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L'onore perduto di Katharina Blum all'Eliseo

Un incrocio di quattro grandi vetrate contengono le quattro giornate di Carnevale del febbraio '74 a Colonia in cui si consuma la vicenda di Katharina. Vetrate di una casa, quella dell'avvocato Hubert  e dell'architetto Trude Blorna in cui la bella governante lavora da anni, con meticolosità e precisione, vetrate della dimora della madrina Else dove viene rapita dal fascino dell'uomo che la porterà alla rovina, vetrate di un commissariato dove verrà interrogata senza pietà, vetrate dove un colpo di pistola metterà fine alla cronaca giornalistica rovinosa che ha macchiato il suo onore.
L'onore perduto di Katharina Blum, la pièce adattata da Letizia Russo e che il regista Franco Però vuole fortemente portare sul palcoscenico dopo aver letto il romanzo del premio Nobel Heinric Böll da cui è tratta la storia, è attualissima anche se il suo autore la scrisse ai tempi in cui una notizia letta sul giornale avrebbe potuto condizionare un'esistenza, tempi come ricorda la Russo nelle note sull'adattamento in cui "la psicosi del terrorismo politico spaccava la Germania ancora divisa da un muro e la stampa consegnava spesso capri espiatori a un pubblico in cerca di emozioni torbide".
Katharina è una donna misteriosa e inaccessibile come le luci proiettate sulla sua figura. Ottima prova per la sua interprete Elena Radonicich che appare sul palcoscenico come un'eroina portando con se la tragicità di una storia che ha l'urgenza di essere raccontata. Straordinario Peppino Mazzotta nei panni di Hubert il datore di lavoro della governante, puntuale nei pagamenti, rispettoso eppure sedotto dal fascino irresistibile della signorina Blum. Carismatico Riccardo Maranzana nei panni del giornalista Werner, abile Emanuele Fortunati che per un improvviso impedimento di Francesco Migliaccio la sera della prima ha interpretato oltre al ruolo di Alois, anche quello del commissario capo Erwin.
Perfetta la regia di Però, le scene di Domenico Franchi e le luci di Pasquale Mari in grado di catturare l'animo dei personaggi ognuno a suo modo protagonista di questa storia senza tempo, dove non esistono vittime, né colpevoli, solo tutti vinti dal destino che avvolge le nostre esistenze.
Lo spettacolo prodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, dal Teatro Stabile di Napoli e dal Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Catania, dopo il debutto (22 ottobre 2019) Nazionale al Politeama Rossetti di Trieste, sarà all'Eliseo dal 3 al 15 dicembre 2019.

di Tania Croce

Quando c'erano Zuzzurro e Gaspare

Ho ritrovato la recensione de La cena dei cretini vista al Sala Umberto di Roma nella stagione teatrale 2012/2013 e la voglio ricordare qui su Pennadoro e dire che quello spettacolo fu bellissimo come tanti altri visti e apprezzati con questo duo comico eccezionale!

Stupido è chi lo stupido fa?
E allora perché non invitarlo alla cena dei cretini?
L’ottima trovata, forse un po’ maligna ma senza pensarci, proviene dall’editore francese interpretato da Nino Formicola, (noto al grande pubblico col nome d’arte di Gaspare), che nella pièce interpreta la parte di un editore impegnato nel mercato dei libri che ha perso di vista il valore dei sentimenti e probabilmente dell’onestà. Un fastidioso colpo della strega non impedirà al ricco editore Pierre d’incontrare la vittima - cretino di turno, nella cena organizzata dal gruppo di amici ricchi ogni mercoledì. François (Andrea Brambilla/Zuzzurro), citofona al campanello della ricca casa di Pierre dove succederà il finimondo, sua moglie Christine (Alessandra Schiavoni) è uscita per impiegare il tempo in cui il marito la trascura, trastullandosi a sua insaputa, con l’amante Marlene e le cene dei cretini.
L’abilissimo Andrea Brambilla, ingarbuglia inconsapevolmente la vita del suo nuovo amico e lo farà con la sua formidabile dialettica e quell’espressione ingenua e tonta eppure così efficace.
Tornano in scena due fantastici artisti, coinvolgenti e autentici, di quelli bravi veramente: Zuzzurro&Gaspare.

di Tania Croce

Tangenziale, invocando gli dei speranza e amore

Tangenziale attraversa un po' tutte le metropoli e intorno a questa lunga via ci sono milioni di storie da raccontare - spiega Romano Talevi - il suo autore, regista e attore nello spettacolo che torna al Teatro Lo Spazio fino a domenica 1 dicembre 2019. Romano interpreta un personaggio misterioso: Krapp, il quale percepisce tutte le anime che vagano in quest'universo e che gli ispirano delle canzoni che compone e che canta all'angolo di questa strada periferica, nel cuore della notte. La pièce si svolge in una notte dove Yasko Fujii, Rita Pasqualoni, Deborah Lozzo, Sabrina Floccari, Pierfrancesco Ceccanei, Cosmo Pastorello, Claudio Sgreccia, Paolo Bax e Romano Talevi, dialogano con se stessi attraverso il canto e gli strumenti musicali, rivolgendo la loro attenzione alla coscienza di cui veste i panni Franco Pistoni, comparendo attraverso delle proiezioni video, lontano eppure immerso in questo mondo notturno di anime e uomini vissuti e vivi.
E' uno spettacolo rock, uno show teatrale originale e seducente, con citazioni letterarie: Shakespeare in primis e richiami cinematografici di grande impatto. Le meravigliose melodie eseguite dal vivo, catturano il pubblico animandolo di speranze e il canto si trasforma in una preghiera collettiva e salvifica, come il teatro, il luogo dove le emozioni sono condivise e tangibili.
Ogni attore in scena è un musicista pieno di fantasie, angosce, ricordi e sogni.
In fondo "... noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni e la nostra vita è circondata dal sogno" (William Shakespeare).

di Tania Croce
                                                       L'intervista a Romano Talevi



