Rosanero


Nel romanzo di Maria Tronca, la vicenda è ambientata in Sicilia. Nel centro storico di Palermo, qualcuno spara a Calogero Mancuso, aspirante capomafia giovane e belloccio. Proprio in quel momento Rosellina Restivo, di nove anni, cade dall’altalena e perde conoscenza. Entrambi vengono portati nello stesso ospedale. 

Nel film diretto da Andrea Porporati, siamo a Napoli, nel Rione Santa Marta. Totò è un quarantenne e boss della criminalità organizzata partenopea, non ha gli occhi chiari come Calogero il personaggio del romanzo, ma ha lo sguardo intenso e bellissimo di Salvatore Esposito che mi ha conquistato anche stavolta, la cui anima finisce dopo un tragico incidente nel corpo di una bambina dai bellissimi capelli rossi: Rosetta, amante della danza, della sua famiglia e del latte con i pezzi di pane del giorno prima a colazione.

Mentre Rosetta assume tutti gli atteggiamenti di Totò, la stessa cosa accade a Totò, che diventa una bambina indifesa dentro il corpo grosso e una volta pericoloso ora rassicurante di un camorrista.

Fabiana Martucci, la piccola e straordinaria attrice scoperta e amata in questo film sorprendente, ha saputo conservare la memoria della vita vissuta fino all'attimo prima dell'incidente, cosa che riesce benissimo anche a Salvatore Esposito, che stupisce tutti, soprattutto il suo fedele compagno di malefatte: Tonino La Bufala, il bravissimo Antonio Milo, che assiste attonito al cambiamento del boss, con i suoi abiti rosa, una volta solo neri e la generosità verso tutti quelli a cui chiedeva il pizzo.

Tra i personaggi emblematici del film, oltre a quelli citati, ho amato Sebastiano Somma nei panni del sindaco Fortebraccio, un perfetto cattivo e l'amico Antonello Costa (in foto) in quelli di un abilissimo poliziotto umbro che attraverso le sue infallibili intercettazioni telefoniche, smaschererà delinquenti. Apprezzabile la sua mimica che è davvero inconfondibile. 

Il film in prima visione su Sky Cinema da questa sera, è consigliatissimo!



Finale a sorpresa


 Questa sera ho scoperto un film su Sky che mi ha incollato fino ai titoli di coda, nell’attesa di un finale suggerito sia da Oscar Martinez (Ivàn) che da Penelope Cruz nei panni della regista fuori dalle righe Lola Cuevas, incaricata da un multimilionario, di realizzare un film sensazionale scegliendo i migliori attori in circolazione: lo spagnolo Antonio Banderas e l’argentino Oscar Martinez rispettivamente Félix e Ivàn.

Félix è una star dei cinema che non piace ai critici per sua stessa ammissione, ma piace al pubblico mentre Ivàn è un artista di un altro livello, che non tiene in considerazione i giudizi di un pubblico ignorante e preferisce trasmettere il suo sapere ai suoi allievi e recitare per una platea selezionata e colta.

Rivalidad è il romanzo su cui si basa il film e sia Félix che Ivàn devono essere pronti a tutto durante la preparazione dei personaggi, a ogni sfida o provocazione sia da parte della regista che dell’antagonista.

I due attori sono rivali e ostili fino alla fine ma il finale a sorpresa è dato dal fatto che un film non sempre si conclude con la parola fine, non certo in questo caso.

Sono molti i messaggi che Ivàn è Félix veicolano: da una parte la difesa dei valori e del talento, dall'altra le luci dei riflettori e i riconoscimenti pubblici, due linee rette che non s'incontrano mai come i  fratelli rivali e distanti. 

La parola e il dialogo scandisce l’azione dall’inizio alla fine.

Chapeau alla coppia di registi  Cohn-Duprat oltre che a Banderas-Martinez che ho letteralmente adorato!

Che dire di Penelope Cruz? Tutto il bene possibile.

Fantastica rossa riccia e intensa!

Film consigliato! 

A teatro con Marco Rossi in veste di regista. L'intervista


Quando desidero parlare di teatro, cinema e arte, Marco Rossi soddisfa la mia curiosità e la mia sete di conoscenza. 

Intervista di Tania Croce

Marco alias Angelo Targhini, il carbonaro condannato a morte e decapitato a Piazza del Popolo da Mastro Titta, è Franco Evangelisti nel film diretto da Marco Bellocchio Esterno notte sul caso Moro recentemente al cinema e che non vedo l'ora di seguire in tv.


Nei panni del politico e dirigente sportivo italiano Franco Evangelisti ci fu Flavio Bucci ne Il Divo di Paolo Sorrentino.
Mi vuoi parlare della tua esperienza con Bellocchio, un Maestro del cinema italiano?


