La padrina - Parigi ha una nuova regina


 Patience è interprete giudiziaria franco-araba e lavora per la squadra antidroga di Parigi.

La madre è gravemente malata e ricoverata in un centro anziani. I soldi scarseggiano e dopo aver pagato l'ultimo debito del marito che ha perso molti anni fa, vive con le due figlie e si relaziona con Philippe, il poliziotto con cui collabora e al quale deve nascondere la sua nuova identità di padrina, dopo l'intercettazione di una telefonata tra Afid il figlio spacciatore e la madre Farida, l'infermiera che assiste con amore la mamma di Patience.

La donna coraggiosissima e sprezzante del pericolo, seguendo un tutorial sul web, rinnova il suo look travestendosi da araba per vendere la droga trasportata da Afid.

E' una pratica pericolosa e la sua nuova identità le ridà quella voglia di vivere dimenticata.

Nel film al femminile diretto da Jean Paul Salomé, è coinvolgente più del solito Isabelle Huppert che si cambia d'abito indossando numerose identità, senza coinvolgersi più di tanto neanche nella scena con le figlie nelle Galeries Lafayette natalizie, mentre disperde le ceneri della madre che tanto amava quel luogo.

Da questa sera La padrina è in prima visione su Sky.

Consigliato come tutti i film francesi.



Gli anni belli

 E' ambientato nel 1994 il film diretto da Lorenzo d'Amico de Carvalho.

Sono i tempi di Forza Italia ricordati alla perfezione dal bravissimo Stefano Viali, il gestore di Bella Italia camping, un campeggio ideale per le famiglie che si ritrovano per trascorrere il ferragosto insieme.

Una è quella di Elena, formata da Eugenio (Ninni Bruschetta) elitario prof. di greco e Adele (Maria Grazia Cucinotta), la bella e trascurata moglie e mamma.

Elena è una rivoluzionaria che oltre a scontrarsi coi genitori, trova in un gruppo di giovani vacanzieri dei validi alleati, tra loro c'è il talentuoso Luca Attadia, scoperto nel 2015 al teatro Lo Spazio nel  Festival dei nuovi tragici e che apprezzai moltissimo proponendogli di gestire un fan club che creai in suo onore.

Il film è scorrevole, ricorda lucidamente quegli anni, per certi versi belli per altri meno.

I giovani sapevano ancora stare insieme senza sballarsi o eclissarsi al cellulare come accade oggi e allora speravano di cambiare il mondo, oggi si conformano e sperano di essere tutti uguali e non unici.

Per Elena sarà un'estate di belle speranze e novità, prima fra tutte l'amore trovato e rinnovato per i suoi genitori.

Sul finale mi ha fatto pensare a "Notte prima degli esami" con le schede dei personaggi conosciuti durante il film di cui il regista racconta la strada percorsa e i traguardi conquistati.

Non mi è rimasta impressa la colonna sonora che è importante per un film.

Però ne consiglio la visione per ritrovare attori bravi che sono nel cast e per conoscerne e apprezzare stelle nascenti come Luca Attadia.

Il film è in programmazione su Sky.

Gli idoli delle donne

 La coppia di amici e colleghi Lillo e Greg, tornano insieme per far ridere e ci riescono benissimo ne "Gli idoli delle donne" appena visto su Prime e in prima visione su Sky da questa sera.

Eros Puglielli il regista di questa divertentissima commedia, deve essersi divertito tantissimo a dirigere Lillo nei panni del gigolò ma non è stato sempre così, c'è stato un tempo in cui il suo corpo era quello di Francesco Arca, ma la voce è quella di Lillo e già si ride per questo.

Il ricercatissimo gigolò Filippo, dopo essersi salvato la vita da un incidente in taxi, cambia aspetto e perde tutto, ha bisogno dell'aiuto del sapiente Max, un ex gigolò mistico e santone, un vero e proprio insegnante di seduzione grazie al potere emanato dal suo soul gazing, uno sguardo incantatore e irresistibile.

Tale sguardo per Maria (Ilaria Spada) sarà più potente del macete del suo Escobar (Corrado Guzzanti) che uccide tutti coloro che osano toccare la figlia Juanita (Maryna).

Tra narcotrafficanti, santoni e gigolò, Pasquale Petrolo e Claudio Gregori, tornano a quella comicità che ci mancava tanto.