Così è se vi pare, regia di Francesco Giuffrè

A circa un secolo dalla sua stesura (1917) e dalla sua prima rappresentazione a Milano (Teatro Olimpia con la Compagnia di Virgilio Talli - 18 giugno 1918), torna al Teatro Ghione quella che il suo autore Luigi Pirandello definì "Parabola in tre atti" e in cui l'argomento è la verità cercata invano da tutti i personaggi, dall'inizio alla fine. La visione del regista Francesco Giuffrè è in due tempi e la verità s'insinua tra i personaggi della pièce attraverso un lampadario che ondeggia proiettando la sua luce sul tribunale che è venuto a crearsi nella casa di Lamberto Laudisi e della Signora Amalia, sua moglie e sorella di Laudisi, i quali si logorano nel tentativo di comprendere le dinamiche familiari dei nuovi arrivati: la Signora Frola e il Signor Ponza suo genero, che  ha sposato da sette anni la figlia di Frola, Giulia, segregata all'ultimo piano di un antico palazzo e di cui non si è mai visto il volto. Tra musiche seducenti e la scenografia curata nei minimi particolari, si svolge l'azione in cui tutti, nessuno escluso si arrovellano alla ricerca di una verità che non è solo la conoscenza dei fatti privati di una famiglia ma un assillo proprio dell'uomo. L'umorismo insito nella drammaturgia pirandelliana è affidato a Laudisi che emerge dalla corale insipienza. 
Il terremoto ha condotto il Signor Ponza e la Signora Frola nel paese dove il pettegolezzo è alimentato dalla presunta gelosia di Ponza, che costringe la Frola ad avere contatti con la figlia mediante un cestino che lei cala dalla finestra, con qualche bigliettino dentro. 
Fedele al testo e alla filosofia pirandelliana, Giuffrè mostra la fragilità dei personaggi vinti dalle umane passioni, siano esse la gelosia o la morbosità, una cosa è certa: l'unica verità di cui si ha la certezza, è quella che appare e il cast scelto per questo spettacolo ha sottolineato la bellezza della commedia tratta dalla novella "La Signora Frola e il Signor Ponza" che ha conquistato il pubblico da oltre un secolo.

Il cast:
RICCARDO POLIZZY CARBONELLI…………IL SIGNOR PONZA
MARINA LORENZI……………………………. LA SIGNORA FROLA
MARTINO DUANE……………………………..LAMBERTO LAUDISI
CATERINA GRAMAGLIA……………………..LA SIGNORA SIRELLI
RICCARDO BALLERINI……………………....IL CONSIGLIERE AGAZZI
ALESSANDRA SCIRDI………………………..AMALIA
MARIAL BAJMA RIVA………………………..DINA
MARCO USAI………………………………….IL PREFETTO
SCENE: FABIANA DE MARCO
COSTUMI: ANNA PORCELLI
MUSICHE: RAPHAEL BEAU
LUCI: LUCA PALMIERI
AIUTO REGIA: ILARIA SERRATO

Al Teatro Ghione di Roma da giovedì 28 novembre a domenica 8 dicembre 2019

di Tania Croce



donchisci@tte tra mostri e sogni d'amore al Golden

Illumina il pubblico della prima al Teatro Golden, lo spettacolo "donchisci@tte" di Nunzio Caponio, adattato e diretto da Davide Iodice, liberamente ispirato a “Don Chisciotte della Mancia” di Miguel de Cervantes, con un Don eccezionale come Alessandro Benvenuti, che nasce Giancattivo e che qui è pieno d'amore e il Sancho Panza dei nostri tempi impersonato da Stefano Fresi.
Che la letteratura salvi il mondo è il sogno dell'ex ragioniere e padre armato d'ideali e spirituale come il Don Chisciotte di Cervantes, il quale si difende dalla crisi dei valori odierni e dalla disintegrazione neuronale, da quel vuoto passivo e sterile che ha reso l'uomo solo e disperato in mezzo all'universo, risucchiato dal nulla cosmico alla stessa maniera di un buco nero.
L'azione contro l'annichilimento, spinge Don a indossare la sua armatura benefica e la lotta contro i mostri veri prosegue sul web, dove l'uomo si adatta alla tecnologia, diffondendo parole d'amore salvifiche nei suoi video.
«Se avessimo un pizzico del coraggio e del senso di giustizia del Don Chisciotte - sottolinea l’autore, Nunzio Caponio - forse, le nostre folli vite troverebbero finalmente un senso».
Lo spettacolo presentato da Novità Teatro e Arca Azzurra Teatro coinvolge, entusiasma, diverte e commuove. Alessandro Benvenuti mostra con umiltà la sua grandezza donando al suo personaggio, una straziante umanità. Bravo anche Stefano Fresi. 

di Tania Croce 






Un autunno di fuoco in tour

Sarà al teatro dei Servi di Massa il 28/29 novembre 2019, al Duse di Bologna l'11 dicembre 2019, il 12 dicembre al Rossini di Civitanova Marche, Un autunno di fuoco la commedia di Eric Coble diretta da Marcello Cotugno con Milena Vukotic e Massimilian Nisi.

La recensione
La commedia scritta da Eric Coble e di cui il regista Marcello Cotugno si è letteralmente innamorato, nell'adattamento italiano ha trovato due attori che si sono calati perfettamente nei panni dei protagonisti. Milena Vukotic, recita con innato talento ed eleganza,  mostrando non solo la tenerezza e la saggezza della vecchiaia ma con spirito ribelle e vigore, il valore dell'esistenza. Maximilian Nisi esprime le contraddizioni e il dolore dell'essere figlio e l'estrema difficoltà a dimostrare il proprio sentimento al genitore.
"Può esserci bellezza anche nella disgregazione delle cose", come ci mostra Alexandra, ex pittrice ed hippy, grata al suo corpo per averla accompagnata nei viaggi emozionanti della sua vita e che sceglie di passare il tempo che le resta barricandosi in casa, a dispetto dei figli che la vorrebbero rinchiudere in un ospizio. È seduta nella sua poltrona accanto alla finestra dove a tenerle compagnia è un imponente albero e cullandosi nella sua amata solitudine, trascorre i suoi giorni fino a quando  irrompe nella sua casa Chris, il figlio che non vede da vent'anni. L'accesso dalla porta, è vietato a chiunque, così il ragazzo si arrampica sull'albero per entrare dalla finestra. Lo scontro iniziale tra due generazioni a confronto, si  trasforma in un dialogo pieno di suggestioni, ricordi indimenticabili e l'amore smisurato di una madre verso suo figlio. Quell'amore è in fondo l'unica eredità che l'anziana madre vuole lasciare a Chris, il terzo dei figli e quello che più le somiglia. L'albero ruota su se stesso per indicare il tempo che passa e una danza tenera e rivoluzionaria, culla in un abbraccio le due anime affini, superando la dimensione spazio temporale. 

