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La neve nel cuore



 Oggi rivedere questo film su Disney+ è stato doloroso e necessario per capire quanto quest’attrice mancherà il prossimo Natale.

A questa ricorrenza, ha dedicato due dei suoi film: La neve nel cuore (2005) e Natale all’improvviso (2015). Diane Keaton  e la sua famiglia per Natale, è un quadretto delizioso e  pieno d’imprevisti  come accade in tutte le famiglie. 

Le tematiche trattate  ne La neve nel cuore,  sono molte  dall’omosessualità   di un figlio all ‘uso della lingua dei segni, per poter comunicare serenamente e consentire a chi è in difficoltà, di essere integrato, alla malattia e  al valore del tempo trascorso con le persone  care.  

Il cast è stupendo  da Sarah Jessica Parker a Luke Wilson, Craig T. Nelson e Dermot Mulroney, l’amico e ex di Julia Roberts nel film cult  Il matrimonio del mio migliore amico (1997), però vorrei soffermarmi su Diane Keaton e sulla sua  splendida interpretazione del dolore.

L’amore per i figli, con i quali trascorre il suo ultimo Natale su questa terra, è tratteggiato con i colori intensi e  intermittenti  del presente vissuto con la gioia dell’essere tutti insieme e la paura di non esserci più.

Nel tempo sospeso del Natale, una festa molto sentita in America, Sybil tenta di dare tutto il suo amore ai figli presenti, dando loro i consigli per affrontare al meglio l’esistenza. 

Thomas Bezucha ha diretto magnificamente tutto il cast di quest’autentica cartolina natalizia che ci ha emozionato e che un giorno ci avrebbe fatto piangere come accade ai figli di Sybil che la ammirano in una foto con il pancione e che noi il prossimo Natale andremo  a cercare in un altro dei film dove è stata straordinaria.

Ciao Diane 🙏e  grazie per la magia che hai saputo donarci! 

Io sono tu




Sandy Bigelow Patterson (Jason Bateman) è un uomo qualunque
, padre di famiglia e impiegato modello in Colorado. La sua vita scorre serena finché scopre che qualcuno in Florida ha rubato la sua identità e sta svuotando i suoi conti bancari, lasciandolo sull’orlo del tracollo. Determinato a riabilitare il proprio nome, Sandy parte alla ricerca della truffatrice (Melissa McCarthy), una donna tanto spregiudicata quanto irresistibilmente caotica. Il viaggio che ne segue trasforma l’inseguimento in una rocambolesca odissea americana, tra equivoci, inseguimenti e momenti di sorprendente umanità.

Il film del 2013 è su Netflix  da ottobre 2025 e ciò mi ha consentito di adorare  Melissa  McCarthy  anche qui, riuscendo a togliermi il respiro  dopo Copia originale. 

Il punto è che la McCarthy sa  regalare il sogno di una vita  dove tutto sia possibile in ognuno dei  personaggi interpretati, facendo di tutto per restare a galla in  ogni  situazione possibile e immaginabile. In questo film l’assenza totale di identità, le consente di appropriarsi senza scrupoli, di quella degli altri. È la vita la sua unica insegnante. Poi arriva uno degli uomini a cui ha rubato l’identità ed è lui a scoprirla in tutti i sensi. Jason Bateman è scatenato e umanissimo, in questo film  dove nel tentativo di salvare il suo lavoro e la sua vita, salva un’anima persa, concedendole la sua amicizia e la famiglia che non ha mai avuto, la sua. Un gran bel film.

Consigliato! 













French Lover


Lui è Abel Camara, un divo del cinema candidato al premio Cesar,  lei una sconosciuta ma appassionata ragazza che deve lasciare la casa condivisa con il marito che l’ha tradita con la sua migliore amica, strano infatti che sia lei a dover lasciare casa, in Italia accadrebbe l’esatto  contrario.

Nella pellicola girata da Nina Rivess, ambientata a Parigi, con Omar Sy nei panni della star del cinema carismatico e irresistibile e  Sara Giraudeau  in quelli di Marion, c’è un divo che sogna in grande e una ragazza che desidera realizzare il suo piccolo ma indispensabile sogno: passare  da cameriera a cuoca.

Anche se gli accostamenti al film cult NOTTING Hill con Hugh Grant e Julia Roberts, sono possibili, in realtà non ci sono somiglianze tra i due film.

La sorella di Marion, Estelle (Agnes Hurstel), sarà l’avvocato e spalla su cui piangere per Marion dall’inizio alla fine del film. 

Marion è affranta dalla fine del suo matrimonio ma non sconfitta perché la sua vita non dipende dall’altro ma è centrata su se stessa, incontrasse persino un divo del cinema come Abel, per caso, il quale s’innamora di lei mentre lei non lo rincorre ma si lascia amare, come dovrebbe fare ogni donna.

Grazie a questo messaggio significativo e all’eccezionale Omar Sy, alla bella regia e alla  città del mio cuore ossia Parigi, il film in programmazione su Netflix, mi è piaciuto molto.

Visione consigliata!




L’amore, in teoria

Quando si apre un libro di cui abbiamo scelto accuratamente autore e titolo, ci s’immerge in un viaggio emozionale, psicologico, culturale profondo. 

Il titolo di questo film è un viaggio verso l’amore, in teoria ed è la dimostrazione di ciò che accade a chi ama, rivalutando il senso delle cose e dando il giusto peso alle persone, valutate non più con il metro limitativo del giudizio imposto dalla società, ma da quello dettato dal proprio cuore.
E così Meda, il clochard incontrato per puro caso, diventa un maestro di vita e quanta bravura ho apprezzato nell'interpretazione intensa di Francesco Salvi. C'è un altro Francesco nel film, l'adorato Colella, il padre di Leone, il protagonista di questa delicata e romantica storia sul senso della vita e della parola amore, troppo spesso pronunciata tanto per dire, e invece carica di significati profondissimi quali rispetto, dedizione, fiducia, attesa, riconoscenza.