Ringraziandoli per essere tornati, invito a vedere il film

È complicato

 

 

Tutto può succedere, anzi, è più facile fare un salto nel passato nella commedia romantica di Nancy Meyers che è un piacere rivedere per ritrovare una spettacolare Meryl Streep così amorevole e materna nei panni di Jane, una deliziosa pasticcera separata ormai da diversi anni, dieci per la precisione e che vive un ritorno di fiamma con Jack (Alex Baldwin) che l’ha tradita e si e risposato con la giovane e bella Agness (Lake Bell) dalla quale ha avuto un figlio oltre ai tre ormai grandi del primo matrimonio. 

Se si tratta di vero e proprio amore, è difficile anzi è complicato da comprendere ma sarà il tempo a fare chiarezza o forse la presenza dell’ adorabile architetto separato Adam (Steve Martin) che sa fare luce nel cuore di Jane, in cerca forse di una nuova relazione dopo anni di solitudine.

È una coppia particolare quella formata da Meryl Streep e Alec Baldwin però funziona a meraviglia e conquista tanto quanto Cameron Diaz e Jude Law e Kate Winslet e Jack Black in uno dei miei film preferiti L’amore non va in vacanza, diretto tre anni prima di questo, dalla romantica Meyers.

I dolci preparati da Meryl sono gustosissimi solo a guardarli e i suoi foulard Hermes incantano.

Il film è di quelli da vedere e rivedere senza dubbio ed essendo in programmazione su Sky io ve lo suggerisco.


Piccolo corpo


 I film raccontano storie affascinanti, tratte da fatti storici oppure ispirate a romanzi ma Piccolo corpo, l’opera prima della trentenne friulana Laura Samani, David come regista esordiente nel 2021, mostra un santuario dove tornavano a vivere i bambini morti il tempo di un respiro, per poter essere battezzati.

La neo mamma Agata, ha appena partorito e perso la sua bambina e mentre giace nel letto debolissima, si sta svolgendo il funerale della figlia nata morta senza nome e senza essere battezzata.

Agata scaverà nella terra con le mani fino a trovare la cassetta di legno dove giace la figlia senza nome.

Inizia un viaggio verso il santuario in montagna, dove i bambini nati morti tornano a respirare il tempo di ricevere il battesimo.

La mamma debolissima, affronta un percorso tortuoso dalla laguna di Caorle alle montagne della Carnia con la cassetta di legno sulle spalle. 

Nel cammino di speranza di Agata molti saranno quelli incontrati, il primo è Lince, un individuo dagli occhi di un verde meraviglioso e di difficile identità, che le tiene compagnia durante il viaggio anche se all’inizio la fa salire su di un carro e la immobilizza per portarla ad allattare visto che i suoi seni grondano latte materno.

Parlano tutti in dialetto friulano e veneto e sono quasi tutti non professionisti.

La natura selvaggia dei luoghi, rispecchia la rudezza dei personaggi quasi incapaci di provare sentimenti di solidarietà e compassione. È il caso delle donne che soccorrono Agata insanguinata e senza forze e che per l’aiuto offerto, chiedono in cambio i suoi bei capelli che tagliano fino a spezzarli e lo fanno senza pietà.

Affascinano tutti quelli che s’ incontrano nel film, in particolar modo Agata (Celeste Cescutti) animata da un senso materno d’altri tempi e Lince (Ondina Quadri) un essere assimilabile a un folletto dei boschi che porterà a compimento l’unico desiderio di Agata: il battesimo di sua figlia.

Una storia estremamente toccante che affonda le sue radici in quelle tradizioni popolari che studiai all’università e che meritano di essere raccontate.

Il film da questa sera è in prima visione su Sky e vi consiglio di vederlo!

 

Joe Bell


È tratto da una storia vera il film Joe Bell sull’amore di un padre per suo figlio gay bullizzato che si toglie la vita.

Dura sei mesi il viaggio di redenzione che Joe (Mark Wahlberg) compie idealmente col figlio accanto. Ha 45 anni, è smarrito e cerca di insegnare al mondo, valori come il rispetto per chi è diverso da noi e la voglia di amarlo nonostante tutto e al di sopra delle discriminazioni, perché, come ricorda giustamente, non sappiamo quanto tempo abbiamo a disposizione per amare.

Il regista Reinaldo Marcus Green, fa compiere ai protagonisti del film un viaggio reale e visionario, pieno di dolorose consapevolezze e sconfitte. 

Jadin  Bell è interpretato da Reid Miller molto intenso e toccante soprattutto nella scena in cui cerca disperatamente il supporto psicologico di un’amica al telefono dopo l’ennesimo episodio di bullismo subito e che lo spingerà a togliersi la vita. 

Possiamo trovare anche il magnifico Gary Sinise nei panni dello sceriffo, ma tutti lo ricordiamo con affetto in quelli del tenente Dan in Forrest Gump.

