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Mollo tutto e apro un chiringuito

 Finalmente sono riuscita a vedere il film girato nella mia Sardegna con Pino e gli anticorpi, Benito Urgu e quello splendido e amatissimo mare blu.

Durante le vacanze estive in Sardegna, ho sempre sentito espressioni tipo ‘in continente’ riferito all’Italia e ritrovarle nel film mi ha quasi commosso.

Di che parla il film e chi è il protagonista? Apparentemente il cosiddetto ‘milanese imbruttito’ incarnato magnificamente da Germano Lanzoni, schiavo a tal punto del suo lavoro e dei ritmi forsennati nella city da portarlo al collasso e a un radicale cambiamento di vita, scegliendo non un’isola qualunque ma la Sardegna che non ha nulla da invidiare alle località Caraibiche.

Il paesino immaginario dove giunge il milanese, si chiama Garroneddu, è una comunità molto piccola sul mare, dove le pecore e i pastori convivono pacificamente.

È un luogo incontaminato dove non è affatto concepita la presenza dei turisti che distruggerebbero la quiete e la bellezza del luogo.

Eppure, nonostante le difficoltà iniziali, compresa l’assenza di segnale per poter parlare al cellulare, il signor imbruttito riuscirà a creare il suo locale sul mare e a convivere serenamente con il parroco, i pastori, la donna chiamata Nunzia, la bella e dolce Melissa (Simonetta Columbu) che apprezzai nel film “Io sono Tempesta” con Marco Giallini e con i gestori dell’unica trattoria del luogo, fino a quando non si sa. 

I nuraghi diventeranno non solo attrattiva turistica ma ci si potrà persino dormire avendo come tetto le stelle e come acqua quella del mare.

Personalmente mi è piaciuto molto il film corale con Paolo Calabresi nei panni di un imprenditore green e impegnato per la salvaguardia dell’ambiente, Claudio Bisio in quelli del Boss e Alessandro Betti in quelli di Brera.

 Ne Consiglio la visione con animo sereno.

Potrete trovarlo su Prime video. 



 

I met a girl - La ragazza dei sogni


 Brenton Thwaites è Devon, un musicista e un ragazzo pieno di vita, generoso e buono.

Un giorno incontra Lucy, si sente pervaso d’amore nei suoi confronti, così le apre il suo cuore appassionatamente, le dice d’amarla ma lei svanisce…

Il fratello che gli sta sempre accanto, si prende cura di lui tenendogli persino la mano mentre fa la doccia, gli ricorda di prendere le medicine per tenere sotto controllo la schizofrenia, non gli crede mentre si esalta parlando di Lucy che è andata a Sidney.

Così parte, segnando sul polso le tappe del viaggio che lo condurrà a Sidney.

Viaggia in treno, a piedi, in autostop traversando l’Australia finché giunge finalmente a destinazione ma di Lucy neanche l’ombra.

Così crede sia il frutto delle sue allucinazioni che lo perseguitano e si fa convincere dal fratello che lo ha raggiunto a Sidney e salvato, a tornare a casa e ad essere ricoverato.

Devon scappa dalla casa di cura e torna dal fratello che vive con la moglie e un figlio in arrivo.

Cerca lavoro e lo trova in un negozio di dischi ed è lì che rivedrà Lucy, come una visione, un’immagine del suo passato.

Ed è così che l’amore guarisce tutto.

Film toccante e straordinario, sul senso della vita.

Visto su Sky.

Da vedere 

Ammonite Sopra un’onda del mare



Kate Winslet la Rose del Titanic dalla folta chioma rossa e dalla bellezza irresistibile tanto da essere ritratta in un dipinto senza veli e indossando solo il ciondolo blu, noto come il cuore dell’oceano, nel film diretto da Francis Lee e ambientato a metà ‘800, è Mary, una paleontologa sciatta e castana, che vive con Molly la mamma malata, la straordinaria Gemma Jones in un’ umile casa inglese sul Dorset, dove lavora come cercatrice di fossili, vendendo ai turisti, ammoniti ossia molluschi estinti scoperti in ore e ore di ricerca, estrazione e pulizia degli stessi.