In una società condizionata dai social e dall'intelligenza artificiale, torna ad essere il vero protagonista della vicenda, l'uomo anzi, un ragazzo di ventitré anni, ancora vergine e studente universitario, impegnato nella facoltà di Filosofia; Leone è innamorato dell'amica Carola che non lo ricambia, un classico e per difendere il fidanzato di lei, si becca una punizione immeritata. Ma i servizi sociali, anziché mortificarlo, gli fanno scoprire il vero amore, quello per Flor.
Tanto amore c'era già nella sua vita, quello del padre che non potrà mai sostituire l'amatissima madre scomparsa, ma ce la mette tutta tutti i giorni per colmare quel vuoto e riempirlo con il suo profondo e incondizionato affetto e in questo, diciamolo, Colella è unico nell'amare tutti i ruoli che interpreta e nel farceli amare alla follia.

Leone ama Carola, senza speranza.

Leone è il bravissimo Nicolas Maupas e Carola è Caterina De Angelis, apprezzata ultimamente nel film "Volare" nel quale recita accanto alla mamma Margherita Buy e chiaramente il confronto è inevitabile.

Nel cast ci sono anche i bravissimi Valerio Santoro nella parte di Riccardo, il padre di Carola, poi Flor, la ragazza di cui Leone s'innamora perdutamente e stiamo parlando di Martina Gatti. 
Poi ci sono gli amici, gli altri 'amori' di Leone, quelli con cui si confida al bar la sera e che sono sensibili alle sue avventure e disavventure, vorrei citare tra tutti Gianluca Di Gennaro nei panni dell'amico Rocco.

Il film diretto da Luca Lucini, con Gennaro Nunziante tra gli sceneggiatori, è in programmazione su Netflix ed è super consigliato.

Cinderella man compie 20 anni


 Usciva il 9 settembre di vent’anni fa, questo splendido film diretto da Ron Howard, sulla vita e il coraggio di un pugile e un uomo d’immensa forza interiore come fu James Braddock, soprannominato Cinderella man. Erano i tempi della Depressione americana e all’epoca  se riuscivi a sopravvivere e a mantenere la tua famiglia, eri ritenuto un eroe. James fece molto di più, divenne il campione del mondo dei pesi massimi, dopo una carriera pugilistica altalenante fatta di vittorie esaltanti e di sconfitte che lo avevano allontanato dalla boxe per cercare lavoro quotidianamente come manovale al porto.
 La sua esistenza nel New Jersey era riempita dall’amore per i tre adorati figli e per quello della moglie Mae (Renee Zellweger).


Tuttavia i morsi della fame e il gelo degli inverni negli anni ‘30 trascorsi al riparo ma in una casa con la luce staccata, hanno forgiato il carattere di un uomo che non si è lasciato sopraffare dal destino e che ha trovato nel tenace e fidato amico e manager Joe Gould, interpretato dal magnetico Paul Giamatti, un solido alleato che lo ha tenuto in piedi sul ring, a lottare per il titolo e per non soccombere al destro micidiale di Max Baer. 
Deposte le armi da Gladiatore, Russell Crowe a distanza di cinque anni, convince in questa pellicola dove si viene letteralmente trascinati sul ring a prendere pugni, a sputare sangue e perdere denti ma a resistere con tutte le proprie forze. 
Buon ventesimo compleanno a un film intenso come questo di cui consiglio la visione in streaming su Disney+. 


Romeo è Giulietta

Meno romantica di Shakespeare in love, questa commedia in programmazione su Netflix è deliziosa per l'omaggio al teatro Elisabettiano, dove alla donna non era concesso di recitare e gli uomini potevano interpretare anche ruoli femminili. 
Nel film diretto da Giovanni Veronesi, c' è un integerrimo regista teatrale come Federico Landi Porrini (Sergio Castellitto) impegnato nei casting per una versione originale del dramma shakespeariano Romeo e Giulietta che dovrà mettere in scena al Festival dei due mondi di Spoleto. 
Ma gli attori provinati non convincono affatto il regista, anzi, lo deludono totalmente. 
Rocco (Domenico Diele) si presenta per vestire i panni di Romeo, ma  inadatto. Poi è il turno di Vittoria (Pilar Fogliati), la sua fidanzata, in quelli di Giulietta, ma Porrini rifiuta pure lei.
Vittoria è offesa ma non sconfitta, così escogita un modo per gabbare l'antipatico Porrini: si ripresenta camuffata da uomo per tentare di essere scelta nei panni di Romeo. E devo dire che Pilar è davvero eccezionale e credibilissima,
La truccatrice, Geppi Cucciari, saprà fare miracoli attraverso il suo impeccabile trucco e che la commedia degli equivoci abbia inizio.
Inedito un Castellitto gay, al fianco dell'altrettanto bravo Maurizio Lombardi, suo compagno e spalla su cui piangere.
Ben inserita nella commedia corale, anche Margherita Buy nei panni della nonna attrice che ha ormai solo consigli da dare a sua nipote Vittoria dei quali dovrà fare tesoro.
Ne consiglio la visione!

