A Real Pain
Follemente
Da un regista che ci ha letteralmente conquistato con le sue commedie corali da Immaturi, Immaturi il viaggio, passando per Perfetti sconosciuti, Sei mai stata sulla luna, Per tutta la vita e Tutta colpa di Freud, Follemente è la ciliegina sulla torta e a mio parere, quello riuscito meglio, grazie a una sceneggiatura al tempo stesso attuale e colta e dove si riesce a fare un paragone con un altro film da me adorato come Paura d'amare con Al Pacino (mio attore preferito) e Michelle Pfeiffer, Hector Elizondo, Nathan Lanee Kate Nelligan diretto nientepopodimeno che da Garry Marshall.
Qui la paura c'è, ma è quella di sbagliare la citazione, le luci giuste per il primo appuntamento, il tono adeguato, la paura è quella di essere fuori luogo, fuori tempo e soprattutto di essere se stessi in una società che ci vuole tutti omologati.
Guardando il film pare che il regista e sceneggiatore e i suoi collaboratori, si siano ispirati alla letteratura e a colui che sicuramente ha saputo descrivere magnificamente le dinamiche relazionali, sto parlando di Luigi Pirandello, che ha concepito la filosofia del lanternino che illuminava solo una porzione della realtà, lasciando l'altra al buio; Pirandello deve avere illuminato anche Genovese che ha fatto entrare in campo, insieme ai protagonisti, una coppia formata da un cinquantenne sposato e separato con prole e una trentenne, Uno nessuno e centomila, o i sei o più personaggi in cerca d'autore, una sorta di coro greco nella vicenda narrata, dramma o commedia che sia.
Nella gara a chi dice la cosa più interessante, più originale o retorica, il menù è quello ideale: la lasagna per i due sconosciuti Piero e Lara, che escono insieme per la prima volta, anzi s'incontrano per una cena casalinga, da lei.
Quindi, lui, lei e i loro alter ego onnipresenti.
Idea che funziona perché il film mi è piaciuto moltissimo, mi ha divertito e anche commosso sul finale.
Perché del lieto fine si ha bisogno, come di trovare il principe azzurro, insomma, quello giusto, anche perché noi donne siamo emancipate ma rimaniamo romantiche e sognatrici come Lara (Pilar Fogliati).
Anche se non si lavano le mani prima d'iniziare a mangiare, cosa inconcepibile per un'igienista come me, la cena si trasforma in un vero e proprio esperimento relazionale.
Edoardo Leo, attore caro a Genovese, un po' come lo è Johnny Deep per Tim Burton, veste bene i panni dell'insegnante separato e padre premuroso ma in cerca di nuove emozioni, forse di stabilità, quella che non ha trovato nel suo fallito matrimonio.
Lara, restauratrice di mobili, non è alla ricerca dell'uomo ideale ma di quello giusto anche perché vivere nella speranza di trovare quello perfetto è estremamente rischioso, il rischio è proprio quello di estinguersi. Del resto ha appena chiuso con un ragazzo che dopo due mesi, proprio la sera del suo primo appuntamento, le citofona per darle un regalo prezioso.
Nela mente di Pietro ci sono pensieri passionali espressi da Claudio Santamaria, più maturi e ponderati quelli di Rocco Papaleo e Marco Giallini e romantici con Maurizio Lastrico. Nella mente di Lara ci sono quelli romantici di Vittoria Puccini, trasgressivi di Maria Chiara Giannetta, erotici con Emanuela Fanelli e consapevoli con Claudia Panfolfi. La speranza è che questi slanci possano trovare un trait d'union.
Il film si consuma nel tempo di un appuntamento, il primo. Ed è di quelli che fanno riflettere, che divertono e che si fanno vedere e rivedere.
L'ho visto e lo sto rivedendo adesso mentre scrivo e non posso far altro che consigliarne la visione in streaming su Disney+.