Le giornata di Mary si consumano in ogni stagione sulle spiagge ventose dove scova tra i sassi marini, preziosi reperti che vende a poco anche se il British Museum espone un teschio di Ittosauro, scoperto proprio da lei.

È una donna schiva, taciturna e solitaria anche se le sue doti sorprendenti e la sua abilità nella ricerca di fossili, attrae nella sua area di lavoro diversi scienziati tra cui un certo Roderich Murchison che oltre ad ammirarla, la paga per accudire sua moglie malata di malinconia.

Mary e Charlotte (Saoirse Ronan) sono distanti per la classe sociale a cui appartengono ma nel momento stesso in cui Mary si prenderà cura della fragile ragazza che cade malata, tra le due nascerà una passione e forse l’amore.

Come due fossili scalfiti dalla roccia, le due donne si scoprono e le loro anime si fondono in una sola.

Una fugace felicità strappata a una quotidianità priva di emozioni se non le scoperte che per Mary restano il suo più grande amore.

Il film è molto bello.

Lo consiglio! 

Buongiorno, notte

Ricordando Aldo Moro 


 Questa sera Sky ricorda il rapimento di Aldo Moro dal punto di vista di una brigatista, nel film di Marco Bellocchio liberamente ispirato al libro di Anna Laura Braghetti e Paola Tavella Il prigioniero.

I 55 giorni di prigionia di Moro fino all’assassinio il 9 maggio del 1978, lo spazio buio e cupo dove ha vissuto, mangiato e scritto numerose lettere di stima anche al Santo Padre e di addio all’amata moglie Eleonora Chiavarelli alla quale fa la solenne promessa che si riameranno, sono la cornice drammatica e reale di un politico, di un uomo magistralmente interpretato da Roberto Herlitzka, un uomo che si rassegna gradualmente a un’ingiusta condanna a morte che lo separerà sia dagli impegni terreni che dagli affetti più cari.

Maya Sansa e Luigi Lo Cascio, interpretano due dei brigatisti che tengono recluso Aldo Moro, il cui corpo senza vita verrà trovato a Via Caetani.


America Latina

 Inonda e travolge l’inquietudine  come in Favolacce, il nuovo film dei fratelli d’Innocenzo e mentre Elio Germano era un’anima disperata e ai margini della società, 

in America Latina è un professionista affermato, un dentista apprezzato e serio con moglie e due figlie con le quali vive serenamente in una lussuosa villa con piscina.

Sotto la meravigliosa abitazione del dentista e l’apparente tranquillità domestica, c’è una cantina molto ampia dalla quale ha origine la terrificante vicenda che coinvolge una bambina, forse rapita, o violentata e legata al tubo dell’acqua e imbavagliata da chi e perché forse si scoprirà nel corso del film o forse no.

È costante il turbamento anche negli occhi della moglie e delle figlie, inquiete, per certi versi terrificanti come il temuto arnese del dentista usato per togliere il tartaro o per rimuovere la carie. 

Sono molto forti le tonalità del rosso all’intento della casa, nelle penombre e nel vomito.

Il costante lamento della bambina che è in cantina è insopportabile e lacerante.

È ormai tutto tinto di rosso.

Non c’è più distinzione tra follia e realtà e tutto annega irrimediabilmente.

Oltre a Elio Germano, superbo anche in questo ruolo, ho apprezzato Sara Ciocca la straziata bambina relegata in cantina e Massimo Wertmuller nei panni del padre di Massimo il dentista, con cui ha un rapporto conflittuale.

Film molto interessante in prima visione su Sky. 


