Palazzina Laf


Tre David di Donatello ha meritato questo stupendo film con il suo esordio  alla regia per Michele Riondino che omaggia Taranto, la sua città di origine.

Alla fine degli anni ‘90, furono 79 i lavoratori vittime di mobbing e confinati nella Palazzina Laf.

Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2023 nella sezione Grand Public esce nelle sale cinematografiche a novembre dello scorso anno.

Per la sua opera prima da regista Michele Riondino sceglie un tema - quello dell'ILVA di Taranto - che gli è vicino e gli sta a cuore e cerca di farlo nel miglior modo possibile, collaborando con Maurizio Braucci per la sceneggiatura e un cast d’immensa bravura da Elio Germano ad Anna Ferruzzo e per “La mia terra” il pezzo che chiude il film, sceglie un altro Tarantino: Antonio Diodato.
Riondino è Caterino Lamanna, operaio siderurgico reclutato da Giancarlo Basile un dirigente senza scrupoli interpretato da Elio Germano, per fare la spia, trasferendolo in un luogo che appare privilegiato come la Palazzina Laf, dove un gruppo d’impiegati competenti vengono privati della loro dignità.
È forte l’esigenza di raccontare il primo caso di mobbing collettivo della storia industriale italiana, finito nelle aule di giustizia. 
Riondino racconta la storia di un uomo che è l’eco di una collettività, il  mondo operaio tarantino che ruota intorno all’acciaieria siderurgica più grande d’Europa, di cui abbiamo tanto sentito parlare al tg ma della quale sappiamo poco e niente.
Attraverso questo esempio di cinema civile, il giovane regista e attore, conquista un posto d’onore accanto ai grandi del passato da Rosi a Petri e Volontè.
E di lavori come questo il cinema Italiano ha davvero bisogno.
Il film è da vedere e rivedere.
Cercatelo nelle varie piattaforme.
Io l’ho visto su Amazon Prime.



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