A Real Pain



Quello che Benji definisce  un “Tour polacco geriatrico con voi brave persone” e che tratteggia la personalità complessa e disturbata del giovane non più giovanissimo e a suo dire depresso, inizia in aeroporto, il luogo in cui incontra il cugino David per andare in Polonia, dove i due conosceranno Lublino, il Paese natale della nonna che li ha appena lasciati. 
C’è una guida che li accompagnerà in un tour del dolore, ma un tour che celebra un popolo, come specifica la guida.
 Sulle note del Notturno op.9 di Chopin, le immagini si susseguono e l’animo è naturalmente predisposto alla malinconia. 
La guida conduce il gruppo nella parte meglio conservata del ghetto di Varsavia e David si ferma per scattare delle foto. 
David è quello che appare più posato e responsabile tra i due, pur condividendo qualche trasgressione del cugino. Sarà in realtà la sua guida, la sua parte lucida e consapevole nella prima parte del viaggio. 
Inizia la seconda tappa del tour, questa volta in treno. 
Viaggiare in prima classe, essendo ebrei su un treno in Polonia, scuote Benji; ricorda la storia di coloro che si ritrovarono ammassati sui vagoni come bestiame. Per questo senso di inadeguatezza, dopo aver esternato il suo disappunto, si sposta nell’ultima carrozza del treno. 
Il cugino non può far altro che raggiungerlo. 
Per lui non si tratta di una “fottuta gita di piacere”.
Scendono alla stazione sbagliata, perché Benji non vuole svegliare suo cugino. Così salgono sul treno nella direzione inversa senza fare il biglietto. 
La Polonia oltre ad essere il Paese natale della nonna è il loro Paese, per cui la guida diventa Benji. 
Si invertono i ruoli e le priorità e quello che sembrava essere un viaggio accademico e istruttivo, si trasforma in un’esperienza emozionale e intensa, inaspettata e quello di cui entrambi avevano realmente bisogno.
Il gruppo di riunisce e riflette sul senso del tour che stanno intraprendendo. In fondo è un tour sull’Olocausto ed è un po' come lo Shabbat per gli ebrei, una pausa dal lavoro e dagli affanni quotidiani per aprirsi e condividere pensieri talvolta dolorosi. 
Arrivati alla porta ebraica, si giunge al quartiere ebraico. Questi luoghi contengono le memorie della vita ebraica, la sinagoga più antica si trova all’interno di un palazzo di uffici. Una volta giunti in un antico cimitero del 1500, la guida sciorina tutto il suo sapere sul luogo e questo scuote profondamente Benji che cerca di stare in silenzio, in un luogo che merita rispetto. 
E così il gruppo si unisce, diventa solidale e condivide il ricordo. Il gruppo d’estranei che si sono iscritti al tour turistico,  diventa comunità e il viaggio diventa esistenziale. La cena di gruppo in un ristorante ebraico è illuminante, terapeutica, imprevista. La guida perde il proprio ruolo. Ora ognuno è guida e turista al tempo stesso, è allievo e insegnante. La materia è la vita. 
Inizia il viaggio più faticoso nel campo di concentramento di Majdanek. 
È un luogo sacro dove sono state uccise migliaia di persone. È un posto che parla da sé.
La camera a gas è il punto cruciale della visita nel campo di concentramento. La vista dei forni e della catasta di scarpe accumulate, procura un dolore muto, amplificato che paralizza e di fronte al quale tutti sono attoniti. Benji scoppia in un pianto dirotto. 
La comunità creata si divide perché i due cugini restano per visitare la casa della nonna.
Il carisma di Benji viene sottolineata dal cugino più ordinario. Le aspettative di fronte alla casa della nonna sono alte. In fondo si ritrovano due cugini allontanati dalla quotidianità e dallo scorrere del tempo. Diversi eppure affezionati. Uno sposato con prole, David, residente in una tentacolare città come New York, l'altro solo, depresso eppure cosi affascinante e vitale come Benji, due magnifici attori diretti da Jesse Eisenberg che è anche David Kaplan, insieme a Kieran Culkin che per questa magnifica interpretazione, ha conquistato il premio Oscar quest'anno come Miglior attore non protagonista. Jesse Eisenberg ha vinto il Premio Bafta per la Migliore sceneggiatura originale.
Il film ha vinto un premio speciale nel mio cuore.
Ne consiglio la visione. Lo potete trovare su Disney+

Follemente

 Da un regista che ci ha letteralmente conquistato con le sue commedie corali da Immaturi, Immaturi il viaggio, passando per Perfetti sconosciuti, Sei mai stata sulla luna, Per tutta la vita e Tutta colpa di Freud, Follemente è la ciliegina sulla torta e a mio parere, quello riuscito meglio, grazie a una sceneggiatura al tempo stesso attuale e colta e dove si riesce a fare un paragone con un altro film da me adorato come Paura d'amare con Al Pacino (mio attore preferito) e Michelle Pfeiffer, Hector Elizondo, Nathan Lanee Kate Nelligan diretto nientepopodimeno che da Garry Marshall.

Qui la paura c'è, ma è quella di sbagliare la citazione, le luci giuste per il primo appuntamento, il tono adeguato, la paura è quella di essere fuori luogo, fuori tempo e soprattutto di essere se stessi in una società che ci vuole tutti omologati.

Guardando il film pare che il regista e sceneggiatore e i suoi collaboratori, si siano ispirati alla letteratura e a colui che sicuramente ha saputo descrivere magnificamente le dinamiche relazionali, sto parlando di Luigi Pirandello, che ha concepito la filosofia del lanternino che illuminava solo una porzione della realtà, lasciando l'altra al buio; Pirandello deve avere illuminato anche Genovese che ha fatto entrare in campo, insieme ai protagonisti, una coppia formata da un cinquantenne sposato e separato con prole e una trentenne, Uno nessuno e centomila, o i sei o più personaggi in cerca d'autore, una sorta di coro greco nella vicenda narrata, dramma o commedia che sia.

Nella gara a chi dice la cosa più interessante, più originale o retorica, il menù è quello ideale: la lasagna per i due sconosciuti Piero e Lara, che escono insieme per la prima volta, anzi s'incontrano per una cena casalinga, da lei.

Quindi, lui, lei e i loro alter ego onnipresenti.

Idea che funziona perché il film mi è piaciuto moltissimo, mi ha divertito e anche commosso sul finale.

Perché del lieto fine si ha bisogno, come di trovare il principe azzurro, insomma, quello giusto, anche perché noi donne siamo emancipate ma rimaniamo romantiche e sognatrici come Lara (Pilar Fogliati).

Anche se non si lavano le mani prima d'iniziare a mangiare, cosa inconcepibile per un'igienista come me, la cena si trasforma in un vero e proprio esperimento relazionale.