Rinascere



Un incidente che cambia la vita è un argomento che conosco molto bene perciò ho seguito con curiosità ed empatia il film ispirato alla vera storia di Manuel Bortuzzo, la promessa del nuoto italiano che a un passo dalle Olimpiadi, viene colpito per errore da due colpi di pistola che gli provocano una lesione midollare completa  che compromette l’uso delle gambe.
L’amore e la vicinanza della fidanzata Martina e di un affettuoso Alfonso incontrato al S.Camillo di Roma, sostengono Manuel nel percorso di riabilitazione che lo porterà a cambiare idea sulle Paralimpiadi e sulla sua partecipazione alle prossime di Parigi 2024.
Ho conosciuto Manuel attraverso il Grande Fratello Vip e questo film tratto dal suo libro, mi ha permesso di comprendere il suo dramma e la sua forza d’animo necessaria per rinascere.
Giancarlo Commare è stato magnifico nella parte di Manuel. Ho amato molto anche la figura di Alfonso interpretata da Salvatore Nicolella.
Deliziosa anche Gea dall’Orto nei panni di Martina Rossi la fidanzata che gli è stata accanto durante e dopo l’incidente e che ha assistito alla sua rinascita.
È un film da vedere sicuramente e i miei complementi al regista Umberto Marino per la sensibilità dimostrata.
Potrete trovare il film su Raiplay. 


Ariaferma



 È un carcere fatiscente il microcosmo in cui s’incrociano i destini delle guardie e dei detenuti che saranno a breve trasferiti altrove perché questa struttura decadente è stata dismessa.


Il regista e sceneggiatore  Leonardo di Costanzo, ricostruisce minuziosamente l’atmosfera di un carcere diroccato, che somiglia a luoghi come la Rocca di San Leo nel Montefeltro dove nel passato erano esiliati e condannati a morte personaggi come Cagliostro e che Dante Alighieri cita nella Divina Commedia.

È in questo luogo angusto e deprimente che si consumano i giorni di detenuti vecchi e giovani, italiani e stranieri che tentano di sopravvivere in quello spazio senza ossigeno e che nel tempo le abili guardie trasformeranno per necessità in un ambiente vivibile persino colloquiale dove poter mangiare gomito a gomito, gli uomini in divisa con i carcerati.

La crudeltà del crimini commessi sì confonde con le avversità della vita che alcuni dei detenuti hanno affrontato in particolar modo un giovane cresciuto in una casa famiglia.

Nel toccante lavoro collettivo dove ogni interprete completa il quadro, spiccano le figure di Gaetano Gargiulo/Toni Servillo nei panni della guardia che tenta di tenere le redini di questa situazione precaria e Carmine Lagioia/Silvio Orlando il detenuto che per la sua performance vince un David di Donatello, l’altro va alla miglior sceneggiatura originale.

Applausi anche a Fabrizio Ferracane.

Se non lo avete visto, recuperate il film su Prime video.



N io e Napoleone


“𝐍” 𝐝𝐢 𝐄𝐫𝐧𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐅𝐞𝐫𝐫𝐞𝐫𝐨 è il libro che ha ispirato il regista Paolo Virzì.

Questo film con l’immenso  Daniel Auteil nella parte di Napoleone esiliato all’Elba ed Elio Germano in quella del suo bibliotecario, il maestro Martino Papucci, rivoluzionario e intenzionato a uccidere colui che è divenuto il re dell’Isola, è uno splendido affresco dell’Elba ai tempi di Napoleone, uomo magnetico e affabile, persino nostalgico e incantevole, che conquista con le sue parole colui che lo vuole uccidere.

Lo rivedo con piacere e coinvolgimento, ammirando immensamente Daniel Auteil che recita in italiano con accento corso nei panni del carismatico generale e imperatore dei francesi tanto odiato quanto amabile.

Ancora una volta la letteratura è fonte d’ispirazione per Virzì e Bruni che ricostruiscono la vicenda del bibliotecario ribelle descritto nel libro.

Un film immensamente bello e toccante.

“I soli momenti felici sono quelli dell’infanzia”


The Wife. Vivere nell’ombra



 Joseph Castleman è uno scrittore di successo che riceve nel corso della notte una telefonata nella quale gli viene comunicato di aver vinto il Premio Nobel per la Letteratura, notizia che condivide all’altro telefono con la devota moglie Joan, da quarant’anni al suo fianco, nell’ombra.

