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Mia e il leone bianco

 Mia è una quattordicenne dai capelli biondo ramato che si ritrova a vivere in Sudafrica con il fratellino sensibile e turbato dalla barbara uccisione di un Leone, la causa dei suoi attacchi di panico, la mamma e il papà che alleva leoni. Mia perde la testa per un leone bianco che da cucciolo si trasforma in un raro esemplare da vendere.

Ciò che Mia sa è che questi leoni sono destinati ai circhi un ambito ugualmente crudele, invece saranno venduti ai cacciatori. 

Il leone bianco sta per essere venduto così lei tenta in tutti i modi di salvarlo, portandolo sul furgone e piena di coraggio e paura si mette al volante per portarlo in una riserva dove nessuno potrà fargli del male. L’unico che la accompagna e la sostiene nel viaggio è il fratellino, che mostra una forza d’animo incredibile. Però lo fa al telefono. La mette in guardia contro i pericoli che incontra durante il cammino. 

Nel centro abitato, tutti sono spaventati dalla presenza del leone bianco che è inseparabile da Mia, anche se i genitori che la cercano disperatamente temono che  potrebbe essere aggredita dal leone affamato. Alla fine il padre comprende la brutalità degli uomini e salva il leone bianco da una morte certa per mano dei cacciatori. 

Il film francese diretto da Gilles de Maistre nel 2018 in prima visione su Raiuno questa sera, parla del difficile rapporto tra uomo e natura e nella natura solo i bambini e gli animali possono salvare la terra che ci ospita.

Non credevo esistesse una realtà simile in Sudafrica.

Il male che è capace di fare l’uomo bianco è senza fine ma ciò che non riesce ancora a comprendere è che ferendo gli animali e la natura, ferisce se stesso. 




Uno, nessuno, cento Nino


 Ero concentratissima cercando di ricordare date, nomi, titoli di film, mentre assistevo al documentario Rai diretto da Luca Manfredi “Uno, nessuno, cento Nino” in prima serata su Raidue proprio oggi nel giorno in cui è nato e avrebbe compiuto 100 anni Nino Manfredi. Però l’emozione ha preso il sopravvento così sono stata spettatrice della vita e delle opere di un artista dotato di un talento fuori dal comune, preparato, pignolo, ispirato al punto da  interpretare un racconto di Italo Calvino: “L’avventura di un soldato” nel film “L’amore difficile” in cui recita traendo ispirazione da Chaplin con un linguaggio non verbale, muto. L’esperienza con Totò, con Gassman, oppure coi grandi registi che lo hanno trovato ideale per parti come il Geppetto di Collodi, appena cinquantenne nell’indimenticabile Pinocchio di Comencini, ha reso Manfredi un Maestro indiscusso di cinema e teatro. Il primo e più autentico Rugantino, l’ultimo Geppetto che abbia saputo farmi emozionare come è accaduto stasera, è stato raccontato sia dai critici cinematografici e dagli attori e registi come Dino Risi, Ettore Scola e Luigi Magni con cui ha lavorato e dalla sua famiglia, dalla moglie, dai figli e dai nipoti che lo ricordano col sorriso. Come un personaggio pirandelliano Saturnino Manfredi, di origini ciociare, è stato uno e centomila e credo Luca, il figlio e regista di questo documentario dove Massimo Ghini oppure Massimo Wertmuller lo celebrano, sia stato davvero riuscito ad omaggiare suo padre  e a far conoscere alcuni aspetti o dettagli privati  poco noti o del tutto sconosciuti per cui reputo questo documentario una lezione di cinema e umanità che solo i grandi sono in grado di dare.



