Romeo e Giulietta... diventano L'Ultrà e l' Irriducibile al Sala Umberto

Romeo e Giulietta, il dramma composto da William Shakespeare  tra il 1594 e il 1596, noto al grande pubblico grazie al meraviglioso film di Zeffirelli, ha traversato secoli e adattamenti fino a quello in scena al Sala Umberto dal titolo ROMEO L’ULTRÀ E GIULIETTA L’IRRIDUCIBILE Storia d’amore e tifo con Tragedia finale.  
Romeo e Giulietta è un film del 1968, diretto da Franco Zeffirelli; trasposizione cinematografica della celebre e omonima opera teatrale di William Shakespeare, è stato girato in lingua inglese.
Il film è stato adattato al grande schermo da Franco Brusati, Masolino D'Amico e dallo stesso regista Franco Zeffirelli, ed è noto per essere, oltre che tra le rappresentazioni più fedeli al testo scritto, una delle prime versioni dell'opera di Shakespeare in cui gli attori principali sono molto vicini all'età dei personaggi originali; infatti, durante le riprese Leonard Whiting (Romeo) aveva diciassette anni, Olivia Hussey (Giulietta) sedici.
A causa della scena di nudo tra i due e la minore età dei protagonisti, il film provocò qualche polemica, e il rating originale del film in Gran Bretagna e negli Stati Uniti fu "A", per adulti; infatti il regista Franco Zeffirelli, per mostrare il seno di Olivia Hussey in una scena, dovette ottenere un permesso speciale dalla censura italiana; alla stessa Hussey fu proibito entrare in sala per vedere il film perché ritenuto per adulti a causa della sua breve scena di nudo, e lei commentò su come fosse possibile che lei non potesse vedere qualcosa che "vedo nello specchio ogni giorno".
Questo il film di Zeffirelli. Vorrei poter ripercorrere la storia dell'opera in tutti i suoi adattamenti teatrali e cinematografici ma rischierei di dilungarmi troppo.
Mi limito a riportare il comunicato ricevuto dall'ufficio stampa dello spettacolo, firmato dal suo autore.
Romeo l’ultrà e Giulietta l’irriducibile. Un titolo che prende solo a prestito i due appellativi Ultrà e Irriducibile (come fece Shakespeare con i Montecchi e i Capuleti) per indicare due fazioni opposte, annebbiate da un odio reciproco talmente radicato ed insensato, da sconfiggere la purezza e l’amore di due ragazzi. 
Un testo in versi, che segue le linee guida del classico shakespeariano ma usa un linguaggio decisamente popolare, in fin dei conti una storia “coatta”, che vive in una Roma popolare, periferica, dove i ragazzi guardano alla domenica calcistica, alla loro fede sportiva, come il fine ultimo della loro esistenza. Un’esistenza che si consuma stancamente fra lavoretti rimediati, pasticche per sballare, amori improvvisati, emozioni da inventare e finalmente la Domenica! Sì, la Domenica, per gridare l’umano desiderio di appartenenza a un simbolo, un ideale! 
Ma anche per manifestare il disagio di ragazzi che faticano a trovare un “loro luogo” in questa Società cinica e ingiusta. In genere il termine Ultrà (o Irriducibile che sia) evoca nell’immaginario collettivo scenari di distruzione e violenza, eppure quegli stessi Ultràs e Irriducibili sono capaci di slanci di grande generosità (vedi il loro importante contributo in termini di aiuti umanitari durante il recente e tragico terremoto abruzzese). Perché i ragazzi, al di là delle fedi politiche o sportive che siano, hanno bisogno di amare, lottare, credere! E quando la politica abdica al suo ruolo di educatrice della collettività e non è più capace di appassionare le persone, né tantomeno i giovani, allora ecco che le Curve dell’Olimpico, di San Siro o del San Paolo diventano il luogo dell’appartenenza. La Curva vista come microcosmo di una Società, che tende a negare il futuro a generazioni di ragazzi, esposti, come la Storia insegna, alle colpevoli influenze di adulti frustrati. 
Nato dal desiderio di scrivere un’opera antiviolenza sul Mondo del calcio, questo spettacolo ha l’ambizione di divenire una riflessione importante sulla degenerazione del Tifo, che purtroppo nel corso degli ultimi anni ha provocato lutti dolorosi e inconcepibili. I Paparelli, gli Spagnolo, i Currò, i Sandri, gli Esposito, i morti dell’Heysel, degli stadi sudamericani non possono essere che un tragico ossimoro, se uniti alla parola “Sport”. È in questo scenario che Romeo, tifoso giallorosso, figlio de Er Murena, e Giulietta, appassionata biancoazzurra, figlia de Er Catena, che si affaccia ogni mattina dal suo balcone delle case popolari di Valle Aurelia, sognando il suo principe azzurro, si innamoreranno e andranno incontro, loro malgrado, al tragico finale. Un inno all’amore, questo e solo questo vuole essere “Romeo l’ultrà e Giulietta l’irriducibile”.

