Finalmente un film multiculturale.
Una trama essenziale e green dove il sogno americano di ricchezza è proiettato nella primordiale scelta della terra madre produttiva e di rinascita da una condizione di miseria come quella vissuta dalla famiglia coreana protagonista di Minari, film corale e che s'imprime nella memoria di chi lo guarda.
Il viaggio verso le verdi terre dell'Arkansas è dolente e il pezzo da pelle d'oca Big Country di Emile Mosseri, sottolinea lo stato d'animo della famiglia, con un toccante primo piano sul volto serio di David (Alan S. Kim), il piccolo di casa, ha solo 7 anni ed è cardiopatico.
C'è la sorellina Anne (Noel Cho) disposta a badare a lui, mentre i genitori sono in contrasto per la scelta di Jacob (Steven Yeun).
Una casa con le ruote "come una macchina grande" è immersa negli ettari di verde che Jacob coltiverà, ricordando che "il giardino dell'Eden è grande come questo", speranzoso e ottimista.
Monica (Han Ye-ri), sua moglie soffre terribilmente per il distacco dalla sua terra d'origine e soprattutto dalla madre, una donna anziana vedova da tanto tempo, che sta per giungere dalla lontana Corea per dare conforto alla figlia.
Anche se i giovani coniugi litigano in continuazione, volevano entrambi un nuovo inizio.
Per mantenere la famiglia, Monica e Jacob si occupano del sessaggio dei polli ossia della selezione dei pulcini maschio da quelli femmina e dalla fabbrica dove lavorano si alza un fumo nero che ricorda quello dei campi di concentramento perché quello è un inceneritore di pulcini maschi.
Fervono i preparativi per l'arrivo della nonna, che non è proprio una nonna classica, dice parolacce, guarda la boxe e ama il Minari, una pianta acquatica, un prezzemolo giapponese usato in cucina e come pianta curativa e decide di piantarne i semi in prossimità del torrente vicino casa.
David ha difficoltà a relazionarsi con la nonna che gli regala un mazzo di carte.
Anche se "la nonna puzza di Corea" secondo David, con lei il nipote più piccolo si diverte a giocare a carte e a fare belle passeggiate tra quei prati verdi e incontaminati.
La coltivazione della terra Jacob la compie con l'aiuto del religioso Paul per poi vendere i frutti della sua coltivazione a coreani in cerca di verdure occidentali.
Il bambino a contatto con un ambiente sano, guarisce dalla cardiopatia e la nonna è ormai parte integrante della famiglia anche dopo l'ictus che l'ha colpita.
Il torrente ormai si chiama il torrente del Minari e costituirà un nuovo inizio dopo che un incendio manderà in fumo il duro lavoro di Jacob ma ricostruirà il rapporto ormai giunto al capolinea con la moglie.
Il premio Oscar Yoon Yeo-jeong, nella parte della nonna, diverte e commuove ed è il deus ex machina che giunge per salvare il salvabile.
Splendida la fotografia e le musiche di Emile Mosseri e bella la regia di Lee Isaac Chung.
Bello! Non vedo l'ora di vederlo al cinema martedi prossimo!
RispondiEliminaPenso che t’immergerai in un’atmosfera che ti piacerà! Il personaggio di Paul, è molto interessante... oltre agli altri...
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