Edoardo Leo, attore caro a Genovese, un po' come lo è Johnny Deep per Tim Burton, veste bene i panni dell'insegnante separato e padre premuroso ma in cerca di nuove emozioni, forse di stabilità, quella che non ha trovato nel suo fallito matrimonio.

Lara, restauratrice di mobili, non è alla ricerca dell'uomo ideale ma di quello giusto anche perché vivere nella speranza di trovare quello perfetto è estremamente rischioso, il rischio è proprio quello di estinguersi. Del resto ha appena chiuso con un ragazzo che dopo due mesi, proprio la sera del suo primo appuntamento, le citofona per darle un regalo prezioso.

Nela mente di Pietro ci sono pensieri passionali espressi da Claudio Santamaria, più maturi e ponderati quelli di Rocco Papaleo e Marco Giallini e romantici con Maurizio Lastrico. Nella mente di Lara ci sono quelli romantici di Vittoria Puccini, trasgressivi di Maria Chiara Giannetta, erotici con Emanuela Fanelli e consapevoli con Claudia Panfolfi. La speranza è che questi slanci possano trovare un trait d'union.

Il film si consuma nel tempo di un appuntamento, il primo. Ed è di quelli che fanno riflettere, che divertono e che si fanno vedere e rivedere.

L'ho visto e lo sto rivedendo adesso mentre scrivo e non posso far altro che consigliarne la visione in streaming su Disney+.

 

Mercoledì la serie Seconda stagione

 La frase "chi nasce di mercoledì è immensamente triste" non è un detto popolare ma un riferimento alla filastrocca inglese "Monday's Child", in particolare al verso "Wednesday's child is full of woe" (Il bambino di mercoledì è pieno di tristezza). Questa filastrocca ha ispirato il nome di Mercoledì Addams e viene citata dai suoi genitori nella serie TV di Tim Burton proprio per giustificare il nome della figlia, collegandolo a questa associazione con il malinconico mercoledì, come riferito nella pagina di Netflix.

Origini del detto

Filastrocca inglese:
La citazione deriva da una vecchia "nursery rhyme" (filastrocca per bambini) intitolata "Monday's Child".
Mercoledì Addams:
La frase è stata usata da Morticia e Gomez Addams per dare il nome alla loro figlia, Mercoledì, in omaggio a questa filastrocca.
Edgar Allan Poe:
Il testo fa riferimento anche a Edgar Allan Poe, autore noto per i suoi temi oscuri, che diventa un filo conduttore in tutta la serie e si riflette nella protagonista.
Nella serie TV


Citazione nella serie:
La frase viene pronunciata dai genitori di Mercoledì quando la portano alla Nevermore Academy, come riportato su Wikipedia.
Titolo degli episodi:
I titoli degli episodi della prima stagione della serie presentano tutti un gioco di parole con la parola "woe" (tristezza, malinconia) per richiamare questa filastrocca.

Mercoledì (seconda stagione)

“Comportati un po’ meno da Mercoledì, dovrebbe essere il nostro anno più bello di sempre” è ciò che afferma Enid (Emma Myers), ossia la compagna di stanza della Addams alla fine del primo episodio della seconda attesissima serie firmata Tim Burton e in cui Mercoledì, l’impeccabile Jenna Ortega, vuole incendiare il presente, il passato, insomma tutto e soprattutto tutti i reietti per restare sola in una tristezza senza fine. Enid è una licantropa dai colori arcobaleno, che non è ancora riuscita a trasformarsi in lupo mannaro e si contrappone alla dark Mercoledì con le sue lacrime nere e l’incessante voglia di conoscere verità scomode e terrificanti; Mercoledì incontra Christopher Loyd con la testa racchiusa in un’ampolla piena d’acqua. Colui che fu lo zio Fester nel nei film La Famiglia Addams (1991) e La Famiglia Addams 2 (1993), aggiungendo un tocco memorabile al personaggio e arricchendo la sua carriera con un'altra interpretazione iconica, dopo il successo nei panni di Doc Brown in Ritorno al futuro. La madre di Mercoledì, forse la più seducente Morticia di sempre: Catherine Zeta Jones, consola l’animo perennemente inquieto dicendole che quando non ci sarà più sarà libera ma questo non la consola, neanche l’idea della morte di sua madre, riesce a consolarla. Nella Nevermore Academy, il colleggio frequentato da Mercoledì, situato nella città immaginaria di Jerico, c’è un preside davvero eccezionale come Steve Buscemi nei panni di Barry Dort. 


Nonostante la sua giovane età (16/17 anni), Mercoledì pronuncia metafore sull’esistenza rivolgendosi agli umani, una di queste è che gli uomini non cambieranno mai. 
Le sue frasi appaiono come sentenze, moniti scolpiti nel suo animo nero. 
Mercoledì è una suonatrice di violoncello e la sua presenza non potrà certo mancare al concerto della scuola che frequenta. Suo compagno costante è Mano che la segue e in qualche maniera veglia su di lei e con cui si confronta costantemente. 
In uno dei momenti più critici tra Enid e Bruno, imprigionati in una torre terrificante e incatenati a una sedia, spalla contro spalla, Bruno chiede ad Enid perché è sua amica ed Enid risponde così: “Anche se Mercoledì è letteralmente il tunnel alla fine della mia luce non so immaginare la mia vita senza di lei”. “È fantastico che siate amiche per la pelle” risponde Bruno, “ma adesso la sto rischiando la mia pelle” replica Enid.
“Il tempo scorre” c’è scritto dietro la maschera che Mercoledì trova a terra nel suo buio percorso munita di torcia e impermeabile da detective, che la condurrà attraverso un ascensore inquietante ai piani alti, dove trova Enid e Bruno incatenati e intenti a baciarsi. Serve l’aiuto di Mano per liberare i due amici. Però Mano viene infilzata da un coltello e una miriade di coltelli affilati, sta per schiacciare i due amici e innamorati. 
C’è una macchina da scrivere in prossimità di un ingranaggio.
È richiesto di scrivere la risposta per liberare i due ragazzi.
 Ci sono pile di libri da scegliere, anche dei volumi della Divina Commedia e Mercoledì pensa la risposta che ferma l’ingranaggio mortale sia L’uomo invisibile. 
La giovane detective, salva la vita ai due amici e mentre si avvicina ai ragazzi  ancora vivi, ode due mani che applaudono. 
Dopo un istante si materializza una ragazzina che le ricorda sia il Giorno degli scherzi. È Avie (Evie Templeton), una tredicenne invisibile dai capelli rossi, con la stessa frangia e le treccine di Mercoledì, colei che si definisce la sua fan numero uno ma che in realtà è la sua stolker coi capelli di fuoco.
Ormai Mercoledì è un’icona a cui ispirarsi, diciamo pure un’influencer; ciò lo dimostra lo smartphone nella sue mani anche se appartiene a Enid.