I due coniugi si preparano per un lungo viaggio in Europa, a Stoccolma, dove fervono i preparativi per la cerimonia di consegna dei Premi Nobel.

Joan è pronta ad affrontare il viaggio, senza trascurare tutte le esigenze del marito cardiopatico e costantemente in cerca di dolci e di cibo.
 

Sembra una coppia serena e innamorata ma il passato s’insinua nel presente e scopriamo che lei era una studentessa e lui l’insegnante sposato con una figlia, di cui s’innamora, assecondando la sua brama di scrittore senza talento, offrendosi di scrivere al suo posto.

Sono soci di scrittura come lui ama dire, ma l’incontro di Joan con un biografo, un certo Nathalian (Christian Slater) che ha scoperto il suo segreto, la scuote al punto da ribellarsi a suo marito.
Tutto accade il giorno della consegna del Premio Nobel.
Joan è stanca di vivere nell’ombra e sceglie di lasciare suo marito.
Le conseguenze saranno irreparabili.

Il film diretto da Björn Runge con due giganti come Glenn Close e Jonathan Pryce, è l’adattamento del romanzo The Wife di Meg Wolitzer, e contiene una storia vera in parte, sulla madre della scrittrice.

Gli sguardi di Glenn, definita “la ragazza con il tocco magico” comunicano  il suo segreto, il suo dolore, la sua condizione di scrittrice al servizio di un marito egocentrico e privo di talento, che riceve un premio come il Nobel senza meritarlo.

Gabriele Lavia e Ludovica Modugno prestano le voci ai due attori che sanno scuotere gli animi interpretando in fondo il ruolo della vittima e del carnefice, oscillando tra verità e finzione, tra ragione e sentimento.

C’è una pagina bianca sul finale che Miss Close accarezza, determinata a iniziare un nuovo capitolo della sua vita.

E pensare che Glenn Close non ha mai vinto un Premio Oscar pur avendo trascorso la vita intera a emozionarci e dotata di un talento immenso.
È un film straordinario quello rivisto questa sera e che consiglio di cercare su Prime Video o su Netflix. 

Diabolik



Che l’inseguimento abbia inizio.


L’ispettore Ginko è calmo, meditabondo, sente che l’arresto è sempre più vicino, Diabolik non può fuggire per sempre, sfrecciando sulla sua Jaguar Coupe nera come la notte, nera come il mistero che avvolge un distinto Walter Dorian di giorno, sposato con Elisabeth (Serena Rossi) una donna ansiosa e in trepidante attesa dell’amato. Questa è la prima identità falsa usata da Diabolik che verrà smascherata… 

Lo sguardo di Marinelli è più amabile e pacifico rispetto a quello del noto personaggio del fumetto firmato Angela Giussani, il ladro giusto che ruba agli ingiusti ossia a coloro che si sono arricchiti in modo sporco e che per questo devono essere privati delle loro ricchezze. Ma come? Solo Diabolik ha la velocità di pensiero e di azione per riuscire nel suo intento ma nulla sarebbe possibile (anche se non lo ammetterebbe mai) senza la sua amata complice, Lady Kant, che i Manetti Bros fanno apparire in questo film.


È un momento cruciale quello mostrato nel film ispirato alle rocambolesche fughe e rapine di Diabolik. Sta per incontrare colei che amerà per sempre: Eva, per rubarle il prezioso diamante rosa. 

Gli anni ‘60 ossia il magico periodo in cui questo fumetto prese forma dalla fervida penna di Angela, direttrice della casa editrice Astorina, precisamente Clerville e i suoi palazzi di vetro e le stanze lussuose del Grand Hotel Excelsior dove soggiorna la bellissima ereditiera che ben presto conoscerà mister Diabolik, rivivono nel film dove le immagini scorrono velocissime come se si sfogliasse il numero cartaceo del fumetto, tra primi piani, occhi sbarrati, porte chiuse, tuffi pericolosissimi e stratagemmi adottati per stordire Giorgio Caron (Alessandro Roja) e travestirsi da lui per poter uscire dal carcere e depistare le ricerche dell’ instancabile Ginko, interpretato con metodo e sapienza da un Valerio Mastandrea concentrato e apprezzabile.