"Un autunno di fuoco è uno spettacolo che prova a parlare con leggerezza della morte e con profondità del senso della vita" (Marcello Cotugno).

di Tania Croce

Ettore Bassi insegna l'amore per la poesia al Ghione

Ettore Bassi insegna l'amore per la poesia e per la vita al Teatro Ghione. 
Nei panni del professor Keating, uomo appassionato e autentico, il seducente e ironico personaggio nato dalla penna di Tom Schulman, Ettore trasmette con arditezza e pathos la filosofia del carpe diem e nelle sue preziose e stravaganti lezioni, insegna l'urgenza del pensiero libero da sterili conformismi, a partire dalle pagine di un manuale dedicato proprio alla poesia che invita i suoi allievi a strappare. 
In un gioco di colori e tra le sedie che come ombre seguono le azioni dei giovani attori in scena, Keating invita i suoi studenti a osservare il mondo da diverse angolazioni ed è stata un'immagine bellissima e audace quella in cui Ettore Bassi è salito sulla sedia, facendo in modo che gli altri ragazzi lo imitassero. I momenti più amati sono stati quelli in cui Keating/Bassi ha declamato con la sua splendida voce i versi dei poeti preferiti, da Thoreau "Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto" a Whitman, sperando che O Capitano! Mio Capitano! (O Captain! My Captain!) sia il nome con il quale i suoi ragazzi sceglieranno di chiamarlo e i versi della splendida poesia sono visibili alle spalle degli attori accanto alla foto del barbuto e straordinario poeta dell'800. 
E' necessario esprimere il proprio talento prima che le stagioni della vita si consumino inevitabilmente e così i giovani e acerbi studenti creano la Setta dei poeti estinti, rifugiandosi  in una grotta, distanti dal preside Nolan (Mimmo Chianese) e dagli obblighi imposti dalla Welton Academy. E' stato un magnifico viaggio letterario e umano al fianco di Ettore Bassi e vorrei dire che questa pièce è necessaria perché sottolinea l'insostituibile valore dello studio e dell'educazione indispensabile all'orientamento degli adolescenti. 
 Sensibile alla visione del film cult L'Attimo fuggente (1989) con Robin Williams e un cast di giovani attori eccezionali, questa sera ho visto con immenso piacere ed emozione la prima versione teatrale italiana diretta magistralmente da Marco Iacomelli e dove Ettore Bassi mi ha riportato ai tempi del liceo classico, anni preziosi in cui gettai le basi per la mia preparazione umanistica. 
 Lo spettacolo sarà in scena al Ghione fino al 20 ottobre e io consiglio di vederlo con tutto il cuore perché è una splendida lezione di teatro con un Ettore Bassi in stato di grazia.

 Il Cast
 Ettore Bassi nel ruolo del prof. Keating regia di Marco Iacomelli Cast JOHN KEATING, Ettore Bassi PAUL NOLAN, Mimmo Chianese SIG. PERRY, Marco Massari NEIL PERRY, Matteo Vignati TODD ANDERSON, Alessio Ruzzante CHARLIE DALTON, Matteo Napoletano KNOX OVERSTREET, Matteo Sangalli RICHARD CAMERON, Leonardo Larini STEVEN MEEKS, Edoardo Tagliaferri CHRIS, Sara Giacci Team creativo REGIA Marco Iacomelli REGIA ASSOCIATA Costanza Filaroni SCENE E COSTUMI Maria Carla Ricotti DISEGNO LUCI Valerio Tiberi DISEGNO FONICO Donato Pepe PRODUTTORE ESECUTIVO Davide Ienco Il Teatro Ghione presenta da giovedi 10 a domenica 20 ottobre lo spettacolo, L’Attimo Fuggente, con Ettore Bassi, regia Marco Iacomelli. 


di Tania Croce




L'uomo ideale conquista il pubblico del Golden

E' stato un giorno speciale oggi per il Teatro Golden che ha inaugurato la sua 10^ stagione con la nuova commedia scritta da Toni Fornari, Andrea Maia e Vincenzo Sinopoli "L'uomo ideale" diretta da Toni Fornari.

La recensione

L'incipit dello spettacolo è la scena cruciale del film Notting Hill (che personalmente adoro) con Hugh Grant e Julia Roberts, da cui è ammaliata Giada (Claudia Campagnola), intenta a mangiare pop corn dentro al suo pigiamone, facendo sogni d'amore.
 I sogni svaniscono e si torna alla realtà, alla vita di tutti i giorni, al lavoro che la spiritosa single divide con l'amico e collega Lollo (Toni Fornari), disilluso e convinto che la soluzione alle delusioni amorose sia l'atteggiamento superficiale e scostante.
Giada e Lollo vivono nella stessa casa e gestiscono una griffe d'intimo Gia&Lol, la cui distribuzione è limitata ai confini nazionali.
Il disperato bisogno d'amore di Giada, convince Lollo a mettere un'inserzione su Porta Portese per affittare una stanza del suo grande appartamento con la speranza di trovare l'uomo ideale che non tarderà ad arrivare.
Si presenta elegantissimo e irresistibile Damiano (Simone Montedoro), stordendo letteralmente con la sua bellezza i due amici e coinquilini che perdono la testa per il nuovo arrivato.
Tra scene di corteggiamento e seduzione, i due tentano in tutti i modi di conquistare il bellissimo Damiano che resiste alla corte dei nuovi amici, proponendo loro una collaborazione e non solo.
La commedia è piena di momenti estremamente divertenti, con un Toni Fornari in formissima e charmant nella parte che interpreta. Claudia Campagnola è ironica, sexy e deliziosa. 
Dulcis in fundo Simone Montedoro, cosa dire di lui se non che ha sedotto non soltanto Giada e Lollo, ma il pubblico del Golden ed è solo la prima di una lunga serie di repliche che si concluderà il 13 ottobre 2019.
Per l'attualità delle tematiche sociali trattate, la splendida colonna sonora, la scenografia e il cast affiatato, una regia sobria e scrupolosa, consiglio questo spettacolo che apre davvero alla grande la decima stagione di un teatro amatissimo come il Golden.