È il compleanno di Mano e per farsi perdonare di averlo dimenticato, Mercoledì dona al suo inseparabile compagno uno schiaccia pollici dell’età Napoleonica e si offre come prima vittima. 
Poi c’è un episodio nella seconda stagione che mi fa pensare a quando vedevo in tv La famiglia Addams in bianco e nero con quei fantastici tanghi di Gomez e Morticia perennemente innamorati. Ma il momento romantico svanisce nell’istante in cui Morticia torna alla realtà attraverso Mercoledì alla quale non può negare il suo sostegno. In fondo le dinamiche familiari sono di vitale importanza e se la madre ha fallito con sua sorella lei non vuole fallire con sua figlia. 
Mercoledì è in stanza con Enid che non sa cosa mettere per le sue giornate e nottate in compagnia mentre Mercoledì preferisce la solitudine a tutto il resto e così l’amica la ammonisce. 
Il punto è che Mercoledì ha visto la morte della sua migliore amica. Ma Enid non morirà perché Mercoledì vuole trovare il suo assassino.

Il sesto episodio intitolato La tristezza in te, si apre con una Mercoledì colorate ed ilare, cosa mai vista e neanche concepita prima.
 
Ma il colore durerà veramente poco perché viene a sapere da sua nonna che leggendo le iscrizioni sulla sua tomba le avrebbero concesso la chiaroveggenza, lei è un corvo senza ali, è Lady Gaga.




Nel sesto episodio si vede finalmente la Famiglia Addams a tavola a mangiare, servita da Lurch (Joonas Suotamo) di oltre due metri di statura, che secondo Morticia questa volta si è davvero superato. Ma in realtà nel corpo di Mercoledì c’è Enid.


Oltre a Tim Burton, sono da menzionare gli altri registi della seconda stagione: James Marshall e Gandja Monteiro.
 La seconda stagione distribuita da Netflix, ha reso felici tutti per la presenza di vecchi e nuovissimi attori nel cast che hanno preso il posto degnamente di quelli che li hanno preceduti.
Tutto è pronto per una terza stagione piena di creature mostruose che torneranno dal passato. Chissà.


Return of the king La caduta e l'ascesa di Elvis Presley


Dopo aver ammirato il film 
Elvis nel 2023 e Priscilla su Netflix, mi sono letteralmente tuffata in questo viaggio straordinario, emozionante e inaspettato su Netflix attraverso il quale sono riuscita a cogliere il vero talento e la natura di un uomo, oltre all'artista, potentissimo e fragile e ahimè travolto dal destino.


"Return of the King: la caduta e l'ascesa di Elvis Presley" è il docufilm  che è possibile ammirare su Netflix, è dedicato al re del rock e non solo.
 Alla regia c'è Jason Hehir, che ha già conquistato un Emmy ed è il regista dell'acclamato documentario "The Last Dance" sul giocatore dei Chicago Bulls Michael Jordan.
"Return of the King" porta in scena i momenti salienti della vita e della carriera di Elvis Presley, attraverso le voci di grandi esperti e voci amatissime della musica mondiale. 


Return of the King: la trama

La trama del docufilm "Return of the King" proietta lo spettatore nella vita di Elvis Presley, partendo dagli esordi sul palco, alle peculiarità che hanno fatto di lui un vero e proprio mito della musica rock a livello mondiale. Il documentario ci porta dunque all'interno degli eventi più importanti della sua carriera, analizzando, attraverso la voce di esperti del settore, come Elvis sia riuscito ad imporsi sulla scena musicale di allora in modo indelebile, sfidando convenzioni e aspettative. Il documentario tratterà anche i momenti bui del cantante, i suoi crolli e i suoi ritorni in scena. Sarà, dunque, un interessante viaggio nel mondo di Elvis Presley, che porterà a galla anche aspetti inediti della sua vita e carriera.
Return of the King: il cast
A parlare di Elvis Presley, della sua carriera e dei momenti topici della sua vita nel documentario "Return of the King: la caduta e l'ascesa di Elvis Presley" saranno personalità come Bruce Springsteen, Baz Luhrmann, Conan O'Brien, Billy Corgan, Darlene Love, Robbie Robertson. C'è, inoltre, la partecipazione straordinaria di Priscilla Presley e Jerry Schilling.
Il viaggio inedito e affascinante tra sfilze di film con trame deboli e canzoni talvolta improponibili come "Nella vecchia fattoria" che Elvis cantò davvero e il cui ricordo e le immagini, lasciano Priscilla letteralmente senza parole, mostrano un artista dal talento ineguagliabile, divenuto un pupazzo nelle mani del suo produttore, l'olandese Parker, che lo trasformò in una macchina per produrre soldi, usando l'immagine dell'artista, una stella bisognosa di aiuto per brillare in tv.
Ma Elvis, oltre a nutrirsi di gospel quando era nel Mississippi, di letture e sostenuto dalla fede, amava al di sopra di ogni cosa, il contatto con il pubblico che si esaltava di fronte alle sue straordinarie esibizioni dal vivo e da cui traeva linfa vitale.
Così ritorna dopo sette anni dall'ultima esibizione, più carismatico e talentuoso che mai, nel 1968 e torna alle sue radici: il rock n roll, indossando un completo in pelle nera, come la sua chioma, con tanto di ciuffo e le basette per raccontarsi servendosi della sua meravigliosa voce, della sua chitarra e del suo vissuto che narra tra un pezzo e l'altro con estrema naturalezza, al microfono.
Quel concerto del 1968, a rivederlo, emoziona e spezza il cuore.
La visione su Netflix è consigliatissima!