Un adattamento davvero bellissimo quello apprezzato su Sky del numero 3 del fumetto della Giussani del ‘63 “L’arresto di Diabolik” e de L’arresto di Diabolik il remake” di Mario Gomboli e Tito Faraci.

Ieri ai Premi David di Donatello a Cinecittà, ha vinto Manuel Agnelli il David per La Miglior canzone originale con La profondità degli abissi, che emoziona in questo film da non perdere! 

Il film è dedicato a Enzo Facciolo, un fumettista e disegnatore italiano. Nel 1963 entra nello staff dei disegnatori della serie a fumetti di Diabolik, caratterizzandone graficamente i personaggi ideati dalle sorelle Giussani in modo definitivo, dando quindi un fondamentale contributo al successo del personaggio.

I nostri cuori chimici (Chemical Hearts)


 L’amore lascia cicatrici indelebili, segni che non possono essere cancellati. 

È ciò che scopre Henry, all’ultimo anno del liceo, a cui giunge con il grande desiderio di dirigere il giornale della scuola e da inguaribile romantico, d’innamorarsi.

Accanto a Henry, siede una nuova e misteriosa studentessa di nome Grace, avvolta da una tristezza che attira il giovane e inesperto studente.

Grace conduce Henry, nel suo universo interiore rotto da un immenso dolore, camminando  con un bastone perché è reduce di un incidente.

Tra i due nasce un’intesa tenera, ma il cuore di Grace è pieno di ferite che né Henry né altri riusciranno a rimarginare.

Splendido il film diretto da Richard Tanne tratto dall’omonimo romanzo di Krystal Sutherland, che è possibile vedere su Prime video e che consiglio. 


È nata una stella (A star is born)


Per fare gli auguri a Barbra Streisand che oggi soffia 80 candeline sulla sua torta, Sky ripropone un film degli anni ‘70, del ‘76 precisamente, è il secondo remake del musical È nata una stella del ‘37, dopo quello nel ‘54 e il più recente nel 2018 è con Bradkey Cooper e Lady Gaga.

Barbra è Esther Hoffmann in questo delizioso film diretto da Frank Pierson, scoperta in un locale da un cantante di successo ribelle e sul viale del tramonto John Howard (Kris Kristofferson) di cui s’innamorerà fino a sposarlo.

Esther ha una voce meravigliosa che le consentirà molto presto di diventare una star ma il compagno alcolizzato si perderà totalmente e lei perderà per sempre il suo amore.

Questa magnifica interpretazione valse alla Streisand un Oscar nel 1977 per il pezzo interpretato nel film e molti furono i premi ottenuti e meritatissimi.

L’artista meravigliosa e piena di talento, bellezza e semplicità, ha incantato e ispirato generazioni di artisti e di donne insicure.

Tanti auguri Barbra!

La famiglia Belier

 


Dopo aver visto Codahttps://www.pennadoroilteatrodelleemozioni.info/2022/03/i-segni-del-cuore-coda.html?m=1 il remake de La Famiglia Bélier, questa sera ho apprezzato il film ispirato al libro di Véronique Poulain ("Les Mots qu'on ne me dit pas"), che non ha vinto 3 Oscar come il suo remake quest’anno, ma che ha sensibilizzato il pubblico educandolo attraverso il linguaggio dei segni, a sentire ben oltre le parole.
L’ambientazione francese mi è più congeniale, precisamente la campagna in Normandia è il luogo dove la famiglia di sordo muti tutti tranne Paula, vive e lavora la terra, allevando mucche e producendo formaggi squisiti come il Camembert e il Brie.
Paula si sveglia presto per aiutare i genitori nel duro lavoro e per comunicare con il veterinario, oppure con le persone al mercato che apprezzano e vogliono acquistare i formaggi prodotti dalla mamma.

