La barbona e il pappagallo con Elisabetta Pozzi

Sono entrata sul canale youtube del Centro Teatrale Bresciano per assistere a una lettura entusiasmante come La barbona e il pappagallo, dal testo del drammaturgo, attore e regista Vittorio Franceschi. Questa lettura interpretata da una straordinaria attrice come Elisabetta Pozzi, inaugura la versione a porte chiuse della fortunata rassegna di drammaturgia contemporanea Teatro Aperto giunto alla IV edizione, ideata e curata dalla signora Pozzi. La recensione La protagonista di questa poetica lettura scenica è una barbona che vive da anni senza fissa dimora, senza lavoro, senz'amore. Anche lei un tempo "si è innamorata di un essere umano", lo racconta a Pippo, il suo unico confidente e amico pappagallo che partecipa all'azione e al racconto con un cadenzato gracchiare mentre la vagabonda donna senza età, ripercorre gli anni più belli e più strazianti della sua vita. Lei parla a se stessa, ai passanti, al mondo, chiedendosi "come si è svegliata l'umanità stamattina". Come fossero i reperti che sistemava negli anni migliori del suo lavoro in un museo archeologico, gli individui osservati sembrano appartenere a un passato remoto come la figura muliebre di età pompeiana con le tette rifatte. In questa pièce ci sono diversi linguaggi, anche il pappagallese per rendere possibile il dialogo con il suo vecchio amico. Il più vivo e doloroso tra i ricordi, è quello di suo figlio, soprannominato 'crisantemo', una sorta di Piccolo Principe, un essere sensibile e indifeso, sognatore e amante dell'astronomia, insomma, un figlio diverso da tutti gli altri. L'amore è visto dalla barbona come una sottrazione. E la sottrazione per il figlio nato per sbaglio, inizia quando al planetario incontra la ragazza che segnerà per sempre il suo destino. L'incontro con questa Ninfa che per un po' ha nutrito la sua felicità, lo corrode e saranno devastanti per il giovane, gli effetti di questo amore. Elisabetta fluttua tra le parole e il tempo, raccontando un dolore senza fine o soluzione, come l'esistenza che si è ritrovata a vivere. E la sua performance meravigliosa, emozionante, arriva al pubblico in un teatro vuoto eppure aperto ai teatranti, ai lavoratori dello spettacolo, agli artigiani, ossia a coloro che, come ricorda nel suo discorso introduttivo l'autore Franceschi, esprimono la propria arte "con il sacrificio, il metodo e la disciplina che dura una vita". E' stata un'esperienza catartica, dopo tanto tempo e senza le luci dei cellulari accesi in sala e di quel pubblico disattento e scortese che troppo spesso ha reso lo spettacolo a cui stavo assitendo, dispersivo. Non avrei mai creduto che un dispositivo mobile, mi restituisse ciò che appresi ai tempi dell'università, attraverso le lezioni di Ferruccio Marotti alla Sapienza e che avevo smarrito. Ho ritrovato in questo spettacolo la purezza e il candore dell'attore che dona se stesso, in ogni singola parte e senza riserve. Il calore umano emanato dalla barbona, nonostante il gelo della sua esistenza, mi ha fatto pensare al gelo del teatro eduardiano, alla tensione, alla concentrazione assoluta dell'attore in scena, al suo donarsi all'arte. Ho trovato Elisabetta Pozzi davvero sublime e non vedo l'ora di assistere al prossimo spettacolo che seguirò sul canale youtube del Centro Teatrale Bresciano.
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2 commenti:

  1. Devo dire una splendida e toccante recensione dove traspare una vita di dolore e sofferenza...recitata da una Grande attrice che non ha paura a mettersi a nudo tutta la sua vita ricca di amore e sofferenza...grazie Tania per la tua sensibilità nel descrivere...ciò che soesso viviamo !!

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    1. Grazie per esserci sempre e per le tue parole piene di grazia. E' vero che spesso viviamo le stesse sofferenze raccontate dalla barbona e che siamo soli al mondo come lei...

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PennadorodiTania CroceDesign byIole