Volare



Il comandante Eugenio (il bravissimo Francesco Colella) è il  deus ex machina in questo interessatissimo film di esordio alla regia di Margherita Buy che interpreta la parte di una nota attrice che ha  paura di volare. 
È madre di Serena (Caterina De Angelis, sua figlia anche nella vita), una brillante ragazza in partenza per l’America dove svolgerà i suoi studi. La paura di volare però impedisce ad AnnaBì di seguire sua figlia e la condiziona al punto di perdere ottime chances lavorative all’estero. Così sceglie di partecipare a un corso per superare la sua fobia. 
Il corso si svolge all’interno dell’aeroporto di Fiumicino Leonardo Da Vinci. 



“Io lo so qual è il problema - dice il comandante rivolgendosi al gruppo - voi avete paura di una macchina che si muove nel vuoto, ma in realtà l’aereo si muove nell’aria e l’aria non è il vuoto, l’aria è composta di particelle che scorrono sull’ala, le ali non sono due, sono un unico pezzo - spiega chiaramente Eugenio. 
Alla parte teorica del corso dove ogni partecipante di Voglia di volare racconta la sua personale esperienza, segue la parte pratica all’interno di un simulatore di volo (in foto). È tutto un susseguirsi di situazioni paradossali dove l’ansia domina ogni azione, rapporto e scelta. In questo costante stato di agitazione Margherita Buy sa dare il meglio di sé, ricordiamo per un attimo Maledetto il giorno che ti ho incontrato, accanto a Carlo Verdone, alleato e complice nelle paranoie e nell’uso anzi abuso di calmanti di ogni tipo. Nel film dove la Buy fa il suo esordio alla regia, c’è una scena in cui si sdraia sul divano e il cui assopimento è la diretta conseguenza di gocce calmanti. Nel film ritroviamo Eros Galbiati, l’amico del cuore di Luca in Notte prima degli esami, qui interpreta la parte di un regista che dirige AnnaBì.
 Volare è bellissimo perché attuale, è corale, il gruppo del corso di volo formato da splendidi attori, ci rispecchia perché questa fobia riguarda forse ognuno di noi che sotto sotto, abbiamo la stessa paura dei personaggi del film in prima visione su raitre questa sera e che è possibile recuperare su Raiplay! 
Film consigliato! 


Il club dei delitti del giovedì


 "Questo posto è incantevole, fa venire una gran voglia d'invecchiare... di scrivere gli ultimi capitoli della tua vita", afferma Donna, l'agente ventiseienne riferendosi a Coopers Chase, l'elegante residenza per anziani e pensionati, dotata di tutti i confort e di una Sala Puzzle, riservata a quattro arguti investigatori capitanati da Elizabeth (Helen Mirren). Poi c'è Ron (Pierce Brosnan) e Ibrahim (Ben Kingsley) che "indossa un bel completo e ha una pelle fantastica. Ha un profumo buonissimo. Un fazzoletto ben piegato nel taschino. I capelli sono radi, ma comunque li ha. Niente pancia, e nemmeno doppio mento. E però sotto? Uhm. Sono sempre le mani a tradirti. Ha ottant'anni ma dice di dimostrarne settantaquattro. Lo dicono tutti. Il segreto e il pilates."  

Joyce (Celia Imrie) ha i capelli completamente bianchi, è minuta, silenziosa, ha fatto l'infermiera e la mamma. I quattro anziani, non sono proprio amici, sono il Club dei delitti del giovedì. 

Coopers Chase è un villaggio di lusso per pensionati in Gran Bretagna che conta circa trecento residenti. Puoi vivere in questo luogo solo se hai almeno sessantacinque anni, In questo splendido vilaggio c'è una piscina, una piccola vasca per la terapia delle artriti, una Jacuzzi. Ian Ventham è il proprietario di questo complesso residenziale, mostrando la sauna, già, c'è persino una sauna.

Ci sono sale ricreative, la palestra, la sala fitness, fino alla citata Sala Puzzle per le attività di gruppo. C'è una biblioteca e la tv a schermo piatto, Era un ex convento e i tavoli del refettorio del convento, sono diventati un esclusivo ristorante. 

Tornando al Club dei delitti di cui fanno parte Elizabeth, Ibrahim, Ron e Joyce, pure Penny ne faceva parte ma ora è alla casa di cura. Joyce è diventata la nuova Penny per dirla come ha scritto l'autore del romanzo Richard Osman, da cui è tratto questo film meraviglioso diretto da Chris Columbus e in programmazione su Netflix.

Il Club fu fondato da Elizabeth e Penny, un' ispettrice di polizia per un sacco di anni.

Che lavoro svolgesse Elizabeth non è chiaro ma sicuramente "delitti, indagini e via dicendo erano il suo pane quotidiano".

A Penny ed Elizabeth non piaceva pensare ci fossero dei colpevoli che se ne andavano in giro a farsi i fatti loro, sicuri di averla fatta franca. Si era unito a loro Ibrahim, uno psichiatra e poi Ron, un vero e proprio leader sindacale.

"Il nostro ultimo caso irrisolto, era quello avvenuto nella notte dell'11 maggio del 1973 nella zona est di Londra".

