieme al Vice Presidente di ANEC Lazio Leandro Pesci, al Presidente del Municipio III Giovanni Caudo, all’Assessore alla Cultura, Christian Raimo e al critico cinematografico Mario Sesti, il suo primo film da regista, ormai divenuto un cult, UN SACCO BELLO, le cui musiche sono state composte dal Maestro Morricone. La serata è stata anticipata da un incontro organizzato dal Presidente del Municipio III, Giovanni Caudo, per omaggiare Carlo Verdone a distanza di quarant’ anni, nella famosa location del Palo della Morte, luogo simbolo del film, rimasto nella memoria collettiva, in cui si danno appuntamento i due personaggi, Enzo e Sergio, prima di partire per Cracovia. In questa occasione è stata consegnata una targa commemorativa all’attore e regista Carlo Verdone, alla presenza di tantissimi fan e giornalisti. Alla domanda se oggi si potesse rifare un film come UN SACCO BELLO , Carlo Verdone ha risposto: “No, non si può rifare, ci vorrebbe un altro che riuscisse ad intercettare l’umore, l’ironia dell’oggi e tirar fuori l’anima del periodo che stiamo vivendo, impresa ardua, perché c’è una grande omologazione, mentre all’epoca la periferia generava qualche personaggio incredibile, straordinario, come quelli dei miei primi film, ed era molto creativa nell’invenzione, nel linguaggio, nelle storie raccontate. Questi personaggi rappresentano il riscatto dell’emarginazione, che ho cercato di tradurre con i miei film. Spero di avervi fatto fare un tuffo nel tempo. Il film anche oggi riceve successo perché vogliamo bene a questa città e perché è un film comico, ma anche malinconico, ricco di una poesia vera di un osservatore, di un pedinatore di romani”.



PennadorodiTania CroceDesign byIole