Il film in prima visione su Sky da questa sera è da vedere!


Tutti non ci sono di Dario d’Ambrosi

ISOLA DEL CINEMA

 

Spazio Cinelab

 

11 Agosto h 19,30

 

Presentazione del libro autobiografico


 

Tutti non ci sono 

di

Dario D’Ambrosi

 

                   A colloquio con l’autore la scrittrice e giornalista Alma Daddario

 


Collana Reattivi

124 pagine, 18 euro

LE COMMARI EDIZIONI

 

Letture a cura di Alessandro Corazzi

 

Il Teatro Patologico è un’esperienza unica, innovativa, un ponte tra terapia e arte, uno straordinario strumento di crescita e inserimento sociale (David Sassoli)

Tutti non ci sono di Dario D’ambrosi, con prefazione di Andrée Ruth Shammah e postfazione di Andrea Delogu. 

 

L’autobiografia di un grande personaggio che ha fondato il Teatro Patologico a Roma.

 

La scrittura “semplice” dell’autore, rimanda al suo vissuto: all’infanzia nella periferia Milanese, all’adolescenza nel Milan, alle rinunce; all’esperienza in manicomio e poi al viaggio a New York che gli cambierà la vita. Esperienze che vengono narrate con lo stile che caratterizza il personaggio Dario D’Ambrosi: un uomo singolare che ha fatto grandi cose ce le racconta con autenticità, con naturalezza.

Quella di D’Ambrosi è una scrittura soprattutto visiva, dove la narrazione diventa il parlato ed è proprio questa la ricchezza, è questa la forza di Tutti non ci sono

Un libro vero, senza troppi orpelli, perché lui è sostanza; un libro per le nuove generazioniche spinge credere nei propri sogni, nei propri progetti. Un libro che dà speranza, quella speranza attiva che va riposta nella perseveranza, nella caparbietà e in un pizzico di fortuna.

E’ anche un libro sulla gioia, sullo stupore, sul dono,perché Dario D’Ambrosi è il dono fatto persona. 

“Per chi ama e crede nel teatro, questo libro è una straordinaria spinta, ma vale per qualsiasi vita e Tutti non ci sono dovrebbe essere letto nei licei e regalato a tanti adolescenti che si bloccano e non credono più in se stessi, di fronte alla durezza del contesto nel quale vivono” (Andrèe Ruth Shammah). 

 

Domenico Iannaccone ne ha fatto un film documentario su Rai3, L’Odissea, proprio dedicato a Dario e ai suoi ragazzi, “malati mentali”, del Teatro Patologico.

Dario D’ambrosi è uno dei maggiori artisti del teatro d’avanguardia italiano. Ha esordito a diciannove anni, con la sua opera Tutti non ci sono a New York, al Cafè La Mama. E’ stata Ellen Stewart, fondatrice dell’importante e famoso Cafè La Mama, ad affidargli, come racconta nel libro, il teatro.  

Regista, autore e attore ha recitato con grandi attori nazionali e internazionali, come Anthony Hopkins, Jessica Lange, Mel Gibson, Sergio Castellitto, Ben Gazzara e molti altri. 

Nel 2010 ha diretto il suo film L’uomo gallo.

Fondatore del primo corso universitario al mondo di Teatro Integrato dell’Emozione in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. 

Il Teatro Patologico è conosciuto in tutto il mondo e i suoi ragazzi sono stati ospitati nei più grandi teatri: New York, Los Angeles, Boston, Chicago, Tokyo, Johannesburg, Londra, Bruxelles, Barcellona, Amsterdam e Stoccolma. Tanti i premi e i riconoscimenti: premio della Fondazione Kennedy; riconoscimento DESA presso le Nazioni Unite a New York come ambasciatore della disabilità ed il premio Roma Capitolina

E’ stato l’ispettore Canton nella serie-tv Romanzo Criminale ed ha collaborato in questi anni con tanti altri personaggi dello spettacolo: Matteo Garrone, Claudia Gerini, Marco Giallini, Paola Cortellesi, Claudio Santamaria, Anna Foglietta, Edoardo Leo, Andrea Delogu, Sebastiano Somma.







La notte di San Lorenzo


 𝕃𝕒 𝕟𝕠𝕥𝕥𝕖 𝕕𝕚 𝕊𝕒𝕟 𝕃𝕠𝕣𝕖𝕟𝕫o è il nono film diretto dai fratelli Taviani.

Affresco della campagna toscana dell'agosto del 1944, che fa da sfondo ad uno dei tanti drammi della seconda guerra mondiale, raccontato guardando però alle tenerezze, alla buona volontà, agli eroismi e alla paura della gente comune.

