Lontano lontano, un viaggio bellissimo


 L'immancabile vinello bianco di Gianni, la bellezza dei giardini, delle fontane, dei baretti di Trastevere, è lo scenario di Lontano lontano, un vero e proprio viaggio tra coloro che hanno ancora voglia di partire, sia pure fino a Terracina: i pensionati.

Tre splendidi settantenni come il professore, Giorgetto e Attilio che pensionato non è, ma lui si aggrega, sognano di trasferirsi in un Paese lontanissimo come hanno sentito dire e di godersi quella pensione che in Italia non basta mai.

Cercano informazioni, con un taccuino in mano e una penna, fanno una lista del necessario, dalle pratiche burocratiche, alla visita medica che deve garantire loro una buona salute per poter partire in tranquillità.

Partire sì, ma per andare dove?

La destinazione sarà l'illuminante Roberto Herlitzka a suggerirla,  illustrando i pro e i contro di tutte le mete possibili.

Tirando le somme, i tre finalmente scelgono la destinazione del loro viaggio, però dovranno imparare la lingua per farsi comprendere.

Le lezioni di portoghese, sono un po' costose però entusiasmanti. L'insegnante è la bella dominicana Iris Peynado che ricordiamo nel film cult Non ci resta che piangere.

E' tutto pronto per partire, Attilio, l'eccezionale Ennio Fantastichini per il quale questo purtroppo fu il suo ultimo film, si congeda dalla figlia Fiorella, la brava Daphne Scoccia, sperando di vivere nelle Azzorre, aprendo un alberghetto che potrà gestire come suggeritogli dal signor Federmann (Herlitzka).

Gianni, il professore di latino in pensione, dovrà rinunciare ai suoi appuntamenti al bar dove incrocia un'elegante signora con la quale prima o poi uscirà e Giorgetto, il magnifico Giorgio Colangeli, per dare fondo alla cassa comune, acquista centinaia di gratta e vinci.

Il panino con la porchetta e la birretta davanti al lago di Castel Gandolfo, è una delle scene più belle e commoventi del film, se penso a quante volte sono passata in quei luoghi, restando per tanto tempo ad ammirarli.

E' uno di quei film che rivedrò, come accade per Pranzo di ferragosto, perché Gianni Di Gregorio ha la capacità di raccontare con delicatezza e realismo, storie autentiche di chi è ai margini della società, come i pensionati, una categoria dimenticata. Lo sguardo del regista, attore e sceneggiatore è acuto e ironico, sincero e velato di malinconia.

Mentre in Pranzo di Ferragosto le protagoniste erano persone sconosciute, delle adorabili vecchiette in cerca di amore e attenzioni, in questo splendido lavoro di Gianni, gli attori sono noti e amatissimi.

Mi è piaciuta molto anche la colonna sonora Ponte Garibaldi di Mattia Carratello e Stefano Ratchev, che scandisce le tappe di questo viaggio verso una nuova vita.

Meritatissimo il David di Donatello per la migliore sceneggiatura non originale.

Gianni Di Gregorio è in grado di regalarci viaggi fantastici dentro i suoi film.

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2 commenti:

  1. Fosse per me, darei un Oscar ad Honorem a Gianni Di Gregorio .., i suoi film nella loro straordinaria semplicità sono sempre eccezionali . Complimenti ai protagonisti , un commosso pensiero al grande Fantastichini e un plauso a te per la bella e precisa recensione

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    1. Sono d’accordo con te e ti ringrazio per il bellissimo commento ❤️

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PennadorodiTania CroceDesign byIole