di Tania Croce



Enrico Montesano in One Man Show

Enrico Montesano è un signor attore comico, un maestro d'ironia e leggerezza, un cultore della parola e della sua etimologia e dopo il sold out del Sistina con Rugantino, è tornato da solo al Castello di Santa Severa, sabato 24 agosto per parlare di tutto, senza limiti o autorizzazioni, regalando sane risate al suo pubblico.
Nel meraviglioso viaggio teatrale di circa due ore, l'immenso attore, imitatore, barzellettiere, rumorista e cantante, con la leggiadria di un cavallo di razza ha attraversato epoche, ideologie, tradizioni popolari, lingue e dialetti italiani e stranieri per raccontarsi e mostrare l'uomo condizionato dalla politica e dalla comunicazione sui social, priva di pathos ed emozioni autentiche, dove ci si affida a improbabili influencer come la Zia Sally, oppure ci si abbandona tra le note disperate del rapper Femo Blas per gli amici Blas Femo e si ride con Torquato il pensionato innamorato di Filippa, l'avvenente donna filippina. 
Colui che fu un delizioso e indimenticabile Rugantino, o Marco Aurelio nello spettacolo Quantunque io, oppure Mrs. Doubtfire al teatro Sistina, un presentatore televisivo completo e pronto a cantare la sigla d'apertura di Fantastico Enrico, ha trascinato il pubblico nei suoi monologhi toccando i più svariati temi senza mai essere banale e indelicato. La satira per il comico è il suo pane quotidiano come per la sua nobil donna inglese, l'aggettivo 'pittoresco' è il leit-motiv usato anche per descrivere la Capitale ed è alla sua Roma che Enrico Montesano dedica la canzone di chiusura del suo One Man Show, intonando le note con il pubblico di Roma nun fa' la stupida stasera, il romantico pezzo di Lando Fiorini. 

Personalmente è il mio attore romano preferito, dotato di una vis comica fuori dal comune.
Enrico, ti aspettiamo in tutti i teatri nella prossima stagione. 

di Tania Croce


Un sogno di famiglia di e con Enrico Montesano al Sistina (2010)

La vita vera e la normalità sono le cose più attraenti e irrealizzabili come i sogni, questo è il messaggio di Enrico Montesano nell’ultima commedia inedita che ha debuttato questa sera al Sistina.

Solitamente si assiste a scene di teatro nel teatro, ma questa è la prima volta che avviene un reality in teatro, “Un sogno di famiglia”, a cui partecipa la famiglia Torelli, composta da persone ‘normali’ con un padre onesto e senza pretese come Nino, che lavora in un’edicola, non ha grilli per la testa e vizi ma un unico grande sogno: comprare una villa per dare alle due figlie Sara (Francesca Ceci) e Lella (Martina Taschetta) ed a Miuccia (Sandra Collodel) qualche agio e un po’ di felicità.
L’unico modo per realizzare il suo desiderio, è quello di partecipare al reality, trasformando la sua casa in uno studio televisivo con telecamere nascoste che riprendono “24 h” su 24 come dice Nino/Montesano, dialoghi e scene di vita quotidiana che fanno salire i picchi di ascolto, proprio come avviene in tv.
Dopo aver comunicato la sua idea all’intera famiglia, i Torelli vengono invitati in uno studio televisivo dove superano la selezione.
E’ tutto pronto per trasformarsi in attori, recitare la parte di una famiglia normale, ma la farsa si sa, è sempre diversa dalla realtà.
Lella, la più piccola si monta la testa e persuasa da un fotografo (Maurizio Aiello) che irrompe nella propria casa, si mette in posa per fare un calendario nel quale compaiono anche foto della mamma Miuccia e della sorella Sara, una ragazza madre che lavora in palestra e vive nella casa dei genitori con suo figlio Jejo (Gianluca Grecchi).
Con il televoto da casa, il pubblico deve decidere chi mandare alle Maldive tra le tre donne Torelli e la scelta cade su Miuccia che noncurante del giudizio del marito, parte con il fotografo per un viaggio di lavoro e non solo.
I valori familiari quali il rispetto e la morale, vengono messi a dura prova dalla strumentalizzazione operata dal media dominante e il percorso che Nino aveva proposto alla sua famiglia per realizzare un sogno, gli si ritorce contro e tutto ciò che ha costruito nella vita, rischia di disgregarsi.
Così decide di andarsene, abbandonando il tetto coniugale. Al suo ritorno ritrova la famiglia di un tempo, che era stata fagocitata dalla logica dei picchi di ascolto. E’ una commedia in cui Montesano tocca una serie di tematiche sociali con grande ironia e leggerezza come solo lui sa fare.
E’ tornato in teatro un grande interprete del teatro italiano con una commedia spassosa e intensa. Da non perdere.

Quantunque io, una recensione dedicata allo spettacolo di Enrico Montesano visto nel 2009 al Granteatro di Roma