Presentato in concorso al 35º Festival di Cannes, ha vinto il premio il Grand Prix Speciale della Giuria e il premio della giuria ecumenica. Gli eventi narrati nel film richiamano le drammatiche vicende della Strage del Duomo di San Miniato originariamente attribuita all'esercito tedesco, in realtà causata dagli Alleati. Il film è anche la prima occasione di collaborazione dei due registi con Nicola Piovani. 

Oltre all’eccezionale attore e doppiatore Omero Antonutti nella parte di Galvano, c’è una sorprendente Norma Martelli (Ivana) che ho apprezzato come regista a teatro e che pur non sentendosi bella, è corteggiata da Dilvo, un giovanissimo e già bravo Paolo Hendel. La sopravvivenza e la corsa verso la fine della Guerra e la conquista della libertà tiene insieme un gruppo di gente semplice e solidale, che fa tanta fatica per conservare una certa dignità in mezzo alla miseria e al nulla. Tra le scene più commoventi, c’è quella del pane spezzato e donato al prete che lo benedice durante la messa e lo dona come fosse proprio un’ostia, ai fedeli. 

Spero esaudiate qualche desiderio questa notte ⭐️


Cry Macho - Ritorno a casa


 Clint  Eastwood indossa ancora una volta i panni di un cowboy nel suo ultimo film in prima visione da questa sera su Sky cinema. È abile in tutto, dalla cucina, alla cura per gli animali, anche se non può per sua stessa ammissione “curare la vecchiaia”, tuttavia è all’altezza di un compito arduo: riportare a casa Rafael il figlio del suo capo.

Howard possiede un ranch in Texas e da lì partirà il viaggio di Mike, una vecchia gloria del Rodeo che perde la famiglia in un tragico incidente e perde la strada maestra. Sarà  Howard a dargli una seconda vita e lui gli è debitore.

Eastwood è un cowboy in tutto, nel suo amore sconfinato per la natura e per gli spazi aperti nei quali preferisce dormire al riparo da tutto e lontano dal mondo, è un cowboy nel frasario essenziale e più consapevole, è un cowboy nel coraggio che dimostra nelle situazioni più difficili e nell’essere carismatico per le donne incontrate nel viaggio.

È solo più vecchio ma il tempo non sa scalfire il suo magnetismo, la sua bellezza, il suo essere l’incarnazione della storia del cinema.

Il suo incedere è lento, è incerto ma la sua mente è lucida e le sue riflessioni tutte sagge e rassicuranti.

Nel viaggio che si vorrebbe senza fine, si giunge al capolinea.

Mentre Mike saluta il ragazzo con il quale ha vissuto un’esperienza  incredibile, sembra che Clint Eastwood si stia congedando da quello schermo che lo ha reso immortale ma è troppo doloroso solo pensarlo.

“Un tempo ero tante cose ma ora non più” 

Consigliatissimo non solo per chi ama i film western ma per chi ama immensamente Clint Eastwood!

La vita non è un film


Lo spettacolo di Cerveteri, in scena lunedì 8 agosto, si intitola "La vita non è un film".

È la trasposizione teatrale e musicale dell'omonimo libro, e vede in scena l'autore stesso della pubblicazione, nonché protagonista della performance: Pino Insegno. 

L'attore romano è accompagnato, ancora una volta, dalle voci, le musiche le canzoni, le scenette del quartetto vocale dei Baraonna, che da quasi vent'anni collabora con Pino Insegno.

È un'occasione per raccontare l'humus umano e lavorativo di Pino, che rende partecipe il pubblico un po' della storia della sua vita e della sua carriera professionale.

Prima il varietà e l'avanspettacolo, poi il mondo del doppiaggio, il cinema, infine la poesia d'autore e dialettale, l'infanzia e le prime esperienze teatrali e le prime giovanili, rocambolesche conquiste sentimentali.

Tutto lo show è contrappuntato dalla musica dei Baraonna che, tra le altre cose, presentano in anteprima il loro ultimo videoclip "Quattro" (con la regia di Tiziana Cristiano). 

Con i Baraonna ci sarà il polistrumentista cubano, Juan Carlos Albelo Zamora.

Ospite speciale della serata l'attrice, nonché compagna nella vita di Pino Insegno, Alessia Navarro.

Cosa vuole affermare, con la sua speciale vis comica, in questa piece teatrale, Pino Insegno? Che la vita non è un film e certi ritmi lenti ed estenuanti della nostra imprevedibile esistenza non sono purtroppo paragonabili alla velocità narrativa ed avventurosa di un film.

Buon divertimento.


PennadorodiTania CroceDesign byIole