Straziami, ma di baci saziami



 Oggi si festeggia Nino Manfredi in tv con alcuni tra i suoi film più belli, uno di questi è proprio Straziami, ma di baci saziami, che ho avuto il piacere di vedere questo pomeriggio su Cine34. Marino ama follemente Marisa dalla prima volta che l’ha vista a un raduno folkloristico a Roma. Lui è ciociaro, lei marchigiana ma questo non lo spaventa perché la raggiunge in treno traversando le montagne innevate e inizia un corteggiamento appassionato che la fa innamorare. Il padre di lei si oppone alla loro unione e loro tentano di mettere fine alla loro vita sdraiandosi abbracciati sui binari di un treno in arrivo. Tra viaggi, la fuga di lei e le esperienze vissute, il tentativo di Marino di suicidarsi gettandosi nel Tevere e il suo ricovero, l’uomo disperato e senza un soldo che vaga a Piazza Navona, quando a Piazza Navona c’erano le bancarelle natalizie,  ritrova Marisa ma sposata con il sarto sordomuto Ciceri. Splendida commedia di Dino Risi del ‘68 con musiche di Armando Trovaioli e un cast pazzesco in cui spiccano Nino Manfredi, Pamela Tiffin e Ugo Tognazzi. 

Nino Manfredi è ironico ed estremamente commovente in questo film, attraverso il personaggio del Ciociaro, una vera e propria fonte d’ispirazione per attori come Martufello, che devono tanto a lui. Anche in questo film è accennato il tema religioso, la fede, anche se in maniera goliardica soprattutto nel finale quando Ugo Tognazzi nei panni del povero sarto sordomuto, una volta riacquistata la parola e l’udito, realizza il suo voto ossia quello di farsi frate, dando la sua benedizione alla moglie e a Marino affinché siano felici insieme, dato che lui non può più.


Per grazia ricevuta. Tanti auguri Nino


 Avresti compiuto 100 anni oggi. 

Ho visto il tuo film, quello che hai diretto e interpretato nel ‘71 e attraverso il quale hai ottenuto riconoscimenti a Cannes e in Italia e che trovo attualissimo ed estremamente significativo oggi.

Benedetto Parisi è il bambino che cresce tra paure e cadute miracolosamente scampate, tra i tabù di un mondo da cui vuole fuggire, costruendosene uno interiore e visionario tra santi, Santini e la devozione verso persone da cui spera di essere salvato. Il giorno trascorre ma è la notte il momento più drammatico, laddove risiede la paura. 

È splendida l’espressività dell’attore, quegli sguardi magnetici per cui non servono le parole, quel sorriso solare nonostante la nostalgia contenuta nel film drammatico che dimostra le pirandelliane maschere che incontriamo durante il nostro cammino e l’impossibilità di avere certezze e risposte. 

Il film del ‘70 è attualissimo e reca i segni di quel che oggi viviamo, la crisi dei valori  che ci isola rendendoci estranei l’un l’altro. 

Tanti auguri Nino! 

In arte Nino, una storia d’amore

 È una storia d’amore per l’arte e per la vita quella su Saturnino Manfredi in arte Nino, uno dei più grandi interpreti della commedia all’italiana che il figlio Luca ha raccontato splendidamente in questo film omaggio a 100 anni dalla sua nascita in prima serata su Raiuno. Gli anni di Nino Manfredi che abbiamo ripercorso questa sera, partono dall’esperienza da malato al sanatorio Forlanini con le cure del premuroso infermiere, il fenomenale Giorgio Tirabassi (in foto)  fino al matrimonio con Erminia e al successo televisivo di Canzonissima. Gli studi universitari alla facoltà di Giurisprudenza dove Nino consegue la laurea per volere del padre severissimo, il bravo Duccio Camerini e l’esperienza all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica S.d’Amico, formano l’uomo e l’attore che cade e si rialza, fino a conquistare il meritato successo che lo ha reso immortale. Magnifica prova per Elio Germano che ho trovato straordinario nei panni di Manfredi, nel suo carisma e nella sua incredibile ironia. Toccante anche la figura della mamma, per cui è stata scelta la brava Anna Ferruzzo e quella del fraterno amico di Accademia Tino Buazzelli interpretato da Stefano Fresi. Intenso Massimo Wertmuller nella parte del regista di Cinecittà e bellissima Miriam Leone in quelli di Erminia. Perfetta è la regia di Luca Manfredi, il figlio che ha raccontato suo padre anche nell’ultimo libro Un friccico ner core, che non vedo l’ora di leggere e di regalare a mia madre. Mi è piaciuto perdermi nelle emozioni suscitate da questo film che ho amato tantissimo. Grazie Luca e grazie Nino per tutta la bellezza che avete saputo trasmettermi.


