The Tender Bar. Il bar delle grandi speranze

 Per fortuna ci sono i libri che ispirano i film e questo grazie al fatto che l'editoria tende verso l'autobiografia e George Clooney si è lasciato sedurre dalla storia dello scrittore statunitense J. R. Moeheringer vincitore del premio Pulitzer con The Tender Bar.

Con delicatezza e garbo il regista ripercorre le vicende autobiografiche narrate nel libro di Moeheringer il quale mostra la sua adolescenza alla costante ricerca di una figura maschile di riferimento, avendo un padre anaffettivo e assente.

Tutto ha inizio nel 1973, anno in cui la mamma (Lily Rabe) con il piccolo Jr (Daniel Ranieri), si trasferiscono dai nonni.

Il nonno apparentemente burbero e irresponsabile, il magnifico Christopher Lloyd, accompagna in qualche modo la crescita del nipote ma chi diventa un riferimento assoluto per il piccolo è lo zio Charlie, interpretato da un impeccabile Ben Affleck, il quale esorta suo nipote a rispettare le donne con la frase "non picchiare mai una donna in nessuna circostanza, neanche se ti pugnala con le forbici" e lo segue e guida fino a quando gli lascia le chiavi della sua Cadillac per andare a conquistarsi il suo posto nel mondo.

Nel bar dove il giovane Jr (Tye Sheridan) torna, colui che è ormai uno studente universitario, trova gli stimoli letterari ma non potrebbe essere altrimenti visto che il bar si chiama The Dickens Bar come l'immenso romanziere inglese.

Il fatto che le autobiografie "stanno andando molto" frase che torna spesso nel film, è un chiaro riferimento sia al libro che è stato d'ispirazione per questo film che a Open, la celebre biografia di Andre Agassi curata dallo stesso Moeheringer.

C’è anche una storia d’amore per il giovane scrittore, infatti ama e viene lasciato ripetutamente dalla borghese Sidney, la bellissima Briana Middleton fino a quando lei sposa un altro. 

Questo è un film sulla consapevolezza che nessuna persona è destinata al fallimento e che è possibile trovare un maestro di vita e qualcuno capace di prendersi cura degli altri anche dietro a un bancone del bar.

E' una produzione Amazon Studios.

Ne consiglio la visione!

A teatro con Annabella Calabrese. L'intervista

Dopo la vittoria del “Premio Teatro de’ Servi” nell’ambito della rassegna “Roma Comic Off 2019”, torna in scena dal 20 gennaio al 6 febbraio 2022 al Teatro de’ Servi, la pièce CTRL Z-INDIETRO DI UNA MOSSA, una commedia innovativa e attualissima scritta e diretta da Annabella Calabrese e Daniele Esposito.

Clara è una giovane donna, forte e indipendente. Il suo desiderio più grande è diventare una fotografa di guerra, ma nessuna redazione vuole assumerla. Per questo è costretta a sbarcare il lunario fotografando matrimoni assieme al suo compagno Jacopo, un videomaker con uno strambo sogno nel cassetto: quello di realizzare un documentario sui sogni degli anziani.

Siamo curiosi di conoscere i particolari di questo spettacolo con l'attrice e autrice Annabella Calabrese nell'intervista che mi ha concesso.

Siete curiosi? Io moltissimo!!!

L'intervista di Tania Croce 

Annabella è Clara, una fotografa di matrimoni, innamorata e ricambiata da Jacopo, regista ispirato e finito a fare filmini per battesimi e comunioni. Nella vita non capitano le cose esattamente come noi ci aspettavamo, ma la speranza può condurci a superare i limiti di quella realtà alla quale si finisce per rassegnarsi. Il tuo personaggio riesce a spiccare il volo e se sì in che modo, ce ne vuoi parlare?