Eric Lartigau, il regista, mostra attraverso l’attrice rivelazione  Louane Emera che a sedici anni si può essere ancora illibata eppure matura e responsabile. Louane/Paula non ha ancora il ciclo e rispetto alla sua amica, è vergine.

Il maestro di canto insegnerà a Paula a credere in se stessa e a spiccare il volo. Infatti il tema principale del film è Je vole.
Ho amato molto Karin Viard nei panni di Gigi, la mamma di Paula, più affettuosa rispetto a quella del film Coda e protettiva nei confronti della figlia.


Il film è su Prime Video e su Netflix ed è un bel modo per passare il tempo.
Buona visione!

La befana vien di notte II Le origini



La trama 

Siamo nel XVIII secolo e in un fiume (potrebbe essere il Tevere) viene abbandonata una bambina dalla propria mamma e trasportata dalle acque del fiume verso una vita da ragazzina schiva, anaffettiva e ladruncola.

La ragazzina è Paola (Zoe Massenti), la quale  si trova inavvertitamente a intralciare i piani del terribile Barone De Michelis (Fabio De Luigi), un omuncolo zoppo sempre scortato dal fidato e bistrattato Marmotta (Herbert Ballerina), con una sconfinata sete di potere e uno smisurato odio verso le streghe e i bambini. 

L’intervento della dolce e potentissima Dolores (Monica Bellucci), una strega buona che dedica la sua vita ai bambini, salva Paola da un rogo già acceso. Tra un magico apprendistato, inseguimenti, incredibili trasformazioni e molti, molti, guai, Paola scoprirà che il destino ha in serbo per lei qualcosa di davvero speciale.

La recensione 

Paola si esprime in romano.

In fondo la befana è romana e la grande leggenda della befana è raccontata in modo favolistico e dalle sue origini, da quando cioè, era una ragazzina.

Il viaggio inedito alla scoperta della vera storia della befana personaggio da me amatissimo, mi ha fatto scoprire una Monica Bellucci tenerissima e commovente che ho molto apprezzato.

Bellissima la sceneggiatura di Guaglianone  e Menotti e impeccabile la regia di Paola Randi

Fabio De Luigi nei panni del cattivo è una vera scoperta e vedere il film natalizio dopo la Pasqua è stato piacevole e inaspettato.

Questa prima visione su Sky è stato un bel regalo oggi.


Notre Dame in fiamme


 Jean Jacques Annaud ha diretto un capolavoro che incendia gli animi e li placa come la preghiera collettiva che unì i cuori di tutto il mondo nella speranza che le fiamme fossero domate e spente.

È così accade dopo 24 lunghe ore a partire dalle 18:17 di quell’indimenticabile aprile di tre anni fa dove forse a causa di un corto circuito la cattedrale di Notre Dame, uno dei simboli della capitale francese, s’incendiò.

Al vociare delle guide turistiche e dei fedeli che pregano all’interno della cattedrale, si alternano i primi allarmi sottovalutati a causa di un sistema probabilmente difettoso.

Il fumo  che proviene dal sottotetto della Navata della sagrestia, e che è visibile all’esterno dal tetto di Notre Dame,  si trasforma in fiamme che la prima squadra dei pompieri dall’interno non riesce a spegnere.

Lava incandescente cade dall’alto.

I fedeli in preghiera vengono fatti evacuare dalla cattedrale, dove si cerca di salvare reliquie preziose tra cui la corona di spine di Gesù, un pezzo della vera croce su cui morì e un chiodo della croce.

Molto suggestive le scene in cui si cerca tra le centinaia di chiavi quella giusta che aprirà con un codice segreto la cassaforte che conserva la preziosa reliquia.

È emblematica la candela accesa da una bambina  che resta accesa come a rappresentare la preghiera di un’anima pura che ha salvato la cattedrale dei fedeli, la più visitata al mondo.

È stato un bel modo di pregare questo venerdì santo attraverso un film documentario d’immensa bellezza, in prima visione e in programmazione su Sky dove sono stati usati circa 20.000 video che i francesi hanno girato quel giorno.