 

L’ isola delle sorprese




 È stata una puntata sobria quella di stasera e Ilary dopo il tapiro simpaticamente donato da Staffelli, ha mostrato disinvoltura al timone del reality che alleggerisce un po’ gli animi in questo periodo. Prima d’iniziare c’è stato un minuto di silenzio per ricordare le vittime del COVID.

Tra gare d’immunità e l’arrivo di altri quattro naufraghi: Valentina Persia, Beppe Braida, Brando Giorgi e Miryea Stabile lanciati dall’elicottero nel mare dell’Honduras, è stato possibile da casa ammirare come trascorrono le giornate assolate  dei due gruppi di naufraghi a piedi nudi e agguerriti. Si è subito saputo che Roberto Ciufoli sta bene e che presto tornerà sull’isola. Il primo eliminato: Ferdinando, è stato portato a sua insaputa a Parasite Island dove ha scelto di restare dopo l’affettuosa richiesta di Ilary e dell’amico in studio. 

I nominati di questa sera sono Angela e Akash.

 C’è stata la lettura della pagella K di Zorzi e l’anticipazione della Zanicchi di una sua pagella per la prossima puntata.

Tra i favoriti c’è  Elisa Isoardi ma è ancora presto per poter fare delle previsioni. 

L'isola dei Burinos e dei Rafinados in Honduras, una novità all'Isola del famosi 2021

 La prima puntata dell'Isola dei famosi su Canale5 con tutti i suoi naufraghi, è partita in Italia e in collegamento con l'Honduras in tempo di pandemia ma in sicurezza. Lo ha ricordato al 92esimo minuto della trasmissione questa sera, la sua conduttrice Ilary Blasi, tra simpatiche papere, incidenti come quello che ha coinvolto l'attore Roberto Ciufoli, uscito in seguito al voto per controlli alla spalla dolorante e per questo non passerà la notte nell'isola con tutti gli altri. L'inviato dall'isola quest'anno è il campione olimpico Massimiliano Rosolino.

Le novità sono molte, a partire dai naufraghi suddivisi in Burinos (Paul Gascoigne, Gilles Rocca, Awed, Vera Gemma, Daniela Martani e Francesca Lodo) e Rafinados (Elisa Isoardi, Angela Melillo, Ferdinando Guglielmotti, Drusilla Gucci, Akash Kumar e Roberto Ciufoli), divisi e con precise regole da rispettare: non parlarsi, non scambiarsi oggetti. Possono solo spiarsi.

A Parasite Island ci sono altri due naufraghi: Fariba Tehrani e Ubaldo Lanzo, per niente pratici e adatti alla sopravvivenza ma sono lì per superare le loro reciproche incapacità all'adattamento.

I due nominati di questa sera sono Drusilla e Ferdinando. Sono stati i due gruppi dei Rafinados e dei Burinos rispettivamente a nominarli per il dispiacere della mamma di Drusilla e dell'amico di Ferdinando l'attore e doppiatore Pino Quartullo, in studio.

I due opinionisti Iva Zanicchi e Tommaso Zorzi, hanno sostenuto la conduttrice tesissima comprensibilmente.

Simpatico il collegamento da casa con Elettra Lamborghini, positiva al covid e che è attesa in trasmissione non appena sarà possibile.

Ho seguito l'edizione dell'Isola nel 2006, quella presentata da Simona Ventura e nella quale vinse Luca Calvani. All'epoca c'erano personaggi come Leone di Lernia e Massimo Ceccherini. 

La conduzione della Ventura era davvero impeccabile.

Spero che nelle prossime puntate ci saranno meno papere e maggior chiarezza.

Le foto dei nominati

Gli sci di Primo Levi

 Sono stati 62 minuti di pura bellezza quelli dedicati al ricordo di un grande appassionato della montagna, della materia, del dialogo e della scrittura, un surrogato stesso del dialogo. Un torinese che scrisse partendo dalla sua esperienza nei campi di concentramento per giungere all’astronomia e alla fantascienza. Un ritratto di Primo Levi su Rai5 dalle molteplici sfaccettature: testimone, scrittore, poeta, chimico, appassionato della montagna, curioso di astronomia. Ha cambiato la prospettiva storica del racconto della Shoah con una profonda riflessione sull'etica della memoria e della testimonianza.