Cara Tania sono d’accordo con te… spesso nella vita le cose non vanno esattamente come ci aspettiamo e rimaniamo incastrati in una realtà diversa dai nostri desideri… Ed è quello che succede a Clara, la protagonista di “CTRL Z - INDIETRO DI UNA MOSSA”, che nella vita è così abituata a rassegnarsi e a fare quello che vogliono gli altri da non sapere più cosa vuole veramente… Quanti di noi hanno vissuto questa situazione? Credo che siano tanti ad identificarsi con la nostra protagonista.
Ma ogni eroina ha un aiutante magico e così accade anche per Clara, perché proprio quando pensa di essere rimasta incastrata nella scelta più sbagliata di tutte un incidente dá vita al suo computer Pinuccio, un vecchio pc con qualche rotella fuori posto che le dona il potere di tornare indietro di una scelta nella realtà premendo i tasti Ctrl z sulla sua tastiera! Questo farà capire a Clara quanto sia importante il valore di ogni singola scelta nella vita e, senza spoiler per il finale, la aiuterà come tu dici a “spiccare il volo”.

Annabella è anche un' attrice cinematografica oltre che teatrale, siamo curiosi di sapere qual è il contesto a te più congeniale?

Amo il cinema e il teatro allo stesso modo. Diciamo che con il teatro siamo vecchi amanti… Il mio primo spettacolo risale a quando avevo appena quattordici anni… A teatro mi sento a casa, amo sentire le reazioni del pubblico, i battiti del loro cuore…
Purtroppo dopo la pandemia le cose sono molto cambiate ed è difficile portare la gente a Teatro anche in spazi importanti e affermati… Ma il nostro spettacolo parla di non arrendersi e la nostra compagnia è composta interamente da sognatori… Quindi eccoci qui! 
Il cinema invece è un’emozione diversa… Mentre a Teatro è importante il rapporto con il pubblico, a Cinema quello che ti rimane più impresso è chi lavora per te e attorno a te. Sono davvero tantissimi i ruoli che contribuiscono alla riuscita di un film e un buon attore non può prescindere da questo a mio parere, partendo dal regista (ovviamente indispensabile) ma passando anche a figure meno conosciute come per esempio un assistente di produzione che può svoltarti una giornata di lavoro! 
Credo che sia il cinema che il teatro abbiamo qualcosa in comune: nascono “dall’unione di anime gentili” (come direbbe Shakespeare).

Come canta Cremonini nel suo famoso pezzo, cosa ti aspetti dal domani?

Se devo essere sincera non lo so. Gli avvenimenti di cronaca degli ultimi anni ci hanno tolto qualsiasi certezza quindi il mio desiderio è semplice: continuare a fare quello che amo di più, ovvero emozionare ed emozionarmi. La speranza non può morire e spero che la nostra società possa rialzarsi più forte di prima, rinascendo come una fenice dalle proprie ceneri.

Il debutto dello spettacolo Ctrl_z indietro di una mossa, di cui sei anche l'autrice oltre che interprete, si avvicina. Svelaci le tue più segrete emozioni al riguardo, magari chissà dopo le repliche al Tetro de' Servi di Roma tra i sogni c'è quello di trasformare questo spettacolo in un corto, oppure...

Effettivamente siamo tutti molto emozionati! Sia io che l’altro autore e regista Daniele Esposito (che nella vita è anche mio marito), ma anche i meravigliosi attori che condividono il palco con me e che si muovono spasmodicamente tra un Ctrl z e l’altro: Andrea Standardi, Giovanna Cappuccio (entrambi anche in produzione) e Anna Lisa Amodio. 
C’è tanta speranza dietro le quinte! Speranza che il pubblico superi la paura e torni a teatro! Speranza che non ci lascino soli! 
Rispetto al futuro di Ctrl z sicuramente ne verrebbe fuori un bellissimo film ma… chi vivrà vedrà!
L’importante, come dice il nostro Pinuccio in scena, è “ascoltare il proprio cuore, fare quello che si desidera veramente” perché solo così possiamo essere finalmente felici.

Non ci resta che cliccare su Ctrl, azzerare pensieri e preoccupazioni e entrare nel mondo dei personaggi dello spettacolo, comodamente seduti sulla poltrona di un teatro accogliente come quello de' Servi a Roma, dove i sogni diventano realtà nel breve e piacevole tempo di uno spettacolo.