I pensieri di Marco Aurelio, l’imperatore romano e filosofo stoico a cui Enrico Montesano s’ispira, costituiscono il leit motive dell’originalissimo one man show in cui ‘etica’ e ‘cotica’ oscillano sul piatto della bilancia, per ridere e riflettere. Protagonista della piecès teatrale è come sempre l’uomo coi suoi pregi e difetti, immerso in una società governata dagli eccessi verbali, comportamentali e televisivi, dove insomma tutto è lecito, tranne essere se stessi ed apparire nell’essenza. “Noi fessi siamo necessari” esulta con umiltà e divertimento il grande attore, che si racconta attraverso immagini e ricordi, ripercorrendo gli anni dell’infanzia alla Garbatella, trascorsi in parrocchia tra i canti delle pie donne e il timor di Dio, fino ad approdare alla splendida Via Margutta, dove sopravvivono gli artigiani del passato, il ‘core’ della città. “Ognuno vale quanto le cose a cui s’interessa”, scrisse l’imperatore Marco Aurelio e questo lo dimostra l’esperienza artistica di Montesano, che ricorda i grandi maestri del teatro, del cinema e della musica italiana da Gigi Magni, a Gabriella Ferri, da Trovajoli a Garinei e Giovannini con cui passeggiava per i vicoli di Roma e con i quali ha condiviso grandi ed indimenticabili emozioni. Come dimenticare “Rugantino” in cui all’attore laziale fu concesso di recitare con al collo un foulard celeste sulla camicia bianca…doveroso è il ricordo rivolto all’incantevole Aldo Fabrizi nei panni di Mastro Titta. L’amore per la Roma degli imperatori, delle piazze magnifiche e dei poeti, raggiunge toni solenni e malinconici nell’interpretazione di una poesia del grande Cesare Pascarella. Non soltanto Montesano ma i suoi personaggi Nicola Anemia, il mitico vecchietto pensionato e Catullo Er Bullo, trasformano il Gran Teatro in un luogo festoso, in cui solo fuori piove, mentre dentro il pensiero si trasforma in gioia e la musica della Jazz Band, neutralizza tutte le assordanti suonerie dei telefonini e le voci guida dei tom tom, per tornare all’antica sana risata. 
Roma, Gran Teatro, 29 marzo 2009
https://www.teatro.it/recensioni/quantunque-io-ovvero-etica-e-cotica/i-pensieri-di-marco-aurelio


PREMIO OMBRA DELLA SERA EDIZIONE 2019

Sarà assegnato nella suggestiva cornice del Teatro Romano di Volterra sabato 3 Agosto 2019 il premio Ombra della Sera
Oscar del teatro italiano

Furio Bordon, Carlo Simoni, Luciana Savignano, Giuseppe Sabbatini, Stefano Poda, Tommaso Le Pera, Stefano de Lellis

Prescelti  dalla Giuria presieduta dal prof. Giovanni Antonucci, e composta da: Vito Bruschini, Maura Catalan, Maria Letizia Compatangelo, Alma Daddario, Elena d'Elia,  Natalia di Bartolo,  Lia Gay,  Floriana Mastandrea, Carmela Piccione, Mariano Rigillo, Anna Teresa Rossini, Giuseppe Liotta, Paola Dei, Rainero Schembri, Edoardo Siravo

La serata sarà condotta dagli attori Marianella Bargilli e Ubaldo Pantani

Regia di Vito Bruschini


In seno al Festival Internazionale del Teatro Romano di Volterra giunto alla XVII edizione con la presidenza di Simone Migliorini ideatore della prestigiosa kermesse di rilievo internazionale, c'è il Premio “Ombra della Sera” che una giuria di autorevoli giornalisti, scrittori, registi e attori, presieduta dal Professor Giovanni Antonucci, riconosce a personaggi che si siano distinti per la loro arte e per la loro carriera.

Nelle scorse edizioni hanno ricevuto il premio Ombra della Sera tra gli altri:

Massimo Ranieri, Gabriele Lavia, Arnoldo Foà, Giuliana Lojodice, Franca Valeri, Alessandro Gassman, Giorgio Albertazzi, Antonio Calenda, Leo Gullotta, Edoardo Erba, Manlio Santanelli, Ugo Chiti, Nuccio Messina, Pino Strabioli, Paola Gassman, Maria Rosaria Omaggio, Paolo Ferrari, Maurizio Giammusso, Roberto Herlitzka, Glauco Mauri, Ivana Monti, Franco Cordelli, Masolino d’Amico, Eros Pagni, Alan Rickman, Fernando Arrabal, Isabel Russinova, Simone Cristicchi, Micha Van Hoecke, Giuseppe Pambieri, Fabio Armiliato, Amedeo Amodio, Angelo Longoni, Daniela Schillaci, Tato Russo, Gianfranco Bartalotta, Emilia Costantini.

Ogni premio è intestato a un personaggio volterrano che nei secoli si è distinto nella disciplina che viene premiata (es. teatro, lirica, danza, drammaturgia).

Nello specifico per l’edizione 2019:

Premio alla carriera “Tommaso Fedra Inghirami” a Carlo Simoni, attore, regista, di grande talento;
Premio alla lirica “Bruno Landi” a Giuseppe Sabbatini, tenore
Premio alla danza “Ernestina Fendi” a Luciana Savignano, etoile internazionale
Premio alla drammaturgia “Giovanni Villifranchi” all’eclettico e prolifico autore Furio Bordon;
Premio al progetto fotografico per il teatro “Nuccio Messina” al fotografo Tommaso Le Pera;
Premio al volterrano eccellente “Franco Porretti” allo stilista Stefano de Lellis
Premio Teatro e arti sceniche (?) al maestro Stefano Poda per l’alta qualità delle sue creazioni artistiche in vari ambiti teatrali riconosciute a livello internazionale

            UNA SERATA SPECIALE CON TANTI OSPITI DI PRESTIGIO

Come consuetudine, dopo il saluto e il benvenuto agli ospiti delle istituzioni rappresentanti la città di Volterra, ciascuno dei premiati intratterrà gli spettatori con aneddoti su episodi e personaggi incontrati nelle rispettive carriere. una serie di ospiti illustri, tra i premiati delle scorse edizioni, arricchiranno la serata con i loro interventi. Tra questi, due grandi del teatro italiano: Tato Russo e Aurelio Gatti

Il premio consiste nella riproduzione, in formato originale, del famoso bronzetto etrusco denominato: Ombra della Sera,  realizzato da un ignoto scultore vissuto circa 3000 anni fa. Secondo la tradizione, fu Gabriele D’Annunzio a dare alla filiforme statuetta votiva questo nome.