Mercoledì la serie Seconda stagione

Return of the king La caduta e l'ascesa di Elvis Presley


Volare

Il club dei delitti del giovedì
"Questo posto è incantevole, fa venire una gran voglia d'invecchiare... di scrivere gli ultimi capitoli della tua vita", afferma Donna, l'agente ventiseienne riferendosi a Coopers Chase, l'elegante residenza per anziani e pensionati, dotata di tutti i confort e di una Sala Puzzle, riservata a quattro arguti investigatori capitanati da Elizabeth (Helen Mirren). Poi c'è Ron (Pierce Brosnan) e Ibrahim (Ben Kingsley) che "indossa un bel completo e ha una pelle fantastica. Ha un profumo buonissimo. Un fazzoletto ben piegato nel taschino. I capelli sono radi, ma comunque li ha. Niente pancia, e nemmeno doppio mento. E però sotto? Uhm. Sono sempre le mani a tradirti. Ha ottant'anni ma dice di dimostrarne settantaquattro. Lo dicono tutti. Il segreto e il pilates."
Joyce (Celia Imrie) ha i capelli completamente bianchi, è minuta, silenziosa, ha fatto l'infermiera e la mamma. I quattro anziani, non sono proprio amici, sono il Club dei delitti del giovedì.
Coopers Chase è un villaggio di lusso per pensionati in Gran Bretagna che conta circa trecento residenti. Puoi vivere in questo luogo solo se hai almeno sessantacinque anni, In questo splendido vilaggio c'è una piscina, una piccola vasca per la terapia delle artriti, una Jacuzzi. Ian Ventham è il proprietario di questo complesso residenziale, mostrando la sauna, già, c'è persino una sauna.
Ci sono sale ricreative, la palestra, la sala fitness, fino alla citata Sala Puzzle per le attività di gruppo. C'è una biblioteca e la tv a schermo piatto, Era un ex convento e i tavoli del refettorio del convento, sono diventati un esclusivo ristorante.
Tornando al Club dei delitti di cui fanno parte Elizabeth, Ibrahim, Ron e Joyce, pure Penny ne faceva parte ma ora è alla casa di cura. Joyce è diventata la nuova Penny per dirla come ha scritto l'autore del romanzo Richard Osman, da cui è tratto questo film meraviglioso diretto da Chris Columbus e in programmazione su Netflix.
Il Club fu fondato da Elizabeth e Penny, un' ispettrice di polizia per un sacco di anni.
Che lavoro svolgesse Elizabeth non è chiaro ma sicuramente "delitti, indagini e via dicendo erano il suo pane quotidiano".
A Penny ed Elizabeth non piaceva pensare ci fossero dei colpevoli che se ne andavano in giro a farsi i fatti loro, sicuri di averla fatta franca. Si era unito a loro Ibrahim, uno psichiatra e poi Ron, un vero e proprio leader sindacale.
"Il nostro ultimo caso irrisolto, era quello avvenuto nella notte dell'11 maggio del 1973 nella zona est di Londra".
Elizabeth e Ron stavano disponendo le foto dell'autopsia della povera ragazza, quella che Elizabeth pensava fosse stata uccisa dal fidanzato, forse traumatizzato da qualche vicenda personale. "Chi non ha elaborato un trauma può non rispondere delle proprie azioni a volte" afferma Ibrahim nel film, frase più efficace di quella del romanzo da cui la storia è tratta e che è la seguente: "Tutti abbiamo una storia strappalacrime, ma non è per questo andiamo in giro a uccidere la gente".
"Penny ed Elizabeth avevano risolto casi di ogni genere solo per la propria soddisfazione" in quel luogo ameno e per certi versi, ideale.
Il settore delle case di cura prosperava e, Ian ci aveva costruito la sua fortuna.
Un po' le teneva e un po' le vendeva, e poi ne comprava di nuove.
Coopers chase ossia quarantotto ettari di splendida campagna, con la licenza di costruire sino a quattrocento appartamenti per pensionati.
E' tutto pronto per la riunione coi residenti, Ian è abbronzatissimo, calmo. Accanto a lui c'è una giovane donna, è l'architetto del complesso residenziale.
Trattandosi di un giallo, vi lascio scoprire il seguito.