                                                                  (Annabella Calabrese in foto)

A teatro con Andrea De Rosa. L'intervista

Torna in teatro un attore che ricordiamo non solo per il personaggio iconico di Massi nei due film cult diretti da Fausto Brizzi Notte prima degli esami e Notte prima degli esami oggi ma per aver descritto e rappresentato tanti personaggi simbolo della generazione Y o Millennial, ossia quella nata negli anni '80 e che ha intrapreso un viaggio nel cambiamento sia comunicativo che tecnologico.

Andrea ha scritto molto per il teatro, vorrei ricordare sia i monologhi Senza peli sulla lingua che Parzialmente stremato in scena al Teatro Petrolini che La mia generazione dalla A alla Z al Teatro dell'Angelo di Roma.

Ora scopriremo insieme il suo spettacolo in scena il 5 e 6 febbraio 2022 al Teatro Tor di Nona di Roma nell'intervista che mi ha gentilmente concesso.

L'intervista di Tania Croce

Il teatro è lo specchio dei tempi. Nel tuo nuovo spettacolo tra divari generazionali, contaminazioni virtuali e virali, cosa trasmetti attraverso il tuo personaggio? siamo curiosi di conoscere tutto su questa pièce teatrale. 

Il luogo è un Coffeeshop di Amsterdam, dove si incontrano una ragazza di trent'anni che fa la prostituta nelle "red lights" e un avvocato italiano in fuga dalla moglie, in cerca di un po' di "stordimento" dato dalla marijuana. Dopo avergli insegnato a girare i primi spinelli, lo convince a provare dei "tartufi magici" (ovvero "funghetti allucinogeni). L'effetto di quei tartufi, sono io: un uomo con la faccia bianca che si presenta come "Il Jolly" e che cerca di essere un po' la voce della sua coscienza, sbattendogli in faccia la realtà. Per poi fare lo stesso con la ragazza. Ma chi è veramente questo Jolly?!

Che storia affascinante! Wow Amsterdam, che scenario stupendo e Jolly, una specie di Joker... 

Quali reazioni ti aspetti dal pubblico in sala, mascherato e per certi versi impossibilitato ad esprimersi se non attraverso gli applausi?

Ovviamente la situazione è difficile... E il pubblico con le mascherine in faccia è molto limitante sia a livello visivo che sonoro, ma sono convinto che lo scambio di emozioni potrà avvenire comunque. Basta dare il massimo. E anche se ci riducessero la capienza della sala al 35% noi andremo comunque in scena. Perché "lo spettacolo deve andare avanti".

Raccontaci i progetti relativi a questo spettacolo e quelli futuri anche se le difficoltà del momento rendono il futuro un tempo sempre più distante.

 Per quanto riguarda me, porterò in scena Coffeeshop anche in altri posti nel Lazio. Ad aprile porterò in scena uno spettacolo nuovo, che sto finendo di scrivere in questi giorni. E a maggio un film per il cinema. Sul futuro in senso "pandemico" sono ottimista! Secondo me siamo abbastanza vicini ad una sorta di "normalizzazione".

Incrociando le dita 🤞

Siamo ottimisti anche noi come Andrea e ansiosi di applaudire sia lui che gli altri due protagonisti dello spettacolo attualissimo ed originale in scena al Teatro Tor di Nona.

Per info e prenotazioni 067004942 tordinonateatro1@gmail.com

Andrea De Rosa in foto

La befana vien di notte


 La storia della befana mi seduce da sempre, lei così anziana e agile sulla sua scopa che la conduce la notte del 6 gennaio nelle camerette dei bambini che attendono il regalo richiesto nella letterina scritta con tanta fiducia ed entusiasmo alla vecchia signora col cappello appuntito, i capelli grigi, le unghie lunghe, lei che è  una specie di nonna collettiva, che vive con la consapevolezza di far felice una volta l’anno, tutti i bambini del mondo.

Mossa da questo amore, ho trovato su prime video un film che non avevo ancora visto e di cui ho concluso la visione con le lacrime agli occhi.

La befana vien di notte per la regia di Michele Soavi e con Nicola Guaglianone come sceneggiatore è la storia della vecchia signora più amata di tutti e meno agiata rispetto a Babbo Natale che può scorrazzare sulla slitta trainata da splendide renne e col vestito rosso e caldo, non liso come quello della befana di notte e maestra di giorno, la maestra Paola.