Ciao carissima, rilasciarti un' intervista per me è sempre un onore. Tu mi segui dai tempi del Teatro Sette dove ho mosso i miei primi passi. Che dire, interpretare Franco Evangelisti sul film Esterno Notte di Marco Bellocchio è stato un onore anche se era un piccolo ruolo. Ma sai lavorare con un grande cast da Tony Servillo a Margherita Buy, per non dimenticare Fabrizio Gifuni alias Aldo Moro ecc. è stato emozionante! Con Bellocchio avevo già lavorato nel film Il Traditore dove interpretavo un  poliziotto. Tornando a Esterno Notte, mi sono trovato benissimo nel personaggio, il Maestro mi ha dato indicazioni sul set, poi come hai detto tu, un grande come Flavio Bucci interpretò Franco Evangelisti... meglio di così. 

Ti barcameni tra cinema e teatro non solo come attore. E' la tua prima volta da regista. Ti va di parlarmene?

Sai io sono un comico anche se spesso mi propongono ruoli crudi e duri. Mi piace far sorridere il pubblico.  Ma come diceva il grande Peppino de Filippo "Far piangere  è  meno difficile che far ridere". Per questo  teatralmente  parlando, preferisco il genere farsesco.


La parola Regista è bella grande, troppo buona. Sto seguendo  da qualche mese la compagnia teatrale della mia città, la Compagnia Città di Tivoli con la pièce Sarto per signora di Feydeau. 
Voglio dedicarmi a questo progetto con il massimo impegno perché quando prendo un impegno ci credo fino in fondo, e naturalmente il gruppo ha delle potenzialità. Però il tutto con divertimento, voglia di crescere e umiltà al servizio del pubblico.  Perché siamo servitori del pubblico.  


Dopo essere stato il serial killer Gianfranco Stevanin nel documentario di Cristian Di Mattia, con Maria Grazia Soraci e Carola Santopaolo, e aver preso parte a film e fiction di successo come Il Commissario Rex con Ettore Bassi, Non essere cattivo l'ultimo film di Claudio Caligari prodotto da Valerio Mastandrea con Luca Marinelli e Alessandro Borghi, quale altro sogno desideri realizzare?

Il sogno? Ma credimi io sono già felice così, mi diverto. Sai io sono un maestro decoratore da circa 35 anni è il mio primo lavoro. Quindi se oggi sono a dipingere a casa di una vecchietta e ci facciamo anche due spaghetti,  domani sono di scena o al trucco e per me è tanto.

Quindi per me quello che viene è tutto un sogno!

Grazie per le tue bellissime parole Marco, alla prossima intervista e tanta merda per la tua prima regia teatrale a Tivoli!


Book of love

Grazie a Book of love, in prima visione su Sky, questa sera ho fatto il viaggio dei miei sogni in Messico, visitando non solo Città del Messico ma il sito archeologico di Palenque e ho percorso un bel tratto di strada in macchina senza aria condizionata in compagnia dello scrittore inglese Henry Copper e della sua traduttrice Maria.

Henry giunge in Messico per promuovere la sua ultima opera intitolata Il cuore sensibile, un libro divenuto un best-seller proprio grazie a Maria Rodriguez che lo ha riscritto trasformando il 'cinguettio' di Copper in un romanzo erotico capace di accendere le voglie dei lettori.

Ovviamente lo scrittore proveniente da una rassicurante e piovosa Londra, non è a conoscenza della trasformazione totale del suo scritto che in Inghilterra non ha avuto neanche un lettore e che nella sua nuova veste, riesce a ottenere in poco tempo il consenso del pubblico messicano.

Ma c'è qualcosa che va oltre la promozione del libro, ci sono le storie di Henry e Maria, più tristi e meno sensazionali delle pagine di un libro.

Lei lavora come barista, sogna di fare la scrittrice ed è la mamma di Diego avuto da Antonio, un bellissimo messicano che passa il tempo fuori casa a bere e a fare il perdigiorno.

Henry e Maria devono scrivere il secondo libro insieme, intitolato Due cuori.

 Durante la stesura del libro, sarà inevitabile che Maria ed Henry cambieranno la loro vita per sempre.

 Il sogno ormai è realtà e Maria è finalmente una scrittrice famosa.

Sembra incredibile eppure l'amore si può scrivere e ha il potere di riscrivere le storie dei due protagonisti.

Storie come questa fanno davvero bene al cuore e pur essendo una commedia romantica, una favola a lieto fine, somiglia molto alla vita reale più che all'idillio che ognuno di noi sogna.

Oltre a Sam Claflin capace di indossare splendidamente i panni dello scrittore inglese Henry Copper e di Veronica Echegui a suo agio in quelli della sua deliziosa traduttrice Maria Rodriguez, ho apprezzato anche Horacio Garcia, l'Antonio papà di Diego e Horacio Villalobos/Pedro se saprà tenere insieme Henry e Maria nel tour promozionale del libro.