Di questo film ho amato immensamente il cast dalla Mirren a Pryce, il commovente finale con Oh very Young di Cat Stevens come sottofondo e la consapevolezza che la terza età sia il traguardo più emozionante della nostra vita.
Film consigliatissimo!!!
Priscilla
La Germania negli anni '50 vede nascere una delle più belle storie d'amore di tutti i tempi, quella tra un militare molto rock come Elvis, americano d'origine e spedito in Europa per ben due anni per svolgere il servizio militare e una giovanissima americana di nome Priscilla.
Lo sguardo rivolto a questa coppia è davvero appassionato ed è nello stile della regista Sofia Coppola che ne cura anche la sceneggiatura.
Elvis Presley (Jacob Elordi) e Priscilla Beaulieu (Cailee Spaeny).
Il giovane militare americano era già una star ed aveva da poco perso sua madre. Era famoso eppure solo e malinconico ed aveva una tremenda nostalgia della sua Terra. Anche a Priscilla mancava l'America e tra i due nacque una sintonia reciproca.
I genitori di Priscilla, non erano d'accordo sulla sua frequentazione con Elvis i quali vennero convinti a lasciarla partire, all'età di sedici anni, nella lussuosa residenza del fidanzato a Memphis.
Una volta giunta da Elvis, Priscilla era al settimo cielo.
Era accontentata in tutto e in America viveva nel lusso più sfrenato, frequentando un college per diplomarsi, ma doveva fare i conti con la sua assenza. C'era qualcosa che contava di più dello shopping, della piscina e delle ciglia finte per la ragazza; infatti la star era spesso fuori per girare una serie di film.
Al suo ritorno, c'erano gli amici e soprattutto Priscilla ad accoglierlo, che per assecondare i gusti dell'artista, aveva tinto i capelli di nero.
In questo film è mostrata l'estrema pazienza di una ragazza semplice e senza pretese che non avrebbe mai immaginato la sua vita dopo quell'incontro, sarebbe cambiata per sempre.
E' dato un ritratto umanissimo anche sotto il profilo psicologico di Elvis, che era molto devoto e per questo motivo aveva evitato rapporti sessuali con la compagna fino al giorno del matrimonio.
Leggendo i giornali, Priscilla scopriva i flirt reali o quelli attribuiti al fidanzato dalla stampa e ne soffriva molto, sentendosi poco desiderata.
Era finalmente giunto il giorno del suo matrimonio all'età di ventidue anni e la prima notte insieme a suo marito.
In quella stessa notte Priscilla resta incinta e all'età di ventitre anni partorisce Lisa Marie.
La fotografia in questo film è meravigliosa come la regia e l'interpretazione degli attori principali e anche di tutto il resto del cast.
Jacob e Cailee emozionano immensamente nei panni di Elvis e Priscilla anche sul finale, quando i due si separano.
Il film in programmazione su Netflix è suggerito.
Ossessione la serie Netflix / Il danno il film su Prime Video
"Sono pericolose le persone traumatizzate, sanno di poter sopravvivere".
E una delle frasi pronunciate da Anna al suo amante William, un medico chirurgo e padre di Jay (Rish Shah), il suo giovane fidanzato e futuro marito.
La trama della serie Netflix del 2023 vista ieri sera tutta d'un fiato, mostra Richard Armitage nel ruolo di William e Charlie Murphy in quello di Anna, che nel film del 1992 "Il danno" (su Prime Video), sono interpretati magnificamente da Jeremy Irons nei panni di Stephen Fleming, un ministro e Juliette Binoche è Anna Barton, la figlia di un diplomatico francese, il film è diretto da Louis Malle.
La vicenda è ambientata in Inghilterra. Anna ha un fratello che è morto suicida per amore.
La moglie di Jeremy Irons, Stephen nel film, è più seducente di quella del chirurgo William della serie Netflix, un adattamento contemporaneo del romanzo di Josephine Hart "Danage".
Nel film, tutto ha inizio da un incontro tra i genitori di Martin: Steven e Ingrid e la sua nuova fidanzata Anna, più grande di lui di qualche anno e di cui è innamoratissimo al punto da volerla persino sposare.