Il nostro Eduardo, un racconto inedito sul calore e il gelo nella vita del Maestro

In seconda serata su Raiuno e oltre l'orario previsto, slittando dalle 22:50 alla mezzanotte, è stato presentato da Rai Documentari, Il nostro Eduardo, un documentario inedito familiare, culturale e sociale sul Maestro del '900 che ha ispirato il Neorealismo con opere come Napoli Milionaria e che ha scritto ruoli femminili di rilievo come Filumena Marturano, che a suo dire rappresenta il popolo e che furono rappresentati in tutte le lingue in tutto il mondo sia dalla sua compagnia che da prestigiosi attori stranieri.

Il calore e il gelo della vita di Eduardo De Filippo, passa dai racconti dei nipoti Matteo, Tommaso e Luisella, i figli dell'amato Luca De Filippo, all'attrice Marisa Laurito che ricorda con commozione il provino con Eduardo e la magnifica esperienza vissuta.

Sono molti i video e le testimonianze di amici, parenti e critici teatrali come le mie insegnanti dell'università la Sapienza da Antonella Ottai, alla relatrice della mia tesi su Eduardo, Paola Quarenghi.

Si ricorda in questo straordinario documentario diretto da Didi Gnocchi e Michele Mally, il peso della drammaturgia eduardiana in Italia e nel mondo, le difficoltà della vita di un artista del suo calibro che scrisse per tutti i ceti sociali, il difficile rapporto con Peppino, l'amore per Titina e per le sue tre mogli, la sua poesia e l'incontro e la successiva collaborazione con Pirandello con cui scrisse l'Abito nuovo e con Pasolini, da cui dovette congedarsi troppo presto.

Sia le sue opere racchiuse ne La cantata dei giorni pari che ne La cantata dei giorni dispari che il suo rapporto con la tv, che usò e dalla quale non si fece usare, la difficile ricostruzione del teatro San Ferdinando di Napoli e il suo rapporto e la devozione per il padre Eduardo Scarpetta, scorrono velocissime nel documentario, così come si conclude la vita di questo immenso e amatissimo drammaturgo, attore e regista, a 120 anni dalla sua nascita e che è indispensabile conoscere, studiare e ricordare.

Augurandomi che questo documentario passi in prima serata, sarebbe una vera conquista, ringrazio la Fondazione Eduardo De Filippo, Sky Arte, il MIBACT, i registi e tutti coloro che lo hanno realizzato.

L'amato teatro di Eduardo non morirà mai. 

QUESTI FANTASMI DI EDUARDO DE FILIPPO SU RAI 3 CON MASSIMO RANIERI

Trasferire un’opera teatrale in tv è un’operazione titanica, come ad esempio equiparare o far dialogare Pittura ed Architettura: si deve pensare alla Cappella Sistina, non certo alla Street-Art.
Nell'adattamento del 2011 della celeberrima commedia eduardiana Questi fantasmi, il teatro viene trasferito pedissequamente sullo schermo. 
Per chi non conoscesse la storia, Pasquale Lojacono è un uomo di mezza età che si trasferisce in un palazzo del '600 assieme alla giovane e avvenente moglie Maria. Il protagonista ha stipulato un accordo molto vantaggioso con il proprietario dell'immobile: potrà tenere gratuitamente la residenza qualora riesca a mettere a tacere le dicerie secondo cui l'edificio sarebbe popolato da spiriti.


Chi va al cinema (o vede un film in TV) non è predisposto mentalmente e culturalmente alla rigida unità di spazio della commedia drammatica: ci si aspetta di librarsi tra la Bulgaria di uno 007 o il Vietnam di un Rambo: ed infatti su altro canale in contemporanea vi era uno scoglioso Di Caprio Redivivo in un inospitale Canada di frontiera. 
Ed invece ci si rinchiude in un ambiente di quattro mura per oltre due ore, e nemmeno nel castello del Conte Dracula ci si sente così in pena.
Infatti gli spazi del palazzo seicentesco di oltre venticinque stanze dove è ambientata la commedia, si riducono ad un’unica scena, come nemmeno nella peggiore scenografia di un teatro di periferia. 

