L'Agamennone di Sinisi intriso di modernità e classicità al Teatro Romano di Ferento l'8 agosto 2016

Canta con voce aggressiva e ruvida, una storia intrisa di dolore, la corifea coraggiosa e convinta di potersi trascinare dietro il peso di una città afflitta e abbandonata da quando il suo re, padre spietato e temerario, è partito per una guerra decennale e sconvolgente come quella di Troia. Ma il tempo della partenza e della guerra cede il posto a quello del ritorno, che sarà fatale all'amato e coraggioso acheo per cui è stato scelto dal destino un finale atroce. E Agamennone al suo ritorno vuole godersela "questa breve pausa tra un destino e l'altro" mentre Cassandra, la sacerdotessa data in premio al re acheo che tratta come un cagnolino da custodire più che come una donna da amare e proteggere, lo mette in guarda su ciò che lo attende, ma le sue parole saranno inascoltate. Accanto a un uomo stanco e sconfitto che scandisce ogni ricordo che la memoria riesca a contenere, e lo fa con una voce flebile e immacolata come l'amore coniugale impresso nella sua mente per tutti i dieci lunghi anni della sua assenza, si erge una regina imponente e magnifica, dallo sguardo severo e spento come il suo cuore spezzato dalla disperazione per il gesto spietato dell'amato marito e re di Argo, che sacrifica con le sue stesse mani la figlia Ifigenia, come buon auspicio per la guerra imminente. E così la trilogia di Eschilo nella riscrittura di Fabrizio Sinisi è piena d'idee e visioni contemporanee come lo smarrimento dei valori che stiamo vivendo, eppure attinge alla tragedia greca lasciando inalterata la musicalità dei dialoghi originari, carichi di pathos e poesia, e resi solenni dalla musica che il Maestro Francesco Verdinelli ha composto per questo spettacolo di rara bellezza, sia per la maestria del regista Alessandro Machìa che rende immortali i personaggi sulla scena, che per l'immensa bravura di Paolo Graziosi, un Agamennone stanco e desolato che sa condurre lo spettatore nell'animo devastato del re acheo. Unica nell'interpretazione di Clitemnestra è Daniela Poggi, per aver reso autentico e profondo il dolore nel cuore delle donne e madri, afflitte da una perdita innaturale come quella di un figlio che giace morente per mano dell'amato padre. Credibile Valeria Perdonò nell'affascinante personaggio di Cassandra, la sacerdotessa di sventure forse più affascinante del teatro greco, così attuale e magica al tempo stesso perché la verità è un territorio temuto che non si ha il coraggio di esplorare e conoscere. Dulcis in fundo la magnetica corifea Elisabetta Arosio, che irrompe col suo canto pieno di autenticità e crudeltà tale da infrangere il velo d'ipocrisia attraverso cui gli uomini si nascondono per evitare di compiere azioni giuste e risolutrici e scegliendo di barcamenarsi tra le macerie che hanno lasciato al loro cammino. E' stata una serata indimenticabile quella trascorsa ieri al Teatro Romano di Ferento, in quella che fu definita la "Civitas Splendidissima". La magia iniziata il 14 luglio scorso al Teatro Romano di Falerone, proseguirà il 13 agosto ad Albano Laziale, il 17 all'interno del Plautus Festival a Sarsina (Forlì-Cesena), il 19 nel Festival "Sui sentieri degli dei" di Agerola (Napoli), il 20 nel Teatro Romano di Lecce fino ad approdare nei teatri nazionali. 


di Tania Croce

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