Coffeeshop tra flashanti visioni, fughe e ritorni

Nell'intervista che l'autore, regista e interprete dello spettacolo Andrea De Rosa mi ha rilasciato, "Il luogo è un Coffeeshop di Amsterdam, dove si incontrano una ragazza di trent'anni che fa la prostituta nelle "red lights" e un avvocato italiano in fuga dalla moglie, in cerca di un po' di "stordimento" dato dalla marijuana. Dopo avergli insegnato a girare i primi spinelli, lo convince a provare dei "tartufi magici" (ovvero "funghetti allucinogeni). L'effetto di quei tartufi, sono io: un uomo con la faccia bianca che si presenta come "Il Jolly" e che cerca di essere un po' la voce della sua coscienza, sbattendogli in faccia la realtà. Per poi fare lo stesso con la ragazza. Ma chi è veramente questo Jolly?!".

Catturata dall'atmosfera seducente e psichedelica di un vero Coffee shop di Amsterdam, tra il fumo dello spinello che l'avvocato tenta di preparare con l'aiuto di una ragazza incontrata per caso e qualche confessione che lo stesso rivolge teneramente alla giovane e desolata italiana emigrata, essendo più facile parlare con uno sconosciuto che con chi ci sta accanto, percepisco quell'idea di fuga che lo spettacolo evoca e mi sento parte integrante di quel luogo così sinistro eppure confortante, prima ancora che faccia effetto il funghetto allucinogeno che da lì a poco, assumerà il nostro italiano all'estero, lontano dalla quotidianità e da un matrimonio che gli pare giunto al capolinea.

Il deus ex machina appare per salvare o per salvarsi. È un Jolly senza campanelli e cappello, ha un volto bianco ed è in abiti casual, con un'espressione folle e lucidissima, dotato di una voce suadente che s'imprime nella mente dell'avvocato ormai sopraffatto dall'apparizione.

Tra le visionarie possibilità e soluzioni che il Jolly propone, la salvezza sembra giungere finalmente e il nostro avvocato saprà ritrovare la retta via.

Anche la giovane italiana emigrata in Olanda assume il funghetto allucinogeno ed è alla ricerca della verità che più la aggradi.

Il Jolly è quel grillo parlante che pinocchio sfuggiva, forse, o forse la seducente maschera bianca indossata magnificamente da Andrea De Rosa, cela il volto di un artista con il dilemma amletico dell'essere o non essere, all'alba del debutto di uno spettacolo al quale non potrà mancare.

Per ogni persona in platea oggi c'è stato il Jolly che danzava sulle note dei Manichini di Renato Zero e il Teatro Lo Spazio, si è trasformato in un luogo magico dove tutti i sogni diventano realtà grazie all'irresistibile  Andrea,  al bravissimo Luis Molteni che ho sempre apprezzato al cinema e per la prima volta lo ammiro in teatro ed a Flavia Martino. 

In teatro come in un film il Jolly di "Coffeeshop".


Il Capolavoro di Marco Bellocchio



 Credo che il cinema debba essere lo specchio della realtà ed è bello quando riesce a mostrare l’animo e il valore di personaggi che hanno rappresentato un’epoca, pur essendo il frutto di un’elaborazione artistica da parte del regista.

Ebbene ciò che è accaduto in questi giorni in tv, ossia la messa in onda di “Esterno notte” film seriale in sei episodi sul caso Moro, ha scosso le coscienze, ci ha resi orgogliosi di essere italiani nel ricordo di uno statista, un insegnante di Diritto, un uomo per bene che ha creduto, pregato, ha amato la sua famiglia, il suo Paese, ha illuminato con la sua presenza su questa Terra, la strada da percorrere, una strada fatta di principi, di ideali, d’incrollabile fede.

La vicenda di Moro è stata analizzata da diverse angolazioni e punti di vista, a partire da quella di Aldo, dell’uomo impegnato nel suo lavoro d’insegnante universitario, di marito, di padre, di nonno e di politico.

La prospettiva si sposta sul Ministro degli Interni il caro amico Francesco Cossiga poi sul Papa Paolo VI malato e sui Terroristi e sul modo in cui preparano la strage e il rapimento a cui seguiranno 55 giorni di prigionia con il tragico ritrovamento del corpo senza vita di Moro a Via Caetani. 

Gli ultimi due episodi sono strazianti. Da una parte è messa a fuoco la figura della moglie Eleonora Chiavarelli chiamata da tutti Nora ed è mostrato il carteggio di Moro, dov’è forte il suo sentimento di stima e devozione verso quegli amici a cui scrive per chiedere aiuto e lo fa perché sono stati coloro che un tempo aveva avuto accanto e di cui si fidava.