In realtà William incontra per caso Anna ad un evento culturale e tra loro scatta immediatamente la scintilla, una passione travolgente e incontenibile.
Binoche e Irons sono irresistibili, si scrutano, si seducono con grazia. Si danno appuntamento al telefono e non al cellulare come nella serie e questo rende la cosa più intima e intrigante.
Steven è un politico, un uomo tutto d'un pezzo che a contatto con Anna si scioglie come neve al sole, facendosi condurre dalla passione in un vortice senza via d'uscita.
Anna/Binoche è irresistibile, è una giovane donna misteriosa, ammaliante, bellissima.
Anna/Murphy è bella ma ombrosa, a tratti inquietante, meno passionale, turbata. Vive nel mistero e nella menzogna. Mente a tutti, persino a se stessa.
Il ministro Stephen nutre un sentimento di vero affetto nei confronti del figlio mentre William il chirurgo, è distaccato e freddo nei confronti di suo figlio soprattutto nel finale.
Stephen s'innamora perdutamente di Anna e le propone un salto di qualità nel loro rapporto. Intende lasciare sua moglie, ma Anna lo fa riflettere su ciò che ha costruito nella vita e lo distoglie dal proposito di lasciare Ingrid, sua moglie, che ha amato fino all'arrivo di Anna e dalla quale è amatissimo.
Ne Il danno, Anna ha un migliore amico Peter (Peter Wetzler) mentre nella serie Ossessione, ha una migliore amica Peggy (Pippa Bennet-Warner), nella casa della quale si consuma la maggior parte dei suoi incontri a sfondo sessuale con William.
La serie che appare leggera e piena di trasgressione ed erotismo, si trasforma, come nel film, in un dramma agghiacciante.
Il destino si ripete in tutta la sua ferocia e ci sarà un secondo uomo nell'esistenza di Anna che morirà per amore suo.
Suggerisco la visione del film su Prime Video con un ottimo cast e la serie su Netflix.
Bob Marley One Love
La recensione
Reinaldo Marcus Green, il regista e sceneggiatore, racconta la vita e la carriera musicale di Robert Nesta Marley, partendo dagli anni in cui s’imprime nel panorama mondiale grazie al tour che tocca svariati Paesi del globo terrestre, compiendo un vero e proprio Esodo, come il pezzo che dà il titolo al suo album rivoluzionario Exodus (1977).
Siamo nel 1976 e si consumano due rivoluzioni: una politica e l’altra musicale e grazie al carisma e alla tenacia di Bob, le due rivoluzioni s’intrecciano perché l’artista sceglie di mettere a repentaglio la sua stessa vita per cantare l’importanza della libertà individuale, rivolgendo lodi al suo Dio Jah.
Kingsley Ben Adir interpreta Bob Marley con stile impeccabile e una voce intonata e verosimile.
Kingsley è forse più longilineo di Bob anche nei movimenti più morbidi e meno selvaggi e scatenati di quelli del cantante giamaicano ma riesce ad emozionare, mostrando quella fierezza tipica di Bob, anche nei momenti più bui e tormentati della sua esistenza, dall’infanzia poverissima in cui non conobbe mai suo padre, all’adolescenza fino alla maturità dei suoi trent’anni, padre di numerosi figli tra cui Ziggie, cantante e produttore del film, e marito della corista e affettuosissima Rita, di cui veste i panni egregiamente la bella Lashana Lynch.
Il film biografico, è pieno di riflessioni sul valore di un’artista e sulle sue potenzialità, prima fra tutte quella di contribuire attraverso i suoi messaggi e moniti, al cambiamento globale, in un mondo in cui vince il male alimentato dalle guerre, sul bene e la pace.
Sono di una bellezza unica le immagini del vero Bob sul finale.
Consigliatissima la visione di Bob Marley One Love.
Suspicious minds
Sono pensieri sospettosi quelli che s'insinuano nella mente di giovani amanti e di una coppia sposata e consumata dal tempo che è passato.
Sedotta dalla presenza di Francesco Colella, ho visto il film come seduta davanti ad un cocktail analcolico da consumare nel tempo di un rendez-vous e che invece mi sono ritrovata a bere tutto d'un fiato.