Sin dalla prima assegnazione, il premio è stato considerato dai critici un vero e proprio “Oscar” del teatro, unico nel suo genere in Italia
  
Si ringraziano

Fondazione Cassa Risparmio Volterra
Cassa Risparmio Volterra spa
Comune di Volterra
Soprintendenza dei Beni Archeologici e Paesaggistici
La Camera di Commercio di Pisa
Terre di Pisa
UniCoop Firenze




Viaggio sulla luna con Mike Collins

“Non camminare sulla Luna mi ha insegnato a vivere sulla Terra” è la frase pronunciata con nostalgia e amarezza da Collins/Piazza questa sera al Teatro Romano di Ostia Antica e che s'imprime nelle menti e nei cuori degli spettatori sedotti dal viaggio mentale e immaginifico dell'astronauta Mike Collins ormai vecchio e disinteressato ai sogni di gloria. A cinquant'anni esatti dalla missione spaziale a cui prese parte al fianco di Armstrong e Aldrin, Collins si ritrova in un mondo tecnologico in cui le parole hanno perso un valore primario nella comunicazione e i giovani immersi nel mondo digitale si affidano alle app per conoscere l'arte e lo spazio. L'estraneità dell'universo giovanile alla cultura, accomuna tutti tranne Alice (Anna Favella), amante della letteratura cinquecentesca e assistente personale di Collins, impegnato nella preparazione di una conferenza stampa a 50 anni dallo storico evento. 
Due generazioni s'incontrano e scontrano in questo spettacolo accanto alla testimonianza dell'allunaggio e all'ipotesi che nella missione Apollo 11 nessun uomo abbia messo realmente piede sulla luna essendo una farsa girata da Kubrick nell'Area 51. 
Lo spettacolo scritto da Fabio Morgan e diretto da Leonardo Ferrari Carissimi è un atto unico di rara bellezza con scene di teatro nel teatro, citazioni letterarie, luci stroboscopiche e Moon River come colonna sonora perché l'amore (come nel film Colazione da Tiffany) è il dono che Collins consegna al giovane e inesperto Elia (Matteo Cirillo), come fosse un carburante speciale per poter mettere in moto il suo sogno. La gradinata del Teatro Romano immerso nell'area archeologica di Ostia Antica come palcoscenico per gli attori, ha consentito una visione suggestiva e coinvolgente.
I ragazzi del primo anno della scuola del Teatro dell'Orologio sono stati credibili e deliziosi ma colui che ha saputo essere la luna, il cielo e le stelle, è stato Graziano Piazza, magnetico, commovente, ironico e superbo. 
E' stato un viaggio lunare speciale stasera attraverso la pièce Walking on the moon con un meritato sold out.

di Tania Croce


Per sole... donne, una splendida utopia

La commedia in due tempi, nata dalla sensibile e acuta penna di Carlangelo Scillamà Chiarandà in scena al Teatro If dal 24 al 26 maggio 2019, è una favola moderna, una splendida utopia dove un gigolò è trasformato  per magia in principe azzurro attraverso l'amore di una donna.

 E' Giulietta la strega o maga a compiere l'incantesimo. 
Chi è Giulietta? Una donna in carriera che soffre di una crisi d'astinenza (sessuale) e che irrompe nella casa di Marco, dopo aver risposto a un annuncio dietro suggerimento dell'amica/cliente del seducente 'mignotto'.
Marco è un 'bambolo' di manzoniana memoria, un ragazzo dal cuore d'oro dietro quell'aspetto da tombeur de femme che intenerisce e conquista l'algida e imperturbabile Giulietta. 
L'amore salvifico di Camilla, il vero nome di Giulietta, darà finalmente senso all'esistenza di Marco ed alla propria attraverso un progetto di vita in comune, perché la condivisione è il vero senso del tutto e l'uomo nasce solo ma con la necessità primaria di relazionarsi.

Per sole... donne è una pièce psicologica e attualissima  che coinvolge, diverte e fa riflettere lo spettatore, il quale esce dal teatro con la valigia piena di speranza e aspettative.
L'ottimo regista Carlo Cianfarini ha diretto con originalità e maestria la convincente e deliziosa Rita Pasqualoni, il bell'Antonio D'Onofrio, la maliziosa e graziosa Annalisa D'Ermo e l'ironico Biagio Tommasi. Bella anche la scenografia di Angelo Larocca.


 Teatro If – Roma Via Nomentana 1018 – Tel  342 6864372

Regalo di Natale a teatro

E' un successo di pubblico e di critica REGALO DI NATALE l'adattamento teatrale del film di Pupi Avati vincitore del 43° Festival di Venezia, di due David di Donatello e di un Nastro d’Argento, prodotto da La Pirandelliana e affidato a Sergio Pierattini, con le scenografie di Luigi Ferrigno e la regia di Marcello Cotugno, per la prima volta a Roma e in scena dal 7 al 19 maggio al Teatro Quirino.
Il poker, l'amicizia e la dignità, sono le carte che i quattro amici di vecchia data Franco, Lele, Ugo e Stefano sono disposti a giocarsi sul tavolo verde dove è accolto un avversario apparentemente innocuo come l'avvocato Santelia.
Dopo un primo tempo soft, scandito dai siparietti di Lele, l'irresistibile Giovanni Esposito, un critico teatrale single e squattrinato che polemizza su tutto anche sul valore dei presunti critici provenienti dal web non sempre competenti e preparati, la quarta parete crolla del tutto; il pubblico da spettatore è trascinato sulla pedana mobile dove ruotano i destini dei cinque individui, di uno in particolare: Franco, tentato di abbandonare quando il gioco si fa duro.
Il personaggio di Franco, che fu nel film di Diego Abatantuono, è magistralmente interpretato da Filippo Dini ed è quello di cui si mostra chiaramente la psicologia, il temperamento deciso eppure emotivo, il suo essere ancorato ad un passato doloroso che ha negato un presente all'amata Martina, l'ex moglie sedotta e abbandonata dall'amico Ugo (Valerio Santoro).
L'amicizia cede il posto alle dure riflessioni sull'esistenza, all'assenza di certezze materiali e sentimentali, in una notte di Natale che si consuma tra parole e una partita conclusa amaramente, nonostante il caffè servito per addolcire gli animi smarriti.
Sul palcoscenico è stato bello apprezzare un cast superbo composto dal citato Filippo Dini che ha conquistato il pubblico accanto al camaleontico Giovanni Esposito nei panni di Lele, il fascinoso Gennaro Di Biase (Stefano), il convincente Gigio Alberti è l'avvocato Santelia che nel film era Carlo Delle Piane e Valerio Santoro nel ruolo di Ugo, il nemico amico di Franco.
Oltre all'impeccabile regia di Cotugno e alla maestria del cast, è degno di nota il lavoro magnifico sulle luci affidato a Pasquale Mari, le scenografie suggestive di Ferrigno e l'adattamento di Pierattini che ha proiettato una storia degli anni '80 ai giorni nostri, frenetici e telematici, dove forse valori come l'amicizia, hanno un peso inferiore nella nostra vita rispetto all'imperante individualismo.
Un ottimo lavoro teatrale da vedere ed applaudire.