Elizabeth e Ron stavano disponendo le foto dell'autopsia della povera ragazza, quella che Elizabeth pensava fosse stata uccisa dal fidanzato, forse traumatizzato da qualche vicenda personale. "Chi non ha elaborato un trauma può non rispondere delle proprie azioni a volte" afferma Ibrahim nel film, frase più efficace di quella del romanzo da cui la storia è tratta e che è la seguente: "Tutti abbiamo una storia strappalacrime, ma non è per questo andiamo in giro a uccidere la gente".

"Penny ed Elizabeth avevano risolto casi di ogni genere solo per la propria soddisfazione" in quel luogo ameno e per certi versi, ideale.

Il settore delle case di cura prosperava e, Ian ci aveva costruito la sua fortuna.

Un po' le teneva e un po' le vendeva, e poi ne comprava di nuove.

Coopers chase ossia quarantotto ettari di splendida campagna, con la licenza di costruire sino a quattrocento appartamenti per pensionati.

E' tutto pronto per la riunione coi residenti, Ian è abbronzatissimo, calmo. Accanto a lui c'è una giovane donna, è l'architetto del complesso residenziale. 

Trattandosi di un giallo, vi lascio scoprire il seguito.

Di questo film ho amato immensamente il cast dalla Mirren a Pryce, il commovente finale con Oh very Young di Cat Stevens come sottofondo e la consapevolezza che la terza età sia il traguardo più emozionante della nostra vita.

Film consigliatissimo!!!





Priscilla

 


La Germania negli anni '50 vede nascere una delle più belle storie d'amore di tutti i tempi, quella tra un militare molto rock come Elvis, americano d'origine e spedito in Europa per ben due anni per svolgere il servizio militare e una giovanissima americana di nome Priscilla. 

Lo sguardo rivolto a questa coppia è davvero appassionato ed è nello stile della regista Sofia Coppola che ne cura anche la sceneggiatura.

Elvis Presley (Jacob Elordi) e Priscilla Beaulieu (Cailee Spaeny).

Il giovane militare americano era già una star ed aveva da poco perso sua madre. Era famoso eppure solo e malinconico ed aveva una tremenda nostalgia della sua Terra. Anche a Priscilla mancava l'America e tra i due nacque una sintonia reciproca.

I genitori di Priscilla, non erano d'accordo sulla sua frequentazione con Elvis i quali vennero convinti a lasciarla partire, all'età di sedici anni, nella lussuosa residenza del fidanzato a Memphis.

Una volta giunta da Elvis, Priscilla era al settimo cielo. 

Era accontentata in tutto e in America viveva nel lusso più sfrenato, frequentando un college per diplomarsi, ma doveva fare i conti con la sua assenza. C'era qualcosa che contava di più dello shopping, della piscina e delle ciglia finte per la ragazza; infatti la star era spesso fuori per girare una serie di film.

Al suo ritorno, c'erano gli amici e soprattutto Priscilla ad accoglierlo, che per assecondare i gusti dell'artista, aveva tinto i capelli di nero.

In questo film è mostrata l'estrema pazienza di una ragazza semplice e senza pretese che non avrebbe mai immaginato la sua vita dopo quell'incontro, sarebbe cambiata per sempre.

E' dato un ritratto umanissimo anche sotto il profilo psicologico di Elvis, che era molto devoto e per questo motivo aveva evitato rapporti sessuali con la compagna fino al giorno del matrimonio.

Leggendo i giornali, Priscilla scopriva i flirt reali o quelli attribuiti al fidanzato dalla stampa e ne soffriva molto, sentendosi poco desiderata.

Era finalmente giunto il giorno del suo matrimonio all'età di ventidue anni e la prima notte insieme a suo marito. 

In quella stessa notte Priscilla resta incinta e all'età di ventitre anni partorisce Lisa Marie.

La fotografia in questo film è meravigliosa come la regia e l'interpretazione degli attori principali e anche di tutto il resto del cast.

Jacob e Cailee emozionano immensamente nei panni di Elvis e Priscilla anche sul finale, quando i due si separano.

Il film in programmazione su Netflix è suggerito.

Ossessione la serie Netflix / Il danno il film su Prime Video



 "Sono pericolose le persone traumatizzate, sanno di poter sopravvivere".

E una delle frasi pronunciate da Anna al suo amante William, un medico chirurgo e padre di Jay (Rish Shah), il suo giovane fidanzato e futuro marito. 

La trama della serie Netflix del 2023 vista ieri sera tutta d'un fiato, mostra Richard Armitage nel ruolo di William e Charlie Murphy in quello di Anna, che nel film  del 1992 "Il danno" (su Prime Video), sono interpretati magnificamente da Jeremy Irons nei panni di Stephen Fleming, un ministro e Juliette Binoche è Anna Barton, la figlia di un diplomatico francese, il film è diretto da Louis Malle.

 La vicenda è ambientata in Inghilterra. Anna ha un fratello che è morto suicida per amore.

La moglie di Jeremy Irons, Stephen nel film, è più seducente di quella del chirurgo William della serie Netflix, un adattamento contemporaneo del romanzo di Josephine Hart "Danage". 

Nel film, tutto ha inizio da un incontro tra i genitori di Martin: Steven e Ingrid e la sua nuova fidanzata Anna, più grande di lui di qualche anno e di cui è innamoratissimo al punto da volerla persino sposare.

In realtà William incontra per caso Anna ad un evento culturale e tra loro scatta immediatamente la scintilla, una passione travolgente e incontenibile. 

Binoche e Irons sono irresistibili, si scrutano, si seducono con grazia. Si danno appuntamento al telefono e non al cellulare come nella serie e questo rende la cosa più intima e intrigante. 

Steven è un politico, un uomo tutto d'un pezzo che a contatto con Anna si scioglie come neve al sole, facendosi condurre dalla passione in un vortice senza via d'uscita.

Anna/Binoche è irresistibile, è una giovane donna misteriosa, ammaliante, bellissima. 