Suspicious minds mi è piaciuto moltissimo perché mi ha ricordato un articolo che scrissi, intitolato: Il tradimento come terapia per la coppia, il tema della conferenza di uno psicoterapeuta nella quale veniva spiegata l'utilità del tradimento, se confessato, per superare una crisi di coppia, oppure per lasciarsi definitivamente.
Nel film accade tutto ciò che lo psicoterapeuta chiarì nella sua conferenza sul tradimento: ci si tradisce e poi si resta insieme oppure ci si lascia.
E' suggestiva la location: Roma, la città eterna, un hotel e un ascensore che si blocca e imprigiona per quasi due ore due turisti italiani, due sconosciuti, Fabrizio (Francesco Colella) e Giulia (Amanda Campana), che per un po' si estraniano dalle proprie identità per essere altro da se e persino per riconnettersi con i mostri di un passato da cui non riescono a liberarsi.
Francesco Colella è un manager italiano sposato con l'olandese Emilie.
Torna dunque l'Olanda, presente nel gioiellino Due piccoli italiani anche se qui Colella non compie un viaggio rocambolesco nell' Olanda delle speranze ma ci vive proprio, concedendosi vacanze romane con la moglie olandese Emilie (Thekla Reuten), conosciuta proprio nella Capitale.
Nella favola scritta e diretta con acume e sensibilità da Emiliano Corapi e apprezzata su Paramount +, vince la mentalità aperta e mitteleuropea di Fabrizio ed Emilie, coppia consolidata e annoiata ma complice ed evoluta, rispetto a quella moralista dei ventenni Daniele (Matteo Oscar Giuggioli) e Giulia, che iniziano con il prendersi gioco di una coppia incontrata sull'aereo e che non sembrava innamorata come loro e che finisce col farsi soggiogare e sconfiggere dalla gelosia per un flirt passeggero e senza alcun valore.
Consiglio di vedere il film che è davvero stupendo!
Titan Il disastro di OceanGate
Tutto il mondo ne ha parlato ed era impossibile restare indifferenti di fronte a una tragedia simile. Vedendo ieri sera il documentario su Netflix della durata di 1.51 e diretto da Mark Monroe, si scopre che si è trattato di una tragedia annunciata e attraverso le immagini di repertorio e le interviste a coloro che hanno lavorato per realizzare, mettere a punto e testare il sommergibile turistico Titan destinato con certezza matematica al cedimento, si possono comprendere le motivazioni della tragedia in mare che due anni fa, ha scosso ognuno di noi.
Avvenne il 18 giugno del 2023 l'implosione catastrofica del sottomarino Titan, gestito da OceanGate, causando la morte istantanea dei cinque passeggeri a bordo durante una spedizione turistica al relitto del Titanic. L'implosione è avvenuta a una profondità di oltre 3.300 metri nell'Oceano Atlantico.
Dalle dichiarazioni di ingegneri ed esperti che hanno lavorato alla realizzazione del sommergibile, emerge che l'incidente del batiscafo Titan sia dovuto a problemi strutturali e carenze di sicurezza del sommergibile sprovvisto di certificazioni ufficiali. Tutti coloro che hanno tentato di fermare l'impresa, sono stati ignorati dall'ingegnere Stockton Rush, Ceo di OceanGate, accecato dall'ambizione di rivoluzionare l'esplorazione subacquea, tramutando l'entusiasmo dei passeggeri in tragedia.
E' vero che Stockton voleva creare qualcosa di meraviglioso e rivoluzionario senza badare alle avvisaglie riscontrate nelle immersioni di prova che hanno preceduto quella definitiva.
Rush credeva nell'infallibilità del suo sottomarino realizzato in fibra di carbonio e titanio. Lo scafo di Titan è stato progettato in modo che un guscio di fibra di carbonio fosse incollato agli anelli in titanio su entrambe le estremità.