di Tania Croce


La prima di Cinquina al Tordinona

Dopo la meritata vittoria a "Schegge d'autore" come "Miglior spettacolo", ha debuttato il 9 maggio 2019 al teatro Tordinona, a pochi passi da Piazza Navona, in una versione nuova ed entusiasmante Cinquina, un esperimento ben riuscito. E' un atto unico brillante che ha la freschezza di un saggio di fine anno per attori di talento che svolgono il mestiere più bello del mondo: regalare emozioni. 
Chi sono questi attori di talento: il camaleontico e strepitoso Armando Puccio in abiti femminili ma l'attore è abituato ad avere delle parti scritte apposta per lui come ne Le relazioni pericolose di Laclos, dove interpreta il ruolo di un frate delizioso e spiritoso. Armando appare con le vesti di una donna forse perché recita al posto di Ludovica Sacchet, accanto a Roberta Russo anziché Eleonora Gambelli ed è una novità la presenza di Elvira Balzano. Sul palco sono tornate per il piacere del pubblico Silvia Lombardo, Donatella Palmieri e dulcis in fundo la magnetica Sara Calanna anche autrice e regista del testo scritto con Goacchino Spinozzi.
Gli autori pongono l'accento sul valore della parola con spassosi riferimenti al greco, la cosiddetta lingua morta, studiata (anche dalla sottoscritta) al Liceo Classico e nel corso dello spettacolo è citato il dizionario Rocci, considerato arma 'letale' sia per l'effettivo peso specifico che per il suo contenuto.
Cinquina è un ottimo esempio di teatro dell'assurdo in versione rivista e corretta, paragonabile anche alla commedia dell'arte per l'assenza di un canovaccio e dove è essenziale il carattere di ogni personaggio, i suoi vizi folli e ridicoli, che s'incontrano in una riunione misteriosa e seducente dove il mondo esterno è solo una parentesi, ciò che conta è il gruppo con delle regole ben precise.
Una descrizione dettagliata di questo delizioso atto unico in scena fino al 19 maggio, toglierebbe il gusto della scoperta da parte dello spettatore che invito a vedere Cinquina per ridere e interrogarsi su questi tempi dove la follia, risulta essere il tratto distintivo di ogni azione umana. 
di Tania Croce

Storie Bastarde con Fabio Avaro e la Zanzara

Fabio Avaro non è solo sul palcoscenico, con lui c'è una silenziosa e fastidiosa zanzara a movimentare la narrazione delle Storie Bastarde, lo spettacolo che ha debuttato il 7 maggio con successo al Teatro Ghione.
Questo racconto è ispirato all'omonimo libro scritto dal giornalista Davide Desario il cui sottotitolo è Quei ragazzi cresciuti tra Pasolini e la Banda della Magliana, ossia il periodo storico in cui sono collocate le storie narrate.
La protagonista assoluta è la periferia e i ragazzi che tentano di passare il tempo tra partite di pallone e momenti magici consumati allo Stadio Olimpico per seguire la squadra del cuore.
Ho rivissuto gli anni '70, (quelli in cui sono nata) attraverso un gruppo di ragazzini cresciuti a Ostia come Fabio, in mezzo alla malavita locale, quelli che apprendono della scomparsa di Pasolini e che incrociano i bravi ragazzi della Banda della Magliana.
Questi giovani di periferia, crescono segnati e cambiati dal tempo e dalle necessità che li rendono padri di famiglia e uomini che hanno perso un caro amico morto per overdose.
L'atto unico che ho illustrato è veramente toccante, lo definirei un trailer degli anni '70 o un flasback, utile per riflettere e toccare con mano ciò che era la periferia e cosa è diventata.
Fabio Avaro in questa pièce è un personaggio pirandelliano o pasoliniano perché no.
Uno nessuno e centomila o Ragazzi di vita potrebbero essere i prossimi spettacoli da mettere in scena e Fabio Avaro potrebbe essere scelto come protagonista. Un mio suggerimento rivolto al giovane regista Ariele Vincenti.
Intanto vi suggerisco di vedere Storie Bastarde, in scena al Teatro Ghione fino al 12 maggio e poi in giro per l'Italia.

di Tania Croce


Domenica ore 17,00
biglietti a partire da 23 euro
Teatro Ghione,via delle Fornaci,37,Roma
Info:06 6372294
Relazioni con la stampa Teatro Ghione: Maurizio Quattrini:
Cell. 338/8485333 - e-mail: maurizioquattrini@yahoo.it

Maratona di New York di Edoardo Erba

Avendo inaugurato la pagina di sport di Pennadoro, ne approfitto per condividere recensioni dedicate allo sport...