Ed ora parliamo dell’attore principale: Massimo Ranieri nei panni di Pasquale Lojacono. 

E' un po’ troppo compassato in un abito e cappello da guappo napoletano, che è associabile più ad un padrino siciliano, che ci riporterebbe maggiormente ad un Benigni da Johnny Stecchino, o al film di Aldo, Giovanni e Giacomo ambientato in America: Al, John e Jack; ci si aspetterebbe più un intercalare tipo “miiiiii…..” di sicula memoria, che non una parlata in grammelot di un eccessivo linguaggio partenopeo, ancora più eccessivo se si pensa che viene espresso da un napoletano doc quale è Ranieri. 
Fino all’ultimo si fa fatica a comprendere se il “cornuto” sia consapevole e pertanto consenziente, o semplicemente vittima degli eventi sovrannaturali, da lui stesso creati. 

Cosa penso degli altri attori: 

La moglie Maria, interpretata da Donatella Finocchiaro, non ha certo la statura di una Sofia Loren del film precedente; quanto al grande Enzo De Caro della Smorfia, si fa fatica a riconoscerlo se non per la voce inconfondibile ma il trucco ridondante; 
l’altrettanto grande Gianfranco Jannunzio, il “cornificante”, anche lui scompare nella dinamica dei fatti. 

Forse l’attore che maggiormente emerge nella storia è il portiere dell’edificio, Ernesto Lama, forse l’unico che riesce a rappresentare un personaggio di Eduardo (che forse, vedendo il film, si è rotolato nella tomba). 

Un ultimo pensiero: vi è un ulteriore personaggio che non è interpretato da nessuno, quindi presente ma soltanto ipotizzato: il dirimpettaio del balcone. 

Vi era la possibilità di creare un simpatico dialogo da vico napoletano, ma anche questo viene ridotto a veloci monologhi senza la tempistica di una risposta, e quindi senza possibilità di replica: un’occasione mancata. 

Roma, 20/03/2020 

LAMATITASPUNTATA 

GUIDO DEL CORNO’ 

Trionfo esagerato per Salemme in tv

Trionfo esagerato per Salemme in diretta con le sue commedie teatrali in tv. Il terzo dei tre spettacoli intitolato Una festa esagerata, di cui vidi e apprezzai il film con Francesco Paolantoni, Iaia Forte, Nando Paone e Massimiliano Gallo, ha tenuto incollati ben 2 milioni di spettatori su rai2 la notte di Natale.
La storia è ironica e per certi versi tragica: una coppia unita dalle apparenze, è impegnata nei preparativi per la festa della figlia (Mirea Flavia Stellato) la quale sta per compiere 18 anni. I festeggiamenti però sono interrotti da un lutto o presunto tale, dell'anziano inquilino del piano di sotto.
In un terrazzo con vista sul Vesuvio, Vincenzo Salemme omaggia egregiamente Eduardo, fingendo sia il suo dirimpettaio immaginario, citando in quella scena Questi fantasmi del Maestro a cui deve tanto. Il secondo omaggio a Eduardo è nei saluti finali quando si ode una battuta di Natale in casa Cupiello.
Salemme con il suo teatro in tv ha saputo dimostrare con ascolti da record che il teatro è necessario e vitale.
Grazie Vincenzo per la bellezza che hai saputo donarci attraverso il tuo immenso talento e la tua semplicità.

di Tania Croce

                   Il film)

Sogni e bisogni di e con Salemme il bello della diretta

Come in un'apparizione fantasmagorica e visionaria, irrompe nella vita di Rocco Pellecchia un bizzarro personaggio vestito di bianco, che scompare quando indossa la maschera e ricompare come per magia. E' l'inquilino del piano di sotto come ama definirsi, o meglio il tronchetto della felicità. Sarà vero che un uomo va dove lo porta il tronchetto? Forse un tronchetto non fa la felicità, però non averne più uno per l'uomo potrebbe essere un problema enorme, anzi una vera e propria tragedia.