Nei video mostrati nel documentario, Stockton sottovalutò i rumori verificatisi nelle immersioni di prova, prendendo le distanze dagli esperti che lo avevano seguito fino a quel momento e che sono stati licenziati alcuni, altri se ne sono andati volontariamente, rifiutandosi di prendere parte a un progetto pericoloso come l'immersione verso il relitto del Titanic, costato la vita allo stesso Stockton.
Parlano anche i parenti delle vittime e c'è molta amarezza nelle loro parole.
Invito a vedere l'interessantissimo documentario su Netflix.
The Lady in the van
“Scrivere è parlare a se stessi” e di riflesso, raccontare storie come quella vissuta dall’attore, commediografo, sceneggiatore e scrittore inglese Alain Bennett, divenuto amico speciale della signora nel pulmino per ben 15 anni, dal 1974 al 1989 ossia il tempo nel quale la misteriosa anziana Miss Shepherd, visse barricata nella sua abitazione a quattro ruote parcheggiata nel giardino del comprensivo ed empatico scrittore.
La pièce teatrale di successo “The Lady in the Van” ha meritato di diventare l’ adattamento cinematografico diretto da Nicholas Hitner e nel quale ho ammirato l’iconica attrice britannica Maggie Smith, vestita di stracci come la vecchia barbona interpretata e incantevole come non mai nei panni di una donna talentuosa e in lotta contro un destino avverso sul quale ha la meglio, nonostante le ingiustizie subite e gli imprevisti incidenti che hanno finito col travolgerla.
Alex Jennigs è Alain, lo scrittore single e omosessuale con una madre anziana e malata che vive per conto suo fino a che il suo stato la condurrà all’ospizio; Alain si sdoppia e il suo alter ego è necessario per raccontare a se stesso la storia vissuta e le strane contraddizioni che detesta e che tuttavia lo affascinano al punto da accettare come una specie di convivente, l’anziana donna che vive nel suo giardino incurante delle conseguenze. È strano perché la madre è al centro anziani e quando va a trovarla non lo riconosce più mentre l’anziana donna vive lucidamente sotto casa sua.
Miss Shepherd mostra una cultura raffinata e lo fa nei pochi dialoghi che è costretta ad avere con Alain, con i vicini che la disturbano o con i servizi sociali efficientissimi in Inghilterra e pronti ad assistere i senzatetto come lei ed a offrire abiti, cibo e un centro sociale dove potersi lavare e dove dormire in un letto.
È come se Alain stesse raccontando a se stesso attraverso il suo doppio e con crescente incredulità la storia della sua bizzarra convivenza con Miss Shepherd e il tempo del racconto s’interrompe nel momento in cui l’anziana e malata sale in cielo accolta da un Dio benevolo e il suo posto sicuramente è in paradiso tra gli altri angeli, ma alla fine decide di narrarla in un libro l’esistenza della signora nel pulmino, ritenendola materia assai più interessante che parlare della sua stessa vita probabilmente.
I misteri di Miss Shepherd vengono a galla con stupore da parte di Alain il quale scopre di aver vissuto a stretto contatto con una ex suora, con una musicista dotata di un talento innato e molto altro che vi consiglio di scoprire guardando lo splendido film su Netflix.
Maschi Veri/Machos Alfa su Netflix
Pedro, Santi, Luis e Raul nel primo episodio intitolato In decostruzione, devono ammettere di essere dei veri e propri maschilisti e di seguire un corso di decostruzione della loro mascolinità per ricominciare a vivere dopo che il primo ha perso il lavoro, il secondo ha sua figlia diciassettenne in casa a vivere con lui, il terzo deve gestire l’insoddisfazione sessuale della moglie Ester e madre dei suoi adorabili figli e il quarto tenta di fare una proposta di matrimonio alla compagna ma non va come previsto.
Gli episodi della serie spagnola diretta da Laura Gaballero con Gorka Otxoa, Fele Martinez, Fernando Gil, Raul Tejòn, Kira Mirò, Maria Hervas, Paula Gallego e Raquel Guerrero, sono scorrevoli e appassionanti perché attualissimi, con storie di fallimenti sentimentali ai tempi dei social in questa società dove conta può l'apparire che l'essere.