Lei non è nata al Polo Nord ma a Palestrina nel 1481 e vive da 537 anni a Val di Lana sulle Dolomiti.

La sinossi

Al centro del film c’è la storia di Paola, maestra di scuola elementaregiovane e bella di giorno che, di notte, si trasforma nella celebre Befana. Proprio a ridosso del 6 gennaio, però, la ragazza viene rapita da Mr. Johnny, un leggendario produttore di giocattoli: l’uomo vuole vendicarsi della Befana che, quando era piccolo, ha involontariamente rovinato la sua infanzia. In soccorso di Paola corrono sei alunni: a bordo delle loro biciclette, i piccoli si apprestano a vivere un’avventura che cambierà per sempre le loro vite.

Un’avventura che si svolge in un luogo pieno di magia, al di là del film. Un luogo avventuroso, di quelli che ti fanno innamorare. Che ti rapiscono per la sua bellezza, che ti conquistano fin dal primo sguardo. “La befana vien di notte” infatti, piace per la sceneggiatura divertente ma piace, ancor di più, per i paesaggi in cui si muovono i protagonisti.

I suoi alunni, sei bambini meravigliosi, sono disposti ad affrontare qualsiasi difficoltà pur di salvare la loro maestra imprigionata nella fabbrica di giocattoli di Mr Johnny. Finiscono nella casa di un uomo che finge di salvarli dai lupo, offre loro da mangiare e un rifugio per la notte ma durante la notte getta le loro biciclette dentro la pressa idraulica dove finiranno anche loro.

Tra entusiasmanti ed estenuanti corse a ostacoli, i bambini trovano la loro amata maestra la quale promette al suo ex allievo divenuto un uomo malvagio di consegnare tutte le lettere dei bambini nascoste in alta montagna in un luogo pericolosissimo.

Sembra che il male abbia vinto sul bene ma alla fine il bene vince e il compito della befana proseguirà per sempre.

Splendida Paola Cortellesi nei panni della befana di notte. 

È una storia meravigliosa che non finirà mai d’incantarmi e che potrete vedere su Amazon exclusive ancora per qualche giorno.


L’uomo dal fiore in bocca con Gabriele Lavia




 Il dialogo in un atto tra l’uomo dal fiore in bocca e il pacifico avventore derivato dalla novella Caffè notturno (1918), sembra scritto per essere recitato come un’ode alla vita che se ne va e la poeticità del soliloquio ha reso L’uomo dal fiore in bocca un capolavoro del teatro Pirandelliano che nel film diretto e interpretato da Gabriele Lavia nei panni dell’uomo dal fiore e da Michele Demaria in quelli dell’avventore pacifico, si consuma all’interno di una stazione in una notte di confessioni, rivelazioni e stupore.

Quelle che sembrano delle tremende sciagure per l’uomo semplice e buono incontrato dall’uomo dal fiore, che vorrebbe ammazzarsi per aver perso il treno e disperato per gli imprevisti quotidiani che elenca al suo saggio confidente in cerca di vita a cui aggrapparsi perché la sua sta fuggendo, danno la misura della contemporaneità della scrittura Pirandelliana accomodata da Lavia, il quale conserva alcuni momenti dei dialogo, recitandone di nuovi e bellissimi.

Danzare sui binari l’uno fradicio e scalzo e l’altro con cappello in testa e in cerca di attaccarsi alla vita degli altri, è un momento bellissimo del film dove Michele Demaria nei panni bagnati di un uomo pacifico, è meraviglioso. 

Lavia con lo sguardo di chi ha scritta in faccia la sua fine il più tardi possibile, prova a spiegare all’interlocutore sconosciuto che “l’uomo non è mai così grande grande grande come quando si sente piccolo piccolo piccolo e un uomo non è mai così piccolo piccolo piccolo come quando si sente grande grande grande e allora vede grandi le cose piccole”.

La scena descritta da Pirandello dei pacchetti confezionati dai giovani di negozio di bottega è sognante.

Il treno che giunge e che lascia per la seconda volta l’avventore alla stazione, è fonte di ulteriore amarezza per l’uomo piccolo piccolo piccolo che si dispera per niente.

