Credo che il cinema debba essere lo specchio della realtà ed è bello quando riesce a mostrare l’animo e il valore di personaggi che hanno rappresentato un’epoca, pur essendo il frutto di un’elaborazione artistica da parte del regista.
Ebbene ciò che è accaduto in questi giorni in tv, ossia la messa in onda di “Esterno notte” film seriale in sei episodi sul caso Moro, ha scosso le coscienze, ci ha resi orgogliosi di essere italiani nel ricordo di uno statista, un insegnante di Diritto, un uomo per bene che ha creduto, pregato, ha amato la sua famiglia, il suo Paese, ha illuminato con la sua presenza su questa Terra, la strada da percorrere, una strada fatta di principi, di ideali, d’incrollabile fede.
La vicenda di Moro è stata analizzata da diverse angolazioni e punti di vista, a partire da quella di Aldo, dell’uomo impegnato nel suo lavoro d’insegnante universitario, di marito, di padre, di nonno e di politico.
La prospettiva si sposta sul Ministro degli Interni il caro amico Francesco Cossiga poi sul Papa Paolo VI malato e sui Terroristi e sul modo in cui preparano la strage e il rapimento a cui seguiranno 55 giorni di prigionia con il tragico ritrovamento del corpo senza vita di Moro a Via Caetani.
Gli ultimi due episodi sono strazianti. Da una parte è messa a fuoco la figura della moglie Eleonora Chiavarelli chiamata da tutti Nora ed è mostrato il carteggio di Moro, dov’è forte il suo sentimento di stima e devozione verso quegli amici a cui scrive per chiedere aiuto e lo fa perché sono stati coloro che un tempo aveva avuto accanto e di cui si fidava.
Attaccato alla vita, ai suoi doveri e soprattutto ai suoi affetti, l’uomo lasciato solo al suo destino, dice: “Cosa c’è di folle nel non voler morire?”.
Bellocchio ci consegna un lavoro di rara bellezza, realizzato con un cast d’immenso valore a partire da Fabrizio Gifuni che coinvolge, commuove e fa vibrare.
Tra le scene che mi hanno particolarmente toccato oltre a quella in cui incontra il prete nella fase conclusiva della sua esistenza e sente l’esigenza di confessarsi per aver provato sentimenti di odio verso quegli amici che si sono dimenticati di lui, c’è quella dell’ ultima Pasqua con la sua famiglia, dove Eleonora ricorda il marito desideroso di mostrare la cappella di famiglia nel cimitero di Torrita Tiberina.
L’utopistica e visionaria liberazione di Moro che apre il film torna sul finale e la tensione è altissima perché è bello poter pensare che quest’uomo sia stato realmente liberato. È anche un film illuminante, dove è forte il confronto tra il passato e il presente.
L’immagine dello statista che porta la sua croce mentre tutti gli altri si limitano a seguirlo e lo stanno a guardare, è una delle più significative di “Esterno notte”, il punto più alto di una carriera piena di successi per il grandissimo Marco Bellocchio da cui ho imparato tanto!
Amatissimo anche il pezzo musicale “Apres la pluie” di Rene Aubry che unito alla voce di Gifuni, il quale fu anche a teatro, un Aldo Moro eccezionale, rende questo film un Capolavoro.