Approda su Netflix, Maschi Veri che già dal titolo ricorda la serie spagnola.
Nell'adattamento italiano di Machos Alfa, la regia è di Letizia Lamartire e di Matteo Oleotto e sviluppa in otto episodi le avventure e disavventure di quattro amici over 40.
C'è Francesco Montanari nei panni dell'eterno seduttore anche se fidanzatissimo con Ilenia, avvocato di successo affascinante e aperta di mentalità come Sarah Felberbaum, che propone di vivere il rapporto come una coppia aperta, con incontri occasionali al di fuori della coppia appunto per fuggire da una routine che rischia di mettere a repentaglio la relazione.
L'unico uomo ancora sposato è Pietro Sermonti/Luigi, come il Luis spagnolo, somigliante sia nel carattere che nell'aspetto a Fele Martinez, che svolge la professione di poliziotto e inizia a fare i conti con l'andropausa, rendendo la moglie Tiziana, la bellissima e bravissima (Thony) insoddisfatta e che si invaghisce del suo personal trainer immaturo, il quale finisce col chiamarla mamma.
Nei panni del Santi spagnolo, il fragile Mattia, c'è Maurizio Lastrico, separato dalla bella sia pure iena Nicole Grimaudo, ma consolato e sostenuto dalla figlia adolescente bisex Alice Lupparelli, che cercherà di curare le ferite paterne attraverso una decina di incontri online su Tinder.
Dulcis in fundo c'è Pedro, anzi Massimo (Matteo Martani) un comunicatore scaltro e senza peli sulla lingua, non ancora padre e purtroppo licenziato nel primo episodio per colpa di uno spot sessista, cosa che comprometterà il suo tenore di vita altissimo, Vive in una megavilla con piscina con la compagna Daniela (Laura Adriani) in ascesa sui social (instagram) e con una collaboratrice domestica indispensabile e premurosa come Maria, la bravissima Yamila Suarez (in foto).
Amici fin dai tempi dell'università, i quattro inseparabili compagni di viaggio, su consiglio di un amico gay, decidono di seguire un corso sulla decostruzione della mascolinità, per mettere da parte la loro mascolinità tossica nel tentativo di costruire rapporti sani e vincenti.
Splendido il cast, la regia e la fotografia in questa serie nostrana, dove ho particolarmente apprezzato la verità sui volti degli attori, non solo bellissimi e perfetti ma con le loro rughe d'espressione senza filtri e le lentiggini che di solito vengono coperte dal trucco e ho amato la cura per la psicologia dei personaggi.
L'unica cosa che non mi è piaciuta: la rubrica di Selvaggia Lucarelli. Perché? Ha reso monotono e lento l'episodio che stavo seguendo con interesse.
Consiglio di seguire la serie su Netflix, evitando di fare sterili paragoni con la serie spagnola di riferimento.
The Lesson
Liam è un giovane scrittore di talento a cui viene proposto di lavorare come precettore del figlio del suo idolo, il romanziere J.M. Sinclair. Giunto nella sperduta magione, Liam si trova invischiato in una ragnatela di risentimenti e bugie.
C’è una palude, l’acqua è torbida come la mente del signor Sinclair, un impeccabile Richard E. Grant, impegnato nella stesura del suo ultimo romanzo, destinato ad essere un capolavoro. Mr Sinclair, è immerso nel suo lavoro di scrittore e nel tempo che rimane, si limita ad essere un marito presente e all’occorrenza passionale, un padre severo e inflessibile dell’unico figlio rimasto: Bertie (Stephen Mcmillan), al quale desidera dare l’educazione che è mancata all’altro, morto annegato nella palude e lo fa seguendo il consiglio della moglie, di assumere un educatore per garantire a Bertie l’ammissione al college.
Nel corso della vicenda, i contorni della storia si delineano e ne emerge una figura più meschina di quella che all’inizio appare, questo grazie all’abilità di Liam, l’educatore di Bertie, di scovare la verità con la complicità di sua moglie Helene (Julie Delpy).