Attaccato alla vita, ai suoi doveri e soprattutto ai suoi affetti, l’uomo lasciato solo al suo destino, dice: “Cosa c’è di folle nel non voler morire?”.

Bellocchio ci consegna un lavoro di rara bellezza, realizzato con un cast d’immenso valore a partire da Fabrizio Gifuni che coinvolge, commuove e fa vibrare.

Tra le scene che mi hanno particolarmente toccato oltre a quella in cui incontra il prete nella fase conclusiva della sua esistenza e sente l’esigenza di confessarsi per aver provato sentimenti di odio verso quegli amici che si sono dimenticati di lui, c’è quella dell’ ultima Pasqua con la sua famiglia, dove Eleonora ricorda il marito desideroso di mostrare la cappella di famiglia nel cimitero di Torrita Tiberina.

L’utopistica e visionaria liberazione di Moro che apre il film torna sul finale e la tensione è altissima perché è bello poter pensare che quest’uomo sia stato realmente liberato. È anche un film illuminante, dove è forte il confronto tra il passato e il presente.

L’immagine dello statista che porta la sua croce mentre tutti gli altri si limitano a seguirlo e lo stanno a guardare, è una delle più significative di “Esterno notte”, il punto più alto di una carriera piena di successi per il grandissimo Marco Bellocchio da cui ho imparato tanto!

Amatissimo anche il pezzo musicale “Apres la pluie” di Rene Aubry che unito alla voce di Gifuni, il quale fu anche a teatro, un Aldo Moro eccezionale, rende questo film un Capolavoro.





Esterno notte l'anteprima su Raiplay


Ho fatto il conto alla rovescia in attesa dell'anteprima di Esterno notte su Raiplay e oggi è giunto il giorno delle emozioni.
Avevo solo cinque anni a quei tempi, tempi difficili per l'Italia e per gli italiani che dovettero vivere una pagina buia per il nostro Paese: il rapimento di Aldo Moro, il presidente della Democrazia Cristiana e fautore di uno storico accordo che, per la prima volta, sta portando alla formazione di un governo sostenuto da DC e Partito Comunista italiano.

Nel primo dei due episodi disponibili su Raiplay, intitolato Aldo Moro, la narrazione ha inizio il 12 marzo 1978 e si conclude il 16 proprio nel giorno dell'insediamento dell'esecutivo, sulla strada che lo porta in Parlamento, Moro viene rapito con un agguato che stermina la sua scorta.
E' accennato il famoso discorso di Aldo Moro della durata di un'ora circa in assemblea.
Il regista Marco Bellocchio che debutta a 83 anni in una serie tv, racconta l'uomo idealista, credente, colto, paziente, mite, fiducioso, ricostruisce gli ultimi giorni dell'insegnante di Istituzioni di Diritto e Procedura Penale alla Sapienza, del nonno innamorato dell'adorato nipotino Luca con il quale amava dormire, accanto alla nonna e moglie Eleonora Chiavarelli, del padre protettivo verso i quattro amatissimi figli, del politico e sincero amico del Papa, del Presidente del Consiglio Giulio Andreotti, del Ministro degli Interni Francesco Cossiga e mostra l’amata chiesa a Piazza del Gesù dove andava a rivolgere le sue preghiere a un Dio misericordioso. 
La somiglianza di Fabrizio Gifuni è davvero impressionante ed è perfetto nei panni del Presidente Moro.
Toni Servillo, che ha definito il film "un'elaborazione artistica di un avvenimento scioccante della nostra storia civile" è Papa Paolo VI, una figura emblematica e a cui Moro era molto legato.
Francesco Cossiga, è un caro amico per Aldo, ed è un'ottima prova per Fausto Russo Alesi, che compie un viaggio umano dietro una tragedia collettiva e restituisce di Cossiga il ritratto più intimo e coinvolgente, ed è il protagonista del secondo episodio intitolato Ministro degli Interni.
Cossiga dice di Moro: "Per me era un padre, è un padre", cercando di coordinare le ricerche del Presidente a cui deve tutto. 
E' un film seriale straordinario di cui presto vedrò il seguito su Raiuno.

Se volete, potrete leggere nel link la recensione di


Gli Stati Uniti contro Billie Holiday

"Quell'amore che tu provi non sarà mai ricambiato"

Vive per soli 44 anni ma lascia il segno.