Si finisce per amare l’uomo dal fiore in bocca e per pregare per lui, contando il maggior numero di fili d’erba, una cortesia chiesta al suo nuovo amico prima di congedarsi, con la speranza che equivarranno ai giorni che gli resteranno da vivere.

Un film meraviglioso che merita di essere ammirato su Raiplay.

Lasciarsi un giorno a Roma




Amore, letteratura, amicizia su Sky Original con il film di e con Edoardo Leo Lasciarsi un giorno a Roma.

La città eterna è lo scenario ideale per spiegare come sia difficile mettere fine a una storia durata dieci anni.

Edoardo è Tommaso, o Tom come ama chiamarlo la sua Zoe, la giovane e bellissima spagnola interpretata da Marta Nieto, che amai nel film madre di Sorogoyen.

Tom scrive romanzi e sente la sua donna sempre più lontana anche se la vorrebbe Sempre e per sempre accanto, come canta De Gregori nella splendida canzone che possiamo ascoltare in una scena del film.

Probabilmente anche lui si sta allontanando e si nasconde dietro quel Marquez della chat con il quale Zoe si confida, ignara di tutto.

Anche un’altra coppia sta in crisi, quella formata dalla sindaca di Roma e interpretata dalla Gerini e di suo marito, Stefano Fresi.

Appena è iniziato il film ho pensato subito il regista si fosse ispirato ad Allen per l’analisi introspettiva oppure che avesse tratto ispirazione dalla letteratura.

Il film ha una forza dirompente e mostra una verità difficile da ammettere: la paura d’impegnarsi oggi frastornati dal lavoro e da una società che fagocita sogni e sentimenti e dove non si ha il tempo per capire davvero cosa si vuole fare nella vita.

Non si capisce mai fino in fondo se dopo tanti anni di convivenza ci si debba lasciare oppure se vale la pena restare insieme.

Ho amato moltissimo la Nieto che nel film di Rodrigo Sorogoyen, sa esprimere intensamente il dolore di una madre, l’elaborazione di un lutto per l’assurda perdita del suo piccolo.È un film pieno di sguardi persi nel dolore più profondo. È una storia che coinvolge e che resta dentro anche dopo la visione del film e per questo  ho scelto di vedere questo film di Edoardo Leo che ha fatto un’ottima scelta con lei.

Ho apprezzato molto le scene girate sul Tevere, sia quelle sul barcone che le passeggiate in bici sul fiume di Roma un tempo ‘biondo’ ora non più.

Questa lungometraggio, il quarto di Edoardo Leo, è dal primo gennaio 2022 su Sky Original e ne consiglio la visione.








I fratelli De Filippo su Raiuno

Che cos’è il teatro?

Ce lo spiegano i fratelli De Filippo attraverso il loro percorso artistico lastricato di difficoltà eppure così luminoso da consegnarsi all’eternità, come accade solo ai Grandi.

Ho sempre pensato che essere stati i ‘figli’ di serie B del Maestro Scarpetta, dev’essere stato devastante sia dal punto di vista morale ed emotivo che pratico.

La fame nei primi del ‘900 era una cosa difficile da sopportare per tre bambini che accanto al nome portavano il cognome materno e costretti a chiamare zio quel padre drammaturgo ricco e famoso osannato a Napoli.

Ebbene, questo lasso di tempo, un trentennio circa, a partire dalla giovane età di Eduardo, di Peppino e Titina fino al successo dell’atto unico Natale in casa Cupiello al Cine Teatro Kursaal nel 1931 che poi diventerà la commedia in tre atti che noi tutti abbiamo amato, è quello raccontato nel film diretto da Sergio Rubini e in prima visione su Rai uno ieri sera e su Raiplay per chi se lo fosse perso.



Il film è corale, ogni singolo attore contribuisce a renderlo autentico ed emozionante dall’Eduardo Scarpetta talentuoso e vitale rappresentato da un eccezionale Giancarlo Giannini per l’occasione senza i soliti baffi, che la straordinaria e amorevole mamma dei De Filippo, Luisa, nipote di Rosa, moglie di Scarpetta, la bellissima Susy Del Giudice.