Anna/Murphy è bella ma ombrosa, a tratti inquietante, meno passionale, turbata. Vive nel mistero e nella menzogna. Mente a tutti, persino a se stessa.

Il ministro Stephen nutre un sentimento di vero affetto nei confronti del figlio mentre William il chirurgo, è distaccato e freddo nei confronti di suo figlio soprattutto nel finale.

 Stephen s'innamora perdutamente di Anna e le propone un salto di qualità nel loro rapporto. Intende lasciare sua moglie, ma Anna lo fa riflettere su ciò che ha costruito nella vita e lo distoglie dal proposito di lasciare Ingrid, sua moglie, che ha amato fino all'arrivo di Anna e dalla quale è amatissimo.

Ne Il danno, Anna ha un migliore amico Peter (Peter Wetzler) mentre nella serie Ossessione, ha una migliore amica Peggy (Pippa Bennet-Warner), nella casa della quale si consuma la maggior parte dei suoi incontri a sfondo sessuale con William.

La serie che appare leggera e piena di trasgressione ed erotismo, si trasforma, come nel film, in un dramma agghiacciante.

Il destino si ripete in tutta la sua ferocia e ci sarà un secondo uomo nell'esistenza di Anna che morirà per amore suo.

Suggerisco la visione del film su Prime Video con un ottimo cast e la serie su Netflix.



Bob Marley One Love


 Arriva finalmente su Netflix Bob Marley One Love, che mi ha permesso di ballare agitando il capo come faceva Bob, i suoi amatissimi pezzi, dei veri e propri inni all’amore, preghiere in musica, i cui testi tradotti scorrevano dandomi modo di riflettere e di comprendere profondamente ciò che Bob insieme al suo gruppo in soli 36 anni di vita è riuscito a fare : una rivoluzione d’amore. 
Colui che a ragione è definito il re del reggae, Robert Nesta Marley (1945/1981) trasse ispirazione dalle tribolazioni della sua generazione come canta in una delle sue canzoni più emblematiche (Exodus) e dalla fede: il rastafarianesimo (anche rastafari, rasta) è una religione monoteista nata negli anni trenta del Novecento, che si presenta come erede del cristianesimo. (Il termine deriva da Ras Tafari, ossia il nome dato alla nascita all'imperatoreHailé Selassié, ossia "Potenza della Trinità" (poi salito al trono d'Etiopia nel 1930) con l'aggiunta In seguito alla sua incoronazione, i rastafariani riconobbero in lui Gesù Cristonella sua "seconda venuta in maestà, gloria e potenza", o in ogni caso come una manifestazione di Dio in terra come profeticamente annunciato dalle Sacre Scritture, essendo egli, secondo la mitologia etiope, diretto discendente della tribù di Giuda che affonda le sue radici nell'incontro tra re Salomone (figlio di Davide) e la regina di Saba, episodio narrato nella Bibbia e nell'antico libro chiamato Kebra Nagast, che riveste una certa importanza nella tradizione della Chiesa ortodossa etiope a cui tutti i rasta fanno riferimento (in accordo con l'esempio di Ras Tafari stesso). L'incoronazione di Hailé Selassié aveva anche una valenza politica, oltre che religiosa, essendo all'epoca l'Etiopia l'unico stato indipendente del continente africano. Le credenze rastafariane si basano su un'interpretazione della Bibbia. Centrale alla religione è la credenza monoteistica in un unico Dio, chiamato Jah, che risiede parzialmente in ogni individuo. Il Rastafarianesimo è afrocentrico e concentra l'attenzione sulla diaspora africana, che crede sia oppressa dalla società occidentale, o "Babilonia". Molti Rasta chiedono il reinsediamento di questa diaspora in Africa, un continente che considerano la Terra Promessa, o "Zion". I Rasta si riferiscono alle loro pratiche come "livity", che include l'adesione ai requisiti dietetici Ital, l'indossare i capelli in dreadlocks e seguire i ruoli di genere patriarcali. Gli incontri comunitari sono noti come "groundations" e sono caratterizzati da musica, canti, discussioni e il fumo di cannabis, quest'ultimo considerato un sacramento con proprietà benefiche).

La recensione 

Reinaldo Marcus Green, il regista e sceneggiatore, racconta la vita e la carriera musicale di Robert Nesta Marley, partendo dagli anni in cui s’imprime nel panorama mondiale grazie al tour che tocca svariati Paesi del globo terrestre, compiendo un vero e proprio Esodo, come il pezzo che dà il titolo al suo album rivoluzionario Exodus (1977).

Siamo nel 1976 e si consumano due rivoluzioni: una politica e l’altra musicale e grazie al carisma e alla tenacia di Bob, le due rivoluzioni s’intrecciano perché l’artista sceglie di mettere a repentaglio la sua stessa vita per cantare l’importanza della libertà individuale, rivolgendo lodi al suo Dio Jah. 

Kingsley Ben Adir interpreta Bob Marley con stile impeccabile e una voce intonata e verosimile. 

Kingsley è forse più longilineo di Bob anche nei movimenti più morbidi e meno selvaggi e scatenati di quelli del cantante giamaicano ma riesce ad emozionare, mostrando quella fierezza tipica di Bob, anche nei momenti più bui e tormentati della sua esistenza, dall’infanzia poverissima in cui non conobbe mai suo padre, all’adolescenza fino alla maturità dei suoi trent’anni, padre di numerosi figli tra cui Ziggie, cantante e produttore del film, e marito della corista e affettuosissima Rita, di cui veste i panni egregiamente la bella Lashana Lynch.

Il film biografico, è pieno di riflessioni sul valore di un’artista e sulle sue potenzialità, prima fra tutte quella di contribuire attraverso i suoi messaggi e moniti, al cambiamento globale,  in un mondo in cui vince il male alimentato dalle guerre, sul bene e la pace. 

Sono di una bellezza unica le immagini del vero Bob sul finale. 

Consigliatissima la visione di Bob Marley One Love. 

PennadorodiTania CroceDesign byIole