La sua voce, la sua storia toccante, s'imprime nella mente e nel cuore di chi guarda questo film diretto da Lee Daniels sulla cantante afroamericana divenuta una star del jazz e nel mirino per tutta la sua breve esistenza per aver cantato Strange fruit, un brano sovversivo contro il linciaggio; è la storia di una vera e propria persecuzione dell'artista che donò la sua voce al mondo, il suo canto dolce e malinconico, nonostante fosse tormentata a causa della sua etnia, per cui le era vietato di cantare in mezzo ai bianchi nei club senza licenza o autorizzazione.

Andra Day nei panni di Billie Holiday conquista un Golden Globe.

Molto toccante è la sua storia tumultuosa con l'agente federale Jimmy Fletcher che prima la fa arrestare e che poi si innamora della donna così affascinante per cui si pentirà per tutta la vita di aver collaborato con gli agenti della narcotici che l'hanno arrestata persino in punto di morte.

L'infanzia dolorosissima, lo stupro subito a soli 11 anni, la prostituzione sulla scia dell'attività svolta dalla mamma anaffettiva, fanno crescere la giovane e talentuosa cantante in un clima precario e di estremo bisogno affettivo che colma con l'assunzione di droga e alcol.

Sarà al tempo stesso la sua anestesia e la sua fine sia l'abuso di alcol che di droga.

Lo sarà per tutta la sua vita e ne decreterà il tragico epilogo.

E questa persecuzione è raccontata con l'apporto d'immagini di repertorio sapientemente inserite come strumento utile per comprendere l'esistenza straziante di Billie.

Un film dall'8 novembre in prima visione su Sky e che consiglio.

Il mammone


 Ecco un altro esempio di remake di una commedia francese come Tanguy del 2001, poco riuscito nonostante un cast eccezionale. Sto parlando de “Il mammone” diretto da Giovanni Bognetti, in prima visione su Sky e Now dal 7 novembre e racconta il dramma dei mammoni italiani che non schiodano dalla casa di famiglia di solito per non fare nulla e per farsi mantenere. 
Qui la storia è quella di un ragazzo affermato, preparato di 35 anni che insegna letteratura giapponese, ma senza alcuna voglia di essere autonomo. 
Il mammone è Aldo (Andrea Pisani) che è impossibile non associare al figlio di Abatantuono nel bellissimo “Belli di papà”. Anche in questo caso è il figlio di Piero (Diego Abatantuono) e Anna (Angela Finocchiaro). 

Dovrò rivederlo perché per ora non mi coinvolge, tranne la scena girata nell’amatissima Santa Severa! 




Il peggior lavoro della mia vita


Questa splendida commedia francese del 2021 in prima visione su Sky questa sera, è diretta da Thomas Gilou ed è ambientata in una casa di riposo apparentemente idilliaca dove un gruppo di anziani malati e senza figli, sono costretti a restare chiusi senza poter uscire mai. Non ricevono visite da parenti, sono soli fino a quando giunge Milann (Kev Adams), un ragazzo che deve  lavorare 300 ore nella comunità per evitare la prigione.

È una splendida storia dove degli anziani soli e dimenticati, offrono utili lezioni di vita a un ragazzo orfano e di buoni sentimenti.

Nella casa di riposo c’è un ex pugile malato di cuore: Lino Vartan, che insegnerà al ragazzo a difendersi impartendogli lezioni di pugilato.

Vartan è il sempre bravo e intenso Gerard Depardieu che compie un altro gesto davvero generoso nei confronti di Milann prima di andarsene.

Milann si lega con alcuni degli anziani di cui si prende cura ogni giorno e vuole regalare loro la libertà.

Ci sarà sul finale una casa dove potranno vivere in armonia gli anziani e un gruppo di orfani per aiutarsi l’un l’altro.

In un film incentrato su tematiche sociali come questo, vincono i buoni sentimenti.

Non mi stupisco che mi abbia emozionato tanto il cinema francese anche stavolta. 

Ne suggerisco la visione.

 

Il sesso degli angeli

 Torna Leonardo Pieraccioni con il suo nuovo film Il sesso degli angeli, una favola dolce amara dove indossa i panni di Don Simone, un parroco fiorentino che riceve in eredità dallo zio Waldemaro, un'attività commerciale in Svizzera.

La notizia solleva il parroco, la cui chiesa ha subito diversi danni a causa d'infiltrazioni d'acqua.

Così inizia un viaggio in automobile, accompagnato da Giacinto, il sacrestano di fiducia di Don Simone, da Firenze a Lugano per scoprire che tipo di attività gli abbia lasciato suo zio.