Mauro Autore ha interpretato il ruolo più difficile, quello di Eduardo ed è stato all’altezza nel suo primo film. 

Mi è piaciuto molto anche Domenico Pinelli nei panni di Peppino che si scontrerà per tutto il tempo della loro lunga collaborazione con il fratello maggiore, evidentemente più ispirato, geniale e talentuoso.

Rappresentare la gigantesca Titina, sorella amatissima da Eduardo e immensa fonte d’ispirazione per le opere più belle come Filumena Marturano, è stato un compito altrettanto arduo per Anna Ferraioli Ravel.

Lo sguardo rivolto alla mamma Luisa De Filippo da parte dei tre figli ormai famosi dopo il debutto della celeberrima commedia il 25 dicembre, è indubbiamente il finale più bello e commovente per una storia raccontata con delicatezza e passione.

Le musiche sono del Maestro Nicola Piovani.

Rivolgo un grazie sincero a Sergio Rubini per la splendida idea e per la realizzazione di un progetto ambizioso e destinato al successo.

La bella e la bestia live action


  Jean Marie - Leprince de Beaumont, l’autrice della sognante fiaba La bella e la bestia, nel ‘700 descrisse  un mondo dove trionfa il bene sul male e soprattutto dove i buoni, caparbi e coraggiosi, meritano il premio più ambito: l’amore e la felicità dopo il dolore e le privazioni.

A ciò è legato il successo della storia che ha ispirato diversi registi nel tempo. Il film mi ha incantato nella versione animata della Disney del 1991 che vidi una volta tornata dalla Francia dove uscì prima che nel nostro Paese e io attesi con ansia di vederlo.

Questa sera ho ammirato la versione in live action diretto da Bill Condon nel 2017 con Emma Watson nei panni dell’affascinante Bella e Dan Stevens in quelli del principe trasformato in Bestia.

Conosco la storia eppure mi sono emozionata ad ogni scena, le più spettacolari sono state quelle in cui la servitù trasformata in Lumière (Ewan McGregor), Mrs Bric (Emma Thomson) solo per citarne due, danzano e cantano per socializzare e per dimostrare la loro gratitudine verso l’unica ragazza entrata nel castello e che potrebbe sciogliere l’incantesimo che ha trasformato  tutti in oggetti animati.




I petali della rosa smetteranno di cadere e il sole primaverile prenderà il posto della neve nel gelido inverno che avvolge la bestia imprigionata nel suo castello stregato.

Ho ammirato moltissimo Kevin Kline nei panni di Maurice, il padre di Bella che ha perso sua moglie per colpa della peste e che costruisce carillon per campare.

Padre e figlia vivono in un paesino della Francia e conducono un’esistenza misera ma serena fino a quando il destino li metterà di fronte a un’altra prova difficile da superare, dopo la prematura scomparsa della moglie di Maurice e madre di Bella.

 Anche in questo film è possibile ascoltare e canticchiare la bellissima canzone di Gino Paoli e Amanda Sandrelli.

C'è una bestia che
S'addormenterà
Ogni volta che
Bella come sei le sorriderai
Quel che non si può
Neanche immaginar
È una realtà
Che succede già
E spaventa un po'
Ti sorprenderà
Come il sole ad est
Quando sale su
E spalanca il blu
Nell'immensità
Ti sorprenderà
Come il sole ad est
Quando sale su
E spalanca il blu
Nell'immensità
Stessa melodia
Un'altra armonia
Semplice magia
Che ti cambierà
Ti riscalderà
Quando sembra che
Non succeda più
Ti riporta via
Come la marea
La felicità
Ti riporta via
Come la marea
La felicità
Ti riporta via
La felicità

Di sogni simili si ha veramente bisogno. 

Bar Stella è…

 


Un programma d’intrattenimento che mi ha incollato fino ai titoli di coda e che tornerà martedì prossimo in seconda serata su Rai2.

Chi lo conduce? Stefano De Martino che apprezzai e a dire il vero ho scoperto nella quinta edizione di Stasera tutto è possibile, sempre su Rai2, prendendo il posto di Amadeus che lo condusse nelle prime quattro edizioni.