La cuoca del presidente


Questa è la storia di Hortense Laborie (Catherine Frot) che ho scoperto sul canale Sky W la France Collection grazie al quale potrò vedere i miei adorati film francesi.
il film visto questa sera s’intitola “La cuoca del presidente”, diretto da Christian Vincent, è ispirato alla vera storia di Danièle Mazet-Delpeuch e al libro Mes carnets de cuisine. Du Périgord à l'Elysées da lei pubblicato nel 1997. Mai tradotto in italiano, il libro non è soltanto una raccolta di deliziose ricette, ma è ricco di citazioni autobiografiche.
La protagonista della storia è la donna chef che per due anni, dal 1988 al 1990, ha lavorato nella cucina privata dell’Eliseo in qualità di cuoco personale del Presidente delle Repubblica Francese Francois Mitterand, sinora unica donna e rivestire questo ruolo. In modo elegante e delicatamente divertente, “alla francese”, si descrive nel film la vita di palazzo e il suo rigido protocollo che la protagonista trova spesso alquanto scomodo.
Il regista ha potuto girare le scene del film all’interno del palazzo nell’arco di tempo in cui il Presidente Sarkozy si trovava a Cannes per il G20. Danièle Delpeuch, il cui nome nel film è Hortence Laborie, è una cuoca specializzata nelle cucina tradizionale francese che viene contattata da un funzionario della Prefettura di Parigi per assumere il prestigioso incarico lasciando la sua fattoria nel Périgord, dove coltiva tartufi.
È stato un vero e proprio viaggio tra le ricette di questa cuoca che non ama essere definita Chef, nemmeno Madame du Barry se è per questo.
Però Hortense era la preferita del presidente francese che amava la semplicità dei suoi piatti, la tradizione e la genuinità delle materie prime usate che lo riportavano alla sua infanzia, esaltando la bellezza della sua Francia.
Le condizioni di salute del Presidente portano alla prescrizione da parte dei medici di una dieta povera di grassi, il capo dell’amministrazione lamenta i costi elevati della cucina di Hortence e le cattiverie e l’insolente ironia dei 30 componenti dello staff di cucina la inducono a mollare. Cucinare in Antartide, all’età di 60 anni, per il personale di una missione scientifica è il rimedio per cancellare le amarezze dal suo cuore e non finisce qui. L’ultima destinazione di questa donna curiosa intraprendente e sicura del proprio talento e del pregio dei propri menu è la Nuova Zelanda dove spera di poter coltivare i tartufi della sua terra e preparare ancora quei gustosi piatti che piacevano tanto al Presidente.
È un film meraviglioso che consiglio!

Madame Hyde


 Isabelle Huppert è Madame Gequil, insegnante di fisica in una classe di ragazzi problematici, ed è felicemente sposata con un uomo casalingo, mentre lei lavora in una scuola dove il gelo scende con il preside egocentrico e indisponente. 

L’atmosfera glaciale sia tra la prof e i ragazzi che con il preside, si surriscalda in una notte di pioggia.

Tutto accade nel laboratorio scolastico dove in seguito a una scarica elettrica l’insegnante  algida e metodica si trasforma in Madame Hyde.

La trasposizione al femminile del capolavoro di Stevenson, la trovo geniale e la Huppert mi ha lasciato col fiato sospeso fino alla fine. 

Fare paragoni con Il dottor Jekill e mister Hyde ha poco senso.

Il regista sul doppio Stevensoniano costruisce una lezione pedagogica. Torna molte volte nel film la necessità di un corso pedagogico che Madame Gequil riesce a creare, trasformando una classe di indisciplinati, in un gruppo di ragazzi attenti e desiderosi d’imparare.

Tutto questo non sarà indolore e solo vedendo il film che potrete trovare su Prime video, potrete scoprirlo. 

Tonya

Struggente, appassionante, coraggioso questo film sportivo e biografico sulla pattinatrice Tonya Harding interpretata da Margot Robbie, che mostra la storia di una donna instancabile e abituata a crescere e a convivere con la violenza domestica dalla quale ha tratto la sua forza per spiccare il volo anche se per poco.

