La favola dolceamara di Cesira

 Cesira è una cantastorie napoletana, ha occhi scuri e profondi come il mare e un cuore pieno di sogni e amare verità che desidera svelare a un passante, forse è un giornalista di Raitre quello in cui s'imbatte e che potrebbe farla diventare famosa. E' una donna chiusa da generazioni dietro a un bancarello d'acqua e limonate, sposata con un uomo che sente le voci eppure è profondamente sola. 

Gennaro Cannavacciulo indossa dopo trent'anni con disinvoltura e maestria i panni del personaggio femminile nato dalla penna di Manlio Santanelli che nasconde i suoi mustacchi dietro una mascherina, come fosse un velo e una volta scoperto il viso, ha inizio una danza piena di comicità e tragedia e di umanità.

L'atto unico è musicale, il canto introduce il personaggio che prende per mano il pubblico empatico e divertito. 

Cesira, raccontando se stessa, svela la sua Napoli colonizzata dai normanni, gli svevi, gli angioini, gli spagnoli e i borboni e soffocata dalla borsa nera della Guerra Mondiale, dove sua mamma le diede il gravoso incarico di custodire le patate e portarle a casa a qualsiasi costo.

Quando Cesira lascia la scena resta un vuoto enorme dietro di se eppure ha riempito i cuori dello spettatore d'amore e malinconia perché il male di vivere che lei racconta, ci appartiene.

Cesira è ognuno di noi, con o senza baffi.

Dotato di una voce soave, Cannavacciulo ha dato vita a un testo meraviglioso, dove si alternano svariati registri linguistici, persino imitazioni e una donna ne contiene cento, mille.

Cesira è indubbiamente un personaggio pirandelliano che scompare per imprimersi nella mente di chi ha avuto la fortuna di conoscerla, che non è in cerca d'autore, ma di verità e calore.

La regia di Savelli è essenziale e funzionale.

Oltre Gennaro c'è un attore silente come Fabio Mascagni, che non parla, beve soltanto.

Vedere il video dello spettacolo con gli applausi e i sorrisi del pubblico, mi ha fatto sentire in teatro.

Il Teatro di Rifredi riparte con il cuore, come sempre, con uno spettacolo straordinario come questo.

                                        (foto di Stefano Cantini)


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