 C'è un susseguirsi di equivoci nella splendida pièce scritta e interpretata da Vincenzo Salemme dove l'artista napoletano indaga con ironia nell' abisso dell'animo umano, sperando di fare luce o di capire quanto sia complicata la nostra natura e per certi versi incomprensibile. Come un attore della commedia dell'arte, Salemme dialoga con gli altri attori attraverso un linguaggio verbale e non verbale, neutralizzando la quarta parete, fin quando il pubblico è parte integrante dello spettacolo. 
Tra battute astute, lazzi, assurdità e riflessioni, la diretta televisiva conduce il pubblico in sala e quello a casa, all'inaspettato finale. Destata dalla verità, penso che Salemme sia il degno erede della drammaturgia eduardiana, sia per l'attenzione al linguaggio nel quale s'insinua il dialetto napoletano per accendere i dialoghi che alle tematiche, prediligendo come il Maestro napoletano, il sogno e la follia umana.


Vincenzo Salemme il 18 dicembre 2019 è andato in scena su Rai2 con una favola divertente che parte da un presupposto surreale: il distacco di un… attributo dal corpo del proprio “padrone”, rappresentata per la prima volta nel 1995, una vera commedia dell’arte.
Nel cast, oltre a Salemme,  vorrei ricordare l'eccezionale Andrea Di Maria apprezzato nella parte del figlio nella prima commedia recitata in tv, Massimo Andrei, la strepitosa Teresa Del Vecchio, Antonio Guerriero, Sergio D’Auria, Adele Pandolfi, Biancamaria Lelli e Luana Pantaleo.
Il prossimo appuntamento con il teatro in tv, è per Natale. Il 25 dicembre 2019 vedremo con piacere Una festa esagerata, la terza commedia scelta per questo inedito appuntamento televisivo con il teatro d'autore.

di Tania Croce


Sarebbe bello se la cultura salvasse il mondo

Ieri sera, ai Giardini della Filarmonica di Roma, avrei dovuto assistere al Dialogo dell'Ancella con Viola Graziosi ma non ho potuto, così il teatro mi ha atteso davanti alla tv con Le rane di Aristofane, direttamente dal teatro greco di Siracusa, con Ficarra e Picone (in foto) negli inediti panni di Dioniso, il dio del teatro insieme al servo Xantia, in viaggio verso l'Ade per salvare la tragedia e attraverso essa, la città di Atene dal declino.
Studiai Aristofane al liceo ma pensare ai due comici siciliani come interpreti di una commedia classica, non mi era mai capitato e la scommessa è stata vinta da chi ha creduto in loro sia per l'11,1% di share, sia perché gli abbonati Rai, sono stati eruditi e chi è riuscito a seguire la commedia fino all'epilogo, ha scoperto l'attualità di questo lavoro del 405. a.C.
Il coro, gli attori che hanno interpretato Caronte, Euripide ed Eschilo, sono stati davvero straordinari. Non vedo l'ora di vedere l'adattamento al teatro Eliseo a novembre.
Sarebbe bello se la cultura salvasse il mondo.