E’ buio pesto e un’atmosfera mistica pervade la piccola sala che accoglie come un cucciolo in una foresta senza alcun riparo, un uomo in tuta grigia e calzini di spugna. L’uomo piegato per terra non è un cucciolo, è Mario (Andrea Scoscina) un atleta in erba, che dopo mille perplessità si desta per iniziare la sua corsa al fianco di Steve (Ferruccio Cinti), se riesce a trovare la forza per allenarsi. Correre come se fosse il modo vincente per raggiungere degli obiettivi, correre per liberarsi dalle paure, per conquistare l’autostima, il mondo, anzi... New York, è quel che Steve spiega a Mario. E per raggiungere un traguardo come la maratona di New York, sarà necessario allenarsi con costanza e dedizione, sputando sangue per ottenere la preparazione adeguata. Mentre corre, Steve cita il primo maratoneta della storia: Filippide, per esortare il suo compagno malaticcio e debole che arranca dietro di lui con il volto teso e sfiduciato nelle sue possibilità. Filippide nel 490 a.C. (data della battaglia che oppose gli Ateniesi ai Persiani, nella piana di Maratona, a poco più di 40 km da Atene) nella storia raccontata da Erodoto, svolgeva la professione di emerodromo, ovvero l'emissario di generali e politici che trasmetteva i messaggi semplicemente... correndo da un punto all'altro della Grecia. Filippide non percorse solo il tratto da Maratona ad Atene per annunciare la vittoria degli Ateniesi sui Persiani, come forse tutti ricordano; infatti, pochi giorni prima aveva fatto, sempre di corsa, il tratto Atene-Sparta e ritorno (500 km) in poco meno di 48 ore, per cercare aiuto presso gli Spartani, prima che la battaglia iniziasse. La leggenda dice anche che Filippide, al termine dell'ultima corsa Maratona-Atene, morì per il grande sforzo fisico. Però aveva corso, era morto per una giusta causa e con questa storia Steve si esalta nei primi dieci minuti di corsa mentre il suo amico, avverte un senso di spossatezza enorme. La parola, il racconto autobiografico di Mario e il cinismo di Steve, portano i due atleti a 30 minuti di allenamento anche se le fitte alla milza di Steve sono lancinanti. Ad un tratto Mario cade e la corsa s’interrompe. Il momento di pausa è fatto per riflettere e per prendere una decisione: andare avanti oppure ritirarsi. Si torna a correre. Il coraggio di Mario vince la sua paura iniziale e spicca il volo, superando l’amico che ha perso terreno. La sfiducia svanisce e nasce un uomo nuovo ormai pronto ad affrontare qualsiasi ostacolo. "Maratona di New York non ti temo", sembra gridare Mario mentre continua a correre. Si spengono le luci ed il buio ora è colmo di speranza e di sogno. 

(Roma, Teatroinscatola, 14 febbraio 2009)

Diario di un pazzo con Flavio Bucci regia di Giancarlo Fares

 Ritrovo questo file sul pc e lo pubblico su Pennadoro. Fu uno spettacolo meraviglioso. Mi piace ricordarlo... lo adorai al Teatro dell'Orologio. Era il 21 novembre 2010...
Il biglietto sbiadito è incorniciato con la locandina che tengo in camera ormai da anni.

E’ un affresco delirante e tenero quello dipinto sul volto e nei gesti di Flavio Bucci che si veste di straziante follia per raccontare lo sciagurato destino di Popriscin, il protagonista del “Diario di un pazzo” di Gogol.
Sarà per colpa del suo impiego mediocre ossia quello di temperare matite in ufficio, oppure di una vita senza l’amore di Sophie, la figlia del suo datore di lavoro, se Popriscin oscilla tra lucidità e delirio, affidando ai fogli di un diario le sue aspirazioni, le paranoie ed i pensieri più reconditi fino ad annegare nella follia stessa, invocando la figura materna sul finale.
Senza alcuna speranza o chance di giungere al cuore dell’amata, oppure ad una posizione sociale dignitosa, Flavio/Popriscin si rivolge allo spettatore, lo guarda dritto negli occhi, fino a bucare anima e cuore col suo linguaggio autentico, senza filtri, che solo un pazzo potrebbe usare.
Ma è la sua dichiarazione d’amore al mondo, quella pronunciata mentre rivolge lo sguardo verso il cielo dove una luna paziente lo attende per custodire i suoi desideri, una luna troppo incantevole per accogliere gli uomini, ma solo i sogni contenuti nelle pagine di un diario, quello di un pazzo che si abbandona alla follia perché in un mondo in cui le cose sono concepite solo per i poveri di spirito, non c’è più posto per gli animi nobili ed i sognatori.
 Un applauso interminabile e commosso quello del pubblico della pomeridiana di domenica nella Sala Grande del Teatro dell’Orologio è stato rivolto a Flavio Bucci che è tornato per incantare i presenti con la sua performance struggente e magnifica.
  di Tania Croce


Le diverse sfaccettature del ménage a tròis

Osservare il ménage a tròis da diverse angolazioni è l' originale trovata di Clément Michel, l'autore della commedia Une semaine... pas plus, prodotta nella versione italiana da Attori & Compagny, il cui direttore artistico Mario Antinolfi, è uno dei protagonisti, accanto ad Antonio Conte e Milena Miconi per la regia di Francesco Branchetti. 
Le false verità uniscono i tre personaggi tenuti insieme dall'equivoco. Lui (Paul) è il fidanzato grezzo ormai stanco della convivenza con Lei (Sophie), ragazza ingenua e adorabile che ha appena perso il lavoro e si appiglia a una sua frase pronunciata distrattamente sull'impossibilità di convivere pacificamente in tre, attuando la considerazione della ragazza. Così invita forzatamente a casa loro l'Altro, il distinto amico Martin. Ma si fermerà qualche giorno, una settimana al massimo, per elaborare il lutto della madre, che in realtà è viva e vegeta.
Le scene di teatro nel teatro sono efficaci e spassose. Il più francese dei tre è Antonio Conte, impeccabile nei panni di Martin, un gentiluomo galante, maniaco dell' ordine e bravo in cucina, insomma il compagno che ogni donna vorrebbe avere al suo fianco. E' quello che mi ha coinvolto e convinto di più senza alcun dubbio.
Mario Antinolfi incarna l'uomo senza scrupoli e charme eppure divertentissimo e mentre conoscevo e apprezzavo Antonio Conte, è stata una piacevole scoperta e rivelazione la performance di Antinolfi, al quale vanno i miei complimenti.
Milena Miconi è la meno convincente dei tre anche se in alcuni momenti fa scaturire il riso. 
E' un trio affiatato quello che porta in scena Una settimana, non di più; funziona questo adattamento italiano con la traduzione di Giulia Serafini e le musiche di Pino Cangialosi e lo spettacolo ha superato le mie aspettative.
Quindi invito a vedere l'ultima replica pomeridiana al Teatro Tor Bella Monaca (che credo sia sold out) dove si conclude questa piacevole parentesi romana di uno spettacolo che ha riscosso successi in tutt'Italia.

di Tania Croce

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