Cosa mi è piaciuto di Bar Stella? 

Tutto.

In ordine mi ha commosso l’idea di ricreare dopo 100 anni, il bar di nonno Stefano dove De Martino è nato e cresciuto a Torre Annunziata.

Poi le chiacchiere da bar tra citazioni latine, la statua parlante (Adelaide Vasaturo), il barista Luciano (Herbert Ballerina) che fatica a preparare le ordinazioni nel bar dove lavora per arrotondare forse perché è più portato per fare l’attore che il barista e le pillole di saggezza del professor Siniscalchi (Mario Porfito) che mi ha fatto tornare alla mente l’ironia sottile di Luciano De Crescenzo.

Tra i clienti c’è Libero Parere (Francesco Arienzo) che forse nel curriculum vitae scriverà Libero Libero Liberissimo.

Altro cliente strambo è l’avvocato D’Affitto  (Giovanni Esposito.

L’intrattenimento musicale è della Disperata Erotica Band diretta dal maestro Pino Perris.

Al tavolo del bar c’è anche Marta, una sofisticata insegnante che da Roma insegna al sud.

C’è davvero una bella atmosfera al Bar Stella.

Tra battute, ricordi, canzoni, omaggi e storie, il programma ha chiuso in bellezza una giornata difficile come quella che abbiamo vissuto oggi.

Bravo Stefano sempre attento al linguaggio, alla dizione e intenso nell’omaggio all’amato nonno e complimenti a tutto il cast.


 


Il cattivo poeta


 Italia, 1936. Giovanni Comini è appena stato promosso alla carica di Federale e viene trasferito a Roma per una missione delicata: vegliare sullo scrittore Gabriele D'Annunzio e fare in modo che non dia nessun tipo di problema. D'Annunzio, poeta riconosciuto a livello nazionale, è sempre più inquieto e Benito Mussolini teme che possa minare l'alleanza con la Germania nazista.

È intriso di storia e malinconia il film scritto e diretto da Gianluca Jodice che guida con sapienza e stile, un cast d’immensa bravura a partire da Sergio Castellitto nei panni del Vate, a Francesco Patanè in quelli di Giovanni Comini a Paolo Graziosi, suo padre.

Sono ricostruiti gli ultimi tre anni della vita di Gabriele D’Annunzio, uomo capace di amare e stregare le sue donne, d’incantare il suo interlocutore con intense riflessioni sulla vita, sulla politica e sul linguaggio che a suo dire “rende estraneo ciò che è intimo e così è per la politica, è un tradimento degli ideali, di una passione autentica”.

È estremamente poetica e al tempo stesso malinconica la scena  in cui il Vate confessa a Giovanni il peso e la piacevolezza della sua vita da recluso nel Vittoriale. 

L’amicizia con il duce è ormai un vago ricordo perché “il sangue comincia a sgorgare dal corpo dell’Italia”.

Il Vate ha 74 anni, è malato eppure ama ed è accudito dalle sue donne, la fedele musa e amante, la pianista di successo Luisa Baccarà (Elena Bucci), la quale ricorda e rimpiange l’amato passato felice trascorso con Gabriele ormai vacillante, ossessionato dalla visione dei topi che infestano la casa e amareggiato per le sorti dell’Italia e Amelie.

Il tempo del film è scandito dalle ultime stagioni vissute dal Vate, che vince il terrore dello specchio mattutino, essendo ormai vecchio e solo pur essendo circondato da una massa di uomini squallidi e approfittatori.

Morto Guglielmo Marconi, Mussolini lo nomina successore dell’Accademia d’Italia, ma questo non lusinga e inorgoglisce D’Annunzio. 

Il Vate che per Achille Starace “è come un dente guasto. O lo si ricopre d’oro o lo si estirpa” si congeda dal mondo che sta cambiando perché sta entrando in guerra.

“I maestri insegnano sempre delle cose che non si possono imparare” dice Amelie (Clotilde Courau) rivolgendosi a Giovanni e questo film contiene un’immagine di D’Annunzio estremamente bella e coinvolgente.

Il cattivo poeta è in prima visione su Sky e ne consiglio la visione.


PennadorodiTania CroceDesign byIole