Nell'elegante stabile svizzero, Don Simone e Giacinto vengono accolti cortesemente da Lena, che gestisce una casa d'appuntamenti estremamente elegante e nella quale lavorano delle bellissime ragazze che si prostituiscono.

Questo sbalordisce e sconcerta i due italiani all'estero.

Al termine della settimana concessa dal testamento, Don Simone rivela di essere un prete e decide di tornare nella sua chiesa a Firenze, scegliendo di abbandonare l'eredità.

Ma per via di un cavillo burocratico, scopre che l'edificio dove prima si trovava una scuola materna, non ha mai cambiato destinazione d'uso, così Don Simone, non solo decide di tenere l'eredità ma di trasformare la casa d'appuntamenti in un asilo privato.

Con i proventi del nuovo businnes finanzia opere benefiche in Africa.

Lo zio Waldemaro è interpretato da un sorprendente Massimo Ceccherini, maturo, sobrio e perfettamente a suo agio nella parte dell'anima ormai 'putrefatta' come spesso dice al nipote e che compare per far cambiare rotta al sacerdote, ma sarà un'impresa ardua.

Pieraccioni risorge dalle sue ceneri, riconquistando quella freschezza che lo caratterizza e nel film si barcamena tra riflessioni e battute illuminate dal suo animo che sa essere poetico.

Tra l'essere e l'apparire, vince l'essere nel mondo ideale di Pieraccioni e forte è l'attenzione e l'amore per i bambini che ispira pensieri nobili e spirituali in un contesto tutt'altro che puro.

Tra le tentazioni delle ragazze e gli inviti dall'aldilà di Waldemaro, sfila una carrellata di bei personaggi da Giacinto, il bravo Marcello Fonte a Lena, la stupenda Sabrina Ferilli.

C'è anche Vincenzo Salemme nei panni di Antonello, il cugino napoletano del prete che non riceverà l'eredità a lui destinata.

Il film diverte e parla al cuore ed è da questa sera in prima visione su Sky.

Consigliato per tornarsi a emozionare coi film di Leonardo!

Belfast


 Belfast è un film del 2021 scritto e diretto da Kenneth Branagh da questa sera in prima visione su Sky cinema.

La pellicola semi-autobiografica, in bianco e nero, narra l'infanzia del regista Branagh, interpretato da Jude Hill, nella città di Belfast con sottofondo il conflitto nordirlandese.

Ai premi Oscar 2022 il film ha vinto l'Oscar alla migliore sceneggiatura originale.

Il bianco e nero è il colore dei ricordi di un bambino curioso che scopre il mondo del cinema attraverso film sensazionali e il mondo del teatro con il Canto di Natale di Dickens.

L'amore dei nonni e dei suoi genitori è turbato dalla rivolta dei protestanti che si scagliano sulle case e i terreni dei cattolici che vivono nella strada di Buddy.  Il conflitto nordirlandese esplode sotto gli occhi belli e disincantanti che ne rimane travolto.

Il piccolo si sente protetto e confortato dai nonni, finché  l'adorabile nonno lascia questo mondo e rimane la splendida nonna che vedrà partire la sia bella famiglia verso un Paese pieno di opportunità e un futuro migliore.

La fotografia suggestiva del film e dei personaggi affacciati alle finestre di appartamenti come fosse un plastico a tratti immobile, altri tumultuoso, è quasi la fotografia di un ricordo che la memoria conserva.


Candida sconfigge il bullismo in "Bene ma non benissimo" - L'intervista a Francesca Giordano

Il tema del bullismo è al centro di questioni scolastiche ed extrascolastiche.

Il cinema ha il potere e la missione di essere lo specchio dei tempi e nel momento in cui riusciamo a riconoscerci nella storia raccontata, sentiamo l'attore vicino a noi; Questo mi è accaduto vedendo il film "Bene ma non benissimo" e avendo avuto a che fare con il bullismo nella fase adolescenziale, ho riflettuto molto su questa piaga sociale che tuttora tormenta molti giovani indifesi e le loro famiglie.
Ho incontrato la protagonista del film sopra citato, la giovanissima Francesca Giordano e sarà un piacere condividere l'intervista che mi ha gentilmente concesso.

Sarà un modo per conoscere il punto di vista dell'attrice e della studentessa siciliana, un'interprete davvero deliziosa e nuova nel panorama cinematografico italiano.