La regista Analeine Cal y Mayor ha fatto centro. 

Consigliato!

La padrina - Parigi ha una nuova regina


 Patience è interprete giudiziaria franco-araba e lavora per la squadra antidroga di Parigi.

La madre è gravemente malata e ricoverata in un centro anziani. I soldi scarseggiano e dopo aver pagato l'ultimo debito del marito che ha perso molti anni fa, vive con le due figlie e si relaziona con Philippe, il poliziotto con cui collabora e al quale deve nascondere la sua nuova identità di padrina, dopo l'intercettazione di una telefonata tra Afid il figlio spacciatore e la madre Farida, l'infermiera che assiste con amore la mamma di Patience.

La donna coraggiosissima e sprezzante del pericolo, seguendo un tutorial sul web, rinnova il suo look travestendosi da araba per vendere la droga trasportata da Afid.

E' una pratica pericolosa e la sua nuova identità le ridà quella voglia di vivere dimenticata.

Nel film al femminile diretto da Jean Paul Salomé, è coinvolgente più del solito Isabelle Huppert che si cambia d'abito indossando numerose identità, senza coinvolgersi più di tanto neanche nella scena con le figlie nelle Galeries Lafayette natalizie, mentre disperde le ceneri della madre che tanto amava quel luogo.

Da questa sera La padrina è in prima visione su Sky.

Consigliato come tutti i film francesi.



Gli anni belli

 E' ambientato nel 1994 il film diretto da Lorenzo d'Amico de Carvalho.

Sono i tempi di Forza Italia ricordati alla perfezione dal bravissimo Stefano Viali, il gestore di Bella Italia camping, un campeggio ideale per le famiglie che si ritrovano per trascorrere il ferragosto insieme.

Una è quella di Elena, formata da Eugenio (Ninni Bruschetta) elitario prof. di greco e Adele (Maria Grazia Cucinotta), la bella e trascurata moglie e mamma.

Elena è una rivoluzionaria che oltre a scontrarsi coi genitori, trova in un gruppo di giovani vacanzieri dei validi alleati, tra loro c'è il talentuoso Luca Attadia, scoperto nel 2015 al teatro Lo Spazio nel  Festival dei nuovi tragici e che apprezzai moltissimo proponendogli di gestire un fan club che creai in suo onore.

Il film è scorrevole, ricorda lucidamente quegli anni, per certi versi belli per altri meno.

I giovani sapevano ancora stare insieme senza sballarsi o eclissarsi al cellulare come accade oggi e allora speravano di cambiare il mondo, oggi si conformano e sperano di essere tutti uguali e non unici.

Per Elena sarà un'estate di belle speranze e novità, prima fra tutte l'amore trovato e rinnovato per i suoi genitori.

Sul finale mi ha fatto pensare a "Notte prima degli esami" con le schede dei personaggi conosciuti durante il film di cui il regista racconta la strada percorsa e i traguardi conquistati.

Non mi è rimasta impressa la colonna sonora che è importante per un film.

Però ne consiglio la visione per ritrovare attori bravi che sono nel cast e per conoscerne e apprezzare stelle nascenti come Luca Attadia.

Il film è in programmazione su Sky.

Gli idoli delle donne

 La coppia di amici e colleghi Lillo e Greg, tornano insieme per far ridere e ci riescono benissimo ne "Gli idoli delle donne" appena visto su Prime e in prima visione su Sky da questa sera.

Eros Puglielli il regista di questa divertentissima commedia, deve essersi divertito tantissimo a dirigere Lillo nei panni del gigolò ma non è stato sempre così, c'è stato un tempo in cui il suo corpo era quello di Francesco Arca, ma la voce è quella di Lillo e già si ride per questo.

Il ricercatissimo gigolò Filippo, dopo essersi salvato la vita da un incidente in taxi, cambia aspetto e perde tutto, ha bisogno dell'aiuto del sapiente Max, un ex gigolò mistico e santone, un vero e proprio insegnante di seduzione grazie al potere emanato dal suo soul gazing, uno sguardo incantatore e irresistibile.

Tale sguardo per Maria (Ilaria Spada) sarà più potente del macete del suo Escobar (Corrado Guzzanti) che uccide tutti coloro che osano toccare la figlia Juanita (Maryna).

Tra narcotrafficanti, santoni e gigolò, Pasquale Petrolo e Claudio Gregori, tornano a quella comicità che ci mancava tanto.