Gianni Clementi

Ogni adattamento ha la sua ragion d'essere e quest'assonanza tra le due famiglie (i Capuleti e i Montecchi) rivali a Verona e l'odio delle tifoserie opposte, credo sia inconciliabile con la storia d'amore narrata da Shakespeare nel '500 e attualissima anche senza la necessità di stravolgerne a mio parere, il senso.
Anche se il calcio è senz'altro una forte passione, una fede e una forma d'amore, penso che i messaggi della pièce teatrale siano lontanissimi da questo adattamento in scena dal 26 aprile al Sala Umberto.
 Non amo i giudizi a priori perché preferisco fare esperienza delle cose e studiare le opere prima di parlarne e/o scriverne, ma questa volta farò un'eccezione perché sono convinta di restare delusa dallo spettacolo che v'invito a vedere.
Sono curiosa dei vostri eventuali commenti sotto questo post

di Tania Croce
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5 commenti:

  1. Mi sembra una grossa forzatura...unire il nome.di Giulietta e Romeo a due ultrà.L'amore contrastato tra due ragazzi innamorati come Romeo e Giulietta...Non si può sminuire paragonandolo a due tifosi di squadre avversarie...questo è il mio modesto parere,ma chi vuole innalzare ciò a grande drammaturgia...è libero di farlo !

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    1. Riporto testualmente quanto scritto dall'autore: "Un’esistenza che si consuma stancamente fra lavoretti rimediati, pasticche per sballare, amori improvvisati, emozioni da inventare e finalmente la Domenica! Sì, la Domenica, per gridare l’umano desiderio di appartenenza a un simbolo, un ideale!"... Questo sarebbero Romeo e Giulietta??? Povero Shakespeare...

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  2. Sembra una forzatura anche a me.
    mah, bisognerebbe vederlo per capire com'è.
    Grazie per avercene parlato cara Tania.
    Tanti auguri per una Santa Pasqua ricca di pace e serenità.
    Un abbraccio
    Maria

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    1. Cara Maria, come ho spiegato, conoscendo molto bene il testo originale e vedendo molti adattamenti teatrali, credo che trasformare la storia d'amore di Romeo e Giulietta nella storia coatta di due ragazzi la cui esistenza "si consuma stancamente fra lavoretti rimediati, pasticche per sballare, amori improvvisati, emozioni da inventare e finalmente la Domenica! Sì, la Domenica, per gridare l’umano desiderio di appartenenza a un simbolo, un ideale!", riporto testualmente, stravolga totalmente l'opera shakespeariana e questo mi basta per evitare di vederlo. Detto questo ti auguro una Buona Pasqua ringraziandoti per essere passata, ti abbraccio!

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  3. Buongiorno Tania e Buona Pasqua! Concordo con quanto affermato a proposito dell'adattamento che non deve essere uno stravolgimento del testo come accaduto in questo caso, addirittura con le quartine romanesche di un 'opera ambientata a Verona. Ho visto lo spettacolo e come prevedevo, è stato deludente. Un vero peccato trattare male i classici.

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