Info per chi non conosce la commedia di Aristofane:
Le rane (in greco anticoΒάτραχοιBátrachoi) è una commedia teatrale di Aristofane, messa in scena per la prima volta ad Atene, alle Lenee del 405 a.C., dove risultò vincitrice. Fu in seguito replicata (forse l'anno successivo, fatto alquanto atipico per quei tempi) per il suo valore artistico e sociale. Dioniso, dio del teatro, decide di raggiungere l'Ade per riportare in vita Euripide. Tanto Sofocle quanto Euripide, infatti, sono ormai morti (entrambi erano deceduti nel 406 a.C., pochi mesi prima che la commedia di Aristofane fosse rappresentata), e i tragediografi più giovani non hanno la stessa creatività e lo stesso genio. Di conseguenza, riportare Euripide in vita è l'unico modo per salvare la tragedia dal declino. All'inizio della commedia, Dioniso e il suo servo Xantia chiedono ad Eracle quale sia la strada più rapida per giungere all'Ade; quest'ultimo, dopo qualche presa in giro, risponde che è necessario attraversare una palude, l'Acheronte. Quando i due giungono laggiù, il traghettatore Caronte fa salire Dioniso sulla sua barca per portarlo sull'altra riva, mentre Xantia è costretto a girare intorno alla palude a piedi. Durante la traversata, Dioniso e Caronte incontrano le rane (Caronte le chiama rane-cigni), col loro gracidare: brekekekex koax koax. Esse intonano un canto in onore di Dioniso, ma senza accorgersi che il dio è proprio lì con loro. Dioniso è presto infastidito dal loro canto e protesta, ma le rane continuano, non riconoscendolo nemmeno. Tuttavia, quando il dio imita il loro verso, esse si zittiscono. Alla fine Dioniso e Xantia si rivedono alle soglie dell'Ade, dove incontrano un gruppo di anime, gli iniziati ai culti misterici, che cantano in onore di Iacco. Poco dopo i due incontrano Eaco, che scambia Dioniso per Eracle (il primo infatti si era vestito a imitazione del secondo) e comincia a insultarlo e minacciarlo. Eaco era infatti furioso nei confronti di Eracle, che aveva rubato il suo cane Cerbero. Spaventato, il dio scambia i suoi abiti con Xantia, che è meno impaurito del suo padrone. I due vengono entrambi frustati, ma alla fine l'equivoco è chiarito. Euripide viene finalmente trovato, mentre è nel mezzo di un litigio con Eschilo a proposito di chi meriti di sedere sul trono di miglior tragediografo di tutti i tempi: ognuno dei due si ritiene il migliore. Comincia allora una gara, con Dioniso come giudice: i due autori citano a turno versi delle loro tragedie, e tentano di sminuire quelli del contendente. Alla fine viene portata in scena una bilancia e ognuno dei due autori viene invitato a recitare alcuni suoi versi; la citazione che "pesa" di più (ed è dunque migliore) farà pendere la bilancia in favore del proprio autore. Eschilo esce vincitore da questa gara, ma a quel punto Dioniso, che inizialmente intendeva riportare in vita Euripide, non sa più a chi sia meglio concedere questo onore. Decide che sceglierà l'autore che darà il miglior consiglio su come salvare Atene dal declino. Euripide dà una risposta generica e poco comprensibile ("Se adesso va tutto male, forse facendo tutto il contrario ce la caveremo"), mentre Eschilo dà un consiglio più pratico ("Le navi sono le vere risorse"). Infine Dioniso decide di riportare in vita Eschilo, che, prima di andare, affida a Plutone il compito di riservare il trono di miglior tragediografo a Sofocle, raccomandandogli di non lasciarlo mai ad Euripide.


In arte Nino, un affresco delizioso

In arte Nino, è l' affresco delizioso di un artista indimenticabile.

Il Pranzo di ferragosto di Gianni Di Gregorio ha il menù più umano di tutti

Il caldo ha messo a dura prova tutti in quest'estate 2017, eppure niente ha saputo frenare i preparativi per il consueto e familiare pranzo di ferragosto. 
Familiare perché è tradizionale e cattolico, unisce o ha la pretesa di farlo, le famiglie.
In ogni famiglia, ci sono i vecchi, che spesso si sentono messi da parte dai figli che partono in ferie, lasciandoli soli a casa. 
Tutti tranne uno: Gianni, l'amorevole interprete del film che rivedo ogni agosto e mi commuovo. Pranzo di ferragosto è un film del 2008 scritto, diretto e interpretato da Gianni Di Gregorio, all'esordio nella regia. Presentato alla Mostra del cinema di Venezia, il film ha vinto il Premio Venezia Opera Prima "Luigi De Laurentis".
Ha vinto dei premi perché l'umanità vince sempre, la capacità di mostrare una realtà meno bella in questa società dell'immagine, come le dita e i volti rugosi di quattro anziane e spiritose signore lasciate sole dai figli il 15 agosto e che Gianni accoglie nella casa in cui vive con la madre. 
Gianni cucina per le quattro signore, le ascolta, si prende cura di loro come fosse un lavoro ed è un piacere farlo.
 Per chi non lo avesse ancora visto, io lo consiglio vivamente perché apre il cuore. 

