Concludo il 2015 sul mio blog Pennadoro, con l'intervista a un artista completo, il suo nome è Graziano Germano Piazza. Quelle che seguono sono le domande di una bella e intensa chiacchierata artistica e illuminante, per cui vi prego di aprire mente e cuore ed emozionarvi.
Ho iniziato la mia recensione al tuo ultimo spettacolo "Intervista" in scena
fino al 20 dicembre 2015 all'Argot, sottolineando il momento del bacio, dove hai
lasciato il tuo inconfondibile segno nell'adattamento al testo di Holman,
ispirato al coraggioso regista T. Van Gogh. Bacio come incontro fugace tra due
sessi affini e inconciliabili, come sigillo del tempo immobile, un pò come
l'amore disperato ed immortale di Re Lear per la figlia morente, nella scena
finale e struggente che ti ho visto recitare al Globe quest'estate e che mi ha
lasciato attonita e commossa. Cosa ha influenzato il tuo stile pieno di grazia
e meticolosità, la tua
attenzione assoluta per la parola, inscindibile dal gesto, cosa ha contribuito
a renderti un attore teatrale e regista completo (consentimi) e in continua
evoluzione?
Il teatro ha sempre rappresentato il mio tentativo di un "ritorno a casa". L'affrancamento di un'orfanezza dell'anima. La condivisione di un rito giocoso che lega le origini all'oggi. Il tentativo di un superamento dei limiti imposti dal Tempo e dallo Spazio "per non farci invecchiare", come dice Battiato. L'Amore per l'Uomo, per tutte le sue moltitudini, senza il riparo delle maschere della vita si esprime nella compromissione che ricerco in scena. La parola, il gesto, la grazia sono strumenti necessari a travalicare la nostra perenne menzogna e onnipotenza deliranti con Attenzione e Cura. Il bacio è, come dici, un sigillo, il patto di questa ricerca.
Non amo il giornalista che dedica fiumi di parole
all'intervistato, prediligo la sintesi però i tuoi spettacoli, quelli che ho
avuto il privilegio di seguire, da Skifo a A Steady rein, e Der Park, fino alla Signora dei
Tulipani per approdare al Re Lear, mi hanno ispirato a tal punto che pur
limitandomi, lascerò straripare il mio fiume di curiosità. Dal modo in cui calchi la scena, noto
un'attitudine alla meditazione, hai avuto contatti con i dervisci rotanti,
impegnati in preghiere danzanti, sembra che nel tuo modo di leggere il mondo
che trasporti sul palcoscenico, si unisca il pensiero occidentale e quello
orientale, è così? me ne vuoi parlare?
In foto Graziano Piazza è Re Lear di William Shakespeare
Ho avuto il privilegio di entrare in contatto con una compagnia di dervisci rotanti di Konja, Sari Gul, con cui ho svolto la funzione del lettore durante la celebrazione del Semá, la danza dei pianeti, ed ho appreso una delle lezioni più grandi che mi siano capitate...il loro Maestro, diretto discendente della famiglia di Mewlana Rumi ( fondatore dei dervisci rotanti), parlava con me della cerimonia che dovevamo iniziare in teatro, al Crt di Milano, ed io gli ho manifestato la mia pochezza e mia incapacità nel comunicare tanta grandezza nelle parole di Rumi che dovevo leggere durante la cerimonia, lui ascoltò le mie parole che quasi gli chiedevano di sostituirmi, di mettere al mio posto qualcun altro con più esperienza e più comprensione di me, non potevo riuscire a penetrare tali grandezze.... E lui semplicemente mi guardò con un sorriso e mi disse: " se Mewlana ti ha concesso di essere qui ora, tu puoi". Questa è la risposta a tutto ciò che cerco di fare.
Che rapporto hai con la lingua italiana, che fine sta facendo il
teatro d'autore secondo te?
in foto Graziano Piazza in Infinities di Luca Ronconi
I
Come ti relazioni con il tuo pubblico, quello che ti segue
fedelmente e con passione da anni?
Che messaggio vuoi lasciare, attraverso il tuo stupendo e
faticoso lavoro nell'entusiasmante mondo del teatro, sia come attore e regista
che come insegnante?
Mi pare assodato che il nostro
"passaggio" in questa vita abbia un che di effimero, come nel teatro,
come quest'attimo che fugge. C'è
qualcosa di bizzarro, di meravigliosamente folle, in questo nostro passaggio.
Tutto procede veloce e restiamo nel vortice, separati da noi stessi,
virtualmente amici, subissati da continui stimoli a comprare, a diventare
utenti, debitori, audience... Se riuscissimo a non prenderci troppo sul serio,
se riuscissimo a non mentire troppo con la mente e guardarci, noi tutti
parteciperemmo alla danza e allora, forse, potremmo imparare a sentire, a
percepire l'Amore, liberare la mente
dagli ostacoli che possono impedire questa danza... Un mio caro amico che
considero Maestro diceva che la mente è un luogo dove si deve ballare... se ci
sono troppe sedie non ci si riesce a muovere... brucia le sedie.
di Tania Croce
INEBRIANTE COME SEMPRE...SCIOCCANTE!UN UOMO CHE VIVE RECITANDO...OPPURE RECITA LA SUA VITA LE SUE EMOZIONI PER VIVERLE AL MASSIMO??!!PER ME UN GRANDE ATTORE CHE HO TUTTE LE VOLTE CHE HO AVUTO LA FORTUNA DI VEDERLO IN TEATRO MI HA LASCIATO EMOZIONI FORTISSIMO CHE IL TEMPO NN CANCELLA...UNA GRAZIA SPECIALE CHE TRAPARE DA QUESTA ATTENTA INTERVISTA DI TANIA CROCE,GRAZIE AD ENTRAMBI!!
RispondiEliminamolto molto bella
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