Oltre all’eccezionale prova da attore di Richard E. Grant, ho apprezzato anche il talento di Daryl McCormack e di Julie Delpy nel film diretto da Alice Troughton e in programmazione su Netflix.
Consigliato!
Nonnas
Brindiamo a vivere bene la vita
Rimpiangerai le occasioni che non hai saputo cogliere
Sono due delle frasi pronunciate dalle protagoniste di questa vicenda stupenda tratta da una storia vera.
Nonnas è disponibile su Netflix dal 9 maggio 2025, il giorno successivo all'elezione del Papa Leone XIV di origine americana. Questo film è italoamericano e mi fa pensare ci sia un filo sottile e impercettibile tra i due eventi.
La recensione
Nella commedia del 2025 diretta da Stephen Chbosky, scritta da Liz Maccia e interpretata da Vince Vaugh, sembra si senta per tutto il tempo, il profumo del ragù italiano, dei soffritti misti, dei cannoli siciliani con la ricotta, della cassata e anche della capuzzella, un piatto tipico della cucina siciliana che è ancora nel menù del vero ristorante a cui il film s'ispira e che festeggia il suo quindicesimo anno di apertura, grazie all'incrollabile lavoro delle nonne di tutto il mondo, che cucinano per tutti coloro che hanno il piacere di fermarsi a mangiare all'Enoteca Maria, aperta da Joe Scaravella a Staten Island.
Joe Scaravella è interpretato da Vince Vaughn, affranto e smarrito al funerale dell'amatissima mamma Maria, morta per un tumore.
I suoi ricordi da bambino sono legati al pranzo della domenica e al cibo cucinato con amore dalla mamma e dalla nonna, le donne della sua vita; questo pensiero accompagna il quarantenne single occupato in un lavoro poco gratificante, tra le strade di little italy, dove passeggia, ricordando le parole di sua madre e della nonna, soprattutto questa: "a tavola non si invecchia".
Così scorge l'insegna di un ristorante in vendita e decide d'istinto di dargli nuova vita, per cucinare i piatti familiari della sua esistenza.
Tuttavia Joe non è né imprenditore né cuoco.
Neanche l'amico Bruno (Joe Manganello) crede sia una buona idea. E' più entusiasta la moglie di Bruno, Stella (Drea De Matteo) ma ormai la frittata è fatta, il quarantenne pervaso dalla voglia di ricreare i perfetti sapori della sua infanzia, ha speso tutti i suoi risparmi per comprarlo e dargli nuova vita.
La prima cosa da fare è ristrutturarlo e poi cercare delle donne anziane e italiane per poter cucinare i piatti della sua infanzia, semplici e pieni d'amore.
Al suo annuncio di lavoro rispondono Roberta (Lorraine Bracco), una vecchia e cara amica di sua mamma Maria, di origini siciliane che vive in un centro anziani, è irruenta e vuole sempre cucinare la capuzzella, ossia una testa di agnello ripiena dall'odore forte, Gia (Susan Sarandon), una seducente parrucchiera e ottima pasticcera specializzata nella preparazione del cannoli. A loro si aggiunge l'ex suora Teresa, per tutti l'Adriana di Rocky, l'irresistibile Talia Shire e Antonella (Brenda Vaccaro), una vedova di origini bolognesi e vicina di casa di Olivia (Linda Cardellini) la ex del liceo di Joe e che rincontra con stupore.
Le nonne, dopo gli scontri iniziali, si rivelano essere delle cuoche eccezionali, capaci di ricreare quei sapori familiari che Joe desiderava.
Ma la passione e il cuore delle nonne, non basta. Sorgono numerosi problemi burocratici e l'assenza di clientela fa rischiare a Joe il fallimento.
Ma la tenacia e l'amore vincono su tutto ed Enoteca Maria resta aperta e sfama d'amore tutti i suoi clienti.
Il cast è eccezionale, hanno dato tutti un sapore speciale ad ogni scena del film.
La colonna sonora, da Rita Pavone alla tarantella napoletana, è un ottimo ingrediente accanto ai sapori dei piatti preparati dalle nonne le quali ricordano che cucinare è un atto d'amore.
Film consigliatissimo!!!
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