Una scena del film

Dal mio post Visioni a Hook per ricordare Robin Williams

...Peter Pan il musical, era pieno di fate luminose che devono aver compiuto un incantesimo quella sera. Ci si convince di vivere senza regole, orari e medicine da prendere, circondati da creature fatate, elfi, indiani, pirati, un coccodrillo come quello che ha mangiato la mano del temibile Capitan Uncino, trasformandola in un gelido pezzo di ferro.

 Ed è così che descrivo nel mio "Record... d'amore alla conquista dell'autostima", nel post Visioni, la sensazione splendida legata alla visione del musical Peter Pan al Sistina.
La favola di Barrie, letta e riletta, è approdata al cinema attraverso interpreti e registi eccezionali. Proprio ieri, nell'omaggio su Sky a Robin Williams, scomparso da tre anni, ho visto con luce nuova e coinvolgimento totale, Hook, nella versione cinematografica diretta da Steven Spielberg e interpretata da uno splendido Robin Williams, un superbo Dustin Hoffman e una deliziosa Julia Roberts 
Ho ripercorso attraverso la visione del film, le parole dedicate all'opera di Barrie nel mio libro sull'autostima, la performance vista e recensita al Sistina e il romanzo inglese dove il suo autore fu ispirato dai giochi coi bambini in un parco dove era solito passeggiare e scrivere. Ho riflettuto sugli uomini, e sul potere dei pensieri positivi.

I pensieri positivi sono il passaporto per approdare nell'Isola descritta da Barrie, là dove gli uomini restano per sempre bambini, costantemente distratti e irresponsabili, un posto che se esistesse, ci prenderebbero la residenza i miei ex, anche perché lì non dovrebbero fare la fila al parcheggio del municipio. Nell'isola che non c'è, non ci sono né file né municipi. Non esiste tristezza e giornate uggiose, lì c'è sempre il sole. (Un record... d'amore alla conquista dell'autostima) 




Alla Fiera del libro al Palazzo dei Congressi di Roma con Un record... d'amore




Come Anna dai capelli rossi

E' proprio così, arriva finalmente su Sky Cinema Family, il nuovo attesissimo adattamento del celeberrimo romanzo del 1908 della scrittrice canadese Lucy Maud Montgomery. In prima visione da giovedì 3 agosto alle 21.00, questa nuova versione della storia che ammalia tutti dall’inizio del Novecento a oggi, è per me un appuntamento imperdibile. Con una bravissima Ella Ballentine nei panni di Anna e un cast stellare capitanato da Martin Sheen.
Ero troppo emozionata per vederlo ieri, così, mi sono preparata e una volta pronta, mi sono seduta sul mio divano arancione e ho iniziato a seguire una storia nella quale mi sono ritrovata immediatamente per le ingiustizie subite da bambina, solo per essere diversa dagli altri: rossa e lentigginosa come Anna.  
La protagonista del romanzo ne ha poi fatta di strada, dal celeberrimo anime giapponese ai vari adattamenti cinematografici.
 Ella Ballentine riesce a calarsi perfettamente nei panni della celebre orfanella, quella che arriva inaspettatamente nella vita di una coppia di fratello e sorella piuttosto attempati che decidono di adottare un bambino.
Ma invece dell’anelato maschietto arriverà una femminuccia che riuscirà comunque a conquistare a suon di risate e a colpi di occhioni dolci i due genitori adottivi.
A impersonarli abbiamo un eccezionale Martin Sheen accompagnato da una bravissima Sara Botsford che con la loro esperienza attoriale, sono stati in grado di creare un’atmosfera davvero magica sul set.
Sia la trama avvincente sia la capacità del cast ben scelto e molto affiatato contribuiscono a far sentire il pubblico parte integrante della storia anziché quarta parete muta.
Molto sensibile anche il regista John Kent Harrison che con la sua maestria ha saputo dirigere al meglio questo strepitoso adattamento di un classico della letteratura che non tramonterà mai.
E' stato un pomeriggio di emozioni pure.







PennadorodiTania CroceDesign byIole