L'intervista di Tania Croce

Con Candida, il tuo bel personaggio, i bulli da ostili, diventano addirittura tuoi amici. Pensi nel mondo reale sia possibile ciò e in che modo?

Sì, secondo me è possibile e proprio come ha fatto Candida, bisogna reagire e sfidarli.

Quanto ti somiglia Candida?

Candida mi somiglia tanto, è tenera e cazzuta e non si lascia scoraggiare da niente e da nessuno!

Il messaggio pedagogico ed educativo del film è evidente. Che consiglio ti senti di dare ai giovani, ai tuoi coetanei bullizzati per provare a difendersi?

Mi sento di dire che è importante reagire e soprattutto parlarne con qualcuno vicino a noi (professore, amico, parente) può essere d'aiuto!

 Com'è stato lavorare con Mandelli e con i tuoi colleghi?

Lavorare con Francesco Mandelli, è stato a dir poco meraviglioso.. mi è stato vicino e mi ha aiutato tantissimo, siamo entrati subito in sintonia, per non parlare di tutto il resto del cast con cui ho legato sin dal primo giorno, infatti lavorare al film non è stato solo bello, ma anche tanto divertente!

Ho amato molto anche la storia di un padre con sua figlia, entrambi costretti a trasferirsi a Torino, anche con tuo papà hai un rapporto così speciale?

Con il mio papà di scena (Rosario Terranova), è stato amore a prima vista... neanche un’ora dopo esserci conosciuti, eravamo già seduti al bar a mangiarci una brioches con il gelato da ottimi palermitani; Con il mio vero papà ho un rapporto bellissimo, anche lui è pronto a sostenermi in ogni circostanza.
A differenza di Candida, ho la fortuna di avere anche la mia mamma accanto!

Parlami dei tuoi prossimi progetti.

Non ho ancora progetti concreti, mi piacerebbe continuare nell’ ambito cinematografico, nel frattempo ho fatto altre piccole cose.
Da poco sto seguendo un corso teatrale.

Che bella intervista mi ha rilasciato Francesca Giordano, una stella nascente del cinema.

Vi suggerisco di vedere il film su Amazon Prime!
 
Vi si aprirà un mondo di riflessioni e di bellezza!



Bene ma non benissimo su Amazon Prime

"Per colpa vostra ci sono ragazzi che muoiono ogni giorno"

"Io preferisco essere felice"

Sono alcune delle frasi più emblematiche pronunciate da Candida (Francesca Giordano) la protagonista del toccante film "Bene ma non benissimo" diretto abilmente da Francesco Mandelli da un'idea di Fabio Troiano e da oggi su Amazon Prime; E' una straordinaria storia sul bullismo, sull'amore di un padre per sua figlia che hanno perso entrambi la moglie e la madre, è una storia d'emigrazione, emarginazione e di rivincita.

Inizia l'avventura da Terrasini a Torino.

Vito (Giordano De Plano) offre a Salvo un lavoro nella pizzeria dove lui stesso lavora come dipendente e offre loro anche un posto per dormire: il magazzino della pizzeria, basterà tirare giù il letto poggiato al muro.
Un letto in due e nessuno spazio vitale da poter usare per sistemare panni e beni personali.

Però a Torino c'è Shade il rapper amatissimo da Candida e il cui pezzo dà il titolo al film e che sarà se stesso in questa bellissima pellicola.

La vera bellezza di questa storia è la vittoria del bene sul male, e Jacopo e Candida lottano insieme per contrastare gli atti di bullismo compiuti da Ossani, Niccolò e Cosimo, tre ragazzi della loro classe che si scagliano contro i due amici: lui troppo timido e introverso anche se ricco, lei dotata di un fisico imponente e per questo entrambi motivo di scherno da parte dei bulli.

Francesca Giordano è un'interprete affascinante che ho amato dal primo istante, emozionante anche nei dialoghi con la madre morta, interpretata dalla brava Maria Di Biase.

Al fianco della giovane ed eccezionale Francesca, c'è un attore entusiasmante come Rosario Terranova nei panni di Salvo, il riservato e affranto padre di Candida che oltre a essere vedovo, ha perso il lavoro come salumiere in Sicilia e questo lo costringe a trasferirsi al nord.

Apprezzabili Gioele Dix ed Euridice Axen, i genitori di Jacopo, il tenero Yan Schevchenko.

Fantastiche le scene girate al Museo Egizio di Torino (in foto), le passeggiate lungo le strade della città in un viaggio davvero inedito.

 Un bell'esempio di cinema italiano.

Film consigliatissimo

PennadorodiTania CroceDesign byIole