Ringraziandoli per essere tornati, invito a vedere il film

È complicato

 

 

Tutto può succedere, anzi, è più facile fare un salto nel passato nella commedia romantica di Nancy Meyers che è un piacere rivedere per ritrovare una spettacolare Meryl Streep così amorevole e materna nei panni di Jane, una deliziosa pasticcera separata ormai da diversi anni, dieci per la precisione e che vive un ritorno di fiamma con Jack (Alex Baldwin) che l’ha tradita e si e risposato con la giovane e bella Agness (Lake Bell) dalla quale ha avuto un figlio oltre ai tre ormai grandi del primo matrimonio. 

Se si tratta di vero e proprio amore, è difficile anzi è complicato da comprendere ma sarà il tempo a fare chiarezza o forse la presenza dell’ adorabile architetto separato Adam (Steve Martin) che sa fare luce nel cuore di Jane, in cerca forse di una nuova relazione dopo anni di solitudine.

È una coppia particolare quella formata da Meryl Streep e Alec Baldwin però funziona a meraviglia e conquista tanto quanto Cameron Diaz e Jude Law e Kate Winslet e Jack Black in uno dei miei film preferiti L’amore non va in vacanza, diretto tre anni prima di questo, dalla romantica Meyers.

I dolci preparati da Meryl sono gustosissimi solo a guardarli e i suoi foulard Hermes incantano.

Il film è di quelli da vedere e rivedere senza dubbio ed essendo in programmazione su Sky io ve lo suggerisco.


Piccolo corpo


 I film raccontano storie affascinanti, tratte da fatti storici oppure ispirate a romanzi ma Piccolo corpo, l’opera prima della trentenne friulana Laura Samani, David come regista esordiente nel 2021, mostra un santuario dove tornavano a vivere i bambini morti il tempo di un respiro, per poter essere battezzati.

La neo mamma Agata, ha appena partorito e perso la sua bambina e mentre giace nel letto debolissima, si sta svolgendo il funerale della figlia nata morta senza nome e senza essere battezzata.

Agata scaverà nella terra con le mani fino a trovare la cassetta di legno dove giace la figlia senza nome.

Inizia un viaggio verso il santuario in montagna, dove i bambini nati morti tornano a respirare il tempo di ricevere il battesimo.

La mamma debolissima, affronta un percorso tortuoso dalla laguna di Caorle alle montagne della Carnia con la cassetta di legno sulle spalle. 

Nel cammino di speranza di Agata molti saranno quelli incontrati, il primo è Lince, un individuo dagli occhi di un verde meraviglioso e di difficile identità, che le tiene compagnia durante il viaggio anche se all’inizio la fa salire su di un carro e la immobilizza per portarla ad allattare visto che i suoi seni grondano latte materno.

Parlano tutti in dialetto friulano e veneto e sono quasi tutti non professionisti.

La natura selvaggia dei luoghi, rispecchia la rudezza dei personaggi quasi incapaci di provare sentimenti di solidarietà e compassione. È il caso delle donne che soccorrono Agata insanguinata e senza forze e che per l’aiuto offerto, chiedono in cambio i suoi bei capelli che tagliano fino a spezzarli e lo fanno senza pietà.

Affascinano tutti quelli che s’ incontrano nel film, in particolar modo Agata (Celeste Cescutti) animata da un senso materno d’altri tempi e Lince (Ondina Quadri) un essere assimilabile a un folletto dei boschi che porterà a compimento l’unico desiderio di Agata: il battesimo di sua figlia.

Una storia estremamente toccante che affonda le sue radici in quelle tradizioni popolari che studiai all’università e che meritano di essere raccontate.

Il film da questa sera è in prima visione su Sky e vi consiglio di vederlo!

 

Joe Bell


È tratto da una storia vera il film Joe Bell sull’amore di un padre per suo figlio gay bullizzato che si toglie la vita.

Dura sei mesi il viaggio di redenzione che Joe (Mark Wahlberg) compie idealmente col figlio accanto. Ha 45 anni, è smarrito e cerca di insegnare al mondo, valori come il rispetto per chi è diverso da noi e la voglia di amarlo nonostante tutto e al di sopra delle discriminazioni, perché, come ricorda giustamente, non sappiamo quanto tempo abbiamo a disposizione per amare.

Il regista Reinaldo Marcus Green, fa compiere ai protagonisti del film un viaggio reale e visionario, pieno di dolorose consapevolezze e sconfitte. 

Jadin  Bell è interpretato da Reid Miller molto intenso e toccante soprattutto nella scena in cui cerca disperatamente il supporto psicologico di un’amica al telefono dopo l’ennesimo episodio di bullismo subito e che lo spingerà a togliersi la vita. 

Possiamo trovare anche il magnifico Gary Sinise nei panni dello sceriffo, ma tutti lo ricordiamo con affetto in quelli del tenente Dan in Forrest Gump.

Il film in prima visione su Sky da questa sera è da vedere!


PennadorodiTania CroceDesign byIole