E pensare che è stata la seconda donna ad eseguire un triplo axel in una competizione ufficiale e tuttora una delle pochissime ad averne avuto il coraggio, tanto che il film di Gillespie che racconta la sua ascesa e la sua caduta, ripercorrendo la sua biografia dai 4 ai 44 anni, ha dovuto supplire con effetti speciali, non trovando nessuna controfigura disposta o capace di farlo.
Me lo sono domandata per tutto il tempo chi potesse pattinare nel suo modo spettacolare e ho potuto apprezzarlo alla fine del film quanto fosse bello vederla volteggiare anche se la giuria non è mai stata conquistata da Tonya.
Avrebbe dovuto amarla sia perché lo meritava tecnicamente sia perché si allenava tra le violenze del primo marito Jeff e di una madre che continuava a farle male senza riuscire a provare del bene per sua figlia.
Come se non bastasse, la povera Tonya che scalpitando era riuscita a conquistarsi un posto nel suo amato mondo del pattinaggio artistico, venne coinvolta alla vigilia delle Olimpiadi nell’aggressione di una sua rivale e condannata e fatta fuori da ciò che l’aveva salvata: il pattinaggio.
Il film commuove e sconcerta, la regia è perfetta.
Ho assistito alla visione di Tonya con la sensazione di sentire sulla pelle del mio viso gli schiaffi partiti dalla mano del marito, un uomo inetto che ha contribuito al declino di una grande pattinatrice.
Non conoscevo questa vicenda.
Film meraviglioso da vedere e rivedere!

Tutti i santi giorni


Il principe azzurro si materializza nella favola dolce amara di Virzì che ho rivisto su Sky cinema due questa sera con lo stesso entusiasmo e ammirazione, considerandolo il mio preferito.

Guido, il principe azzurro, è colto, premuroso, innamorato, carino, serio e devoto, è il ragazzo giusto, il fidanzato ideale, l’uomo della vita che lavora come portiere di notte in un grande hotel della Capitale e ama Antonia, la bella aspirante musicista desiderosa di essere madre.

Luca Marinelli veste magnificamente i panni di Guido, che è un esperto di martiri paleocristiani e ogni mattina al ritorno dal suo turno notturno, sveglia la sua Antonia/Thony, la Federica Caiozzo aiutrice e interprete della meravigliosa colonna sonora del film, con il santo del giorno, le prepara la colazione e i due ogni giorno fanno l’amore.

L’ho definita favola dolce amara perché anche per Guido e Antonia, nonostante l’immenso amore che lì lega, le cose non saranno semplici, la vita non lo è mai per nessuno.

Tutti i santi giorni contiene una storia meravigliosa, attuale e romantica, come piace a me.

Tra i pezzi di Thony ho tanto amato Flowers Blossom e se non lo avete ancora visto, cercatelo e amatelo così come l’ho amato e lo amo io.

Madres paralelas



Il tema della famiglia e delle origini è centrale nel nuovo film di Pedro Almodóvar Madres paralelas il cui titolo contiene la natura umana dei destini e delle storie che s’intrecciano nella pellicola che ha aperto quest’anno la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ed in cui è stata premiata con la Coppa Volpi Penélope Cruz proprio per il ruolo di Janis, una fotografa di moda sulla quarantina che sceglie di portare avanti la sua gravidanza, pur essendo single e che incontra Ana (Milena Smit) una ragazza single che sta per partorire nello stesso reparto e con la quale stringerà un’amicizia speciale.
Oltre alla maternità, alla nascita e alla morte, il regista ricorda la storia dei decaparecidos morti in buche che loro stessi hanno dovuto scavarsi e costretti a salutare questo mondo senza una degna sepoltura.


Non esiste la storia muta. Per quanto le diano fuoco, per quanto la frantumino, per quanto la falsifichino, la storia umana si rifiuta di tacere 
(Galeano)

Il film in prima visione su Sky con due nomination agli Oscar 2022 è consigliatissimo!
PennadorodiTania CroceDesign byIole